Il libro “Aids, Lo scandalo del vaccino italiano” scritto da Vittorio Agnoletto e Carlo Gnetti, in uscita oggi per Feltrinelli (vedi lanci precedenti), denuncia la scarsa trasparenza della gestione dei fondi destinati al progetto di ricerca dell’Istituto Superiore si Sanità (Iss) per il vaccino “italiano” contro l’Aids. Le prima anomalia denunciata riguarda proprio la valutazione del successo della Fase I della ricerca, in cui sono stati spesi 10 milioni di euro, che ha poi portato allo stanziamento di circa 50 milioni di euro di fondi pubblici italiani per il finanziamento della Fase II: la sostituzione del Direttore del laboratorio centrale responsabile dell’analisi dei dati della ricerca, situato presso l’Ospedale Ifo San Gallicano, Mauro Picardo, con Fabrizio Ensoli, fratello di Barbara Ensoli, Direttore del Centro Nazionale Aids dell’Iss e responsabile del progetto di ricerca.
Proteste relative alla valutazione dei risultati della prima fase vengono sollevateda parte di proprio uno dei tre esperti che conducono la sperimentazione dell’Iss, l’immunologo Fernando Aiuti, secondo cui i risultati della stessa erano stati dati “senza prendere visione anticipata dei dati da parte dei tre centri clinici ove si è svolta la sperimentazione”. Aiuti inoltre mette in dubbio l’efficacia stessa della sperimentazione: “Mi sorprende che il vaccino anti-Tat, che non è stato in grado di evocare una risposta anticorpale nelle scimmie vaccinate dalla stessa dottoressa Ensoli, oggi sia in grado di formare anticorpi nell’uomo,” spiega l’immunologo nel comunicato Ansa del 30 giugno 2005”. Il libro racconta che Aiuti inviò lettere di protesta al presidente dell’Iss Garaci, ai comitati etici e al ministro della Salute Francesco Storace, invocando la costituzione di una commissione d’inchiesta, ma non venne ascoltato. Così come vennero ignorati i rilievi fatti dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) su una serie di irregolarità riscontrate nella conduzione dei trial.
La denuncia di Agnoletto e Gnetti riguarda l’enorme mole di finanziamenti pubblici investiti in una ricerca che non offriva garanzie di successo.
Dopo la prima fase della sperimentazione, “in cui sono stati investiti 10 milioni di euro”, si è passati alla fase II del progetto, per cui Ensoli ha richiesto 50 milioni di euro. I cinquanta milioni di euro vengono promessi dal Ministro della Salute Francesco Storace nel 2005 nonostante la denuncia di Aiuti e i rilievi dell’Aifa. Chiarezza sui fondi destinati alla seconda fase del progetto viene fatta, indicano gli autori del libro, dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio, in risposta ad una interrogazione parlamentare presentata dalla deputata radicale Maria Antonietta Coscioni nel giugno 2008: Fazio annuncia lo stanziamento per la seconda fase della sperimentazione, di 21 milioni di euro, mentre i restanti 28 milioni per la sperimentazione in Africa verranno dal Ministero degli Esteri – Dgcs attraverso un programma quinquennale di cooperazione allo sviluppo per il sostegno al Ministero della Salute in Sudafrica.
Ludovica Jona
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