Rientro pirandelliano

Siamo al residence Ripetta, alla presentazione dell’ennesimo libro dell’infaticabile Vespa, “il palazzo e le piazze” ed è presente Berlusconi, tirato (è proprio il caso di dirlo) più all’inverosimile che a lucido, che supera se stesso quanto a “guitterie” e  dice e si contraddice, palleggia e fa piroette, va avanti e insieme indietro, parte di slancio […]

Siamo al residence Ripetta, alla presentazione dell’ennesimo libro dell’infaticabile Vespa, “il palazzo e le piazze” ed è presente Berlusconi, tirato (è proprio il caso di dirlo) più all’inverosimile che a lucido, che supera se stesso quanto a “guitterie” e  dice e si contraddice, palleggia e fa piroette, va avanti e insieme indietro, parte di slancio e frena, affermando che lui si presenta ma non lo farà se Monti sarà candidato, plaudendo ad Alfano  definito “vero fulmine di guerra”, affermando che non è antieuropeista, divagando sullo spread, tanto che lo stesso Vespa è allibito e commenta: “Se Pirandello fosse qui si divertirebbe e ci aiuterebbe a capire”.

Ma Pirandello è assente e mancano anche Freud e Jung, sicchè capire il cavaliere resta impresa  difficile per tutti.

Intanto (e per nostra fortuna), dopo tre mesi di aspro negoziato e 14 ore di maratona notturna,  i 27 paesi dell’Unione hanno raggiunto ieri un accordo che prevede la centralizzazione della vigilanza bancaria in Europa.

Il pacchetto è il frutto di un compromesso tra diverse sensibilità nazionali, ma rappresenta una importante cessione di sovranità e un tassello decisivo nell’integrazione della zona euro,  mentre i paesi dell’unione monetaria tentano di dare una risposta strutturale alla crisi debitoria.
Gli stati membri dell’Unione si sono accordati nella notte a Bruxelles per trasferire alla Bce il potere di vigilare direttamente su circa 150-200 banche. Gli altri istituti di crediti della zona euro verranno sorvegliati dalle autorità nazionali, anche se l’istituto monetario di Francoforte avrà un diritto di controllo.

Le decisioni avverranno con un voto a doppia maggioranza in modo che i paesi che non parteciperanno alla vigilanza unica – in primis la Gran Bretagna – non saranno sistematicamente messi in minoranza dagli stati membri che aderiranno alla riforma. Il pacchetto dovrà permettere di ricapitalizzare direttamente le banche in crisi attraverso il fondo europeo Esm, evitando di passare dai tesori nazionali e spezzando così il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani.

E la decisione piace alle borse, con Piazza Affari già ieri capofila dei rialzi in Europa, che continua a scambiare in territorio positivo, con spread in calo a 320 stamattina.

Torniamo a Berlusconi e allo show di ieri. Come acutamente scrive quell’astuto  smascheratore di Marcello Sorgi su La Stampa, le sue fumose parole hanno avuto  il merito di portare allo scoperto quel che da giorni si intuiva o veniva sussurrato nei corridoi di Montecitorio.

Il Pdl, percorso da divisioni insanabili, è stato messo sotto pressione e portato fino alle soglie dell’implosione dal ritorno in campo del Fondatore.

Ma nei pochi giorni in cui ha ripreso pienamente la guida del partito, il Cavaliere ha dovuto constatare che la situazione era abbastanza diversa da quella che le sue Amazzoni, incitandolo a ricandidarsi, gli avevano prospettato.

Pertanto sono in molti a sostenere che farà finta solo per pochi giorni di essere il nuovo candidato (per lui sarebbe la sesta volta) a Palazzo Chigi e alla fine passerà la palla a Monti (se accetta) o a Alfano (in mancanza di meglio), mentre cercherà di portare in squadra qualche imprenditore di successo, a partire, soprattutto, da Montezemolo.

Insomma, dietro le fumerie teatrali, in testa a Berlusconi c’è solo l’idea di voler rimettere insieme il centro-destra, da Casini a Maroni e di convincere Monti a candidarsi contro Bersani, anche se questo complica il tentativo di ristabilire una linea diretta con la Lega.

Può provare a giocarsi due carte in tal senso: sostenere la candidatura di Maroni a Milano e tirarsi indietro candidando come premier Alfano, ma, in questo caso, resta l’incertezza di Casini che vuole solo Monti ed è deciso a non trattare.

Situazione fluida, con tante possibilità sul piatto e con una sola certezza: l Berlusconi è tornato in gioco (anche se per poco), richiamato alla lotta e scosso dalla abulia in cui era precipitato nell’ultimo anno,  dallo sprone delle sue Amazzoni, anche ieri schierate in doppia fil a spellarsi le mani per lui, ma anche dalle  sentenze dei magistrati, che continua a definire “un cancro”.

Giorgio Cremaschi portavoce del “comitato nodebito” ed  ex segretario nazionale Fiom, ha un punto di vista estremo e particolare e dice che Berlusconi è stato  e resta solo un utile idiota in una  operazione di regime che è riuscito a nascondere ai nostri occhi  che il vero politico cinico e spregiudicato è Mario Monti, che ha usato la disperazione del populista di Arcore per mettere sull’avviso tutti e in primo luogo Bersani ed il centro sinistra, che l’unico a poter dominare  lo spread è lui e pertanto a lui deve inchinarsi l’intera politica italiana.

Insomma per Cremaschi il problema non è tanto Berlusconi, ma  l’inaffidabilità del centro sinistra che, da un lato non convince  i broker e dall’altro si palesa con i balbettii di Bersani sul Wall Street Journal, che possono riassumersi  in questo modo:  noi siamo con Monti, che non ha bisogno di candidarsi perché manterremo tutti i suoi impegni e magari lo faremo Presidente della Repubblica.

In questo modo gli idioti e non  nel senso di Dostoevskij ve ne sarebbero a iosa in Italia, a destra come a sinistra e noi non possiamo che attenderci di passare dalla padella alla brace.

Dopo aver raccontato la dicotomia tra Bene e Male in “Delitto e castigo”, Dostoevskij avrebbe scelto di approfondire il tema del Bene nel celebre romanzo sul principe Myskin pubblicato nel 1869, raccontandoci, ma in un modo del tutto particolare ed eversivo, con un protagonista  che  non è affatto “buono” nel senso corrente del termine e che, in ogni occasione, incurante del disagio di chi gli sta di fronte, punta i a mettere a nudo il nucleo del dolore dei suoi interlocutori.

Ecco allora che di tali “idioti” (“prekrasnyj” in russo, che  indica lo splendore della vera  bellezza) avremmo bisogno,  per capire come orientarci adesso e soprattutto a breve, nelle prossime elezioni che si preparano.

Gli appunti preparatori al romanzo mostrano come fosse intenzione di Dostoevskij creare una figura di assoluta, incontaminata purezza, simile, a detta dello scrittore, a Cristo, ma anche a Don Chisciotte, in quanto la bestialità dell’uomo lo costringe a rientrare nel suo stato di follia per non contaminarsi.

Ed allora se un segno voliamo cogliere dal passato, non ci resta che votare con la follia innocente di chi segue il cuore ed i propri ideali, cercando di mettere da parte le ombre oscure di tutta la politica degli ultimi anni.

Carlo Di Stanislao

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