La notizia è passata inosservata o quasi, ma non per noi aquilani, ormai sensibili (purtroppo) ai disastri. Finito il balletto mediatico ed il turismo sinistro delle foto con relitto, pochi giorni fa il ministro Cini ha inviato una lettera agli amministratori delegati di Costa Crociere Pierluigi Foschi e Michael Thamm, al capo del Dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli e al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, in cui avverte che: “È urgente un programma di lavoro puntuale per l’ultima fase della rimozione della Costa Concordia dall’isola del Giglio e lo smaltimento o il recupero dello scafo in un luogo idoneo” ed aggiunge ancora: “Come ho già avuto modo di segnalare al prefetto Franco Gabrielli, i ritardi rispetto al cronoprogramma stabilito per la rimozione sono stati e restano fonte di preoccupazione, nonostante il lavoro prezioso e puntuale dell’Osservatorio istituito dalla Protezione civile per assicurare un costante monitoraggio e indirizzo di tutte le operazioni. La preoccupazione principale è quella relativa alle condizioni dello scafo e alle misure di sicurezza necessarie per garantire che la rimozione e il ricovero avvengano in condizione di sicurezza senza generare ulteriori rischi ed emergenze“.
I comitati locali insorgono e scrivono che, da mesi stanno denunciando all’opinione pubblica e agli addetti ai lavori, che il progetto e le metodologie adottate presentavano e presentano, come i fatti dimostrano, gravissime lacune progettuali ed operative.
Avevano detto che sarebbe stato difficoltoso mettere in sicurezza la nave lato terra e così è stato. Avevano detto che sarebbe stato difficoltoso perforare pali di grande diametro sui fondali del giglio ed infatti i lavori procedono a rilento tra mille problemi. Avevano detto anche che la nave avrebbe potuto subire danni ingenti dall’azione del moto ondoso e così è stato. Ed infine, avevano presentato un dossier contenente tutte le anomalie puntualmente verificatesi.
In sostanza si è demandato totalmente alla proprietà qualsiasi atto ed attività senza minimamente entrare nel merito e dettare le regole del gioco ed ora, a livello locale, si teme che un giorno o l’altro le imprese abbandonino i lavori o magari la compagnia di assicurazione, che paga salatissimi conti, decida di chiudere i rubinetti di questa fonte spropositata di denaro.
Si legge su alcuni quotidiano locali che saranno allestite sei megastruttureda oltre 3mila tonnellate l’una, che dovrebbero servire a raddrizzare e quindi rimuovere il relitto della nave da crociera Costa Concordia (300 metri e 114mila tonnellate) arenata davanti all’Isola del Giglio, progettate dalla americana Titan Salvage insieme con la Micoperidi Ravenna, con un costo previsto di 300 milioni di dollari che, naturalmente, nessuno sa da chi saranno sborsati.
Lo scorso ottobre, su Panorama, Nadia Francalacci in un suo articolo, ricordava che con le cifre ipreviste solamente per la rimozione, si potrebbe ricostruire quasi interamente la città de l’Aquila devastata dal terremoto del 2009.
Intanto, quattro giorni or sono, l’avvocato Bruno Leporatti di Grosseto ha rinunciato alla difesa del comandante Francesco Schettino, senza che ne siano stati precisati i motivi.
Leporatti aveva seguito tutte le fasi dell’inchiesta come difensore di Schettino e l’ultimo impegno era stato assistere il comandante nel maxi-incidente probatorio dell’ottobre scorso.
Schettino, licenziato dalla Costa Concordia alla fine di una indagine sul suo comportamento, ha intentato causa alla compagnia e la prima udienza del processo si è tenuta, con lui assente, il 5 dicembre a Genova.
Carlo Di Stanislao
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