Al 31 dicembre 2011 nelle carceri italiane erano presenti 53 bambini, figli di 50 detenute e ospitati nelle sezioni idonee per bambini fino a tre anni, mentre le donne in gravidanza erano 13. Gli asili nido funzionanti erano, invece, 17. Lo dice il rapporto Istat-Dap “I detenuti nelle carceri italiane”, presentato oggi a Roma. Nell’indagine si mette in evidenza come “ il problema del sovraffollamento renda l’impatto con il carcere molto duro”. La media in Italia è pari a 146 detenuti su 100 posti letto: la situazione peggiore si registra in Puglia (182 detenuti presenti ogni 100 posti disponibili), la migliore in Trentino Alto Adige (72). Il problema del sovraffollamento è minore per le detenute.
Non mancano le forme di protesta: lo sciopero della fame è la più diffusa, 6.628 casi nel 2011, seguono il rifiuto del vitto e delle terapie (1.179 casi) e il danneggiamento degli oggetti (529 casi). Le forme di protesta non collettive sono comunque diminuite del 16,8% rispetto al 2010, soprattutto le astensioni dalle attività lavorative e trattamentali e i danneggiamenti. Al sovraffollamento e agli eventi critici si aggiungono episodi drammatici frutto di situazioni di disagio: nel corso del 2011 sono stati registrati 63 casi di suicidio (pari a 0,9 su 1.000 detenuti mediamente presenti) e 1.003 di tentato suicidio, mentre gli atti di autolesionismo sono stati 5.639. Nel rapporto si mette in evidenza anche come dei 38.023 condannati detenuti in carcere circa la metà (il 51%) debba scontare una pena inferiore a cinque anni. Il 45,6% dei detenuti non ha avuto carcerazioni precedenti, il 41,8% ne ha avute da 1 a 4 e il restante 12,6% più di 5.
L’indagine traccia anche un identikit del detenuto. Il 62,7% è nato in Italia, il 32% al Sud. In testa la Campania che rappresenta la regione di nascita più frequente sia per i maschi che per le femmine in stato di detenzione. I detenuti stranieri, invece, provengono per la maggior parte dall’Africa (50,4%), in particolare dal Marocco e dalla Tunisia, e dall’Europa (38,4%). Il 58,3% dei detenuti ha meno di 40 anni. Una quota minoritaria (neanche il 17%) ha più di 50 anni e circa il 5% più di 60 anni. Sono soprattutto celibi o nubili (nel 47,4% dei casi), seguono i coniugati (34%) e coloro che convivono con un partner (10,1%). I corsi scolatici attivati nel 2010/2011 sono stati 946: li ha frequentati il 21,8% della popolazione penitenziaria e 4 su 10 sono stati i promossi. Sono stati invece 291 i corsi di avviamento professionale. Pochi detenuti hanno la possibilità di lavorare, il 20,9%. Quaranta anni fa erano 1 su 2, ma il costo della manodopera era più basso. Significative le differenze regionali: in Veneto circa uno su due lavorano per soggetti esterni all’Amministrazione Penitenziaria.
liberiamo questi innocenti !!! è una vergogna che porta la firma …stato italiano 2012