“Affermazioni straordinarie richiedono livelli straordinari di prova per essere credute”(Carl Sagan). Siamo vivi grazie a Dio! Eppure siamo giunti alla fine. Dell’Anno Domini 2012. L’Armageddon, la pagina più oscura e terribile dell’Apocalisse, la vera Fine del mondo, potrebbe abbattersi sulla Terra in qualsiasi istante, per mano di Dio o della Natura, senza alcun preavviso scientifico, tecnologico, politico, filosofico e religioso. Lo sanno benissimo i saggi e gli scienziati, senza scomodare i falsi profeti, gli imbroglioni e i politicanti da quattro soldi che hanno causato, tra l’altro, il disastro ambientale all’acciaieria di Taranto. Colpita il 28 Novembre 2012 da un eccezionale tornado tropicale (forse un “F-3” sulla scala Fujita, secondo l’analisi preliminare dei climatologi) che è costato la vita all’operaio Francesco Zaccaria, 29 anni, ripescato a 24 metri di profondità, due giorni dopo, all’interno della cabina della gru scaraventata in mare dalla furia degli elementi. Un martire del lavoro. La Fine del mondo non è avvenuta nè 12 nè il 21 Dicembre 2012 eppure un italiano su dieci ha avuto paura! A causa dell’ignoranza scientifica dilagante nel Belpaese. Per spiegare ai meglio informati cittadini americani che potevano stare tranquilli, tuttavia, si è mobilitata pure la Nasa, l’ente spaziale americano famoso per il primo uomo sulla Luna e per le missioni burocratiche automatiche interplanetarie ed umane nell’orbita bassa (Iss) del nostro povero mondo. La Terra ha conosciuto tanti altri “The End” nella sua lunga storia geologica, prima della comparsa dell’Uomo. A volte le specie viventi sono state distrutte al 95 per cento per mano della Natura (non degli Alieni) per poi ricominciare daccapo in maniera sempre nuova. Lo ricordano il confine KT e la sottile striscia di Iridio segnati in maniera indelebile nelle rocce di tutto il mondo: i limiti invalicabili tra le due ere del Cretaceo e del Terziario. Sono gli effetti della terribile esplosione termonucleare di 65 milioni di fa. Quella dell’asteroide Baptistina di 10 Km di diametro che spazzò via i dinosauri dalla faccia della Terra determinando un preciso spartiacque (KT) tra l’era dei rettili giganti e quella dei mammiferi. Colpì con la potenza di tutto l’arsenale termonucleare esistito sulla Terra. Il dato su cui riflettere, tuttavia, è un altro. L’inverno nucleare causato dalle polveri proiettate nella stratosfera, dall’immenso incendio planetario innescato dall’impatto e l’avvelenamento delle acque, sterminarono le specie sopravvissute all’esplosione. Si salvarono in pochi, sottoterra e nelle profondità marine. L’oscurità ricoprì il nostro mondo per secoli prima che i mammiferi, gli uccelli e i rettili più piccoli potessero finalmente rivedere la luce del Sole per iniziare un nuovo ciclo vitale. Accadde altre volte prima dell’era dei dinosauri tra il Permiano e il Triassico. Accadrà di nuovo, prima o poi. Quando? Non lo sappiamo. La Fine vera della Terra, d’altra parte, potrebbe ammantarsi di splendore lassù nei cieli! Tutti pensano alle supernovae vicine, ma c’è ben altro di cui preoccuparsi. Alcuni astronomi dell’Eso hanno scoperto con il Very Large Telescope un quasar con l’emissione più vigorosa mai vista (10 alla 46ma potenza di ergs al secondo). Almeno cinque volte più potente di tutti i flussi energetici cosmici mai osservati finora. I quasar sono nuclei galattici molto luminosi, alimentati da buchi neri supermassicci. Molti eiettano enormi quantità di materia nella galassia ospite e questi inarrestabili flussi di energia sono fondamentali per l’evoluzione delle galassie. Però, finora, i flussi osservati nei quasar erano meno potenti di quanto previsto dai teorici. I quasar sono i centri luminosissimi di galassie distanti, alimentati da enormi buchi neri. Il nuovo studio ha osservato in dettaglio uno di questi oggetti energetici, noto come SDSS J1106+1939, utilizzando lo strumento X-shooter montato sul VLT all’Osservatorio del Paranal in Cile. L’equipe composta da B. C. J. Borguet (Virginia Tech, Usa), N. Arav (Virginia Tech, Usa), D. Edmonds (Virginia Tech, Uda), C. Chamberlain (Virginia Tech, Usa) e C. Benn (Isaac Newton Group of Telescopes, Spagna) ha osservato il quasar nell’Aprile 2011 e nel Marzo 2012 dividendo la luce nei suoi colori componenti e studiando in dettaglio lo spettro risultante. Gli astronomi hanno potuto stimare la velocità e le altre proprietà del materiale vicino al quasar che sputa fuori materia al ritmo di 400 masse solari ogni anno. Anche se i buchi neri sono noti per attirare materia e luce, la maggior parte dei quasar accelera anche parte del materiale circostante e lo espelle ad altissime velocità. “Abbiamo scoperto il più vigoroso flusso di materia prodotto da un quasar mai osservato – rivela Nahum Arav del Virginia Tech (Usa) a capo del team di ricerca – il tasso con cui l’energia viene trasportata via da questa enorme massa di materia espulsa ad alta velocità da SDSS J1106+1939, è almeno pari a due milioni di milioni di volte la potenza totale del Sole. Equivale a circa 100 volte l’emissione totale della Via Lattea: un vero flusso mostruoso! Questa è la prima volta che si misura un getto prodotto da un quasar alle energie elevate previste dalla teoria”. Molte simulazioni teoriche suggeriscono che l’impatto di questi getti di materia sulla galassia circostante potrebbe risolvere diversi enigmi della cosmologia moderna, tra cui il modo in cui la massa di una galassia è legata alla massa del suo buco nero centrale e il perché ci sono così poche galassie grandi nell’Universo. Non era chiaro finora se i quasar fossero o meno in grado di produrre flussi abbastanza potenti da produrre questi fenomeni. Il getto potente osservato in SDSS J1106+1939 trasporta energia cinetica sufficiente per svolgere un ruolo chiave nei processi di “feedback” nelle galassie attive, che richiedono di solito un contributo di potenza meccanica equivalente a circa il 5 per cento della luminosità dei quasar (il tasso al quale l’energia cinetica viene trasferita dal flusso è definito luminosità cinetica). Il flusso appena scoperto si trova a circa mille anni luce dal buco nero supermassiccio al centro del quasar ed è almeno cinque volte più potente del record precedente. La luminosità cinetica del getto di materia di SDSS J1106+1939 è, infatti, di almeno 10 alla 46ma erg/s. Le distanze di questi flussi dal quasar centrale (300-8000 anni luce) sono molto maggiori di quanto atteso, il che suggerisce che gli astronomi dell’Eso li stanno osservando in una regione molto lontana dal punto in cui pensano che vengano inizialmente accelerati (0.03-0.4 anni luce). L’analisi eseguita dall’equipe dimostra che una massa di circa 400 volte quella del Sole si allontana da questo quasar ogni anno, a una velocità di circa 8 mila chilometri al secondo. “Non avremmo potuto ottenere i dati di elevata qualità che hanno permesso questa scoperta, senza lo spettrografo X-shooter del VLT – spiega Benoit Borguet del Virginia Tech (Usa), primo autore dell’articolo “Major contributor to AGN feedback: VLT X-shooter observations of SIV BAL QSO outflows”, che verrà pubblicato dalla rivista “The Astrophysical Journal” – oggi siamo in grado di esplorare la regione intorno al quasar per la prima volta in gran dettaglio”. Oltre a SDSS J1106+1939, l’equipe ha osservato un altro quasar trovando che entrambi gli oggetti producono poderosi getti di materia. Poiché questi sono esempi tipici, ma finora poco studiati, di un comune tipo di quasar (una classe nota come BAL, quasar con righe di assorbimento larghe) questi risultati dovrebbero essere applicabili ai quasar luminosi di tutto l’Universo ed al ruolo che essi giocano nello “scacchiere” dello sviluppo della vita intelligente sui pianeti terrestri. Borguet e colleghi stanno al momento studiando una dozzina di altri quasar simili a questi per verificare che la teoria sia proprio quella giusta. “Ero alla ricerca di qualcosa di simile da una decina d’anni – rivela Nahum Arav – perciò è emozionante trovare finalmente uno di questi flussi mostruosi com’era stato previsto!”. Se un flusso energetico simile, sparato da poche migliaia di anni luce di distanza, investisse la Terra, vi lascio immaginare le conseguenze. Anche se la radiazione disintegrasse ogni forma di vita su una singola faccia del nostro mondo, per gli eventuali sopravvissuti dell’altra avrebbe inizio un’agonia di indescrivibile dolore, terrore ed orrore. Il destino dell’Uomo sarebbe pressoché segnato. L’estinzione del genere umano e dei viventi, batteri e virus compresi, si consumerebbe nel giro di pochi giorni, forse ore! La Terra cambierebbe aspetto e da lussureggiante pianeta azzurro si trasformerebbe in una landa desolata. Che fine farebbe? Gli astronomi dell’Eso hanno usato tre telescopi negli osservatori dislocati in Cile, per osservare il pianeta nano Makemake mentre passava di fronte a una stella distante e ne bloccava la luce. Le nuove osservazioni hanno permesso di controllare per la prima volta se Makemake sia circondato da un’atmosfera. L’orbita di questo gelido mondo lo porta nelle zone esterne del nostro Sistema Solare e perciò si pensava che avesse un’atmosfera simile a quella di Plutone. Ma ora è dimostrato che non è così. I ricercatori hanno anche misurato per la prima volta la densità di Makemake. I nuovi risultati sono pubblicati nel numero del 22 Novembre 2012 della rivista Nature. Makemake era inizialmente conosciuto come “2005 FY9”. Fu scoperto un paio di giorni dopo Pasqua nel Marzo 2005, guadagnandosi il soprannome informale di Coniglietto Pasquale. Nel Luglio 2008 ha ricevuto il nome ufficiale di Makemake. Cioè del creatore dell’umanità, il dio della fertilità nei miti dei popoli indigeni dell’isola di Pasqua nel Pacifico scoperta nell’Anno Domini 1722. Makemake è uno dei cinque pianeti nani finora riconosciuti dall’Unione Astronomica Internazionale. Appartiene al nostro Sistema Solare. Gli altri sono Cerere, Plutone, Haumea ed Eris. Il pianeta nano Makemake è grande circa due terzi di Plutone e si sposta intorno al Sole su un percorso molto lontano che si trova al di là dell’orbita di Plutone, ma più vicino al Sole rispetto all’orbita di Eris, il più massiccio pianeta nano finora scoperto nel Sistema Solare. La sonda interplanetaria nucleare New Horizon della Nasa, diretta su Plutone, tra alcuni anni svelerà i segreti di questi lontani mondi ghiacciati. Osservazioni precedenti del gelido Makemake hanno mostrato che è simile agli altri pianeti nani, portando alcuni astronomi a concludere che la sua atmosfera, se presente, avrebbe dovuto essere simile a quella di Plutone. Il nuovo studio pubblicato su Nature mostra che, come Eris, Makemake non è circondato da un’atmosfera significativa. L’equipe di ricerca, guidata da José Luis Ortiz dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía (CSIC, Spagna), ha combinato diverse osservazioni effettuate dai tre telescopi dell’Eso nei siti osservativi cileni di La Silla e Paranal (il Very Large Telescope, il New Tecnology Telescope e il TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope) con i dati forniti da altri quattro strumenti più piccoli in Sud America (come il telescopio di 0,84 metri installato dall’Università Católica del Norte in Cile, situato sul Cerro Armazones, la futura sede dello European Extremely Large Telescope) per osservare Makemake mentre transitava di fronte a una stella lontana, la debole NOMAD 1181-0235723. Il 23 Aprile 2011, l’equipe ha osservato l’evento utilizzando sette diversi telescopi dislocati in Brasile e Cile. L’evento unico è durato circa un minuto, per cui gli astronomi hanno sfruttato una speciale telecamera ad alta velocità (UltraCam) e una camera infrarossa ad alta velocità (ISAAC) per catturare quegli istanti. “Mentre Makemake passava di fronte alla stella e ne bloccava la luce, l’astro è scomparso e riapparso molto bruscamente invece di affievolirsi e poi tornare brillante gradualmente. Questo significa che il pianeta nano non ha un’atmosfera importante – rivela José Luis Ortiz – si pensava che Makemake avesse buone probabilità di aver sviluppato un’atmosfera: il fatto che non ve ne sia traccia significa che dobbiamo imparare ancora molto a proposito di questi corpi misteriosi. Scoprire per la prima volta le proprietà di Makemake è un grande passo avanti nello studio del club ristretto dei pianeti nani ghiacciati”. L’equipe è composta da JL. Ortiz (Instituto de Astrofisica de Andalucía, CSIC, Spagna), B. Sicardy (Observatoire de Paris, CNRS, Université Pierre et Marie Curie, Institut Universitaire de France), F. Braga-Ribas (Observatoire de Paris , CNRS, Francia; Observatorio Nacional / MCTI, Brasile), A. Alvarez-Candal (European Southern Observatory, in Cile, Instituto de Astrofisica de Andalucía, CSIC, Spagna), E. Lellouch (Observatoire de Paris, CNRS, Francia) ed altri. La mancanza di lune su Makemake e la sua grande distanza dalla Terra, lo rendono molto difficile da studiare e il poco che si conosce di questo corpo celeste è solo frutto dell’interpretazione di dati approssimativi. Nel caso di oggetti con una o più lune, i moti di questi satelliti possono essere utilizzati per ricavare la massa dell’oggetto. Le nuove osservazioni aggiungono molti dettagli alla conoscenza di Makemake: determinano le sue dimensioni in modo più accurato, mettono limiti stretti alla presenza di una possibile atmosfera e stimano la densità del pianeta nano. Per la prima volta hanno permesso agli astronomi di misurare quanta parte della luce del Sole viene riflessa dalla superficie di Makemake, la sua albedo che è di circa 0,77. Paragonabile a quella di un oggetto ricoperto di neve sporca, quindi più alta di quella di Plutone e più bassa di quella di Eris. Un’albedo pari all’unità, rappresenta un corpo perfettamente riflettente, mentre un’albedo pari a zero è indicativa di una superficie nera che non riflette nulla. Le osservazioni, insieme ai risultati precedenti, indicano che Makemake ha una densità di 1,7 ± 0,3 grammi per centimetro cubo. Dati che hanno permesso all’equipe di dedurne la forma di uno sferoide schiacciato (una sfera appiattita leggermente ad entrambi i poli) con assi di 1430 ± 9 chilometri e 1502 ± 45 chilometri rispettivamente. Makemake non mostra la presenza di un’atmosfera planetaria simile a quella di Plutone. Il suo livello pari a un millesimo dell’atmosfera di Plutone, tuttavia, potrebbe essere indicativa del fatto che l’atmosfera di Makemake ricopra solo parte della superficie. Gli astronomi hanno sfruttato un evento noto come “occultazione stellare”. Queste rare opportunità permettono di scoprire molto sulle atmosfere, a volte tenui e delicate, intorno ai pianeti nani, lontani ma importanti, del Sistema Solare, ricchi di ogni ben di Dio. Le osservazioni forniscono informazioni precise su tutte le altre loro proprietà. Le occultazioni sono particolarmente rare nel caso di Makemake poichè si muove in una zona di cielo relativamente povera di stelle. “Plutone, Eris e Makemake sono tra gli esempi più grandi dei numerosi corpi ghiacciati in orbita lontano dal Sole – spiega José Luis Ortiz, autore della ricerca “Albedo and atmospheric constraints of dwarf planet Makemake from a stellar occultation” pubblicata sulla rivista Nature – le nostre osservazioni nuove hanno migliorato la conoscenza di uno dei più grandi pianeti nani, Makemake. Saremo in grado di sfruttare le informazioni per ulteriori esplorazioni di questi oggetti affascinanti nella zona esterna del Sistema Solare”. La Terra potrebbe fare una brutta fine causata da un potente getto ravvicinato di raggi X. Come quello osservato da Chandra, il telescopio orbitale della Nasa per l’osservazione del cielo nei raggi X. Il telescopio ha avvistato un getto di raggi X proveniente da un buco nero supermassiccio a 12,4 miliardi di anni luce dalla Terra. Secondo i ricercatori, si tratta del flusso energetico X più distante mai osservato. In precedenza, il getto di raggi X più lontano conosciuto si trovava a 12,2 miliardi di anni luce, e un altro era stato avvistato a 12 miliardi di anni luce. Il flusso in questione è stato generato dal quasar GB 1428+4217. La scoperta, pubblicata su “The Astrophysical Journal Letters” lo scorso Settembre, ha permesso agli astronomi di dare un’occhiata alle esplosioni associate alla crescita dei buchi neri nell’Universo primordiale, unificando le osservazioni del quasar ottenute con i dati sui raggi X di Chandra, i dati radio del Very Large Array e i dati ottici del Telescopio Spaziale Hubble. I buchi neri massicci si trovano al centro delle galassie: possono attrarre grande quantità di materia e dare luogo ai quasar, oggetti molto luminosi e distanti. L’energia prodotta dalle particelle che cadono verso il buco nero, causa grandi emissioni di radiazioni e flussi di particelle ad alta energia che si allontanano dal buco nero a velocità relativistiche, cioè prossime a quella della luce. La scoperta è importante perché solo pochi getti di raggi X provenienti dall’Universo profondo sono visibili dai telescopi. “Dato che la brillantezza dei getti di raggi X dipende, tra l’altro, da quanto velocemente gli elettroni si allontanano dal buco nero, scoperte come questa ci descrivono bene i buchi neri supermassicci e le loro galassie, non molto lontane nel tempo dal Big Bang” – rivela Lukasz Stawarz della “Japan Aerospace Exploration Agency”, co-autore della ricerca. A causa della distanza, il quasar in questione lo vediamo com’era quando l’Universo era ancora giovane: 1,3 miliardi di anni, circa il 10 per cento dell’età attuale. Ed è quindi circondato da una radiazione cosmica di fondo più debole di quella odierna, il che permette agli astronomi di vederlo più luminoso in una sorta di amplificatore spaziotemporale naturale. Il getto dovrebbe misurare circa 230mila anni luce, quasi due volte il diametro della nostra Galassia, la Via Lattea, ed è stato osservato solo da uno dei lati del quasar. I dati sembrano indicare che il getto sia rivolto quasi direttamente verso la Terra. Innocuo, naturalmente, vista la considerevole distanza. Ma non vi suggerisce nulla? La Fine del mondo potrebbe anche giungere improvvisamente per mano di montagne spaziali più grandi dell’asteroide “2012 DA14”. Troppo piccolo e in ritardo per la “fine” farlocca del 12 e del 21 Dicembre 2012. La roccia spaziale in questione, del diametro di circa 50 metri che il 15 Febbraio 2013 sfiorerà la Terra ad una distanza di soli 35mila chilometri, pare del tutto innocua. Molti siti Internet ne parlano sicuramente a sproposito. Per fugare eventuali allarmismi di massa, è bene sapere che non si tratta di un evento eccezionale. La Terra è bombardata continuamente da materiale extraterrestre proveniente dallo spazio ed è “sfiorata” ogni giorno da circa tremila sassi spaziali di poche decine o centinaia di metri di diametro potenzialmente pericolosi perché le loro orbite spesse volte intersecano la nostra “regione” all’interno della distanza di sicurezza dalla Terra che è di 8 milioni di chilometri. Si stima che, in media, arrivi sulla superficie del nostro mondo una quantità di meteoriti extraterrestri pari circa 100mila tonnellate all’anno. Si tratta per lo più di polveri e di piccoli corpi che si frammentano e bruciano attraversando l’alta atmosfera a velocità dell’ordine delle decine di chilometri al secondo. Ma ogni tanto, grazie a Dio molto raramente, qualcuna di queste rocce spaziali più grandi può raggiungere la superficie provocando danni e catastrofi. L’oggetto “2012 DA14” scoperto il 23 Febbraio 2012 dall’Osservatorio di La Sagra, nella Spagna meridionale, il 15 Febbraio 2013 passerà ad appena 35mila Km dalla Terra, un decimo della distanza Terra-Luna. Un transito davvero molto ravvicinato che attraverserà, come un coltello su un panetto di burro, l’orbita dei satelliti geostazionari per la meteorologia e le telecomunicazioni. Sarà la loro “fine” del mondo? L’asteroide che non diventerà subito un meteorite, in termini astronomici è piccolo. La sua massa stimata è di circa 130mila tonnellate, dunque superiore alla stazza di una portaerei nucleare Usa. “Per ora non c’è alcun motivo di preoccuparsi” – avvisano gli scienziati. È abbastanza sicuro che “2012 DA14” sfiorerà la Terra. Al massimo occorrerà abbassare o alzare l’orbita di eventuali satelliti a rischio poco prima dell’incontro ravvicinato, ma “non ci colpirà”. Per il futuro tutto dipenderà dalla geometria cosmica di questo passaggio con la Terra. Se il piccolo asteroide, secondo il calcolo dei ricercatori, passerà in una delle ristrettissime zone dello spazio circumterrestre, lungo un corridoio delle dimensioni di alcune centinaia di metri, chiamato “buco della serratura gravitazionale”, l’oggetto potrebbe cambiare leggermente la sua orbita e impattare contro il nostro pianeta in uno dei suoi passaggi successivi. Nel caso di “2012 DA14” le probabilità sono bassissime. E l’interazione con l’atmosfera terrestre, lo distruggerebbe quasi completamente, vista la composizione. Tutto potrebbe risolversi, insomma, in una spettacolare pioggia di meteore. Mai dire mai. Più pericoloso è l’asteroide Apophis scoperto nel Dicembre 2004. Un gigantesco macigno di circa 350 metri e con una massa di poco inferiore alle 30 milioni di tonnellate. Se impattasse sulla Terra (ovunque colpisse, in mare o al suolo) libererebbe un’energia pari a circa 40mila volte quella sviluppata dalla bomba nucleare che distrusse Hiroshima, aprendo sulla superficie terrestre un cratere 50 volte superiore al suo diametro, innescando terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche anche nel punto antipodale dell’impatto, distruggendo un continente nella migliore delle ipotesi, avvelenando l’atmosfera e le acque. Il prossimo passaggio molto ravvicinato, a circa 30mila Km dal centro della Terra, avverrà il giorno di Martedì 13 Aprile 2029. Ma il passaggio più rischioso sarà quello del 13 Aprile 2036. Il giorno di Pasqua, duemila e sei anni dopo la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (7 Aprile A.D. 30). Come nel caso di “2012 DA14” gli scienziati sperano che nel 2029 Apophis non passi attraverso uno di quei “buchi della serratura” gravitazionali della Terra. Altrimenti il botto è assicurato! Si stima che gli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro mondo, con dimensioni superiori al centinaio di metri (ossia quelli che potrebbero arrivare a terra bucando in pochissimi istanti l’atmosfera terrestre) siano circa 150 mila. A tutt’oggi più del 90 per cento di questa popolazione di asteroidi è sconosciuta, senza contare le più pericolose comete iperboliche, velenosissimi frammenti di ghiaccio interstellare! Un impatto simile a quello di Apophis, magari di un oggetto di due chilometri di diametro, farebbe precipitare l’umanità negli scenari hollywoodiani più oscuri e paludati. E, indipendentemente dai Maya o dall’Apocalisse biblica, per il nostro pianeta si aprirebbe un’era molto diversa. Anche se non da fine totale del mondo, finirebbe la nostra civiltà tecnologica ma potremmo pur sempre risorgere per ricominciare daccapo. Sopra i due chilometri di diametro, che sia un impatto da cometa o da asteroide, non vi sarebbe più storia! Qualcuno lassù, forse i sei astronauti superstiti della Stazione Spaziale Internazionale, magari dando di stomaco, potrebbe assistere all’estinzione totale del genere umano dalla distanza di sicurezza di 400 Km di quota. L’asteroide “4179 Toutatis” il 13 Dicembre 2012 ci ha appena sfiorati! La sonda Cinese “Chang’E 2” ce l’ha fatta: l’ha fotografato nei giorni scorsi mentre l’oggetto si è avvicinato alla Terra. Progettata per osservare la Luna, che ha raggiunto nel 2010, la sonda cinese è stata spostata dall’orbita lunare per osservare da vicino Toutatis che alle 7:40 ore italiane, ha raggiunto la minima distanza dalla Terra passando a 6,9 milioni di chilometri.
Come riferisce la Planetary Society, la sonda si è avvicinata a Toutatis il 13 Dicembre, nella fase di allontanamento dell’oggetto dal nostro pianeta, raggiungendo una distanza minima di circa 3,2 km dalla superficie, viaggiando con una velocità di 10,7 Km/secondo. Il diametro di Toutatis, scoperto il 4 Gennaio 1989 da C. Pollas, è di 5,4 Km. Le fotografie sono state scattate a una distanza compresa fra 93 e 240 chilometri dall’asteroide. La qualità delle immagini è migliore di quanto immaginato perché la sonda Chang’E 2 non è stata progettata per osservare un corpo in movimento come un asteroide ma per osservare la Luna da un orbita regolare. In ogni caso è un successo per la Cina che per la prima volta ha fatto avvicinare una sua sonda a un asteroide. Secondo gli esperti per la Cina potrebbe essere stata una sorta di prova generale dal punto di vista tecnologico per pianificare future missioni per osservare da vicino asteroidi o comete, e per farvi sbarcare degli astronauti. Il nome deriva da Toutatis, divinità della guerra, della fertilità e della ricchezza della mitologia celtica. Toutatis è correlato con lo sciame meteorico delle Kappa Aquaridi. Il periodo di rivoluzione di Toutatis intorno al Sole è in risonanza 1:3 con quello di Giove e 1:4 con quello della Terra. Il che significa che una volta ogni quattro anni l’asteroide si presenta alla minima distanza con il nostro pianeta. Il 29 Settembre 2004 Toutatis è passato a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. La distanza più breve mai raggiunta dall’Anno Domini 1353. Sopra i cinque chilometri di diametro, un impatto condurrebbe alla fine certa di tutte le specie viventi sulla Terra. Come sarebbe il mondo senza l’Uomo? La risposta ce la offre Lori Nix, artista di Brooklyn (New York, Usa) che si diletta nel creare modellini in miniatura di luoghi e paesaggi post-apocalittici. E guardando le sue fotografie di luoghi quotidiani devastati e desolati, come può essere un centro commerciale, una chiesa, una lavanderia, un teatro, un ufficio, una biblioteca, una stazione o un bar, non si può fare a meno di provare una certa inquietudine, se non addirittura angoscia. Ma dato che nessuno sa quando arriverà la Fine vera del mondo, è bene prendersi cura del nostro pianeta Terra subito, preservandone risorse e bellezza al massimo delle possibilità di ciascuno. Come ricetta anti-crisi, non solo finanziaria ma anche morale, politica, religiosa, scientifica e tecnologica, il “World Environment Day” ogni anno celebra la Terra, le sue risorse naturali e i suoi esseri viventi, accendendo i riflettori sulla “Green Economy”, enfatizzando il ruolo fondamentale di ciascuna persona nel raggiungimento di un libero sviluppo globale sostenibile. Se la più grave minaccia planetaria a cui andiamo incontro è quella di un uso insostenibile delle risorse naturali della Terra (quelle presenti nel nostro Sistema Solare sono infinite) come dichiarato dal Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, l’unica via praticabile e possibile individuata in tutti i summit internazionali, G8 compresi, è proprio l’Economia Verde sostenuta dai Governi intelligenti, dalle Imprese e dalle Multinazionali di buona volontà. E non dalle tasse-bollette dei cittadini per investimenti senza senso. Grazie all’Economia Verde, con politiche intelligenti e investimenti giusti finalizzati alla liberalizzazione totale delle imprese spaziali private, della scienza e della tecnologia al servizio dell’Umanità, tutti i Paesi possono salvaguardare le loro libertà e il loro ambiente per far crescere le loro economie, per creare miliardi di veri posti di lavoro e per accelerare lo sviluppo morale, etico, sociale, culturale, politico, religioso, scientifico e tecnologico del genere umano. Se la Politica non è in grado fare nulla, allora è già la Fine del mondo! Perché, indipendentemente dal 12 e dal 21 Dicembre 2012, il fallimento della Politica dei governi (che non investono nella Cultura scientifica e tecnologica, come l’Italia) avrebbe già segnato il destino dell’Uomo sulla Terra. Senza contare lo scioglimento dei ghiacci polari che farà aumentare mediamente il livello dei mari e degli ocenai di molte decine di metri entro la fine del XXI Secolo. Senza contare il riscaldamento globale e l’impatto di probabili mega “flare” solari. Non avrebbe più alcun senso esprimere un voto democratico e libero, se questa fosse l’unica Politica pratocabile, quella dell’attesa dell’irreparabile, cioè dell’attraversamento “controllato” del punto-di-non-ritorno. Non avrebbe più alcun senso allora prendere appuntamenti ed affannarsi alla corsa per i regali di Natale. Tutto inutile. Perché staremmo vivendo i nostri ultimi giorni come nel film apocalittico “Segnali dal futuro”. Poi, improvvisamente, il mondo finirà. Non è detto in grande stile. Eruzioni vulcaniche, super tsunami, mega tempeste elettromagnetiche, uragani devastanti, radiazioni dallo spazio, la comparsa di un fantomatico pianeta oscuro vagabondo, potrebbero scatenare l’Apocalisse in un istante. Questo è quanto prevedono centinaia di siti web nel mondo e una valanga libri, per spremere come agrumi i più fessi. Senza contare la pletora di trasmissioni televisive che, ignorando i canoni della Divulgazione Scientifica, su queste “profezie” strabilianti hanno fatto valanghe di denaro, avvinto gli appassionati del “mistero”(la Scienza, come un condensato del buon senso, non conosce misteri ma interrogativi cui dare risposte logiche e razionali) e sodomizzato le menti. Stiamo forse assistendo alla vera la Fine della Politica, del Potere e dei Potenti? Cioè, la Fine del mondo (oggi alla rovescia) così come lo abbiamo conosciuto? Fino a prova contraria, crediamo di no. Anzi, ne siamo certi, visto che le massonerie mondiali, impegnate come sono nell’assicurare il Potere e il Lavoro ai loro adepti, non stanno dirottando i loro soldi nella costruzione di colossali arche della salvezza per poche decine di migliaia di privilegiati come nel film apocalittico “2012”. Per questo motivo è ragionevole pensare che l’unico modo per sopravvivere alle tante bugie finora raccontate sul 2012 sia quello di smontare, una per una, tutte queste tesi farlocche sulla falsa fine del mondo. Cosa c’è alla base della convinzione che il 21 Dicembre 2012 il mondo sarebbe dovuto finire? Gli eventi sono noti. Il 21 Dicembre 2012 si conclude il ciclo del Lungo Computo del calendario Maya. Il giorno coincide perfettamente con il Solstizio d’Inverno Boreale e il Solstizio d’Estate Australe (alle 12:12 ore italiane). Secondo alcuni “il Sole si troverà in una rara posizione: allineato con il centro della nostra Galassia, la Via Lattea, un evento che non si ripete da 26mila anni”. Nel 2012, però, l’attività solare è stata nella norma: nessun brillamento o flare X eccezionali e nessun’altra tempesta solare sono stati finora in grado di paralizzare la nostra società. Il Polo Nord e il Polo Sud magnetici della Terra non si sono invertiti. Il 21 Dicembre 2012 nessun pianeta misterioso “X” (Nibiru), la cui orbita dovrebbe situarsi al di là di Plutone, si scontra con la Terra. Il supervulcano di Yellowstone negli Usa, dopo 650mila anni di calma apparente, non erutta nuovamente con effetti catastrofici su scala planetaria. Nessuno scienziato russo ha mai scoperto che nel Sistema Solare è entrata una nube spaziale in grado di destabilizzare il Sole e le atmosfere dei pianeti. I “profeti” di sventura, non paghi, si sono aggiornati. Aggiungono a tutte queste cause anche la lettura esoterica della Genesi (il primo libro della Bibbia) e dello Yi Jing (il libro dei mutamenti dell’antica Cina) passando, ovviamente, attraverso le profezie di Nostradamus, gli Ufo e le piramidi di Giza. Intorno a queste teorie catastrofiche c’è qualche verità scientifica o c’è soltanto un business molto remunerativo? Fiumi di inchiostro chimico e digitale sono stati versati sulla “fine” del calendario Maya. Il popolo americano ha sviluppato un’approfondita conoscenza della matematica (gli antichi Maya avevano il concetto dello zero pur non conoscendo la ruota) e dell’astronomia. Per misurare il tempo i Maya si servono di tre calendari. Il “Tzolk’in”, un calendario molto antico di tipo religioso, prevede 260 giorni. Hanno poi un calendario stagionale che segue il Sole e dura 365 giorni (ciclo Haab). E c’è il calendario noto come il Lungo Computo che dura 1.872.000 giorni, ossia 5.125 anni circa e si chiude il 21 Dicembre 2012. Secondo i Maya, ciascun ciclo del Lungo Computo corrisponde ad un’era del Mondo. Il passaggio da un’era all’altra è segnata, dunque, da un cambiamento positivo preceduto da eventi più o meno significativi. Il ciclo attualmente in corso è iniziato il 6 Settembre dell’anno 3114 avanti Cristo. Il nuovo ciclo, la Nuova Era, inizia il 22 Dicembre 2012. Per gli antichi Maya giungere al termine del ciclo rappresentava una grande festa, come succede ai giorni nostri tra la fine e l’inizio del nuovo anno. Il 31 Dicembre, infatti, senza pensare che sia la fine del mondo, festeggiamo con lo spumante italiano e i fuochi d’artificio rigorosamente Made in Italy. Considerare la fine del Lungo Computo come la fine del mondo o un cambiamento cosmico, quindi, non è soltanto un’offesa a una grande civiltà ed a un grande popolo ma anche una deliberata invenzione che in questi ultimi decenni ha fatto guadagnare una montagna di soldi a pseudo scienziati, sette religiose e chi più ne ha più ne metta. Non tutti i siti Internet e i libri dedicati al 2012 concordano su cosa debba succedere di preciso alla “fine” del calendario Maya. Alcuni azzardano “a-scientificamente” una fermata di 72 ore della rotazione della Terra, un’inversione dei poli magnetici terrestri, un conflitto nucleare, un’epidemia virare mortale, l’impatto di un asteroide, l’esplosione di una supernova. Ma c’è anche il più pacifico “cambiamento spirituale”. Già questa varietà estrema di scenari immaginari, virtualmente possibili in tutte le altre date, dovrebbe far riflettere su quanto siano precise le previsioni di alcuni autori, maestri ed esperti di bufale truffaldine da dare in pasto ai più fessi. Non possono avere ragione tutti quanti. Ma è chiaro che, prima o poi, nella scala delle probabilità, qualcosa dovrà pur accadere. Ed allora, sempre che ci sia ancora qualche sopravvissuto ad incensare il “profeta”, la sua fortuna sarà assicurata. È accaduto in Abruzzo (Italia) con il terremoto di L’Aquila del 6 Aprile 2009 (309 morti, 1600 feriti, magnitudo 6.3 Richter), le cui analisi sul rischio sismico e sulla comunicazione scientifica rigorosa e corretta, dal 3 Dicembre 2012 sono sotto l’attento esame di decine di migliaia di scienziati già convenuti da tutto il mondo all’Agu Fall Meeting dei geofisici americani in corso a San Francisco (California, Usa). L’ulteriore duro colpo ai “profeti” di sventura viene dalla scoperta di un antico e ancora sconosciuto calendario Maya che sposta in avanti le lancette dell’ipotetica fine dei tempi. Secondo gli archeologi il calendario Maya non finisce quest’anno, ma continua ad andare avanti! Nel corso di uno scavo del sito archeologico di Xultun nella regione di Peten (Guatemala) sono state scoperte delle registrazioni astronomiche risalenti al IX secolo d.C.: si tratta delle più antiche finora conosciute. I numeri (tabulati) tracciano il moto della Luna e sembrano avere delle relazioni con le orbite di Marte e Venere. La buona notizia per chi ci crede, è che non prevedono affatto che il mondo finirà quest’anno. Alcune delle annotazioni sembrano riferirsi a date lontane nel futuro, ben oltre il 2012. Le tavole astronomiche, incise sulle pareti di un piccolo edificio, sono state scoperte durante gli scavi di un grande sito archeologico che è stato intensamente saccheggiato nel nord del Guatemala, in prossimità dei confini con il Messico e Belize. Gli archeologi, coordinati da William Saturno della Boston University, hanno notato i resti di affreschi su una delle pareti e, procedendo con cura negli scavi, hanno scoperto dipinti figurativi, insieme ad una serie di glifi e cifre. Purtroppo, gran parte degli affreschi sono stati danneggiati in passato dai saccheggiatori, ma diverse figure umane e le annotazioni numeriche dei cicli astronomici sono in uno stato di conservazione relativamente buono. I dipinti rappresentano figure umane in uniformi nere e sono molto più antichi del Codici Maya, risalenti al periodo compreso tra il 1300 e 1500 dell’era cristiana, e le cui presunte interpretazioni e previsioni hanno fatto molto discutere e generato un vero e proprio business su scala mondiale sull’ipotesi che il mondo sarebbe finito (non si sa per mano di chi o che cosa!) il 21 Dicembre 2012. La presenza di glifi lunari in una delle tabelle numeriche ha subito sollevato il sospetto che si trattasse di registrazioni astronomiche. È noto da tempo che i Maya tenevano registrazioni molto accurate dei fenomeni astronomici. Ma il significato e il contesto dei numeri non è risultato immediatamente chiaro. C’è voluto del tempo per la loro decodifica. Le annotazioni sulle pareti sembrano rappresentare vari cicli astronomici: il calendario cerimoniale di 260 giorni, l’anno solare di 365 giorni, il ciclo di 584 giorni del pianeta Venere e quello di 780 giorni di Marte. Secondo gli archeologi, la sala in cui sono stati trovati gli affreschi potrebbe essere quella di uno scriba o di un sacerdote, il cui compito era quello di essere custode dei documenti di una comunità Maya. Secondo alcuni presunti “scienziati” non ufficiali, la data del 21 Dicembre 2012 sarebbe stata correlata alla fine del calendario Maya di Lungo termine che era basato su un ciclo di 13 intervalli detti “baktun”, ciascuno della durata 144mila giorni. Ma le antiche iscrizioni ritrovate sui muri della stanza mostrano intervalli di tempo molto lunghi, compreso un periodo di 17 baktun. Il calendario Maya non finiva, quindi, al baktun numero 13. Diciassette baktun rappresentano circa 6.700 anni, che è molto più lungo del ciclo di 13 baktun di 5.125 anni, su cui si sono basate le fantasie di furbi scrittori ed autori televisivi. In passato diversi scienziati ed archeologi ufficiali hanno cercato di sfatare la favola della fine del mondo il 21 Dicembre 2012, affermando che la “fine” del 13 baktun non rappresentava la data della fine della civiltà umana, ma semplicemente la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo in una serie potenzialmente infinita. Come, ad esempio, passare dal 31 Dicembre al 1° Gennaio di ogni anno. Evidentemente gli sforzi degli scienziati veri non hanno raggiunto gli obiettivi sperati. Se qualcuno era fortemente convinto che la Terra avrebbe fatto una brutta fine il 12 e/o il 21 Dicembre 2012, ancora oggi non c’è scoperta, studio, pittura, libro, ricerca, articolo e filmato che possa fargli cambiare idea! L’unica cosa che li convincerà, forse, è vedere ancora sorgere il Sole la mattina del 22 Dicembre 2012. Poco prima di inviare e-mail, messaggi su Twitter e Facebook (come effettivamente sta accadendo!) e telegrammi di scuse ad editori, direttori e lettori di giornali e comunità cittadine. Perché è estremamente improbabile che l’impatto di un asteroide o di una cometa (i frammenti cometari sono molto più letali e velenosi anche perché invisibili fino al fatto compiuto!) o l’esplosione di una supernova vicina, possano estinguere la vita sul nostro pianeta in queste date precise. Il pericolo maggiore deriva piuttosto dal comportamento del cosiddetto Homo Sapiens Sapiens che se continuerà sulla china che è stata presa negli ultimi secoli con le guerre, le carestie, le ideologie, i fanatismi, lo sfruttamento parossistico delle risorse naturali della Terra, l’inquinamento, il sovrappopolamento (siamo oltre 7 miliardi di persone, per la prima volta), il soffocamento delle libertà fondamentali della persona, della famiglia naturale e dell’impresa, allora decreterà per davvero la sua lenta ma inesorabile fine. Tutto questo non fa prevedere un futuro roseo per il nostro pianeta Terra. Se, poi, mentre la Cina inaugura la sua prima portaerei armata di cacciabombardieri J-15, si continua a blaterare in tv, su Internet, sui libri e sui giornali che “la Nasa nasconde le prove dell’esistenza del pianeta Nibiru e di un complotto per non salvare la Terra dall’Apocalisse”, allora la frittata è servita. Ovunque prosperano storie riguardanti l’immaginario pianeta Nibiru e le previsioni della fine. Oltre 300 libri parlano della catastrofe globale del mondo nel 2012. Man mano che si diffondeva questa bufala veniva proposto un numero crescente di scenari di catastrofi possibili. La storia è cominciata con alcune asserzioni secondo le quali Nibiru, un presunto pianeta scoperto dagli antichi Sumeri, sarebbe diretto verso la Terra. Zecharia Sitchin, recentemente scomparso, scrisse romanzi ambientati nell’abulica civiltà mesopotamica della Sumeria, asserendo in vari libri (“The Twelfth Planet”, Il Dodicesimo Pianeta, pubblicato nel 1976) di aver trovato e tradotto documenti sumeri che identificano il pianeta Nibiru. L’oggetto orbiterebbe intorno al Sole ogni 3600 anni. Queste favole sumere includono storie di “antichi astronauti” che avrebbero visitato la Terra provenendo da una civiltà aliena chiamata Annunaki. Successivamente Nancy Lieder, una sedicente sensitiva che affermò di veicolare messaggi degli alieni, scrisse sul proprio sito Zetatalk che gli abitanti di un immaginario pianeta della stella Zeta Reticuli l’avevano avvisata che la Terra era in pericolo a causa del Pianeta X o Nibiru. Questa catastrofe fu prevista inizialmente per il Maggio del 2003. Ma quando non accadde nulla la data della fine del mondo fu spostata al Dicembre 2012. Queste due dicerie sono state collegate solo di recente alla fine del Computo Lungo (Long Count) dei Maya in corrispondenza del Solstizio 2012. Da qui pare abbia origine la data (peraltro non definitiva!) prevista della fine del mondo, ossia il 21 Dicembre 2012. Perché tirare in ballo i Sumeri affermando che “furono la prima grande civiltà e fecero molte previsioni astronomiche precise, compresa l’esistenza dei pianeti Urano, Nettuno e Plutone”? Sono vere le loro previsioni riguardanti Nibiru? Nibiru è un nome dell’astrologia babilonese, talvolta associato al dio Marduk. Compare come personaggio secondario nel poema Enuma Elish dedicato alla creazione, secondo quanto registrato presso la biblioteca del re assiro Assurbanipal (668-627 a.C.). La Sumeria prosperò molto tempo prima, all’incirca dal 23° al 17° Secolo a.C.: le asserzioni secondo le quali Nibiru sarebbe stato un pianeta conosciuto dai Sumeri sono contraddette dagli studiosi che, a differenza di Zecharia Sitchin, studiano e traducono gli scritti dell’antica Mesopotamia. La Sumeria fu in effetti una grande civiltà molto importante per lo sviluppo dell’agricoltura, della sapiente gestione dell’acqua come risorsa pubblica, della vita urbana e in particolare della scrittura. Tuttavia lasciò pochissimi scritti riguardanti l’astronomia. Di certo i sumeri non conoscevano l’esistenza di Urano, Nettuno e Plutone. Non sapevano che i pianeti orbitavano intorno al Sole: un concetto che emerse per la prima volta nell’antica Grecia, duemila anni dopo la fine dei Sumeri. Le asserzioni campate in aria che i Sumeri avessero un’astronomia sofisticata ovvero un dio chiamato Nibiru, sono semplicemente un prodotto della fantasia di Sitchin che ha affascinato i cultori del mistero, neppure tanto quelli della fantascienza. Secondo i suoi fedelissimi “l’esistenza di Nibiru, scoperto nel 1983” sarebbe apparsa come “notizia ufficiale sui principali quotidiani, chiamato di volta in volta dagli scienziati: Pianeta X, poi Xena o Eris”. Falso. L’IRAS, il telescopio spaziale infrarosso della Nasa che effettuò un censimento del cielo per dieci mesi nel 1983, scoprì numerose sorgenti infrarosse. Ma nessuna di esse fu identificata come Nibiru, il Pianeta X o altri oggetti nella zona esterna del Sistema Solare. Se ne parlò addirittura al Caltech. Ma chiaramente le confutazioni scientifiche ufficiali non fanno notizia perché altrimenti molti libri e documentari sulla fine del mondo nel 2012 semplicemente non avrebbero potuto sussistere. IRAS catalogò 350mila sorgenti infrarosse. Inizialmente molte di queste non furono identificate: per questo motivo fu fatto il censimento. Tutte queste osservazioni furono poi approfondite da studi successivi con strumenti più potenti da terra e dallo spazio. La favola di un “decimo pianeta” esplose nel 1984 quando la rivista “Astrophysical Journal Letters” pubblicò un articolo scientifico intitolato “Unidentified Point Sources in the IRAS Minisurvey”(Sorgenti puntiformi non identificate nel mini-censimento IRAS) che parlava di varie sorgenti infrarosse senza controparte. Successivamente si scoprì che questi oggetti “misteriosi” erano galassie lontane. Tranne uno che era uno sbuffo di un “cirro infrarosso” secondo quanto pubblicato nel 1987. Nessuna sorgente IRAS fu mai identificata come un pianeta alieno. Nibiru, dunque, è un mito privo di qualunque fondamento scientifico. Per un astronomo, le asserzioni persistenti a proposito di un fantomatico “Pianeta X vicino alla Terra ma invisibile” sono oggi palesemente assurde. Il termine “Pianeta X” è un ossimoro se lo si applica a un oggetto reale. La lettera “X” è stata usata dagli astronomi nel corso del secolo scorso per indicare un qualunque oggetto possibile o di cui si sospettava l’esistenza. Una volta trovato l’oggetto, la comunità scientifica internazionale gli assegna un nome, come fu fatto con Plutone, poi declassato a “pianeta nano” perché appartenente alla famiglia di Eris e di tanti altri piccoli pianeti del Sistema Solare più esterno. Oggetti che per qualche tempo furono indicati chiamandoli “Pianeta X”. Se emerge che un oggetto nuovo non è reale o non è un pianeta, non ne sentirete più parlare. Se è reale, non si chiamerà Pianeta X ma verrà subito classificato con un nome reale. Eris è uno dei tanti pianeti nani scoperti di recente dagli astronomi nel Sistema Solare. Tutti occupano orbite normali che non li porteranno mai vicini alla Terra. Come Plutone anche Eris è più piccolo della nostra Luna. È molto lontano e la sua orbita non lo porta mai a meno di circa 6,4 miliardi di chilometri dal nostro mondo azzurro. È ricchissimo di minerali e risorse energetiche. Ma non c’è alcun segreto a proposito di Eris e della sua orbita, come si può verificare su Internet. Quasi nulla sfugge agli astronomi più preparati. Si stanno istallando alcuni telescopi in Antartide, a cura della Nasa, dell’Esa e dell’Asi (come il telescopio infrarosso Irait) ma non vengono usati per studiare Nibiru. L’Antartide è un luogo magnifico per le osservazioni astronomiche nell’infrarosso e nelle onde radio corte. Ha anche il vantaggio che si possono osservare gli oggetti astronomici, di giorno e di notte, in modo sistematico per mesi. Ma è impossibile immaginare una “sfiga” cosmica tale per cui un oggetto in rapido avvicinamento alla Terra sarebbe visibile soltanto dall’Antartide. Sono attivi molti altri telescopi astronomici (Eso in Cile, Sud Africa, Australia) nell’emisfero sud del nostro pianeta. La maggior parte delle foto e dei video su Internet mostra qualcosa nelle vicinanze del Sole e sembra avvalorare la tesi che Nibiru sia rimasto nascosto alla nostra vista? In realtà si tratta di false immagini del Sole, prodotte da riflessi interni nell’obiettivo, spesso noti come “lens flare”. Si possono identificare facilmente perché sono diametralmente opposte all’immagine reale del Sole, come se fossero riflesse passando per il centro dell’immagine. Questo fenomeno naturale (non divino, non alieno) è particolarmente evidente nei video: quando si sposta la videocamera l’immagine falsa balla ed è sempre esattamente opposta all’immagine reale. Un riflesso analogo è la causa di molte foto di presunti Ufo extraterrestri, scattate di notte, quando nell’inquadratura ci sono fonti luminose intense, come per esempio i lampioni e i fari delle auto. Le persone dovrebbero saper riconoscere questi artefatti fotografici molto comuni nell’era digitale: le foto che mostrano qualcosa di grande e luminoso quasi quanto il Sole (un “secondo sole”) non possono essere più accettate acriticamente in una società che si definisce “civile” come la nostra nel 2012. Idem per le sedicenti affermazioni di alcuni siti che Nibiru sarebbe “troppo fioco per essere visto o fotografato se non si ricorre a un telescopio molto più grande”. Tali argomenti sarebbero esilaranti se non venissero sfruttati per spaventare le persone e lucrare sulla credulità popolare. Molti interpretano in maniera legittimamente fantastica immagini astronomiche come quelle della costellazione di Orione. Ma nessun astronomo vi ha mai scoperto un “nascondiglio di Nibiru”. Sul silenzio dei governi, il “cover up” alieno di stato, sul ruolo dei detrattori (“debunkers”) pubblici e privati per tenere nascosta la verità sugli alieni presenti sulla Terra e nello spazio, per mantenere la calma tra la popolazione ed evitare scene di isteria collettiva politico-religiosa, vi lascio immaginare quanto si è già scritto e quanto altro ancora si scriverà dal 2013 in poi. I governi certamente hanno altre gatte da pelare! Hanno molti obiettivi, ma non quello di tenere calma la popolazione che possono sfruttare politicamente. Talvolta alcune parti di taluni governi sulla Terra fanno proprio l’esatto contrario. Ad esempio con i frequenti riferimenti alle minacce terroristiche, con i moniti sugli incidenti nei fine-settimana che non sono più pericolosi di altri periodi, con la creazione di stati etnicamente “puliti” come il Kosovo e la Palestina utili per innescare future guerre regionali e mondiali. Senza contare la vera catastrofe umanitaria in corso in Siria nel silenzio colpevole dei media, dopo si contano decine di migliaia di morti, tra cui moltissimi bambini innocenti. C’è una lunga casistica storica di tentativi di associare le cose sgradevoli agli avversari politici. Chi si occupa di scienze sociali nota che molti dei nostri concetti di “panico” pubblico sono un prodotto di Hollywood e dei fanatismi religiosi e politici. Mentre nella realtà le persone dimostrano, nei casi di emergenza, di aiutarsi a vicenda. Soprattutto nei momenti di pericolo. Lo abbiamo vissuto a L’Aquila dopo il sisma del 6 Aprile 2009 e in Emilia Romagna nel Maggio 2012. La mutua solidarietà è l’arma più potente dei terrestri. E credo che “spaventi” gli alieni extraterrestri veri, ultraterrestri o metaterrestri che siano. Inoltre tutti si rendono conto che tenere segrete le cattive notizie è un formidabile autogol politico. Perché peggiora la questione quando alla fine saltano fuori i fatti veri. E nel caso del mito di Nibiru, questi fatti verrebbero a galla davvero molto presto. Come gli scandali politici italiani. Anche se lo volessero, i governi della Terra non potrebbero tenere segreto un pianeta alieno come Nibiru o un’astronave ET sulla Luna. Se fossero reali, verrebbero seguiti da migliaia di astronomi di tutto il mondo, professionisti e non, che certamente non ci penserebbero due volte prima di ufficializzare la scoperta e passare così alla Storia dell’Astronomia e dell’Umanità. Questi astronomi sono ovunque nel mondo. La comunità degli astronomi è costituita da scienziati che, diversamente dai politici e dai politicanti da quattro soldi in salsa italiota, non manterrebbero un segreto del genere (neppure sugli alieni) neanche se glielo ordinassero! È semplicemente impossibile nascondere un pianeta alieno che si avvicina al Sistema Solare. Come è semplicemente impossibile non osservare l’arrivo sulla Terra di un’astronave extraterrestre che, dopo aver viaggiato a fantastiche velocità relativistiche nello spazio cosmico, attraversasse la nostra atmosfera circondata da nubi incandescenti e da poderosi campi elettromagnetici assai più vigorosi e formidabili di quelli descritti nei film di fantascienza. Senza contare l’energia cinetica e la “statica” della nave aliena che incendierebbero al suolo qualunque cosa per decine di miglia quadrate nella migliore delle ipotesi. Se le ragioni fisiche sono ben note, allora perché insistere? I calendari esistono per tenere traccia del passare del tempo, non per prevedere il futuro della storia delle persone. Gli astronomi Maya erano bravi e svilupparono calendari molto complessi. I calendari antichi sono interessanti per gli storici, ma non possono competere con la capacità che abbiamo oggi di tenere traccia del tempo (con gli orologi atomici e le stelle pulsar) o con la precisione dei calendari che usiamo adesso. L’astrologia praticata oggi, quindi, è una grande menzogna. Il concetto principale è che i calendari, che siano contemporanei o antichi, non possono predire il futuro del nostro mondo o avvisarci di cosa succederà (o è successo) in una data specifica (prima) dopo il 2012. Il fatto che i nostri calendari civili occidentali sulla scrivania o nei dispositivi elettronici portatili finiscano il 31 Dicembre di ogni anno, non ci spaventa e non ci autorizza a preconizzare i fatti. Non interpretiamo il fluire del tempo come una previsione dell’Armageddon imminente. È semplicemente la prova dell’inizio di un nuovo anno e non dell’inversione della rotazione della Terra praticamente impossibile. Non è mai avvenuta e non avverrà mai. Esistono lenti movimenti dei continenti (l’Antartide era vicina all’equatore centinaia di milioni di anni fa e fu colpita da un grande asteroide) ma non c’entra nulla con le asserzioni di inversione dei poli di rotazione. Tuttavia, molti dei siti e dei libri che scandalosamente teorizzano disastri planetari ingannano le persone partendo da un fatto fisico reale e sostituendo le leggi che lo governano con amenità e falsità paragonabili alle bugie propagandate ovunque nelle previsioni astrologiche zodiacali. Costoro asseriscono che ci sia un legame fra la rotazione terrestre e la polarità magnetica della Terra, che in effetti cambia a periodi irregolari e si inverte in media ogni 400mila anni. Gli scienziati lo sanno perché analizzando le rocce hanno scoperto il loro orientamento magnetico. Per quel che ne sappiamo, tali inversioni magnetiche non danneggiano in alcun modo la vita sulla Terra. È comunque estremamente improbabile che un’inversione magnetica avvenga nei prossimi millenni. Ciononostante, libri e siti affermano che un’inversione magnetica arriverà presto (se non nel 2012, tra qualche anno: fisseranno certamente un’altra data, è poco ma sicuro!) scatenando un’inversione dei poli di rotazione. Ma non c’è alcun legame fra il senso di rotazione e la polarità magnetica. Non c’è alcun motivo per attendersi nel breve periodo un’inversione di polarità magnetica o di prevedere effetti deleteri sulle forme di vita qualora avvenisse. Una variazione improvvisa del polo di rotazione, con conseguenze disastrose, è fisicamente impossibile. Molto più probabile sarebbe un impatto cosmico con una cometa o un asteroide o un pianeta vagabondo. Inoltre, nulla di tutto questo ha a che fare in alcun modo con l’equatore galattico o con qualunque altra assurdità riguardante gli allineamenti che viene pubblicata in molti libri e in tanti siti complottisti. Il pianeta Giove risplende luminoso nei cieli. Ma non c’è nessun allineamento planetario nel 2012 o in qualunque altro momento nei prossimi decenni. Per quanto riguarda la Terra che si troverebbe “al centro della Via Lattea”, non saprei come (e in base a quali fonti) si possa affermare e difendere questa palese menzogna. È una frase falsa. Se ci si riferisce alla nostra Galassia, la Via Lattea, la Terra si trova nella sua periferia, nel Braccio di Orione, cioè verso il bordo più esterno della nostra Galassia a spirale barrata, a circa 30mila anni luce dal centro. Questo ci consente di poter osservare anche tutte le altre galassie e le stelle extragalattiche. Se ci trovassimo al centro della Via Lattea, la notte sulla Terra praticamente non esisterebbe. Anche alla distanza di sicurezza dal buco nero supermassiccio di 4 milioni di masse solari posto al centro della nostra Galassia, le forze e le interazioni gravitazionali con le stelle vicine molto probabilmente avrebbero già fatto a pezzi la Terra, spazzandola via dai cieli da chissà quanto tempo! Invece orbitiamo insieme a tutto il Sistema Solare intorno al centro galattico in circa 225 milioni di anni, mantenendo sempre, grosso modo, la stessa distanza, attraversando il piano galattico di tanto in tanto. In questo percoso certamente potremmo incontrare di tutto. Per quanto riguarda lo “spostamento dei poli”, non saprei cosa si possa ancora oggi intendere con questa frase. Se ci si riferisce a un cambiamento improvviso della posizione dei poli, ossia dell’asse di rotazione della Terra, questo è impossibile. Molti libri e siti web parlano dell’allineamento della Terra e del Sole con il centro della Via Lattea nella costellazione del Sagittario. Ma questo avviene naturalmente senza alcuna conseguenza apparentemente negativa. E non c’era e c’è motivo di credere ed aspettarsi che i giorni 12 e 21 Dicembre 2012, sul piano astronomico, fossero diversi da quelli di qualunque altro anno. Il massiccio e mostruoso buco nero posto al centro della nostra Galassia, come qualunque altra concentrazione di massa (ci dovremmo interessare di più delle forze mareali prodotte dal Sole e dalla Luna, ma anche dalla Terra!) esercita una forza gravitazionale su tutta la Via Lattea. Ma il centro della Galassia è molto lontano dalla Terra, per cui ha effetti trascurabili sul Sistema Solare o sul nostro mondo. Non esistono “forze” speciali provenienti dal piano o dal centro galattici. L’unica forza importante che agisce sulla Terra è la gravità del Sole e della Luna. Quanto all’influenza del piano galattico, non c’è niente di speciale che riguardi quella posizione. L’ultima volta che la Terra si è trovata esattamente nel piano galattico risale a vari milioni di anni fa. Le asserzioni secondo le quali stiamo per attraversare il piano galattico sono totalmente false. Alcuni poi favoleggiano sull’ingresso della Terra in una “Dark Rift”, una “Fessura Oscura” capace di inghiottirci tutti in un solo boccone. La Fessura Oscura è un nome comune che indica le grandi nubi disperse di polveri e gas che si trovano nel Braccio interno della Via Lattea e che bloccano la nostra visuale del centro galattico. Ma la paura di un “allineamento galattico” è totalmente infondata. A fine Dicembre, il Sole è sempre puntato all’incirca nella direzione del centro della nostra Galassia, se osservato dalla Terra. Ed allora? I truffatori che cercano di spaventare le persone hanno deciso di usare frasi senza senso che parlano di “allineamenti”, di “fessure oscure” e di “cinture fotoniche” proprio perché il pubblico non le capisce. A causa dell’Hiroshima culturale imperante, imposta da una classe politica di ignoranti che in Italia ha prodotto per legge, dopo il 1968, una generazione di insegnanti e studenti del tutto inconsapevoli dell’importanza della Scienza e della Tecnologia per la produzione della ricchezza reale in un Paese civile, libero, democratico e giusto, eticamente tollerabile e vivibile. Purtroppo non c’è alcuna legge che vieti espressamente di sostenere e perorare cause perse, cioè di affermare e divulgare “bugie fisiche” su Internet, sui libri, al cinema, nei documentari o altrove. Forse, tranne che in tribunale, sempre che il danno umanitario, culturale e finanziario risulti palese. Per quanto riguarda la sicurezza della Terra, le minacce più importanti, serie e preoccupanti vengono dall’ignoranza, dal fanatismo pseudoreligioso, dalle guerre, dalle carestie programmate, dagli armamenti, dal riscaldamento globale, dalla deriva etica e morale, dalla perdita di diversità biologica negli oceani e sui continenti. Forse moriremo tutti istantaneamente, prima o poi, per colpa della collisione con un piccolo asteroide o una cometa. Ma non sarà certo perché lo hanno previsto i truffatori delle asserzioni pseudoscientifiche sul 2012. La nostra civiltà è matura per andare nello spazio creando miliardi di posti di lavoro, ma non lo facciamo. Perché? In prossimità dei picchi di attività solare che avvengono ogni 11 anni circa, ci sono molte più eruzioni ed eiezioni di massa coronale dalla nostra stella distante 150 milioni di chilometri dalla Terra. Molte di più di quelle possibili in corrispondenza dei minimi undecennali. Questi fenomeni non sono un pericolo per gli esseri umani o le altre forme di vita sulla Terra. Potrebbero mettere in pericolo gli astronauti nello spazio, sulla Stazione Spaziale Internazionale, sulla Luna o su Marte. E questa è una ragione che la pubblica Nasa e le imprese spaziali private devono imparare a gestire per conquistare il Cosmo. Ma, per ora, non è un problema per i comuni cittadini sulla Terra. I grandi fenomeni solari possono interrompere le trasmissioni radio, causare aurore boreali o australi molto luminose e danneggiare i componenti elettronici di alcuni satelliti nello spazio. Oggi molti satelliti sono progettati per gestire questa eventualità, ad esempio spegnendo alcuni dei propri circuiti più delicati e ponendosi in modalità “protetta” per qualche ora. Nei casi più estremi, l’attività solare può interferire nella distribuzione elettrica al suolo ed eventualmente causare black-out. Finanche nei computer portatili per gli eventi (Flare X) più seri. Ma si tratta di fenomeni molto rari che non hanno nulla a che fare con le profezie sul 2012. L’ultimo picco solare è avvenuto nel 2001, per cui il prossimo era previsto per il 2012, esattamente 11 anni dopo. Ma il minimo di attività solare più recente è stato insolito, con un paio d’anni praticamente senza macchie solari o altre indicazioni di attività solare, per cui gli scienziati oggi presumono che il prossimo picco verrà ritardato al 2013. Ma i dettagli del ciclo solare restano sostanzialmente imprevedibili. Il campo elettromagnetico terrestre, prodotto dal nucleo della Terra (che nel celebre film “Core” smette di girare: pura fantasia!) ci protegge creando un’ampia Regione Vitale nello spazio, chiamata Magnetosfera terrestre, dentro la quale gran parte del materiale emesso dal Sole (particelle cariche, radiazioni del vento solare) viene catturato o deviato. Le due Fasce di Van Allen completano la protezione elettromagnetica e sono un’incredibile fabbrica di energia elettrica infinita che aspetta di essere utilizzata dall’Umanità. La vita sulla Terra dipende certamente dal Sole. La Nasa recentemente ha prodotto un’analisi del caso peggiore di quello che potrebbe succedere oggi se si ripetesse la peggiore tempesta solare mai documentata del 1859. Il problema sta nel modo in cui tali informazioni possono essere usate al di fuori del loro contesto scientifico. Ma non c’era e c’è alcun motivo di attendersi una grande tempesta solare del genere nel prossimo futuro. E certamente nè il 12 nè il 21 Dicembre 2012. Non esiste, infatti, alcuna previsione di un “evento estintivo 2012 catastrofico”. Tutti gli scenari fantascientifici finora prodotti sui disastri nel 2012, sono una bufala mediatica alimentata ad arte dai libri e dal cinema. Il film catastrofico “2012” docet. Ma il supervulcano di Yellowstone è una realtà fisica e la poderosa esplosione filmata nel kolossal riproduce molto bene il disastro planetario di 650mila anni fa. L’importante è sapere distinguere i copioni cinematografici di Hollywood dalla realtà. La Terra è da sempre bersaglio di impatti di comete e asteroidi, anche se i grandi scontri cosmici sono molto rari. L’ultimo grande impatto è avvenuto 65 milioni di anni fa, causando l’estinzione dei dinosauri. Oggi gli astronomi dell’Eso e della Nasa svolgono una ricognizione del cielo, chiamata Spaceguard Survey abbinata ai programmi ufficiali di ricerca, per setacciare lo spazio cosmico periferico e trovare eventuali grandi asteroidi o comete vicine alla Terra molto tempo prima che ci colpiscano. Senza contare il prezioso aiuto offerto liberamente dagli osservatori privati. Bene, non ci sono asteroidi pericolosi grandi come quello che uccise i dinosauri o comete assassine, ma non avrebbe alcun senso abbassare la guardia dal 1° Gennaio 2013. Dopo aver visto, fin dal Luglio 1994, quello che può succedere su Giove (duemila anni esatti dalla nascita di Gesù Cristo) quando di tanto in tanto pezzi di asteroidi e comete impattano la sua atmosfera vaporizzando aree estese quanto la Terra. Tutto questo lavoro viene svolto apertamente e le scoperte vengono pubblicate ogni giorno sul sito del “NEO Program Office” della Nasa. Non ci sono stati impatti significativi sulla Terra nel 2012 (almeno due su Giove), solo “incidenti” cosmici isolati con l’arrivo al suolo di piccoli sassi ma sempre nella media. Le bufale, tuttavia, nel loro costante tentativo di spaventare la gente, distraggono dai problemi scientifici più importanti, come il riscaldamento globale e la perdita di biodiversità. Viviamo in un Belpaese nel quale vige la libertà di espressione. E questo include anche la libertà di (saper) mentire alle persone. Ne sanno qualcosa i politicanti farlocchi e gli astrologi che inondano l’etere delle loro amenità. Dovremmo essere contenti, grazie alla Costituzione della Repubblica Italiana, che non ci sono censori. Ma se si usa il “distillato” del buon senso (Scienza), possiamo capire e distinguere la verità dalle menzogne. Anche perché man mano che ci allontaneremo dal 2012, le falsità diverranno ancora più evidenti. I truffatori si faranno perdonare? D’altra parte non è logico chiedere agli scienziati le prove che la fine del mondo nel 2012 o nel 2013 è una bufala. Dovrebbero essere i sostenitori della fine del mondo a dover dimostrare all’opinione pubblica mondiale la bontà delle loro asserzioni, ma non lo fanno e non lo faranno mai perché sanno che non dicono la verità. Cioè che è tutto falso. Se qualcuno su Internet affermasse che a L’Aquila gironzolano elefanti viola alti diciotto metri, ci si aspetterebbe che il Cnr, l’Infn, l’Inaf e l’Ingv dimostrassero che è falso? L’onere della prova spetta a chi fa affermazioni stravaganti, come disse una volta lo scienziato Carl Sagan. Gli astronomi sanno che Nibiru non esiste. Un pianeta grande vagabondo o una stella nana bruna se mai fossero entrati nel nostro Sistema Solare sarebbero stati degni di attenzione già da molti anni, sia indirettamente tramite le loro perturbazioni gravitazionali su altri oggetti sia grazie al rilevamento diretto nell’infrarosso. I telescopi spaziali li avrebbero sicuramente stanati. Inoltre, se una grande massa attraversasse il Sistema Solare interno ogni 3600 anni, gli scienziati ne noterebbero gli effetti distruttivi sulle orbite dei pianeti interni. Nulla è stato finora rivelato. Nel 2008 molti siti web sostenevano che Nibiru sarebbe apparso dal nulla risultando visibile a occhio nudo nella primavera del 2009. Qualcuno ne ha visto le immagini o discusso la scoperta nelle riviste di astronomia più importanti? Le asserzioni pseudoscientifiche riguardanti Nibiru e la fine del mondo nel 2012, insieme alla sfiducia verso i governi, vengono amplificate dai film, da Internet e dagli speciali televisivi. Nel kolossal della Columbia Pictures “2012”, un mostruoso tsunami alto migliaia di metri scavalca le montagne dell’Himalaya. Si salvano solo poche migliaia di persone sulle spettacolari Arche della Vita. Nel film la domanda esplicita è:“Come farebbero i governi del nostro pianeta a preparare sei miliardi di persone per la fine del mondo?”. La risposta offerta allo spettatore è:“Non lo farebbero”. Davvero? Oggi siamo più di sette miliardi di persone. Bisognerebbe cominciare subito a costruire delle vere astronavi interstellari chilometriche per mettere tutti in salvo! La campagna pubblicitaria del film “2012” incluse la creazione di un falso sito scientifico (Institute For Human Continuity) interamente fittizio. Secondo questo sito, l’IHC sarebbe dedicato alla ricerca scientifica ed alla preparazione del pubblico per la fine del mondo. La sua missione sarebbe la sopravvivenza dell’Umanità. Il sito spiega che l’Istituto fu fondato nel 1978 da leader internazionali di governi, di aziende e del mondo scientifico. Si sostiene che nel 2004 gli scienziati dell’IHC hanno confermato con una certezza del 94 per cento che il mondo sarebbe stato distrutto nel 2012. Il sito incoraggia la gente a registrarsi per partecipare a una “lotteria” per selezionare coloro che verranno salvati! C’è chi finora ha inviato il nome del proprio gatto ed è stato registrato. Si è poi scoperto che per creare questo genere di falsi siti è stata inaugurata una nuova tecnica pubblicitaria chiamata “marketing virale” per analogia con i virus informatici. Le campagne promozionali per gioco, vanno distinte dalla realtà. Ma oggi è sempre più difficile. È chiaro che si possono fare soldi a palate sulle paure delle persone. Molti libri e siti web vendono di tutto sulla fine del mondo. Persino “kit di sopravvivenza” e video per il Giorno Dopo, sempre che ve sia uno! Il magnifico National Geographic ne sa qualcosa, in perfetta buona fede. Ma in questo modo si alimentano soltanto le paure tra la gente. È tutto molto triste. Con così tanti problemi veri (come la compressione delle libertà fondamentali, il riscaldamento globale e i collassi finanziari) i cittadini che dovrebbero essere educati all’ottimismo, alla fede, all’amore vero, vengono imbrogliati e bombardati da queste falsità sulla fine del mondo. Nel capitolo finale del libro di astronomia “The Hunt for Planet X” di Govert Shilling, si afferma che “c’è molto lavoro per i sbufalatori, per gli archeologi e gli astronomi che esaminano attentamente con occhio scettico la marea montante di scemenze su Nibiru e spiegano con precisione scientifica cosa c’è che non quadra nella favoletta cosmica. Avranno da fare per i prossimi anni. E dal 22 dicembre 2012 circolerà una nuova storia improbabile e pseudoscientifica (come la Profezia di Malachia) e tutto il circo riprenderà daccapo. Perché non importa quanti nuovi corpi celesti vengono scoperti nel nostro Sistema Solare: ci sarà sempre bisogno di un misterioso Pianeta X”. Una delle profezie sul 2012 meno note e presenti in rete, viene riportata in uno dei testi più articolati che cerca di dare un fondamento scientifico alle voci della fine del mondo:“2012, Apocalisse” di Lawrence E. Joseph. Secondo il quale, alcuni geofisici russi guidati da Alexey Dmitriev pensano che l’intero Sistema Solare sia entrato in una nube energetica che sta contemporaneamente alimentando e destabilizzando il Sole. La Terra potrebbe entrare nella nube tra il 2010 e il 2020. Avete capito l’antifona? Le analisi di Dmitriev si basano su dati pubblici. Le sue conclusioni, però, non sono state pubblicate su alcuna pubblicazione scientifica. Le sue ipotesi catastrofistiche, l’interpretazione dei dati che dà, non convincono la comunità scientifica internazionale. Ma convinceranno molti “profeti” pronti a sfornare altri film e romanzi. Anche la Nasa non è immune dall’Effetto 2012. Ce lo ricorda l’editoriale del presidente dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) il Professor Giovanni Bignami che sull’affascinante e dibattuto argomento della scoperta (non ancora ufficiale) del Carbonio su Marte, pensa sia necessario attendere ancora qualche giorno per saperne di più, quando la Nasa ufficializzerà e chiarirà l’entità della probabile “scoperta” fatta dal rover Curiosity nucleare sul Pianeta rosso. Curiosity ha fatto l’uovo? Ne ha trovato uno su Marte? “Per ora – dichiara Giovanni Bignami – sembra proprio di no: si parla, con giusta cautela, di “molecole organiche, non biologiche”. In soldoni, la stessa differenza che passa tra il metano e l’emoglobina. Ne sapremo di più tra poco, quando la Nasa farà il suo annuncio ufficiale negli Usa. (Sarebbe stato ben strano che un politico attento come Charles Elachi, direttore del prestigioso JPL californiano, fosse venuto in Italia ad annunciare la scoperta della vita su Marte…). No, per ora non è la vita su Marte. Vedremo la settimana prossima, e speriamo che sia la volta buona. Di molecole organiche, anche molto più complesse del metano, è pieno l’ambiente interplanetario. Sono molecole che dallo spazio ci cadono sulla testa a bordo di polveri cosmiche, di comete e di meteoriti, tutti oggetti che, globalmente arrivano sulla Terra all’impressionante ritmo di 40.000 tonnellate all’anno. Riceviamo regolarmente, per esempio, tutta quella ventina di aminoacidi dei quali siamo fatti noi, ovvero i mattoni della vita. Che ci siano molecole organiche su Marte, quindi, proprio non è una grossa scoperta: i meteoriti cadono anche su Marte. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di scienziati italiani, guidati da Vittorio Formisano, scoprì tracce proprio di metano nell’atmosfera marziana: poteva essere lo sbuffo di un vulcano ma anche, magari, una colonia di batteri…Neanche allora, e la tentazione fu grossa, annunciammo la scoperta (anche se indiretta) di vita su Marte. La Nasa, diciamolo tra noi, è più incline a cadere in simili tentazioni. Spettacolare, anche se già un po’ dimenticata, quella del “verme” sul sasso marziano del 1996. Si trattava di un meteorite partito da Marte in seguito ad un impatto sul Pianeta rosso, arrivato sulla Terra (da solo, senza l’aiuto della Nasa) e infine ritrovato in Antartide. Guardandolo con un potente microscopio, scienziati della Nasa ci videro una “cosina” di millesimi di millimetro, che sembrava proprio un piccolo verme. Lo pubblicarono su Science, la più prestigiosa rivista scientifica americana, con impact factor stellare. Grande annuncio con fanfare del presidente Clinton che disse:“Oggi questa roccia ci parla da milioni di miglia, e ci parla della possibilità di vita…”. Poetico, ma falso: la roccia stava zitta e il “verme” era una concrezione minerale. Ma ci volle un po’ a capirlo. Nel frattempo, la Nasa aveva avuto un grosso aumento: certo per un caso, l’annuncio era stato fatto al momento della presentazione del budget davanti al Congresso. Esattamente due anni fa, il 29 Novembre 2010, altro annuncio spettacolare di astrobiologi della Nasa: scoperta, addirittura sulla Terra, la vita aliena, la vita 2.0! Alcuni batteri, raccolti in un lago della California con acque ricchissime di arsenico, sembravano aver sostituito, nella loro chimica, il fosforo con l’arsenico. Davvero alieni: come insegna Madame Bovary, per la normale vita 1.0 (cioè per tutti noi e per tutto ciò che di vivo si conosce sulla Terra) l’arsenico è un potente veleno. Anche qui, fanfara e pubblicazione, sempre su Science. Poco dopo, con molta onestà, la smentita: oops, sì, l’arsenico in giro c’è, ma i batteri non lo mangiano, se ne guardano bene: è come se nuotassero con la bocca chiusa…Non si hanno, in questo caso, dati sulle variazioni del budget Nasa. Ma Curiosity è una macchina fantastica e potrebbe aver fatto l’uovo davvero, stavolta. Noi tifiamo per la Nasa, ma un po’ ci verrebbe da gufare. Perché ci aspettiamo la grande scoperta (della vita su Marte, voglio dire) dalla missione europea EXOMARS, appena confermata dall’Agenzia Spaziale Europea ed ora in costruzione proprio a Torino. Nel 2016-2018 atterrerà su Marte (magari vicino a Curiosity), sarà capace di scavare fino a due metri di profondità, e lì, al calduccio, cercare la vita. Che strano: se la trovasse, come in fondo tutti ci aspettiamo, ci sembrerebbe normale, ma allo stesso tempo, sarebbe la più grande scoperta del millennio, se non della storia dell’uomo”. La Nasa ha comunicato i risultati preliminari ufficiali dal 3 Dicembre 2012 all’Agu Fall Meeting dell’American Geophysical Union di San Francisco, in quanto le speculazioni e i“rumors” apparsi prematuramente sui giornali e sui siti web sono non corretti. Ebbene, Curiosity non ha trovato tracce organiche di vita marziana nelle rocce del cratere Gale. Marte è un mondo morto e sterile, almeno in superficie. Siamo giunti davvero alla Fine? Tutte le ipotesi e gli scenari che molti pseudoscienziati propongono sono soltanto colossali bufale. Nessuna, ma proprio nessuna delle teorie di catastrofe intorno al 2012 ha il minimo fondamento non solo nella scienza ma nella realtà dei fatti. Perché allora tanta gente ci crede? Ne sono affascinati perché rispondono a domande antiche: com’è nata la vita, quando finirà, siamo soli nell’Universo, c’è un modo per salvarsi, chi sono i 144mila predestinati che, come nel film Segnali dal futuro, lasceranno la Terra a bordo dei divini “Carri Volanti” del profeta Ezechiele poco prima della fine? Storie come queste mostrano come l’irrazionale a volte si camuffi da scienza, da religione e da arte, ne adotti i linguaggi per rendere credibili le affermazioni più strampalate. Alcuni, basandosi su questa “credibilità” posticcia se ne approfittano, guadagnandoci. Alla fine l’autorevolezza della Scienza viene riconosciuta, ma occorre maggior spirito critico, perché oggi è più complesso distinguere scienza da pseudoscienza. E che fine faranno i siti, i film e i libri che ci descrivono e ci preparano all’Apocalisse? Che ne sarà delle trasmissioni televisive che sull’argomento del “2012” ci speculano? Gli autori dei libri che provano a dare un fondamento scientifico a tali bufale, cambieranno mestiere? Come accade sempre con queste “profezie”, quando la data si avvicina, gli allarmi si attenuano: la fine del mondo si riduce a “sconvolgenti novità”. Com’è successo per il Pianeta X, così avverrà anche per queste bufale: verranno accantonate, riproposte dopo qualche anno, rielaborate in modi nuovi. Per rispondere a domande antiche. Se dopo tutto questo non siamo riusciti a convincervi dell’irragionevolezza delle tesi sulla fine del mondo programmata, vi consigliamo di donare, entro il 30 Dicembre 2012, tutti i vostri averi, svuotando le banche e le cassette di sicurezza. Tanto non vi serviranno più! Nelle prime ore del 31 Dicembre li devolveremo in beneficienza per fare dei regali ai bambini più poveri e bisognosi della Terra, ai milioni di orfani che invocano affetto e protezione. Finanche fossimo tutti e 7 miliardi annientati da un’improvvisa devastante invasione di virus extraterrestri peggiori dell’Hiv dell’Aids (35 milioni di infetti) e dell’Ebola ovvero di disgustosi insetti o rettili alieni, l’Universo ricomincerebbe tutto daccapo altrove. Esistono, solo nella nostra Galassia, quattro milioni di pianeti simili alla Terra in grado di ospitare forme di vita più intelligenti della nostra. Anche attorno a stelle nane brune come rivela la recente scoperta degli astronomi dell’Eso. Alcuni ricercatori, usando l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma) che verrà inagurato la prossima Primavera 2013, hanno trovato per la prima volta che la zona esterna di un disco di polvere che circonda una nana bruna contiene grani di polvere della dimensione del millimetro come quelli che si trovano nei dischi più densi intorno alla stelle neonate. La sorprendente scoperta sfida le teorie di formazione dei pianeti rocciosi, delle dimensioni della Terra, e suggerisce che i pianeti rocciosi possano essere ancora più comuni del previsto nell’Universo. Si pensa che i pianeti rocciosi si formino per mezzo di collisioni casuali di quelle che inizialmente sono particelle microscopiche nel disco di materiale che circonda la stella che le portano ad aderire tra loro. Questi piccoli granelli di polvere cosmica sono simili a fuliggine molto fine, alla sabbia o ai minerali dell’Ilva di Taranto che inondano da anni i poveri cittadini. Nelle regioni intorno a una nana bruna, un oggetto stellare troppo piccolo per brillare come una stella ma più grande del nostro Giove, gli astronomi pensavano che i grani di polvere non potessero crescere. Perchè i dischi erano poco densi e le particelle si sarebbero mosse troppo in fretta per incollarsi le une alle altre dopo la collisione. Le teorie prevalenti asseriscono che ogni grano che riesce a formarsi si muove rapidamente verso la nana bruna centrale, sparendo dalle zone esterne del disco, dove potrebbe essere rivelato. “Siamo stati sorpresi di trovare grani delle dimensioni dell’ordine del millimetro in questo disco sottile – rivela Luca Ricci del California Institute of Technology (Usa), a capo di un’equipe di astronomi di base negli Stati Uniti d’America, d’Europa e in Cile, nel lavoro presentato in un articolo pubblicato su “Astrophysical Journal Letters” – grani di polvere di queste dimensioni non dovrebbero potersi formare nelle regioni esterne e fredde del disco intorno a una nana bruna, ma sembra invece che ciò accada. Non possiamo essere sicuri che un pianeta roccioso possa svilupparsi in questa regione o che l’abbia già fatto, ma vediamo i primi passi in questa direzione e perciò dobbiamo modificare le nostre assunzioni sulle condizioni necessarie per la formazione e crescita dei nuclei rocciosi dei pianeti”. La risoluzione di Alma, molto migliore dei telescopi ottici e dei radiotelescopi precedenti, ha permesso all’equipe di identificare il Monossido di Carbonio intorno alla nana bruna – la prima volta in cui del gas molecolare freddo è stato rivelato in un disco di questo tipo. Questa scoperta, insieme a quella delle dimensioni dei grani di polvere, suggerisce che il disco sia molto più simile di quanto si sospettasse a quelli intorno alle stelle giovani. Luca Ricci e colleghi hanno realizzato le loro scoperte usando la schiera dei telescopi di Alma ancora non completamente dispiegata nell’alta quota del deserto cileno. Alma è un insieme ancora in crescita di antenne paraboliche di alta precisione che lavorano insieme come un unico grande radiotelescopio per osservare l’Universo con sensibilità e risoluzione all’avanguardia. Eventualmente anche per “ascoltare” ET ed osservare l’inquinamento luminoso sui mondi alieni più vicini. Alma osserva l’Universo in una luce di lunghezza d’onda millimetrica, invisibile all’occhio umano. Il totale dispiegamento di Alma è previsto nei primi mesi del 2013, ma gli astronomi hanno iniziato le osservazioni con una schiera parziale di antenne fin dal 2011, in previsione del fatto che il mondo non sarebbe finito nel Dicembre 2012. Gli astronomi hanno puntato Alma verso la giovane stella nana bruna ISO-Oph 102, nota anche come Rho-Oph 102, nella regione di formazione stellare Rho Ophiuchi della costellazione del Serpentario (Ofiuco). Di massa circa 60 volte quella di Giove ma solo 0,06 volte quella del Sole, la nana bruna è troppo piccola per innescare le reazioni termonucleari che producono la luce delle stelle. Si limita ad emettere calore prodotto dalla lenta contrazione gravitazionale e brilla di un colore rossastro, molto più debole di una stella normale. Alma raccoglie la luce, di lunghezza d’onda intorno al millimetro, emessa dal materiale del disco riscaldato dalla nana bruna. I grani del disco non emettono molta radiazione a lunghezze d’onda maggiori della propria dimensione, perciò gli scienziati misurano una brusca diminuzione di luminosità alle lunghezze d’onda più lunghe. Alma è uno strumento ideale per osservare questa decrescita e così misurare le dimensioni dei grani. Gli astronomi hanno confrontato la luminosità del disco a lunghezze d’onda di 0,89 e 3,2 millimetri. Il calo di luminosità tra 0,89 mm e 3,2 mm non era così ripido come previsto, mostrando così che almeno alcuni dei grani hanno dimensioni di un millimetro o più. “Alma è un nuovo strumento molto potente per risolvere alcuni enigmi sulla formazione dei sistemi planetari – spiega Leonardo Testi dell’Eso, un membro dell’equipe di ricerca – tentare queste misure con la generazione precedente di telescopi avrebbe richiesto quasi un mese di osservazione, un tempo troppo lungo per essere praticabile; usando solo un quarto delle antenne totali di Alma abbiamo potuto fare questa misura in meno di un’ora!”. Nel prossimo futuro, una volta completato, Alma sarà così potente da ottenere immagini dettagliate del disco di Rho-Oph 102 e di altri oggetti. Ricci e Testi hanno lavorato con Antonella Natta dell’Inaf-Osservatorio Astrofisico de Arcetri, Aleks Scholz del Dublin Institute for Advanced Studies, e Itziar de Gregorio-Monsalvo del JAO (Joint Alma Observatory). “Saremo presto in grado non solo di rivelare la presenza di piccole particelle nei dischi – fa notare Luca Ricci – ma anche di costruire una mappa della loro distribuzione nel disco circumstellare e di spiegare come interagiscono con il gas da noi trovato nel disco. Questo ci aiuterà a comprendere meglio come si formano i pianeti”. C’è poi la vera Fine del Mondo. “Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio; perché veri e giusti sono i suoi giudizi”(Apocalisse 19,1-2). La Chiesa, la Tradizione, la Bibbia, il Magistero dei papi e il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla fine dei tempi sono scientificamente espliciti. “Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Dopo il giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato: allora la Chiesa avrà il suo compimento nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose e quando col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente unito con l’uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente ricapitolato in Cristo”(CCC, 1042). Dunque, tutto l’Universo sarà trasformato, quello visibile e quello invisibile, “affinchè il mondo stesso, restaurato nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio dei giusti, partecipando alla loro glorificazione in Gesù Cristo risorto”(CCC, 1047). Come affermano i Vangeli, non è dato sapere all’Uomo né il giorno né l’ora della fine del mondo. “Ignoriamo il tempo in cui saranno portate a compimento la terra e l’umanità (CCC, 1048) e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini”. La Fine segnerà allora il nuovo Inizio.
Nicola Facciolini
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