Istat: i laureati lasciano l’Italia, gli emigrati hanno superato gli immigrati

Se la matematica ed i numeri non sono un’opinione il Rapporto “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente” dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) non lascia spazio a dubbi: la crisi inverte i flussi migratori e l’Italia da Paese dell’immigrazione sta diventando Paese non più attrattivo e addirittura d’emigrazione, specie tra i laureati. A sostenerlo, Giovanni […]

Se la matematica ed i numeri non sono un’opinione il Rapporto “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente” dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) non lascia spazio a dubbi: la crisi inverte i flussi migratori e l’Italia da Paese dell’immigrazione sta diventando Paese non più attrattivo e addirittura d’emigrazione, specie tra i laureati. A sostenerlo, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, nel commentare lo studio statistico che rappresenta una fotografia sui movimenti migratori in entrata e in uscita dall’Italia nel decennio compreso tra il 2002 e il 2011.
Se è pur vero che nell’arco di questi dieci anni sono entrati in Italia, per risiedervi 3’563’379 stranieri e pur vero che tra il 2002 e il 2011 si sono registrate 580mila partenze, di cui 175mila relative a cittadini stranieri.
Venendo al dettaglio dei dati più significativi, l’immigrazione femminile riguarda soprattutto i paesi dell’Est Europa (risultano essere donne il 74,9% dei cittadini ucraini residenti nel Nostro Paese, mentre le moldave, le bulgare e le rumene superano abbondantemente il 50%), mentre quella maschile è originaria dell’India (oltre il 70% degli indiani sono uomini) e dai paesi africani.
Per quanto concerne i flussi migratori in entrata nel periodo preso in considerazioni in termini di nazionalità al primo posto vi è quella rumena, che sfiora quasi il milione. Ciò vuol dire che oltre un immigrato su quattro di quelli arrivati negli ultimi dieci anni in Italia ha come paese d’origine la Romania. A seguire gli albanesi (278mila), i marocchini (258mila), gli ucraini (215mila) e i cinesi (150mila). Com’era prevedibile le regioni con i maggiori flussi in entrata sono Lazio e Lombardia.
L’effetto tangibile della crisi economica viene dal dato sul numero di italiani che lasciano la madrepatria. L’anno appena passato ha visto, infatti, l’accadimento di un fatto che non accadeva da tempo: ci sono stati più espatri che rimpatri. Basti verificare che a fronte di 31’500 cittadini italiani rientrati, ne sono andati all’estero 50mila. La maggior parte dei nostri concittadini ha scelto paesi europei, con al primo posto la Germania (che solo nel 2011 ha accolto 5mila immigrati italiani), a seguire la Svizzera (tremila) e il Regno Unito (duemila).
Un altro elemento significativo in diretto collegamento con la situazione economica che stiamo vivendo è quello relativo al livello d’istruzione degli italiani che espatriano. La percentuale di titolari di laurea sale dall’11,9% del 2002 al 27,6% del 2011, mentre la quota di emigrati con titolo fino alla licenza media passa dal 51% del 2002 al 37,9% del 2011.
Tra i laureati al primo posto, viene scelto il Regno Unito che riceve l’11,9% di questi nostri connazionali, seguito da Svizzera (11,8%), Germania (11%) e Francia (9,5%).

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