E’ stata diffusa ieri dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali della Regione Lazio la notizia dell’entusiasmante scoperta oggetto dei recenti scavi archeologici nelle zone 167 di Ciampino. Una dimora un tempo ricca di sfarsi grazie a Messalla, mecenate di Ovidio, dove le recenti ispezioni hanno portato in luce un eccezionale gruppo scultoreo di età augustea che racconta il mito di Niobe, cantato dallo stesso poeta .
I sondaggi archeologici, propedeutici a ogni attività di scavo e quindi a ogni attività edilizia, hanno fatto riaffiorare negli ultimi anni, da quando sono svolti sotto la tutela della Soprintendenza, quello che si sapeva sin dalla fine dell’800, quando il territorio del Comune di Ciampino è stato scavato, indagato e spesso privato di quanto ritrovato; gli studiosi Nibby, Lanciani, Ashby hanno documentato l’esistenza e spesso la distruzione di ville, strade romane, tombe.
Poi, per oltre un secolo, un velo sottile fatto da pochi centimetri di terra, ha celato ai nostri occhi senza memoria “un territorio di notevole interesse storico, … costellato di presenze sparse di varia natura, … tracciati viari, acquedotti, ville romane, sepolcri… Su alcune presenze antiche, in particolare sulle ville, si sono successivamente insediati casali storici, come quello dei Monaci, Maruffi, dei Francesi… Non meno importante il tracciato dell’antica Via Cavona, che costituisce un antico tracciato trasversale di transumanza, presso il quale si conserva la Mola Cavona, uno dei rari esempi di manufatto industriale di età moderna. Tale situazione così diversificata, sia per la consistenza che per l’importanza dei siti, impone una particolare attenzione nella tutela del patrimonio storico, artistico, archeologico e monumentale, che non deve essere limitata alla conservazione del singolo edificio o della struttura, ma che deve mirare a ricostruire un tessuto connettivo che rischia di perdersi.”. Questo è quanto riportato nelle Norme Tecniche del Piano Regolatore di Ciampino e sarebbe pertanto il criterio che dovrebbe guidare le decisioni prese dai nostri amministratori quando pensano al riassetto urbanistico della città e dalla Soprintendenza quando si trova a dover esprimere un suo parere sui rinvenimenti archeologici.
Come riporta Mannoni sui propri scritti: ”L’archeologo è come un detective, indaga sul sopravvissuto e tassello dopo tassello giunge alla verità.”. La recente scoperta della Villa riporta alla luce l’importanza di una disciplina da non accantonare in quanto l’archeologia al passo con la storia ci permette di arricchire la propria identità collettiva e nazionale.
Francesca Ranieri
Lascia un commento