Il programma spaziale iraniano ha comportato il lancio di una scimmia a 120 km di altezza, un test che è stato messo a punto dopo una lunga preparazione e le cui foto hanno fatto il giro del web immortalando una scimmia chiaramente sofferente e costretta in un sistema di contenimento che ricorda una gabbia per le torture medievale.
“L’ennesimo abuso su animali inutile, inammissibile e anacronistico – commenta la biologa Michela Kuan, responsabile LAV vivisezione – Costringere animali vivi, privati di qualsiasi esigenza fisica e ambientale della specie, perché costretti in minuscole gabbie e sottoposti ad alimentazione forzata ed assenza di gravità, per studiare gli effetti che tale situazione produce sull’apparato muscolo-scheletrico, è eticamente inaccettabile e scientificamente fuorviante. L’uomo ha asse vertebrale e femorale quasi paralleli, di conseguenza il carico sull’articolazione è fortemente superiore nella nostra specie rispetto alle altre. Inoltre, tessuto muscolare e scheletrico, differiscono tra le specie per formazione e degenerazione ossea, picco della massa ossea ed entità della risposta infiammatoria ed immunitaria, rendendo qualsiasi risultato non attendibile se applicato a specie diverse da quelle oggetto di sperimentazione.”
Numerose le reazioni da parte delle associazioni animaliste di tutto il mondo, ma come al solito si vuole abituare il pubblico ad accettare l’utilizzo di cavie come un male necessario invece di fare della corretta informazione basata sulla trasparenza, sulla ragione e sul senso di moralità che dovrebbe contraddistinguere la nostra specie.
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