Spatole, colori, spugne, vecchie camere d’aria di biciclette e un’idea: rendere una scuola un luogo caldo, con un’anima. È nato da questi pochi materiali il progetto di un insegnante di scuola media che con i suoi ragazzi ha trasformato le bianche aule del musp (modulo provvisorio ad uso scolastico che ha rimpiazzato la scuola resa inagibile dal sisma del 6 aprile 2009) a Montereale, un paesino di montagna a poche decine di chilometri dall’Aquila in uno spazio più vivibile e accogliente, adeguato alle esigenze pratiche ed emotive di ragazzi dagli 11 ai 14 anni. Una maniera per reagire al “brutto” che il sisma e le scelte successive al disastro hanno portato nel cratere e nella vita di chi ci abita.
Eutizio Crudele insegna Arte e immagine (una volta si chiamava Educazione artistica) e dopo 6 anni di insegnamento a Roma, quest’anno ha avuto una cattedra vicino L’Aquila. “Appena entrato in aula – racconta – ho avuto come un malore, vogliamo chiamarlo così? Pareti di cartongesso bianche, termosifone bianco, infissi bianchi e una lavagna bianca, né appendiabiti né armadio o qualcosa dove poter riporre gli elaborati e il materiale scolastico, neanche una presa della corrente: un’aula spoglia vestita di bianco. Sembrava un ospedale psichiatrico, mi sono sentito in gabbia, fatto prigioniero. Inoltre la struttura dopo neanche 4 anni cade a pezzi: mattonelle che saltano, acqua che entra dalle finestre nei giorni di forte pioggia e intonaco che cade dal cartongesso. Era mio dovere, anche se in piccola parte, fare qualcosa. La scuola deve avere un’anima ed essere di chi la vive”.
E così, il prof parla con i ragazzi: “Ragazzi ma dove siamo? Che aula è questa? Dobbiamo fare qualcosa”. Unanime la risposta: “Mi hanno risposto subito: ‘Siiii prof, dai… Così è proprio triste!’”.
Dopo poche settimane – chiesta l’autorizzazione al dirigente scolastico, comprato il materiale a proprie spese con un contributo di 3 euro per famiglia, trovato vecchio materiale da riciclare e procurato uno stereo a pile (vista la mancanza di prese elettriche in aula) – cominciano i lavori.
“Con la tecnica dello spatolato abbiamo tinteggiato le pareti dell’aula e su una, con la tecnica degli stencil, abbiamo riprodotto ‘La creazione di Adamo’ di Michelangelo. Volevo suggerire ai ragazzi di non essere schiavi di 4 mura ma di farle proprie, in armonia, senza giudicare l’operato dell’altro, senza imporre la propria idea ma magari discutendola insieme. Ecco perché faccio disegnare o dipingere con la musica: i ragazzi portano a rotazione i loro cd e così imparano ad accettare anche i gusti e le passioni degli altri. Sul disegno abbiamo scritto ‘Impara come se dovessi vivere per sempre’ è l’augurio più forte e bello che possa fare a questi ragazzi. Poi abbiamo realizzato una mensola dove poter riporre le cartelline con 2 semplici camere d’aria di una bicicletta da corsa e un appendiabiti con delle cazzuole dove poter finalmente mettere i nostri cappotti. Adesso – aggiunge – vorrei fare altro, ma devo anche andare avanti con il programma. Ci stiamo riflettendo su”.
L’idea è piaciuta molto a tutti, dai colleghi che l’hanno sostenuta, ai ragazzi naturalmente, fino ai genitori che hanno ringraziato il professore nell’ultimo incontro scuola-famiglie. “Un padre – racconta il professor Crudele (mai cognome fu più mendace visto il suo successo con gli alunni) – mi ha detto che i ragazzi non vedono l’ora che arrivi l’ora di arte, che si sentono stimolati e addirittura una di loro si è fatta regalare un cavalletto per poter disegnare. Questa è una vittoria che assaporo ogni giorno. Voglio lasciare ai miei ragazzi la voglia, la forza e la speranza di poter riuscire a crearsi un senso critico e una identità allegra e bella. Ci sono già abbastanza cose e persone noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre!”.
Elisa Cerasoli
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