Piuttosto che interrogarsi su come, quegli stessi politici che ci hanno cacciato nei guai ora si sentono di proporre ricette per tirarcene fuori, meglio sfruttare il nostro ingegno per comprendere gli strani, affascinanti oggetti che compongono “DOS – Disegnare Oggetti Sonori”, prima esposizione internazionale incentrata sul rapporto tra design e suono, in programma all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dal 2 al 24 febbraio, viaggio fra forme, installazioni, prodotti, performance firmati da grandi autori mondiali che hanno fatto dell’elemento sonoro il fulcro della loro ricerca progettuale, la fonte di ispirazione della loro creazione artistica.
Meglio ì chiedersi il senso innovativo di oggetti firmati dai grandi designer del passato e del presente, quali ad esempio, Castiglioni, Zanuso, Starck, Munari, e delle nuove proposte di giovani talenti internazionali, perdendosi nel ricco programma di attività collaterali quali workshop, performance, laboratori didattici e retrospettive, che fermarsi ad analizzare le proposte shock di Berlusconi sulla restituzione de l’IMU e le risposte più o meno pacate degli altri, mentre la campagna elettorale è sempre più avvelenata e gli investitori invece di acquistare vendono.
Tre settimane ci separano dal voto e i sondaggi non invitano all’ottimismo, disegnando ogni giorno che passa una sorta di “Vietnam” in cui ogni parte scarica colpi contro gli avversari senza troppo curarsi dei “danni collaterali”, a partire da colui che per motivi anagrafici (76 anni suonati) e di coerenza (è dal 1994 che dice di voler cambiare l’Italia, di ridar spazio alle imprese, dal 1999 che ripete, a cadenza annua, di voler tagliare le tasse) avrebbe potuto astenersi dal partecipare nuovamente alla contesa, il padre-padrone del Pdl, nonché fondatore e proprietario del gruppo Fininvest-Mediaset, Silvio Berlusconi.
L’Imu non è in realtà restituibile ma al leader del Centrodestra italiano non interessa, in fondo, ricorda, lui l’Ici l’aveva abolita (prima di dover introdurre proprio l’Imu per cercare di chiudere la falla nei conti pubblici che questa decisione aveva provocato). E poi basterebbe un bel condono “tombale”, idea in verità non originalissima visto che di condoni “tombali” è piena la recente storia fiscale di questo disgraziato paese troppo incline a credere alle favole e con una memoria da pesce rosso, che si resetta ogni 4 secondi. E ancora: Silvio Berlusconi propone “di vendere a prezzi contenuti case popolari alle famiglie che le abitano”, si opporrà “in tutti i modi” alla vendita di Alitalia ad Air France “perché l’Italia non perda la sua compagnia di bandiera” (ma non si era già opposto nel 2008 facendo saltare l’ingresso del gruppo francese e favorendo la discesa in campo della cordata di “imprenditori coraggiosi” organizzata da Intesa Sanpaolo che con quella mossa salvò, a detta di molti operatori, più Air One e i prestiti a lei concessi che la “compagnia di bandiera”?).
Ma Berlusconi si più di tutti (gli altri gli arrancano dietro), che ciò che è importante è comunicare e che, per farlo, non occorre che le cose siano giuste o plausibili (chi ricorda “Sesso e Potere” di Barry Livinson?).
E come ha detto il massmediologo Klaus Davi, il tema economico è centrale in questa campagna elettorale, con e famiglie che hanno visto sempre più ridotto il loro potere d’acquisto, o pagato di tasca loro una pressione fiscale quasi insostenibile per poi vedere quotidiani “furti legalizzati” e miliardi depauperati per salvare la coscienza sporca delle banche. L’idea basic di “rientrare di alcune spese” fa parte delle economie domestiche e Berlusconi conosce bene la psicologia delle casalinghe. La politica non deve dimenticare che le famiglie hanno tagliato duramente anche la spesa alimentare, le vacanze e i piccoli svaghi e sono, oltre che inferociti, altamente sensibili ad atti concreti, con una diffusa disperazione che rende anche le proposte più inverosimili e che fanno balenare in molti l’idea di un possibile condono fiscale tombale, non sufficientemente messa in crisi dalla capacità di logica smentita degli altri competitori. Non basta schernire l’avversario e dire che si tratta di bufale. La gente potrebbe pensare che, intanto, Berlusconi almeno propone qualcosa, mentre gli altri pensano solo alle chiacchiere e ai loro interessi.
Nessuno, al momento, neanche Renzi su La7 da Lilli Gruber, sonno ribattere spiegando in modo chiaro proposte concrete, magari meno eclatanti e più credibili, che consentano un ritorno economico a vantaggio delle famiglie e facciano almeno sognare una diminuzione della pressione fiscale.
Dire soltanto “bisogna tirare la cinghia e far pagare di più i chi ha di più” non basta e l’andamento dei sondaggi lo dimostra molto chiaramente.
Non basta protestare perché il Pdl è riuscito a bloccare l’uscita di “Girlfriend in a Coma”, il documentario firmato da Bill Emmott che ha diretto per molti anni una rivista settimanale molto importante e autorevole, l’Economist, ha scritto libri sulla crescita asiatica ed oggi vive in Italia e collabora con La Stampa, il quale intende documentare il coma in cui il Cavaliere ha ridotto il nostro Paese, ma lo fa a lo fa coi soliti mezzi e col solito Saviano, col solito Berlusconi comiziante che ce l’ha con i comunisti, con culi danzanti a strafottere e nessun risparmio di mediocrità, stellari idiozie e convenzionalismi da piccolo salotto.
Ci vuole molto più che mandare su Rai1, in prima serata, “Il caimano di Moretti” , perché al Pdl si sono forniti argomenti validi (oltre a proposte shock), come gli intrecci bancari sui quali il governo Monti ha messo solo in parte le mani con il divieto di incrocio nella governance ed anche i conflitti di interesse derivati dalla proprietà finanziaria dei mezzi di informazione governati dall’establishment (La Stampa, il Corriere della Sera, la Repubblica).
Solo in pochi hanno letto lo sfogo di Andrea Doi su Nuova Società, quando racconta del raduno r del Pdl a Monza, con Paolo Berlusconi che conclude il suo discorso salutando i fedelissimi di suo fratello dicendo: “E adesso andiamo tutti a vedere il negretto di famiglia”, riferendosi alla partita di domenica sera tra Milan e Udinese che avrebbe segnato l’esordio del neoacquisto Mario Balotelli, sognando in cuor suo non di essere l’editore di Vittorio Feltri, ma di vivere in America, prima della Guerra di Secessione, di indossare un bel vestito bianco e di possedere ettari e ettari di piantagioni di cotone e avere così al suo servizio tanti bei “negretti”, da appartamento e da cortile, ed anche alcuni da calcio e capaci di segnare u paio di goal ad incontro.
Il richiamato film “Sesso e potere”, sebbene non offra particolari colpi di scena, ha certamente tutti i presupposti per una seria riflessione sul “panico mediatico”., con l’acuto regista che mostra come i mass-media, approfittando della “psicosi collettiva” che circonda certi temi (terrorismo, guerra nucleare, crisi economica, etc.), riescano a accalappiare l’opinione pubblica con il fatto sensazionale. Nel film si dice esplicitamente che la gente vuole spettacolo e, a volte, preferisce un negretto goleador e l’illusione di nessuna tassa alla serietà che la situazione richiederebbe.
Carlo Di Stanislao
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