Gli italo-australiani prima, i Senatori del PD e l’Europa dopo, hanno donato alla città la “porta del terzo millennio”, cioè il “Parco urbano di piazza d’armi”, ideato dai giovani architetti di “Modo Studio”, per mirare all’eliminazione di quell’ ”edilizia spiacevole” rappresentata dalle costruzioni circonvicine, dell’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, “issate” dall’ex Iacp ora Ater, formanti il quartiere di S.Barbara.
Una “porta” che segna la strada per l’antica città, primo angolo di quella “smart city”che agli aquilani stanno facendo sognare l’Ocse e il Comitato Abruzzo dei sindacati e degli industriali. E’ vanto dell’amministrazione civica aquilana di aver ricevuto dall’Unione Europea ben quindici milioni di euro per la costruzione del “Parco urbano di piazza d’armi”, il cui progetto è stato finanziato con altri 28 scelti tra i 457 presentati dai comuni italiani, nell’ambito del “piano città” europeo per le riqualificazioni territoriali.
Non meno compiacimento la città va esprimendo ai Senatori del Pd che hanno aggiunto un contributo di 4 milioni di euro per la citata riqualificazione. Opera che però recherà un profondo segno distintivo umano e comunitario di particolare rilevanza per la città dovuto agli italo-australiani, e in particolare agli aquilani e agli abruzzesi emigrati in quella terra lontana, i quali sono stati i primi a ideare la prima “porta del terzo millennio dell’Aquila”, dopo aver raccolto tre milioni di euro destinati alla ricostruzione della città “ferita” dal terremoto.
Sarà l’ambasciatore in Italia, S.E. David Ritchie, a rappresentarli autorevolmente alla cerimonia per l’illustrazione del progetto, prevista per sabato prossimo nell’aula magna dell’università di via Nizza. Certamente sarà occasione per il sindaco Massimo Cialente di inviare i ringraziamenti del popolo aquilano ai tanti concittadini emigrati in terra australiana, e forse anche per chiedere di programmare all’Aquila, per l’anno prossimo, la “Festa nazionale australiana”, Australia Day, celebrata il 26 gennaio scorso a Treviso su richiesta dei tantissimi veneti residenti in Australia. E ciò per ribadire la vicinanza di questi nostri connazionali australiani che esprimono con ogni mezzo il loro amore, o forse la loro nostalgia per le natie contrade, sempre presenti nelle loro menti.
Non sono pochi coloro che ricordano la voce di Remo Guardiani, lanciata dalla Casa d’Abruzzo di Melbourne il 18 maggio del 1999, e giunta entro il simbolo (o DNA) di ogni aquilano: le “99 Cannelle” allora appena restaurate dall’Italtel di Marisa Bellisario. Si ascoltò la profonda commozione dell’australiano di Tocco da Casauria, Remo Guardiani e di un centinaio di abruzzesi riuniti in quel giorno a Melbourne per salutare le maestranze dell’Italtel che decisero il totale restauro del più grande reperto industriale d’Europa.
Fu un lungo momento di unione tra l’Abruzzo australiano e la terra d’Aligi, mai interrotto. Ne è prova il contributo per la costruzione del “Parco urbano di piazza d’armi”, che sarà realizzata secondo l’insegnamento di Renzo Piano: “l’architettura è un’arte che mescola le cose: la storia e la geografia, l’antropologia e l’ambiente, la scienza e la società”. Da cui mutua la “nuova porta” che è un tassello della grande speranza da dare agli aquilani di domani, poiché “il futuro è l’unico posto dove possiamo andare, se davvero dobbiamo andare in qualche parte”.
Amedeo Esposito
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