“Pneumologia, la specialità più ridimensionata”: i 400 specialisti riuniti a Verona lanciano un ultimo appello alle Istituzioni, a conclusione del Congresso Nazionale “Asma Bronchiale e BPCO: Strategie per la Governance”, presso il Centro Congressi Villa Quaranta Park Hotel, Verona. Promosso da Dr. Roberto W. Dal Negro, Direttore Scientifico del Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria (CESFAR). Con il patrocinio di della Società Italiana di Medicina Respiratoria (SIMeR), dell’Associazione Interdisciplinare Malattie Respiratorie (AIMAR); e della Scuola di Alta Formazione in Management Sanitario (SAFIMS).
La Pneumologia s’inginocchia e con tutti i limiti in cui viene costretta, difficilmente potrà proseguire la sua missione. In una situazione quasi paradossale dove ad oggi le malattie respiratorie, che saranno la terza causa di morte nel 2030 con incrementi doppi ogni anno, vengono “razionalizzate” nel nuovo piano della sanità italiana.
«La conseguenza? Prefiguriamo un peggioramento delle condizioni per strutture e cittadino – sottolineano gli specialisti in un accorato appello alle istituzioni – Un grido di dolore per l’insensibilità di coloro che proseguiranno ad ammalarsi e dinanzi proveranno un profondo disagio per lo smantellamento delle Unità Operative Pneumologiche e forse anche la graduale scomparsa degli specialisti pneumologi sui quali non si investe più. Ridimensionamento e avvilimento della specialità e l’abbattimento delle strutture non potrà portare che svantaggi. e la diagnosi precoce verrebbe meno con crescenti costi di gestione anche per il SSN. Infine nel medio e breve termine i costi diventeranno ancora più insostenibili con in aggiunta un aggravamento delle condizioni di lavoro per chi sarà chiamato a sostituire gli specialisti pneumologi, in quest’opera di razionalizzazione. Medici di base e internisti avranno maggiori responsabilità e come grave conseguenza potrebbe verificarsi un ingolfamento dei Pronto Soccorso dinanzi al disorientamento dei pazienti incapaci di essere adeguatamente curati e guidati nelle nuove terapie farmacologiche».
I costi sono altissimi: per il 72% legato ai costi diretti è il ricovero ospedalieri. Evitando questi ricoveri e tutti i trattamenti che sono qui necessari, chi ci curerà? Il 28% di chi va in pronto soccorso in insufficienza respiratoria grave non sapeva di essere un BPCO. Il 42% degli italiani non ha mai sentito parlare di BPCO; una persona su due pensa che sia una malattia che scompare nell’arco di sette giorni, che basti andare a mare per guarirla. Con questa conoscenza e questa percezione del problema il costo del problema dal 2002 al 2007 è triplicato. Oggi, secondo gli ultimi dati, la BPCO costa nove miliardi di euro, che assieme ai 5 dell’asma fanno un punto di PIL, il 60% dell’intera raccolta dell’IMU.
Una situazione “paradossale”: davanti all’aumento dei malati in tutta Italia, diminuiscono sempre di più i posti letto a disposizione e gli specialisti a disposizione dei soggetti malati. E a questo aumento della domanda, c’è un progressivo sviluppo delle conoscenze che sta portando a nuove tecniche e nuovi farmaci, che significano di conseguenza anche nuovi costi.
«Sono stati sperimentati nuovi broncodilatatori per affetti di asma e Bpco – spiega il Prof. Mario Cazzola, Professore Associato di Medicina Respiratoria presso Policlinico Universitario “Tor Vergata”, che rappresenta il nostro Paese nei prossimi congressi tra Australia e Cina – che servono a tenere aperte le vie aeree per controllare i sintomi. Questi sono anche associabili in uno stesso erogatore, e si parla anche di nuovi erogatori. Qualcosa è già in commercio, nei prossimi mesi altre novità. I nuovi farmaci vengono somministrati una sola volta al giorno: non c’è differenza sostanziale per quanto riguarda la terapia, ma più il trattamento viene facilitato, più aumenterà la compiacenza al trattamento che viene prescritto. Sono un poco più cari, ma sono ben più cari i farmaci biologici: sono tutti buoni finché agiscano».
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