La cocaina: un mezzo, tra tanti altri, per acquisire una facciata di dinamismo, forma fisica (inibisce gli stimoli della fame e della sete), che rende molto più socievoli, permette di essere sempre al top, instancabili. Insomma, una facile risposta alle richieste della società consumistica, basata sull’apparenza e su un modello di individuo vincente. Ma è più esatto dire che rappresenta lo specchio di una generazione debole, carente di valori e ideali, vittima di una crisi economica e affettiva, che lascia soli con se stessi e con il bisogno di contare qualcosa ed essere qualcuno.
Cocaina usata dagli operai del nordest di Carlotto per tirare avanti la giornata. Cocaina che diventa un veleno per chi, come il commissario della narcotici del racconto di Carofiglio, ha a che farci tutti i giorni, per mestiere. Infine, Cocaina come collante della globalizzazione della criminalità: una classe dirigente al di sopra delle leggi, di ndranghetisti di rispetto nel profondo nord e di narcotrafficanti feroci. Cocaina che mette assieme piccoli spacciatori e grandi criminali, che invischia come la tela del ragno anche quanti nelle forze dell’ordine dovrebbero combatterla.
Tre storie lucide e tesissime, che indagano un’ossessione della nostra società, la cociana, la droga che, più di tutte, ha segnato la società dagli anni Ottanta ad oggi, rivelandone il cuore criminale.
L’idea, rivelano a Repubblica prima e a “In onda”poi gli Autori (solo in due in tv, perché, come senatore uscente Carofiglio non può essere inquadrato nel “silenzio elettorale”), è venuta a De Cataldo, che ha voluto coinvolgere Carlotto e Carofiglio, autori che stima da tempo e con cui ha già collaborato in passato.
Per l’occasione Carlotto ha riportato sulla pagina l’ispettore Giulio Campagna, e si è preparato con una lunga inchiesta sul campo, nelle città del Nordest, dove la cocaina era un tempo, durante il boom, la droga dell’euforia ed ora la droga della consolazione negli anni di crisi.
Nel suo racconto, intitolato “La pista di campagna”, la cocaina si spaccia nei grandi parcheggi dove si ritrovano i lavoratori giornalieri dell’edilizia. O negli autogrill dove gli spacciatori aspettano i camionisti e i piccoli padroncini che si fermano per fare il pieno di benzina e di polvere bianca.
Carofiglio invece, ne “La velocità dell’angelo”, affida la narrazione a uno scrittore. Una conversazione con una donna incontrata per caso rinuncia in fretta a ogni pretesto letterario per trasformarsi in un dialogo profondissimo e rivelatore, guardando a una dimensione che è insieme intima e sociale, per raccontare uno degli effetti più potenti della cocaina: l’annullamento del confine tra vittime e carnefici, colpevoli e innocenti.
Quanto a De Cataldo, nel suo racconto “Ballo in polvere”, vuole raccontare i buoni, con una storia ia che segue il percorso della coca dal Messico a Milano, dalla foglia all’impero immateriale della finanza. Un giro di valzer dove a ogni passo, qualcuno perde qualcosa.
In verità un racconto con un buono (il capitano Anselmi), un brutto (l’ingegnere con la faccia dell’imprenditore di successoe con una passione per escort e droga) e un cattivo (il boss della locale della ndrangheta, don Achille Patriarca, uomo d’onore, ma anche uomo d’affari in contatto con finanzieri che hanno studiato alla Bocconi e capaci di far girare i soldi, ma anche con killer capaci di usare le armi quando serve).
Il minimo comun denominatore dei tre racconti è il mondo opaco, tragico, delirante della droga, vista e vissuta nelle sue più varie declinazioni: da quella pericolosamente vicina alla popolazione, agli equilibri mondiali in termini economici e non solo criminali.
Nei tre racconti, la droga e anche il denaro, che non odora ma anzi, come la cocaina, dà a chi lo possiede un’aura di potenza e intoccabilità. In “Cocaina”, prende forma un sistema criminale che si regge sull’ipocrisia che tutti condannano a parole e sul segreto di Pulcinella della mafia al nord. Una mafia che con la droga consolida il suo potere, poggiato sugli enormi profitti del suo smercio, anche nei locali della Milano da bere, sul poter condizionare il potere politico grazie ai suoi pacchetti di voti.
Il risultato è splendido e la raccolta assolutamente da leggere e con molta attenzione.
Carlo Di Stanislao
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