Per molti e molti anni ancora all’Aquila avremo due soli ambiti all’interno dei quali ruoteranno tutte attività economiche e politiche della città: la ricostruzione di case, scuole… e la ricostruzione del tessuto sociale. E’ bene chiarire che entrambi significano una cosa sola: lavoro.
Lavoro immediato, quello di ricostruzione edilizia che avrebbe dovuto cominciare già quattro anni fa, lavoro a medio e lungo termine, quello di progettazione di nuove attività.
Capito che il futuro è questo, tutto può essere reso più semplice se ricondotto ad una problematica sola, il lavoro: laddove lavoro = sopravvivenza è un’equazione antica come l’uomo.
Dunque, sul lavoro insistono due questioni capaci di decidere la vita o la morte dell’Aquila e degli Aquilani:
1) la pretesa e infondata restituzione del 60% delle tasse e contributi del 2009 concessaci con legge dello Stato e dallo stesso “rinnegata” senza nemmeno un’altra legge
2) scarsità delle risorse economiche destinate alla ricostruzione
E’ evidente che, qualora ci dovessimo vedere presi in giro da quello stesso Stato al quale abbiamo versato e versiamo il 70% di carico fiscale in cambio della protezione sociale pattuita con la Costituzione alla nascita della Repubblica, e qualora le risorse per la ricostruzione fossero agli sgoccioli, già ancor prima di cominciare a ricostruire (perché noi, aimè, ancora non cominciamo!) sarebbe la fine per tutti e avrebbe senso cominciare a cambiare residenza!
Posto questo, oggi chiediamo ai neo eletti al Parlamento di esercitare la forza che è propria del mandato loro conferito affinché si adoperino verso un obiettivo unico: pretendere il rispetto degli accordi assunti per la Città, anche a rischio di sollevare una vertenza L’Aquila nel malaugurato caso di un inadempimento da parte del nuovo Governo. E anche fino al punto di esprimere un voto di sfiducia.
Da ultimo, è sotto gli occhi di tutti un disordine amministrativo di fronte al quale le imprese incassano colpi mortali. Due casi per tutti:
– il Genio Civile della nostra Provincia è al collasso: 1200 pratiche di relazione strutture ultimate sono al palo, si tratta di atti propedeutici al collaudo delle opere che risultano fermi da 7 mesi, nel più totale silenzio delle Istituzioni sovra ordinate e nella paralisi delle imprese ormai silenti e rassegnate
– lo Sportello Unico Attività Produttive ha decine di pratiche immobilizzate dallo “scarica barile” di un ufficio all’altro: sono mediamente 6/8 le entità coinvolte nelle pratiche dello Suap e si può ben immaginare la confusione totale che ingessa la prassi quotidiana; senza contare le Conferenze di servizi che molto spesso vanno deserte e un Consorzio Industriale che annaspa affogando nell’interfaccia con i vari settori dell’edilizia del Comune.
Ora si tratta di marciare uniti e con pochi obiettivi, chiari e condivisi dalla base imprenditoriale di tutte le associazioni di categoria.
Continuare a fare convegni sulla burocrazia, il credito, le infrastrutture e via dicendo è solo fumo negli occhi, se nella pratica vengono invece messi da parte i bisogni di prima necessità per la sopravvivenza delle imprese.
Ezio Rainaldi
Delegato Ricostruzione Confindustria L’Aquila
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