Circa 10 lavoratori di Intecs (ex Technolabs) hanno bocciato l’accordo salva licenziamenti siglato ieri dai vertici dell’azienda, dalle RSU e dalle OO.SS. Invece circa 20 lavoratori, licenziati il primo febbraio 2013, hanno accettato le condizioni proposte da Intecs SpA, azienda aquilana che opera nel mercato della progettazione di apparati hardware.
Sembrerebbe che a nulla siano valsi i proclami politici roboanti ‘il lavoro è un diritto e non deve essere barattato’. Dopo un assordante silenzio delle Istituzioni locali, Intecs ha continuato “indisturbata” nel suo intento di “barattare” le professionalità aziendali, più del 70% possiede una laurea in Ingegneria, Informatica o altre discipline scientifiche, perché di questo si è trattato, un vero e proprio atto di prevaricazione del più forte sul più debole: disdetta unilaterale da parte dell’Azienda del contratto integrativo; licenziamenti di 30 dipendenti, tutto l’organico senza stipendio da oltre 2 mesi.
Per chi non ha accettato una transazione economica, l’accordo siglato prevede che: ” i lavoratori licenziati accettano la revoca del licenziamento senza nulla pretendere a qualsivoglia titolo, per il periodo compreso tra il licenziamento e la revoca dello stesso; accettano di non opporsi al collocamento a zero ore senza rotazione rispetto all’ammortizzatore sociale autorizzato, accettano sin d’ora di non opporsi al licenziamento che avverrà a dicembre 2014″.
Per alcuni lavoratori questa vicenda ha del paradosso, pur in presenza di ammortizzatori sociali, l’obiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali (da sempre un baluardo della FIOM e delle altre sigle sindacali) non è stato raggiunto.
Restano ora una decina di lavoratori sul piede di guerra che non hanno accettato l’accordo ritenendolo un ricatto immorale avallato da un sindacato sempre più subalterno e accondiscendente.
Luisa Stifani
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