“Và con fiducia, perché il Signore sarà con te e porrà sulle tue labbra le parole che dovrai predicare”(San Domenico). “Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario”(Benedetto XVI). Nella Natura c’è spazio per la Creazione e per un Progetto di Dio come l’Uomo? La comparsa dell’Uomo sulla Terra rappresenta un necessario sviluppo delle potenzialità della Natura come sugli altri mondi alieni extraterrestri? L’indeterminazione quantistica che rende possibili molte applicazioni tecnologiche come i computer sottili e la scoperta del Bosone di Higgs, come viene spiegata dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana? Fin dal 1996, Papa Giovanni Paolo II afferma che l’evoluzione delle specie, teorizzata anche da Darwin, era più che un’ipotesi, suscitando l’irritazione di molti che evidentemente ignoravano il pensiero diKarol Józef Wojtyla. L’Uomo è voluto da Dio e non evoluto dal cieco caos. Poi, è bastata una lettera a misurare tutta la distanza che, per alcuni, passa tra il Papa Emerito Benedetto XVI e gran parte della scienza moderna. Charles Darwin, padre di una teoria che come poche ha aperto uno squarcio nella già piuttosto lacerata coscienza moderna, tuttavia, pare già superato. Prima da cardinale e poi da Vicario di Cristo in Terra, Joseph Ratzinger ha provato in tutti i modi a far fare un salto di qualità su quello “iato”, a conciliare, sulla scia del suo illustrissimo predecessore il beato Giovanni Paolo II di “Fides et Ratio”, Creazione ed Evoluzione. Oggi, alla luce della scoperta della “Particella di Dio”, il Bosone di Higgs, le due cose non soltanto si tengono ma dimostrano una “comunicazione a distanza” dal sapore e dall’inferenza divini. Massimi studiosi di paleoantropologia, biologia, genetica, fisica, dottori della Chiesa e di Scolastica, presso l’Accademia delle Scienze in Vaticano, dicono che l’Uomo è voluto da Dio e che c’è spazio per l’evoluzione intelligente, integrando Darwin dopo più di 150 anni di reciproche incomprensioni. In un memorabile discorso tenuto in occasione alla Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze nell’Ottobre del 2008, davanti a scienziati del calibro di Christian de Duve, Yves Coppens, Luigi Cavalli-Sforza e il più noto fisico teorico contemporaneo dell’irrilevanza di qualsivoglia ruolo divino nella creazione dell’Universo, il britannico Stephen Hawking, Papa Benedetto XVI ribadisce che “l’evoluzione, così come è oggi accettata, insegnata e discussa dalla comunità scientifica non può destare nessuna paura alla teologia o alla fede cristiana”. Non solo. “Nella scelta del tema “Comprensione scientifica dell’evoluzione dell’universo e della vita” – dichiara Benedetto XVI agli scienziati – cercate di concentrarvi su un’area di indagine che solleva grande interesse. Infatti, oggi molti nostri contemporanei desiderano riflettere sull’origine fondamentale degli esseri, sulla loro causa, sul loro fine e sul significato della storia umana e dell’universo. In questo contesto, è naturale che sorgano questioni relative al rapporto fra la lettura che le scienze fanno del mondo e quella offerta dalla rivelazione cristiana. I miei predecessori Papa Pio XII e Papa Giovanni Paolo II hanno osservato che non vi è opposizione fra la comprensione di fede della creazione e la prova delle scienze empiriche. Agli inizi la filosofia ha proposto immagini per spiegare l’origine del cosmo sulla base di uno o più elementi del mondo materiale. Questa genesi non era considerata come una creazione, quanto piuttosto come una mutazione o trasformazione. Implicava una interpretazione in qualche modo orizzontale dell’origine del mondo. Un progresso decisivo nella comprensione dell’origine del cosmo è stato la considerazione dell’essere in quanto essere e l’interesse della metafisica per la questione fondamentale dell’origine prima e trascendente dell’essere partecipato. Per svilupparsi ed evolversi il mondo deve prima essere, e quindi essere passato dal nulla all’essere. Deve essere creato, in altre parole, dal primo Essere che è tale per essenza. Affermare – dichiara Benedetto XVI – che il fondamento del cosmo e dei suoi sviluppi è la sapienza provvida del Creatore non è dire che la creazione ha a che fare soltanto con l’inizio della storia del mondo e della vita. Ciò implica, piuttosto, che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene, li fissa e li mantiene costantemente. Tommaso d’Aquino ha insegnato che la nozione di creazione deve trascendere l’origine orizzontale del dispiegamento degli eventi, ossia della storia, e di conseguenza tutti i nostri modi meramente naturalistici di pensare e di parlare dell’evoluzione del mondo. Tommaso ha osservato che la creazione non è né un movimento né una mutazione. È piuttosto il rapporto fondazionale e costante che lega le creature al Creatore poiché Egli è la causa di tutti gli esseri e di tutto il divenire (cfr. Summa theologiae, I, q. 45, a.3)”. Per Benedetto XVI “evolvere” significa letteralmente “srotolare un rotolo di pergamena”, cioè, leggere un libro. “L’immagine della natura come libro ha le sue origini nel cristianesimo ed è rimasta cara a molti scienziati. Galilei vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio così come lo è delle Scritture. È un libro la cui storia, la cui evoluzione, la cui “scrittura” e il cui significato “leggiamo” secondo i diversi approcci delle scienze, presupponendo per tutto il tempo la presenza fondamentale dell’autore che vi si è voluto rivelare. Questa immagine ci aiuta a comprendere che il mondo, lungi dall’essere stato originato dal caos, assomiglia a un libro ordinato. È un cosmo. Nonostante elementi irrazionali, caotici e distruttivi nei lunghi processi di cambiamento del cosmo, la materia in quanto tale è “leggibile”. Possiede una “matematica” innata. La mente umana, quindi, può impegnarsi non solo in una “cosmografia” che studia fenomeni misurabili, ma anche in una “cosmologia” che discerne la logica interna visibile del cosmo. All’inizio potremmo non riuscire a vedere né l’armonia del tutto né delle relazioni fra le parti individuali né il loro rapporto con il tutto. Tuttavia, resta sempre un’ampia gamma di eventi intellegibili, e il processo è razionale poiché rivela un ordine di corrispondenze evidenti e finalità innegabili: nel mondo inorganico fra microstruttura e macrostruttura, nel mondo animale e organico fra struttura e funzione, e nel mondo spirituale fra conoscenza della verità e aspirazione alla libertà. L’indagine filosofica e sperimentale scopre gradualmente questi ordini. Percepisce che operano per mantenersi in essere, difendendosi dagli squilibri e superando ostacoli. Grazie alle scienze naturali abbiamo molto ampliato la nostra comprensione dell’unicità del posto dell’umanità nel cosmo. La distinzione fra un semplice essere vivente e un essere spirituale, che è capax Dei, indica – spiega Benedetto XVI – l’esistenza dell’anima intellettiva di un libero soggetto trascendente. Quindi, il Magistero della Chiesa ha costantemente affermato che “ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio – non è “prodotta” dai genitori – ed è immortale”(Catechismo della Chiesa cattolica, n. 366). Ciò evidenzia gli elementi distintivi dell’antropologia e invita il pensiero moderno ad esplorarli. Illustri accademici, desidero concludere ricordando le parole che vi rivolse il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II nel novembre del 2003: “Sono sempre più convinto che la verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla Verità divina, possa aiutare la filosofia e la teologia a comprendere sempre più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull’uomo, una rivelazione compiuta e perfezionata in Gesù Cristo. Per questo importante arricchimento reciproco nella ricerca della verità e del bene dell’umanità, io, insieme a tutta la Chiesa, sono profondamente grato””. Ratzinger torna più volte sulla questione evoluzione-creazione. Lo fa da intellettuale di primo livello nel 1968 con un intervento alla Süddeutsche Rundfunk, poi nella metà degli Anni ’80 del secolo scorso in una prefazione a un libro curato da suoi allievi, Robert Spaemann, Reinhard. Löw e Peter Koslowski, intitolato “Evolutionismus und Christentum”, in un discorso tenuto nel 1999 alla Sorbona e poi, da Papa, in un celebre seminario a porte chiuse su “Schöpfung und Evolution” (Creazione ed Evoluzione) tenuto a Castel Gandolfo l’anno dopo la sua elezione in occasione dell’incontro coi Ratzinger-Schülerkreis, il circolo degli ex allievi che una volta all’anno si incontrano col loro professore di teologia a discutere su un tema ogni volta diverso, per poi tornare più o meno direttamente sul tema anche in altre occasioni. Ratzinger ne fa cenno la prima volta già nell’omelia della messa inaugurale del suo pontificato, il 24 Aprile 2005: “Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario”. L’anno successivo, il 6 Aprile 2006, parlando ai giovani riuniti in piazza San Pietro in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Ratzinger afferma: “La scienza suppone la struttura affidabile, intelligente della materia, il disegno della creazione”. Ecco, il disegno della creazione, lo sguardo della fede sul Cosmo e sulla Vita. È qui che si gioca il senso di ogni ipotesi morale emancipata dalla Natura. Dalla scoperta, con Galilei, della dinamica finitezza del cosmo a quella dell’intrinseca casualità delle forme viventi, le descrizioni dell’essere restituiteci dalle scienze moderne sembrano non dare scampo ad alcuna metafisica di sorta. Fisica, biologia, neuroscienze, genetica, medicina rigenerativa, bioingegneria, paleoantropologia, meccanica quantistica, scienze computazionali, e così via sul solco dei saperi che con la placida forza dei fatti stanno trasformando la nostra visione del mondo, della vita e di noi stessi, hanno agito e continuano inesorabilmente ad agire, secondo alcuni, come tanti squarci sull’apparente solidità dell’Essere, suggerendo tutte la medesima cosa: viviamo in un contesto di liquidità generale. Come sembra dimostrare apparentemente la crisi economica di liquidità monetaria italiana! L’ordine e la ragione che la filosofia greca prima e la metafisica cristiana poi (da Aristotele a Tommaso) avevano immesso nell’essere delle cose fisiche, naturali e umane sembrano sgretolarsi. La più lucida denuncia di tutto questo arriva proprio dal cardinale Ratzinger che nel 1987 scrive: “Molto in generale si può dire che se l’inizio del mondo è dovuto ad uno scoppio primordiale, allora non è più la ragione il criterio e il fondamento della realtà, bensì l’irrazionale; anche la ragione è, in questo caso, un prodotto collaterale dell’irrazionale verificatosi solo per caso e necessità, anzi per errore ed in quanto tale da ultimo è essa stessa irrazionale”. L’insofferenza per una delle teorie del Big Bang più in voga e per quella evoluzionistica, divulgatrici di una visione “irrazionalistica” della Natura in cui ogni apparente Ordine altro non sarebbe se non il frutto di un casuale “scoppio primordiale” e di “caso e necessità” in un’enorme Funzione probabilistica quantistica, è direttamente proporzionale al modo in cui nuove teorie del cosmo e della vita fanno fuori un concetto di cosmo e di vita da molti giudicati come l’unica ed effettiva condizione per fondare l’Etica. La Scienza è corsa ai ripari con il Multiverso. Galilei, ma soprattutto Darwin, questo è il punto, hanno fatto sparire una Natura benigna, accogliente, depositaria di valori, orientata a uno scopo divino? Caso e necessità servono solo a fabbricare nichilismo? Sarà, eppure un insegnamento etico, ammesso e nient’affatto concesso che una teoria scientifica debba partorire degli insegnamenti etici, lo si può trarre anche dai testi del naturalista inglese: “se decidiamo di lasciar correre le congetture – scrive Darwin nei Taccuini – allora gli animali sono nostri compagni, fratelli in dolore, malattia, morte e sofferenza e fame; nostri schiavi nel lavoro più faticoso, nostri compagni negli svaghi; dalla nostra origine essi probabilmente condividono un comune antenato; potremmo essere tutti legati in un’unica rete”. Volendo azzardare un singolare accostamento filosofico si potrebbe tradurre quest’unica rete con la “non-in-differenza della responsabilità” di cui parla il più grande filosofo morale del XX Secolo, Emmanuel Lévinas, secondo cui è proprio nella “non-indifferenza” e nella “responsabilità” che possiamo scorgere “la prossimità stessa del prossimo”, entro cui soltanto si delinea uno “sfondo di comunanza tra l’uno e l’altro”. La pronta risposta scritta del Cardinale scienziato Christoph Schönborn dell’Ordine dei Predicatori, grande sostenitore dell’Intelligent Design, pubblicata il 7 Luglio 2005 sul “The New York Times”, esprime la posizione del porporato austriaco sulla teoria dell’evoluzione nel “quadro” universale del Disegno Intelligente. Nella sua intervista, Schönborn definisce la teoria di Darwin che fa del cieco caso una componente essenziale dell’evoluzione, un’ideologia, in quanto, non solo secondo Schönborn ma anche per il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, le tesi di Darwin pongono il caso al rango di un dogma ascientifico, escludendo a priori ogni ruolo di Dio Creatore dell’Universo. La teoria dell’evoluzione non sarebbe, come in generale ogni altra teoria che non riconosca il “fiat” divino nell’evoluzione delle specie viventi sulla Terra ed altrove, scientifica. Anzi costituirebbe, nelle tesi neodarwiniste, un’abdicazione dell’intelligenza e della ragione. “L’evoluzione nel senso di un’ascendenza comune – scrive Cristoph Schönborn sul “The New York Times” nell’articolo “Finding Design in Nature” – può essere vera, ma l’evoluzione in senso neodarwinista – un non guidato, non pianificato processo di variazione casuale e selezione naturale – non lo è. Ogni sistema di pensiero che neghi o persegua una spiegazione lontana dalla schiacciante evidenza del progetto biologico è ideologia, non scienza”. L’Intelligent Design fa così il suo ingresso nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Per Schönborn, quindi, si ravvisa anche nell’evoluzione un Disegno Intelligente, ossia un Piano divino finalizzato alla creazione dell’Uomo e della Donna a immagine e somiglianza di Dio. Schönborn lascia aperta, nel suo articolo, la questione di come la sua fede in un disegno, ossia in un’evoluzione della vita guidata da Dio, sia compatibile con il concetto scientifico della falsificabilità. In verità Schönborn espressamente indica nei suoi libri che è indubitabile che l’evoluzione abbia avuto luogo, soltanto che il fattore determinante non è il cieco caso quantistico ma il Piano divino. Schönborn indica i lavori scientifici che conforterebbero la sua tesi e cita il libro del fisico viennese Walter Thirring Kosmische Impressionen – Gottes Spuren in den Naturgesetzen (“Impressioni cosmiche, tracce di Dio nelle leggi naturali”). Nello stesso articolo pubblicato sul The New York Times, Schönborn rifiuta anche alcune ipotesi cosmologiche del Multiverso, elaborate negli ultimi anni in alternativa alle interpretazioni religioso–teologiche del principio antropico. In una lettura catechistica al Duomo di Santo Stefano, il 2 Settembre 2005, il cardinale Schönborn chiarisce che egli riconosce il grande contributo di Charles Darwin e gli indubitabili progressi della scienza. Scienza e fede rispondono tuttavia a questioni differenti e non devono per forza entrare in conflitto, se si rispettano le diverse visioni della realtà. Su questi argomenti il cardinale ha anche scritto un libro intitolato “Caso o disegno? Evoluzione e creazione secondo una fede ragionevole”. Allora, Disegno Intelligente oppure cieca selezione naturale universale? Creazionisti e darwinisti se ne danno di santa ragione non solo sulle cattedre degli Stati Uniti d’America. La controversia è sempre più accesa e complessa che mai, alimentata dal relativismo etico e dall’immoralità di governi, politici e multinazionali omosessuali e pedopornografiche senza scrupoli, finanziati dal mercato delle droghe. La Chiesa Cattolica offre il suo contributo per dipanare l’intricata matassa. Il giornalista Giuliano Ferrara, il 26 Gennaio 2007, nella trasmissione Otto e Mezzo in onda su La7 (www.la7.it/ottoemezzo/pvideo-stream?id=i89021) con la sua “Inchiesta su Dio” ha fatto luce sui delicati temi etici (assenti nella campagna elettorale italiana delle Elezioni Politiche e Presidenziali di Domenica 24 e Lunedì 25 Febbraio 2013, in quanto i vari politici candidati premier, succubi e “followers” delle lobbies omosessuali che impazzano sulla Rete sodomizzando i giovani, con grande imbarazzo, pena l’accusa di omofobia destinata dalle sinistre ad essere legiferata e condannata come un reato, si sono piegati alle logiche immorali imperanti spacciate per modernità, europeismo, riformismo, nuovi diritti e libertà per i “matrimoni” e le “adozioni” gay) esponendo con illuminata chiaroveggenza le problematiche mondiali sull’insegnamento del darwinismo e lo scontro tra laici e cattolici sulle questioni della bioetica. Condotta da Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni, il documentario-inchiesta dal titolo “ID Non Vuol Dire Idiota” di Stefano Pistolini, apre un focus interessante sull’avvento della Teoria del Disegno Intelligente.“Mi sono avvicinato al tema dell’Intelligent Design per caso fortuito, a fine del 2005 – racconta l’autore – nel corso di un soggiorno di lavoro sulla Costa Orientale degli Stati Uniti. La curiosità giornalistica presto si è trasformata in ossessione, nella convinzione d’aver individuato una via d’accesso alle contraddizioni che agitano il presente americano, destinate a espandersi nel pianeta. Per indagare, approfondire e raccontare i temi – ovvero: l’avvento di una teoria rivoluzionaria che ingloba un risveglio filosofico e uno sguardo fisso alla religione. E poi un ragionamento sulla conflittualità mainstream/minoranza nella cultura del presente, la tolleranza e il dialogo della plausibilità nelle controversie culturali – ho utilizzato gli strumenti del giornalismo: documentazione, ricerca sul campo, narrazione e descrizione”. La teoria ID, dunque, non è soltanto una questione intellettuale. Ne parlano il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, avvalendosi del contributo scientifico di esperti laici, credenti e non, per riaffermare la verità e dissipare le confusioni che oggi minacciano il futuro dei giovani e della Chiesa. Al seminario a porte chiuse su “Creazione ed Evoluzione” che Benedetto XVI tenne il 2-3 Settembre del 2006 a Castel Gandolfo con i suoi ex allievi di teologia, tutti arrivarono con nella cartella la dovuta documentazione. C’era anche un articolo uscito su “L’Osservatore Romano” il 16 Gennaio 2006, come ci ricorda Sandro Magister. Il suo autore è Fiorenzo Facchini, sacerdote e scienziato, professore di antropologia all’Università di Bologna e autore di libri sulla questione dell’evoluzione. “A confermare l’importanza di questo articolo – scrive Magister – è arrivato l’ultimo numero della “Civiltà cattolica”, la rivista dei gesuiti di Roma stampata con il controllo e l’autorizzazione delle autorità vaticane”. Nella “Civiltà Cattolica” del 5-19 Agosto 2006 “il gesuita Giuseppe De Rosa dedica dieci pagine al fatto e ai meccanismi dell’evoluzione, da Lamarck e Darwin fino ai giorni nostri. E conclude citando proprio l’articolo di Facchini su “L’Osservatore Romano” come la sintesi più aggiornata delle posizioni della Chiesa cattolica in materia”. Padre De Rosa sintetizza così il punto a cui è arrivata la controversia sul piano scientifico:“Deve essere chiara la distinzione tra il fatto dell’evoluzione e la teoria, o meglio, le teorie che cercano di spiegarlo. Mentre il fatto può ritenersi sufficientemente certo, le teorie che cercano di spiegarlo devono passare al vaglio della verifica sperimentale per poter divenire teorie di valore scientifico. Finora questo non è avvenuto. Per tale motivo, sul problema dell’evoluzione non è stata detta l’ultima parola sul piano scientifico. Molto lavoro resta ancora da fare per giungere alla piena comprensione dei meccanismi del processo evolutivo”. Ma oltre al piano scientifico – sottolinea padre De Rosa – ci sono il piano filosofico e quello teologico, “che devono essere trattati separatamente”. Proprio dal confondere questi piani – fa capire tra le righe padre De Rosa – possono nascere infatti grossi equivoci. In particolare quelli che attribuiscono valore scientifico alla teoria antidarwiniana del Disegno Intelligente impresso da Dio nella creazione: teoria oggetto di accese dispute soprattutto negli Stati Uniti. Con il famoso articolo sul “The New York Times” del 7 Luglio 2005, sembra sposare la teoria del Disegno Intelligente il cardinale Christoph Schönborn, teologo domenicano molto vicino a Benedetto XVI. Il cardinale Schönborn fu uno dei due relatori che introdussero il Seminario a Castel Gandolfo con Papa Ratzinger che ha più volte toccato la questione dell’evoluzione. In modo più approfondito affrontarono la scottante questione papa Giovanni Paolo II, la Commissione Teologica Internazionale e lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica che siamo invitati a studiare nell’Anno della Fede 2012-13. Sia l’articolo di Facchini sia il contributo del cardinale Schönborn sul The New York Times, citano tutti questi interventi. Scrive Fiorenzo Facchini nel suo articolo “Evoluzione e creazione” pubblicato su “L’Osservatore Romano” il 16 Gennaio 2006: “L’acceso dibattito su evoluzione e creazione, sviluppatosi da diversi decenni negli Stati Uniti, è giunto in Europa da qualche anno e va infiammando il mondo culturale. Purtroppo è inquinato da posizioni politiche, oltre che ideologiche, e ciò non giova a una serena discussione. Certe affermazioni dei “creazionisti” americani hanno suscitato nell’ambiente scientifico reazioni ispirate a un certo dogmatismo nella difesa del neodarwinismo e hanno fatto riemergere posizioni scientiste, tipiche della cultura ottocentesca. Molte volte si ha l’impressione che la confusione regni sovrana. Anche la vicenda dei nuovi programmi di scienze nelle scuole italiane, in cui in un primo tempo l’evoluzione è stata cassata e poi riammessa, è il segno di qualche disorientamento derivante da conoscenze non adeguate del problema. È del mese scorso il pronunciamento del giudice federale Jones, in Pennsylvania, sulla non ammissibilità dell’insegnamento dell’Intelligent Design (versione recente del creazionismo scientifico, di cui si parlerà più avanti, basato su una interpretazione letterale della Genesi), come teoria alternativa a quella della evoluzione da insegnare nei corsi di scienze. Su questa materia il magistero della Chiesa, particolarmente negli interventi di Giovanni Paolo II, si è espresso con grande chiarezza e apertura in varie occasioni. Di recente, nel 2004, è stato pubblicato, con l’approvazione del cardinale Joseph Ratzinger, un documento della Commissione Teologica Internazionale dal titolo:”Comunione e servizio. La persona umana creata a immagine di Dio”. Nel mondo scientifico l’evoluzione biologica rappresenta la chiave interpretativa della storia della vita sulla terra, il quadro culturale della biologia moderna. Si ritiene che la vita sulla terra sia incominciata in ambiente acquatico intorno a 3,5-4 miliardi di anni fa con esseri unicellulari, i procarioti, sprovvisti di vero nucleo. Essi si ritrovano a lungo senza cambiamenti fino a 2 miliardi di anni quando compaiono i primi eucarioti (unicellulari con nucleo) nelle acque che ricoprivano il pianeta. I viventi pluricellulari tarderanno a venire. Dalla loro comparsa, 1 miliardo di anni fa, il ritmo evolutivo procederà ancora lento e non generalizzato. Sarà durante il Cambriano, fra 540 e 520 milioni di anni fa, che si svilupperanno in modo quasi esplosivo le principali classi dei viventi. È presumibile che per molto tempo non vi siano state sulla terra le condizioni idonee per l’evoluzione degli animali e vegetali oggi viventi. Ma la successione con cui compaiono pesci, anfibi, rettili, mammiferi, uccelli e la grande rapidità con cui evolvono sono un problema ancora da chiarire. Negli ultimi minuti dell’orologio della vita si forma la linea evolutiva che ha portato all’uomo. Intorno a 6 milioni di anni fa viene vista la divergenza fra la direzione evolutiva che ha portato alle scimmie antropomorfe e la direzione che ha portato a un cespuglio di forme, gli Ominidi, fra cui intorno a due milioni di anni fa si individua la linea evolutiva umana. Prima della forma umana moderna, le cui più antiche espressioni si ritrovano intorno a 150.000 anni fa, sono esistite altre forme umane, classificate come Homo Erectus e, prima ancora Homo Habilis, alle quali va ricongiunto Homo Sapiens. La ricostruzione delle varie tappe è compito della paleoantropologia a cui si aggiungono le moderne indagini biomolecolari sul DNA per individuare analogie e differenze a livello genetico, da riportare a un’ascendenza comune. Quanto ai fattori e alle modalità evolutive il discorso è tutto aperto. La felice intuizione di Darwin, e insieme con lui, anche se meno famoso, di Wallace, sull’importanza della selezione naturale operante sulle piccole variazioni della specie che si formano casualmente (i cosiddetti errori nella replicazione del DNA secondo la sintesi moderna) rappresenta un modello interpretativo che viene esteso da molti a tutto il corso evolutivo. Altri studiosi lo ammettono per la microevoluzione, ma non ritengono adeguato questo meccanismo, fondato sulla casualità delle piccole variazioni (o mutazioni), per spiegare in tempi relativamente brevi la formazione di strutture assai complesse e delle grandi direzioni evolutive dei vertebrati. A questo proposito vanno tenuti presenti i possibili sviluppi della biologia evolutiva nello studio dei geni regolatori che possono comportare sensibili cambiamenti morfologici. Esperimenti compiuti su geni regolatori che guidano lo sviluppo embrionale di crostacei permetterebbero di ipotizzare la possibilità del formarsi di nuovi piani organizzativi per una singola mutazione genetica. Ricerche in questa direzione potrebbero aprire nuovi orizzonti. Resta poi sempre da vedere se le cause di queste mutazioni siano del tutto casuali o possano avere avuto qualche orientamento preferenziale. Nel processo evolutivo una particolare attenzione dovrebbe essere sempre data ai mutamenti ambientali. L’ambiente può svolgere un ruolo di rallentamento, come forse è stato nei primi miliardi di anni della vita sulla terra, o di accelerazione, come negli ultimi 500 milioni di anni. Non ci troveremmo qui a parlare di queste cose se una ventina di milioni di anni fa non ci fosse stata la formazione del Rift africano, con valli e regioni aperte che hanno consentito l’evoluzione del bipedismo e dell’uomo. La storia della vita suggerisce che lo sviluppo dei viventi ha richiesto una coincidenza di fattori genetici e di condizioni ambientali favorevoli in una serie di eventi naturali. A questo punto possono porsi due interrogativi: c’è spazio per la creazione e per un progetto di Dio? La comparsa dell’uomo rappresenta un necessario sviluppo delle potenzialità della natura? Giovanni Paolo II in un discorso a un simposio su “Fede cristiana e teoria dell’evoluzione”, nel 1985, affermava:“Una fede rettamente compresa nella creazione e un insegnamento rettamente inteso della evoluzione non creano ostacoli.[…] L’evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione si pone nella luce dell’evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una ‘creatio’ continua”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva che “la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta”(n. 302). Dio ha creato un mondo non perfetto, ma “in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri, la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni”(n. 310). Giovanni Paolo II nel messaggio dell’ottobre 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze ha riconosciuto alla evoluzione il carattere di teoria scientifica, in ragione della sua coerenza con le vedute e le scoperte di varie branche della scienza. Nello stesso tempo rilevava che esistono diverse teorie esplicative del processo evolutivo, tra cui anche alcune che per l’ideologia materialista cui si ispirano non sono accettabili per un credente. Ma in questo caso non è in gioco la scienza, ma una ideologia. Il citato documento “Comunione e servizio” dà per scontato il processo evolutivo. Quello che è da riaffermare nella teologia (e in un retto ragionare) è il rapporto di dipendenza radicale del mondo da Dio, che ha creato le cose dal nulla, ma non ci è detto come. A questo punto può inserirsi il dibattito in corso sul progetto di Dio sulla creazione. Come noto, i sostenitori dell’Intelligent Design (ID) non negano l’evoluzione, ma affermano che la formazione di certe strutture complesse non può essere avvenuta per eventi casuali, ma ha richiesto interventi particolari di Dio nel corso dell’evoluzione e risponde a un progetto intelligente. A parte il fatto che in ogni caso non basterebbero mutazioni delle strutture biologiche perché occorrono anche cambiamenti ambientali, con il ricorso a interventi esterni suppletivi o correttivi rispetto alle cause naturali viene introdotta negli eventi della natura una causa superiore per spiegare cose che ancora non conosciamo, ma che potremmo conoscere. Ma così non si fa scienza. Ci portiamo su un piano diverso da quello scientifico. Se il modello proposto da Darwin viene ritenuto non sufficiente, se ne cerchi un altro, ma non è corretto dal punto di vista metodologico portarsi fuori dal campo della scienza pretendendo di fare scienza. La decisione del giudice della Pennsylvania appare dunque corretta. L’ID non appartiene alla scienza e non si giustifica la pretesa che sia insegnato come teoria scientifica accanto alla spiegazione darwiniana. Si crea solo confusione tra il piano scientifico e quello filosofico o religioso. Non è neppure richiesto in una visione religiosa per ammettere un disegno generale sull’universo. Meglio riconoscere che il problema dal punto di vista scientifico rimane aperto. Se si esce dall’economia divina che agisce attraverso le cause seconde (quasi ritraendosi dalla sua opera di creatore), non si capisce perché certi eventi catastrofici della natura o linee o strutture evolutive senza significato o mutazioni genetiche dannose non siano state evitate in un progetto intelligente. Purtroppo al fondo di tutto va anche riconosciuta una certa tendenza in scienziati darwinisti ad assumere l’evoluzione in senso totalizzante, passando dalla teoria alla ideologia, in una visione che pretende di spiegare tutta la realtà vivente, compreso il comportamento umano, in termini di selezione naturale escludendo altre prospettive, quasi che l’evoluzione renda superflua la creazione e tutto possa essersi autoformato e possa essere ricondotto al caso. Quanto alla creazione, la Bibbia parla di una dipendenza radicale di tutti gli esseri da Dio e di un disegno, ma non dice come ciò si sia realizzato. L’osservazione empirica coglie l’armonia dell’universo che si basa su leggi e proprietà della materia e rimanda necessariamente a una causa superiore, non con dimostrazioni scientifiche, ma in base a un retto ragionare. Negarlo sarebbe un’affermazione ideologica e non scientifica. La scienza in quanto tale, con i suoi metodi, non può dimostrare, ma neppure escludere che un disegno superiore si sia realizzato, quali che siano le cause, all’apparenza anche casuali o rientranti nella natura. “Anche l’esito di un processo naturale veramente contingente può rientrare nel piano provvidenziale di Dio per la creazione” si osserva nel citato documento “Comunione e servizio”. Ciò che a noi appare casuale doveva esser certamente presente e voluto nella mente di Dio. Il progetto di Dio sulla creazione può realizzarsi attraverso le cause seconde con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare a interventi miracolistici che orientano in una o nell’altra direzione. “Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano”, ha osservato Teilhard de Chardin. E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:”Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde”(n. 308). L’altro punto delicato è rappresentato dall’uomo, che non può considerarsi un prodotto necessario e naturale della evoluzione. L’elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell’uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. Maritain ha osservato che la trascendenza dell’uomo in forza dell’anima avviene “grazie all’intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale”. Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell’intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l’uomo e l’animale; un’affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza. Quanto poi al momento in cui è comparso l’uomo non siamo in grado di stabilirlo. Si possono però cogliere i segni della specificità dell’essere umano, come ha notato Giovanni Paolo II nel citato messaggio del 1996. Questi segni possono essere riconosciuti anche nei prodotti della tecnologia, nella organizzazione del territorio, se rivelano progettualità e significato nel contesto di vita. In una parola sono le manifestazioni della cultura che possono orientare in modo più chiaro nell’individuare la presenza umana. Le manifestazioni della cultura si collocano in un piano extrabiologico ed esprimono un trascendimento (come riconoscono Dobzhansky, Ayala e altri scienziati evoluzionisti), una discontinuità, che sul piano filosofico viene considerata di natura ontologica. A parere di chi scrive non è necessario attendere l’Homo Sapiens, le sepolture o l’arte. Ma la delimitazione del livello evolutivo in cui può essere riconosciuto l’uomo, se cioè 150.000 anni fa con Homo Sapiens o anche 2 milioni di anni fa con Homo Habilis, è materia di discussione sul piano scientifico più che su quello filosofico o teologico. Per concludere, in una visione che va oltre l’orizzonte empirico, possiamo dire che non siamo uomini per caso e neppure per necessità, e che la vicenda umana ha un senso e una direzione segnate da un disegno superiore”. Nel quattrocentesimo anniversario della Pontificia Accademia delle Scienze, papa Giovanni Paolo II, ringraziando il Presidente dell’Accademia, il Professor Nicola Cabibbo, ricordò la storia della celebre Istituzione scientifica, esaltandone i valori e le finalità: “L’Accademia dei Lincei è stata fondata a Roma nel 1603 da Federico Cesi, incoraggiato da Papa Clemente VIII. Nel 1847 è stata ripristinata da Pio IX e nel 1936 è stata nuovamente istituita da Pio XI. La sua storia è legata a quella di numerose altre Accademie scientifiche in tutto il mondo…Ricordo con gratitudine i numerosi incontri che abbiamo tenuto negli ultimi venticinque anni. Sono stati per me delle opportunità per esprimere la mia grande stima per coloro che lavorano nei diversi campi scientifici. Vi ho ascoltato con attenzione, ho condiviso le vostre preoccupazioni e ho riflettuto sui vostri suggerimenti. Nell’incoraggiare il vostro lavoro, ho sottolineato la dimensione spirituale sempre presente nella ricerca della verità. Ho anche affermato che la ricerca scientifica deve essere volta al bene comune della società e allo sviluppo umano dei suoi singoli membri. Le nostre riunioni mi hanno inoltre consentito di chiarire aspetti importanti della dottrina e della vita della Chiesa riguardanti la ricerca scientifica. Siamo uniti nel nostro comune desiderio di correggere i fraintendimenti e ancor più di lasciarci illuminare dall’unica Verità che governa il mondo e guida la vita di tutti gli uomini e le donne. Sono sempre più convinto che la verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla Verità divina, possa aiutare la filosofia e la teologia a comprendere sempre più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull’uomo, una Rivelazione compiuta e perfezionata in Gesù Cristo. Per questo importante arricchimento reciproco nella ricerca della verità e del bene dell’umanità, io, insieme a tutta la Chiesa, sono profondamente grato. I due temi che avete scelto per il vostro incontro riguardano le scienze della vita, e in particolare la natura stessa della vita umana. Il primo, Mente, cervello ed educazione, attira la nostra attenzione sulla complessità della vita umana e la sua preminenza sulle altre forme di vita. La neuroscienza e la neurofisiologia, attraverso lo studio dei processi chimici e biologici del cervello, contribuiscono molto alla comprensione del suo funzionamento. Tuttavia, lo studio della mente umana comprende molto più che i semplici dati osservabili, propri delle scienze neurologiche. La conoscenza della persona umana non deriva solo dal livello dell’osservazione e dell’analisi scientifica, ma anche dall’interconnessione tra lo studio empirico e la comprensione riflessiva. Gli scienziati stessi percepiscono, nello studio della mente umana, il mistero di una dimensione spirituale che trascende la fisiologia cerebrale e sembra guidare tutte le nostre attività come esseri liberi e autonomi, capaci di responsabilità e di amore, e caratterizzati dalla dignità. Lo dimostra il fatto che avete deciso di allargare la vostra ricerca fino ad includervi gli aspetti dell’apprendimento e dell’educazione, che sono attività specificamente umane. Pertanto, le vostre riflessioni non si incentrano solo sulla vita biologica comune a tutte le creature viventi, ma includono anche il lavoro interpretativo e valutativo della mente umana. Gli scienziati, oggi, spesso riconoscono la necessità di mantenere una distinzione tra la mente e il cervello, o tra la persona che agisce con libero arbitrio e i fattori biologici che sostengono il suo intelletto e la sua capacità di apprendere. In questa distinzione, che non deve necessariamente significare una separazione, possiamo vedere le fondamenta di quella dimensione spirituale propria della persona umana che la Rivelazione biblica indica come rapporto speciale con Dio Creatore (cfr Gn 2, 7), a immagine e somiglianza del quale è fatto ogni uomo e ogni donna (Gn 1, 26-27). Il secondo tema del vostro incontro riguarda La cellula staminale – Tecnologia e altre terapie innovative. La ricerca in questo campo, comprensibilmente, ha assunto maggiore importanza negli ultimi anni, vista la speranza che offre nella cura di malattie di cui soffrono molte persone. In altre occasioni ho affermato che le cellule staminali usate ai fini della sperimentazione o del trattamento non possono provenire dal tessuto embrionale umano. Ho invece incoraggiato la ricerca sul tessuto umano adulto o sul tessuto superfluo per il normale sviluppo del feto. Qualsiasi trattamento che pretende di salvare vite umane e, tuttavia, è basato sulla distruzione della vita umana nel suo stato embrionale, è contraddittorio dal punto di vista logico e morale, così come lo è ogni produzione di embrioni umani al fine, diretto o indiretto, della sperimentazione o dell’eventuale distruzione. Distinti amici, ribadendo i miei ringraziamenti per la vostra preziosa assistenza, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondante benedizione di Dio. Possa il vostro lavoro scientifico recare abbondanti frutti e possano le attività della Pontificia Accademia delle Scienze continuare a promuovere la conoscenza della verità e contribuire allo sviluppo di tutti i popoli!”. Scrive Christoph Schönborn nel suo articolo “Scoprire un disegno nella natura”, pubblicato sul “The New York Times” il 7 Luglio 2005:“A partire dal 1996, quando papa Giovanni Paolo II disse che l’evoluzione (un termine che non definì) era “più che una mera ipotesi”, i difensori del dogma neodarwiniano hanno spesso invocato la supposta accettazione – o almeno l’acquiescenza – della Chiesa cattolica romana quando essi difendono la loro teoria come qualcosa di compatibile con la fede cristiana. Ma ciò non è vero. La Chiesa cattolica, mentre lascia alla scienza molti dettagli circa la storia della vita sulla terra, proclama che alla luce della ragione l’umano intelletto può facilmente e chiaramente discernere una finalità e un disegno nel mondo maturale, incluso il mondo degli esseri viventi.
L’evoluzione nel senso di una comune discendenza può essere vera, ma l’evoluzione nel senso neodarwiniano – un processo non guidato e non pianificato di variazioni casuali e di selezione naturale – non lo è. Ogni sistema di pensiero che nega o cerca di escludere la schiacciante evidenza di un disegno nella biologia è ideologia, non scienza. Prendiamo il reale insegnamento del nostro amato Giovanni Paolo. Mentre la sua piuttosto vaga e non importante lettera del 1996 sull’evoluzione è citata sempre e dovunque, vediamo che nessuno discute queste parole in un’udienza generale del 1985 che rappresenta il suo robusto insegnamento sulla natura:
“Tutte le osservazioni concernenti lo sviluppo della vita conducono a un’analoga conclusione. L’evoluzione degli esseri viventi, di cui la scienza cerca di determinare le tappe e discernere il meccanismo, presenta un interno finalismo che suscita l’ammirazione. Questa finalità che orienta gli esseri in una direzione, di cui non sono padroni né responsabili, obbliga a supporre uno Spirito che ne è l’inventore, il creatore”. Egli proseguì dicendo: “A tutte queste indicazioni sull’esistenza di Dio creatore, alcuni oppongono la virtù del caso o di meccanismi propri della materia. Parlare di caso per un universo che presenta una così complessa organizzazione negli elementi e un così meraviglioso finalismo nella vita, significa rinunciare alla ricerca di una spiegazione del mondo come ci appare. In realtà, ciò equivale a voler ammettere degli effetti senza causa. Si tratta di una abdicazione dell’intelligenza umana, che rinuncerebbe così a pensare, a cercare una soluzione ai suoi problemi”. Si noti che in questo passaggio la parola “finalità” è un termine filosofico sinonimo di causa finale, fine o disegno. In un passaggio di un’altra udienza generale dell’anno successivo, Giovanni Paolo II conclude: “È chiaro quindi che la verità di fede sulla creazione si contrappone in modo radicale alle teorie della filosofia materialistica, che vedono il cosmo come risultato di una evoluzione della materia riconducibile a puro caso e necessità”. Naturalmente, l’autorevole Catechismo della Chiesa Cattolica concorda: “Indubbiamente, l’intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti, è possibile conoscere con certezza l’esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana”. E aggiunge: “Noi crediamo che il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza. Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso”. In una impropria variante di questa vecchia controversia, dei neodarwinisti hanno recentemente cercato di ritrarre il nostro nuovo papa, Benedetto XVI, come un convinto evoluzionista. Essi hanno ripreso un’affermazione circa la comune discendenza da un documento del 2004 della Commissione Teologica Internazionale, hanno sottolineato che Benedetto era all’epoca capo di questa commissione, e hanno concluso che la Chiesa cattolica non ha difficoltà ad accettare la nozione di “evoluzione” quale usata dai biologisti che vanno per la maggiore – che è sinonimo di neodarwinismo. Il documento della commissione riafferma invece il perenne insegnamento della Chiesa cattolica sulla realtà di un disegno nella natura. Commentando il largo abuso che si fa della lettera di Giovanni Paolo II del 1996 sull’evoluzione, la commissione avverte che “il messaggio di Giovanni Paolo II non può essere letto come un’approvazione generale di tutte le teorie dell’evoluzione, incluse quelle di provenienza neodarwinista, che negano esplicitamente che la divina Provvidenza possa avere avuto qualunque ruolo veramente causale nello sviluppo della vita dell’universo”. Inoltre, a giudizio della commissione, “un processo evolutivo privo di guida – un processo che quindi non rientra nei confini della divina Provvidenza – semplicemente non può esistere”. Proprio questo ha detto poche settimane fa Benedetto XVI nell’omelia d’inaugurazione del pontificato: “Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario”. Nel corso della storia la Chiesa ha difeso la verità della fede ricevuta da Gesù Cristo. Ma nell’era moderna, la Chiesa cattolica si è trovata nell’insolita posizione di ergersi anche a difesa della ragione. Nel XIX secolo il Concilio Vaticano I ha insegnato a un mondo tentato dalla “morte di Dio” che con l’uso della sola ragione l’umanità può conoscere la realtà della Causa Incausata, del Primo Motore, il Dio dei filosofi. Oggi, all’inizio del XXI secolo, messa a confronto con tesi scientifiche come quelle del neodarwinismo e con le multiformi ipotesi di cosmologia inventate per fini e disegni rinvenuti nella scienza moderna, la Chiesa cattolica difenderà di nuovo la ragione umana proclamando che l’immanente disegno evidente nella natura è reale. Le teorie scientifiche che cercano di spazzar via l’apparire del disegno come effetto di “caso e necessità” non sono per niente scientifiche ma, come Giovanni Paolo II ha messo in luce, un’abdicazione dell’umana intelligenza”. Di Giovanni Paolo II, sul tema dell’evoluzione, si cita spesso il discorso da lui rivolto il 22 Ottobre 1996 ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze. Ma a giudizio del cardinale Schönborn questo discorso è “piuttosto vago e poco importante”, mentre più “robusti” sarebbero altri insegnamenti di papa Karol Wojtyla in materia. In particolare il suo discorso del 26 Aprile 1985 al simposio internazionale su “Fede cristiana e teoria dell’evoluzione” tenuto a Roma alla presenza del cardinale Ratzinger. Tra i relatori del simposio c’era il professor Robert Spaemann che partecipò al Seminario del 2-3 Settembre 2006 del Ratzinger-Schülerkreis, il circolo degli ex allievi di papa Benedetto XVI. Nei mesi successivi Giovanni Paolo II torna sul tema in due udienze generali dedicate alla creazione del mondo: il 10 Luglio 1985 e del 5 Marzo 1986. Inoltre è intervenuta sul tema la Commissione Teologica Internazionale, per incarico della congregazione vaticana per la dottrina della fede che all’epoca era presieduta dal cardinale Ratzinger (23 Luglio 2004). E c’è il Catechismo della Chiesa Cattolica che tocca il tema dell’evoluzione nel capitolo su Dio creatore. Uno dei principali autori del catechismo, promulgato nel 1992, è stato il cardinale Schönborn, secondo il quale “la prima realtà che il Vangelo porta a una città è questa: ognuno ha un volto. L’annuncio è sempre trasmesso faccia a faccia. Non con la teoria. La persona è il dato su cui si costruisce la società, le reti di solidarietà e di convivenza (da “Il futuro della fede”, Avvenire, 27 Maggio 2003). “Questa Europa, e l’intero mondo occidentale, non sopravviverà senza quell’estraneità portata dal cristianesimo. La più efficace invenzione della religione della Bibbia è la libertà: la possibilità di autodeterminarsi che Dio dona all’uomo. Solo una persona che risponde di se stessa in libertà potrà amare Dio in modo sincero. L’amore bandisce la coercizione. Qui risiede la forza distintiva e inconfondibile del cristianesimo: esso conferisce una doppia cittadinanza, terrena e celeste. Il cristiano è libero di fronte allo stato perché non è mai solo un cittadino dello Stato. Il fermento della libertà è ciò che il cristianesimo può offrire all’Europa, una libertà dalle esigenze della corrente tradizionale, dal politicamente corretto, o semplicemente dalla pressione delle mode più recenti”(Cristianesimo e Occidente, il fattore estraneità, in Vita e Pensiero, 6/2011). Nel libro “Sulla felicità. Meditazioni per i giovani”(Edizioni Studio Domenicano, 2012, pp. 240), il cardinale Schönborn scrive: “Siamo fatti per essere felici. Ma la felicità non la si può produrre, né acquistare. Essa c’è, quando “capita”. Tutti vogliono essere felici. E questo desiderio di pienezza fa parte della natura umana, non va imparato: è già dentro di noi. Difficilmente vi si rinuncia, perché non ci si rassegna mai all’infelicità”. Il cardinale Christoph Schönborn parla della felicità degli uomini, delle gioie piccole e grandi, di quelle che si pensa di avere e di quelle che si scoprono. Egli spiega in che senso “tutti gli uomini sono stati creati per essere felici”. La fede cristiana, il cammino cristiano, l’imitazione di Gesù non sono altro che itinerari che conducono alla felicità. È qui il loro fascino e da ciò dipende la loro credibilità. In questo libro si raccolgono alcune meditazioni sulla felicità, sull’amore e sull’amicizia, ma anche risposte a domande di fede, perché dalla fede vissuta dipende la riuscita di tutta la vita, come si mostrerà. Il cardinale Schönborn si confronta spesso con la letteratura, con le opere di Gertrud von Le Fort, Clive Staples Lewis e William Shakespeare, mostrando come le domande di fede sono sempre, in fondo, le più profonde e autentiche della vita. Nel libro “Abbiamo ottenuto misericordia. Il mistero della divina misericordia”(Edizioni Studio Domenicano, 2011, pp. 216) il cardinale Schönborn presenta il messaggio della Divina Misericordia, proclamato mediante suor Faustina Kowalska: “giunga a tutti gli abitanti della terra e ne riempia il cuore di speranza”. Questo era l’auspicio di Giovanni Paolo II quando, nel 2000, istituì la festa della “Divina Misericordia”, fissandola alla prima domenica dopo Pasqua. Il cardinale Christoph Schönborn rintraccia le fonti della Sacra Scrittura che parlano della Divina Misericordia e spiega perché è questo l’annuncio centrale e più urgente che la Chiesa deve dare al nostro tempo. Egli dedica queste riflessioni a papa Wojtyla, “il papa della Divina Misericordia”, che è stato beatificato il 1° Maggio 2011, proprio nel corso della “Domenica della Misericordia”. In questa domenica del 2000 il santo padre canonizzò suor Faustina Kowalska, prima santa del nuovo millennio, e quella stessa Domenica del 2005 egli vide il suo “dies natalis”, giorno della nascita alla vita eterna. “È impossibile – commenta Schönborn – non ravvisare in questa coincidenza un segno del cielo, quasi la firma di Dio in calce a un intero programma di vita”. La vocazione al sacerdozio è il tema del libro “La gioia di essere prete. Sui passi del Curato d’Ars”(Paoline Editorale Libri, pp. 144). Il volume “A sua immagine e somiglianza”(Lindau Editore, 2008, pp. 128) parte da una riflessione sul tema dell’icona del Cristo, così presente nella Chiesa, innanzitutto orientale ma anche occidentale. Lungi dall’essere soltanto un manufatto di natura estetica, l’icona del Cristo rappresenta una espressione canonica della fede cristiana. Ma qual è il suo segreto, la chiave di comprensione del suo mistero, la ragione della sua continuità nel tempo? Secondo Schönborn la ragione è nel Cristo stesso, Verbo Incarnato, nel suo Santo Volto che gli Apostoli hanno conosciuto e nel quale hanno letto il Suo amore infinito per l’uomo. L’icona diventa il punto di partenza per comprendere meglio il concetto di antropocentrismo cristiano: la dignità dell’uomo deriva dal fatto che egli è stato creato da Dio e per Dio, a sua immagine e somiglianza. La Natività del Signore è al centro del libro “Natale. Il mito diventa realtà. Meditazioni sull’incarnazione”(Edizioni Studio Domenicano, 2007, pp. 98). Nel volume “Sfide per la Chiesa”(Edizioni Studio Domenicano, 2007, pp. 260) il cardinale Christoph Schönborn di domanda: “come possono i vecchi o le persone handicappate, sotto la pressione sociale per la possibile eutanasia, non avere consciamente o inconsciamente paura dell’uomo e della donna in camice bianco, come a suo tempo si aveva paura del prete in sottana nera che veniva a portare l’estrema unzione al moribondo? Così ci si presenta l’uomo europeo e così troviamo la sua identità in una tensione fra creatività e distruttività, fra una capacità di buon orientamento in campo materiale ed una mancanza di orientamento in campo spirituale. Di fronte alla morte il solo comportamento moralmente accettabile è quello di lasciare che sia essa a disporre di noi, di accettarla senza volerla. I pericoli dell’egoismo interessato dell’oppressione dei più deboli da parte dei più forti, l’idolatria della potenza e della violenza accompagnano come ombre sinistre tutte le imprese umane. Il paziente deve avere soprattutto la ferma certezza che il medico non vorrà mai ucciderlo e che mai lo farà. L’uomo abbandonato a se stesso nelle aree decisionali della democrazia e del secolarismo perde l’orientamento e la motivazione se non ha a disposizione altra bussola che il proprio interesse. La comunicazione multimediale mette in mutuo contatto molti uomini di tutto il mondo. Essa tuttavia non crea ciò che è essenziale per la comunicazione fra gli uomini: l’impegno reciproco. La società digitale non allenterà sempre più i legami fra le generazioni? Solo chi ha imparato a vivere in un rapporto di comunicazione personale ed a comportarsi in modo responsabile sarà capace di usare in maniera saggia i nuovi mezzi di comunicazione. Solo il rispetto, rivelandoci il «sacro», quanto cioè non può essere per nessun motivo oltraggiato, ci preserverà dal profanare il presente, incuranti del futuro”. Nel libro “L’unità nella fede”(Edizioni Studio Domenicano, 2007, pp.112) il cardinale Christoph Schönborn “ha il dono di presentare questioni scottanti della fede cristiana con grande chiarezza e allo stesso tempo con decisione, per specialisti come per profani”(Hans Urs von Balthasar). Scrive Schönborn: “La visione teologica di Tommaso d’Aquino è allo stesso tempo contrassegnata da un’ovvia ecclesialità e da una sovrana apertura e libertà: ambedue vanno certamente assieme, ed è cosa tipica della cristianità medioevale. Libertà, e perciò vita davvero umana, c’è nella misura in cui tutto quello che compiamo lo facciamo alla luce del nostro fine ultimo. Senza una conoscenza del nostro fine ultimo c’è il pericolo che noi perdiamo il senso della misura e guardiamo oramai soltanto a ciò che è fattibile, e non più a ciò che è ricco di significato. Unità è la grande parola sotto il cui segno il Cristianesimo «fece il suo ingresso»”. Il volume “Caso o disegno? Evoluzione e creazione secondo una fede ragionevole”(Edizioni Studio Domenicano, 2007, pp. 176) affronta il tema del Disegno Intelligente nella creazione. Nel libro “Seguire Cristo nella vita di tutti i giorni. Spunti per un approfondimento della fede”(Cantagalli Editore, 2004, pp. 168) il cardinale Christoph Schönborn presenta alcune questioni fondamentali della morale cristiana e della fede usando un linguaggio accessibile a tutti, evitando sia di fare la morale sia di eludere alcune problematiche spinose. L’Autore, a poco a poco, scioglie con grande saggezza teologica e concretezza, alcuni nodi della fede e della morale cristiana: la coscienza, le passioni umane, le virtù, i doni dello spirito Santo, il peccato, la grazia, la santità. “Da Gesù a Cristo. Spunti per approfondire la fede”(San Paolo Edizioni, 2004, pp. 128) sono le catechesi che mensilmente il cardinale Christoph Schönborn tiene nel duomo di Santo Stefano. Testi monumentali che sono da molto tempo diventati un’istituzione. Esposte in un linguaggio semplice e ricche di agganci alla vita di tutti i giorni, le catechesi di Schönborn uniscono dottrina e prassi con gran beneficio degli uditori. Vertono sulle questioni fondamentali del Credo: Come può Dio essere onnipotente e nello stesso tempo permettere il male? La nostra vita è libera oppure predeterminata? Cosa distingue il cristianesimo dalle altre religioni? Come dobbiamo intendere i segni e miracoli di Gesù? Un aiuto per una fede più profonda aperta sulla vita di tutti i giorni. La teologia del cardinale domenicano è al centro del volume “L’icona di Cristo. Fondamenti teologici”(San Paolo Edizioni, 2003, pp. 248). Il libro “Dio inviò suo figlio”(Jaca Book, 2002, pp. 320) è un trattato di cristologia. “Al contrario delle filosofie orientali, che dissolvono la coscienza nel cosmo e si sforzano di spersonalizzare uomo e Dio – scrive il cardinale Christoph Schönborn – l’idea cristiana del mondo deriva da un Dio che è così fondamentalmente personale, che personalizza tutta la creazione attraverso l’uomo. La teologia dei santi è una teologia dell’esperienza e ciò vale anche per santa Teresa del Bambino Gesù. Comunicando i suoi più profondi sentimenti essa rende testimonianza a Cristo, il suo cuore parla a tutti i cuori. Nella morte l’intimo è denudato. Nella resurrezione Gesù lascia dietro di sé tutto quello che appartiene alla morte”. E poi ci sono i libri: “Scegli la vita. La morale secondo il catechismo della Chiesa cattolica” (Jaca Book, 2000, pp. 160); “Le sorgenti della nostra fede. Liturgia e sacramenti nel catechismo della Chiesa cattolica” (Jaca Book, 1998, pp. 128); “Al centro della nostra fede. Il credo nel catechismo della Chiesa cattolica” (Jaca Book, 1997, pp. 128); “Amare la Chiesa. Esercizi spirituali predicati a papa Giovanni Paolo II”(San Paolo Edizioni, 1997, pp. 170). Testi dai quali emerge una figura centrale per la Chiesa. “Determinante per essere santi è la credibilità. La credibilità che nasce dalla coerenza tra fede professata e vita vissuta: il fatto che tra quello che “si crede” e la vita vissuta ci sia una vera identità”. Sono le parole pronunciate da Christoph Schönborn O.P., scienziato, cardinale ed arcivescovo cattolico austriaco, il 29 Gennaio 2012, in occasione della beatificazione, nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, di Hildegard Burjan, sposa, madre e parlamentare, attivamente impegnata in politica e fondatrice delle Suore della Caritas Socialis. Per il cardinale Schönborn “la santità è possibile in politica” come dichiara il 29 Gennaio 2012 nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, proclamando Beata Hildegard Burjan, concelebrando il rito insieme al cardinale Angelo Amato, in rappresentanza del Papa, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La storia di Hildegard Burjan è significativa per tutti. Nata nel 1883, tedesca di origine ebraica, si converte al cattolicesimo. Una volta sposata si trasferisce a Vienna, dove è eletta deputato nel parlamento austriaco. Vive l’attività politica come un servizio al Vangelo, a favore dei lavoratori oppressi, sulla scia dell’Enciclica sociale Rerum novarum di Papa Leone XIII. Nel 1912 fonda l’Associazione delle operaie cristiane a domicilio, aiuta le popolazioni affamate, crea una rete di assistenza alle famiglie, combatte il lavoro minorile. Nel 1919 fonda le Suore della Caritas Socialis. La Hildegard vive pienamente la famiglia: ha una bella figlia, Lisa, che per motivi di salute, i medici le avevano consigliato di abortire incontrando il suo netto rifiuto. È abituata a dare la vita ogni giorno. Vede il volto di Gesù nei più poveri e nei sofferenti, è assetata di giustizia:“con il denaro e le piccole elemosine – diceva – non si aiutano le persone, ma bisogna ridare loro la fiducia che sono qualcuno e sono in grado di fare qualcosa”. Il cardinale Christoph Schönborn dimostra così che la santità è possibile in politica. “È possibile diventare santi in politica – dichiara Schönborn – ed è una grandissima gioia il fatto che con Hildegard Burjan venga beatificata la prima donna eletta democraticamente. Determinante per essere santi è la credibilità. La credibilità che nasce dalla coerenza tra fede professata e vita vissuta: il fatto che tra quello che “si crede” e la vita vissuta ci sia una vera identità. Nulla testimonia più chiaramente la fede che la vita, l’azione convincente. E indubbiamente è stato proprio questo che ha reso Hildegard Burjan convincente. Hildegard era una donna di una fede profondissima, che viveva della sua fede, è stata una donna eccezionale, una vera cristiana”. Soprattutto con l’azione ha annunciato il Vangelo. “Oggi si parla tanto di Nuova Evangelizzazione. Molti si chiedono: cosa significa, in realtà? Credo che la beatificazione di Hildegard Burjan arrivi al momento giusto, per sottolineare proprio che il nocciolo della questione è l’Azione. Hildegard è una cristiana che convince senza tante parole, perché agisce. Nella nostra epoca dobbiamo imparare di nuovo a capire cosa significhi essere Discepoli. E per fare questo non abbiamo bisogno di teorie, ma di esempi, di persone che parlano con i fatti”. Cosa significa essere discepoli di Gesù, oggi? “Basta guardare Hildegard Burjan: ecco cosa significa essere cristiani!”. Christoph Schönborn è un principe della Chiesa di Cristo altamente qualificato e credibile per il Papato della Teologia dell’Azione, un fine intellettuale, un “lavoratore” della vigna del Signore, per la piena comunione e fratellanza di tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente nella Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Christoph Schönborn è un Domenicano devoto della Divina Misericordia, il Cristo. Nato il 22 gennaio 1945 a Skalsko a Litoměřice, Boemia, nell’odierna Repubblica Ceca, Christoph Maria Michael Hugo Damian Peter Adalbert Schönborn, è il secondogenito del conte Hugo-Damian von Schönborn e della baronessa Eleonore Ottilie Hilda Maria von Doblhoff. Gli Schönborn sono un’antichissima famiglia cattolica dell’alta nobilità tedesca dell’Europa centrale, che ha dato già alla Chiesa di Cristo numerosi personaggi di rilievo, tra cui Franz Lothar von Schönborn e Franz Georg von Schönborn-Buchheim. Schönborn ha due fratelli e una sorella. La famiglia di Schönborn di origine boema si trasferisce in Austria poco dopo la sua nascita. Schönborn è un “figlio” dell’Austria in cui è cresciuto, dove ha studiato: dapprima a Schruns e poi a Bludenz nel Vorarlberg. Conseguita la maturità nel 1963 Christoph Schönborn entra nell’Ordine dei Frati Predicatori (i Padri Domenicani fondati nel 1216 da San Domenico di Guzman) a Warburg vicino a Bonn. Christoph segue gli studi di Filosofia e Psicologia a Vienna, teologia cattolica a Bornheim-Walberberg, a Parigi all’Istituto cattolico di teologia ed alla Sorbona, laureandosi in Teologia nel 1971, ottenendo nella medesima disciplina il dottorato nel 1974. Alla Sorbona Schönborn si specializza in Cristianesimo slavo e bizantino. Durante gli studi conosce, a Ratisbona, Joseph Ratzinger, il futuro Papa Benedetto XVI, suo insegnante ed amico. Nel frattempo Schönborn è ordinato sacerdote il 27 Dicembre 1970 a Vienna dal cardinale Franz König. Schönborn si occupa di pastorale studentesca già a Graz fra il 1973 e il 1975. Sempre dal 1975 insegna Dogmatica cattolica come professore ospite e poi come professore ordinario e dal 1978 Teologia dell’oriente cristiano all’Università di Friburgo in Svizzera. Nel 1980 Schönborn è nominato membro della Commissione teologica internazionale della Santa Sede e della Fondazione Pro Oriente dal 1984. Nel 1987 è segretario della Commissione per la redazione del Catechismo della Chiesa cattolica, quindi stretto collaboratore di Joseph Ratzinger. Negli anni ‘80 Schönborn è chiamato altresì a fare parte di altre numerose commissioni di esperti: della Commissione teologica della Conferenza episcopale svizzera (1980-1991), della Commissione svizzera per il dialogo tra cattolici e ortodossi (1980-1987) e di quella per il dialogo con gli altri cristiani (1980-1984). Nel 1991 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Sutri e vescovo ausiliare di Vienna. Schönborn viene ordinato vescovo il 29 Settembre 1991 nel Duomo di Santo Stefano a Vienna. Nel 1995 succede a Hans Hermann Groër come arcivescovo. Il 29 Giugno 1996 Schönborn, che nella primavera dello stesso anno aveva predicato gli esercizi spirituali in Vaticano, riceve da papa Giovanni Paolo II il pallio, simbolo dei metropoliti. Nel 1998 Schönborn è creato cardinale del titolo di Gesù Divin Lavoratore. In questa veste partecipa al conclave dell’Aprile 2005 che elegge Papa Benedetto XVI. Già allora il nome di Christoph Schönborn era considerato uno dei favoriti al papato se si esclude l’elemento allora sfavorevole della giovane età e delle polemiche aizzate contro la Chiesa di Vienna da multinazionali, politici, ecclesiastici e governi “pro gay” anticristiani. Ma il porporato cerca sempre il dialogo nel pieno rispetto del Vangelo delle Beatitudini. Nel 1998 Schönborn è nominato Presidente della Conferenza Episcopale Austriaca, della quale era già dal 1996 vicepresidente. In questa carica viene riconfermato il 10 Novembre 2004. Il 18 Settembre 2012 è nominato padre sinodale della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Schönborn è ordinario in Austria per i fedeli di rito orientale: è un esperto riconosciuto della Cristianità orientale ortodossa. Il porporato è pure membro delle Congregazioni vaticane per le Chiese orientali, per la Dottrina della fede e per la formazione cattolica, del Pontificio Consiglio per la cultura nonché della Pontificia Commissione per i beni culturali. Il cardinale Christoph Schönborn è un teologo ferratissimo di fama mondiale. Buon predicatore, poliglotta (parla l’italiano), è un convinto assertore della dimensione universale della Chiesa di Cristo. È ritenuto un “conservatore” dai “liberal”. Ma sappiamo che la Chiesa non è né conservatrice né liberale. La Chiesa annuncia il Vangelo di Cristo che è sempre lo stesso, ieri, oggi e domani. Tuttavia Schönborn è un uomo capace di dire “pane al pane vino al vino” e di essere critico anche verso i vertici politici ed ecclesiastici, come ha dimostrato nel grave scandalo del seminario di Sankt Pölten nello Stato federato austriaco della Bassa Austria. Come successori degli Apostoli, i cardinali sono chiamati ad essere i primi collaboratori evangelizzatori insieme al Papa. I principi della Chiesa sono le colonne portanti della fede come i Vescovi. Essi sono i più sensibili “sensori” della cristianità perché vivono accanto ai fedeli, ai loro problemi, alle loro paure, ai loro fallimenti, alle loro angosce ed ai loro successi. I cardinali, incoraggiati dal Santo Padre, annunciano Cristo al mondo. Ai pagani. Cercano la loro conversione. Spesso la trovano. Nel perdono reciproco. I cardinali non rifiutano il dialogo. Lo cercano. Lo incoraggiano. Il rosso porpora è il segno della loro totale consacrazione a Cristo, fino all’estremo sacrificio. Amico della scienza e degli scienziati, il cardinale domenicano Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, in pole position tra i possibili successori di Benedetto XVI, rientra perfettamente nel solco dell’alto magistero di Papa Ratzinger, portavoce finissimo di un’autorevole linea “riformista” nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana che, a Dio piacendo, farà tremare le fondamenta del relativismo etico oggi imperante nel mondo. Perché c’è urgente bisogno dell’azione cristiana propulsiva dei santi martiri della fede, illuminati dalla Verità dello Spirito Santo.
Nicola Facciolini
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