Ho seguito il rito dell’elezione del nuovo Pontefice sull’emittente vaticana, presente con tanti cronisti in Piazza S. Pietro. C’era una fitta folla, senza fine, sotto una pioggia scrosciante ed incessante, un oceano di ombrelli aperti, multicolori. Si vedevano uomini e donne delle più svariate lingue e culture, laici e religiosi, di età diverse, bambini, studenti, genitori, anziani. Mi sono chiesta che cosa spingesse tanta gente, romani e forestieri, a scorrere come un fiume maestoso attraverso via della Conciliazione, in direzione del monumentale slargo della piazza che con i suoi colonnati unisce tutti in un abbraccio ideale. Ma che cercano centomila persone, tutte insieme?
I giornalisti del Vaticano chiedevano ai presenti intervistati: “Come mai lei sta qui?” Difficile sintetizzare le tante risposte a questa semplice domanda. Tento di descriverle e dare un’interpretazione.
Un insieme di sentimenti si sentiva nelle risposte, si leggeva sui volti assorti e sorridenti della gente. Curiosità, desiderio di essere presenti ad un evento storico, l’elezione di un Papa non preceduta da un funerale, ma anche, la ricerca del trascendente, del divino, di qualcosa che va oltre le miserie del vivere quotidiano. Era sul volto di tutti l’ammirazione per la bellezza terrena, per le architetture solenni ed armoniose, per il sistema di comunicazione arcaico e pittoresco della fumata nera o bianca che si leva al cielo dal comignolo del tetto della Cappella Sistina. Sistema affascinante, anche in mondovisione. I finestroni della loggia della basilica, un teatro aperto al mondo dall’alto del portale centrale, coperto da solenni tendaggi violetti e bianchi celano alla vista sorprese di oggi e segreti di ieri. Le guardie svizzere con la divisa disegnata da Michelangelo, la banda in grande uniforme, le sfilate in divisa si sistemano sul vasto piazzale della basilica. Inoltre i colori scenografici delle tonache e dei corpi capi di cardinali e vescovi, visibili su schermi grandi e piccoli.
E penso che la gente vada anche in cerca dell’emozione della bellezza divina, rasserenante e piena di speranza. Quella che si sente nel cuore, che scioglie le durezze del vivere quotidiano.
Ci è riuscito bene, questo nuovo sorprendente Papa, Jorge Mario Bergoglio, nato in Argentina in una famiglia di origine italiana, a dare il contatto con il divino. Primo gesuita, primo americano, primo Papa Francesco. Il nome prescelto, Francesco, ha un fascino e presa immediata per tutti, nella cultura occidentale ed oltre. Mi chiedo come mai non era finora venuto in mente ad un Papa di prendere il nome del Poverello di Assisi, ai suoi tempi gran rivoluzionario al limite dell’eresia ed a rischio di rogo, noto per le nozze con Madonna Povertà e perché cantava le lodi del Signore insieme alle creature del cielo e della terra.
Ha donato un contatto con il divino Papa Francesco, quando con straordinaria semplicità, calma ed umiltà ha chiesto alla folla di pregare con lui: “Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. E si è chinato alla folla immobile e muta, in un indimenticabile minuto di silenzio totale, ininterrotto per tutta la sua durata. Un evento storico. Ci aspetta un papato di pace, semplicità e umiltà. Perfetto in un’epoca caratterizzata da radicalizzazione eccessiva delle differenze, esibizione prepotente e tracotante di lusso e ricchezze, lotte micidiali fra poteri politici, economici e finanziari, enorme crescita del divario fra ricchi e poveri, insicurezze ed eccessiva disoccupazione.
Emanuela Medoro
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