Papa Francesco Umile Pastore Misericordioso nella Vigna del Signore

“Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli”. Papa Francesco, il 266.mo Vicario di Cristo sulla Terra, è il primo Pontefice gesuita della storia (www.gesuiti.it/). L’argentino Jorge Mario Bergoglio, già arcivescovo emerito di Buenos Aires, 76 anni, è il nuovo umile pastore misericordioso nella Vigna del Signore. È anche il […]

“Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli”. Papa Francesco, il 266.mo Vicario di Cristo sulla Terra, è il primo Pontefice gesuita della storia (www.gesuiti.it/). L’argentino Jorge Mario Bergoglio, già arcivescovo emerito di Buenos Aires, 76 anni, è il nuovo umile pastore misericordioso nella Vigna del Signore. È anche il primo Papa dei tempi moderni nel XXI Secolo a chiamare per nome il Nemico della umanità, il Diavolo, nelle cappelle Sistina e Clementina, nel giro di 24 ore. Il nuovo Romano Pontefice ha scelto il nome di Francesco: è la prima volta nella storia bimillenaria della Chiesa. Come previsto dall’«Ordo rituum Conclavis», la prima messa nella Cappella Sistina “per la Chiesa universale”, celebrata da Papa Francesco con tutti i cardinali presenti a Roma, è stata l’occasione per chiarire al mondo le sue reali intenzioni di armonia, pace e dialogo. Come? Ponendo la Croce di Cristo e il Vangelo al centro del suo alto magistero petrino. Papa Francesco, con la mitria e la ferula papale, alla sua prima messa dinnanzi al Giudizio Universale di Michelangelo, in italiano ed a braccio, ha pronunciato un’omelia storica. “La nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo la cosa non va – ha detto Papa Francesco, indicando i tre movimenti necessari alla Chiesa: Camminare, Edificare, Confessare Gesù Cristo. “Senza la croce siamo mondani. Quando camminiamo senza la croce o edifichiamo o confessiamo senza la croce non siamo simboli del Signore, siamo mondani, preti, vescovi, Papi ma non simboli cristiani”. L’appello di Papa Francesco è di avere “il coraggio di camminare con la croce del Signore e di confessare il Cristo crocifisso. Così la Chiesa va avanti. La Madonna, nostra madre, ci dia questa grazia. Possiamo camminare quanto vogliamo, edificare tante cose ma se non confessiamo Gesù Cristo, diventeremo una Ong pietosa, ma non la Chiesa sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma, quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno palazzi di sabbia, poi tutto viene giù, senza consistenza. Vorrei – ha detto Papa Bergoglio – che dopo questi giorni di papa_messa_cappellasistina06-tf-lapresse-258Grazia abbiamo il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce, e di confessare l’unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti. Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia”. Prima rivoluzione: nella Cappella Sistina è tornato l’altare post-Concilio, cioè rivolto verso il popolo. Benedetto XVI aveva sostituito l’altare staccato dalla parete e rivolto al popolo, voluto da Paolo VI nel 1975, con quello rivolto al tabernacolo, sia pure un poco staccato dal tabernacolo stesso, Card Jorge Mario Bergoglio alla sinagoga Emanuel di Buenos Airesripristinando la celebrazione di tutti “rivolti al Signore”. Papa Francesco, nella sua prima messa solenne, ha riportato tutto al post-Concilio, con il celebrante che guarda verso il popolo di Dio e della Chiesa, fedele alla Sacra Scrittura. “In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo” (Matteo 16, 13-20). Si legge nei “Discorsi” di san Leone Magno, Papa (PL 54,149-151): “Tra tutti gli uomini solo Pietro viene scelto per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo. Egli dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; e Gesù gli risponde: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,16-17). Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un’ispirazione celeste. La mia identità non te l’ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito. E così io ti manifesto la tua dignità. «Tu sei Pietro». Ciò significa che se io sono la pietra inviolabile, la pietra angolare che ha fatto dei due un popolo solo (cfr. Ef 2,14. 20), il fondamento che nessuno può sostituire, anche tu sei pietra, perché la mia forza ti rende saldo. Le porte degli inferi non possono impedire questa professione di fede, che sfugge anche ai legami della morte. Essa infatti è parola di vita, che solleva al cielo chi la proferisce e sprofonda nell’inferno chi la nega. È per questo che a san Pietro viene detto: «A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»(Mt 16,19)”. Tutti hanno evidenziato subito la semplicità del Romano Pontefice Francesco, che si è presentato al mondo senza la mozzetta, la mantellina, con la croce che già da vescovo. Colpisce questo atteggiamento pastorale del Vescovo di Roma, in particolare il rapporto con la grande comunità di Roma. L’aver voluto il Vicario di Roma vicino a sé, è un aspetto nuovo rispetto al passato. Un altro particolare che ha colpito tutti è stato il chiedere la preghiera del popolo su di lui, prima di dare la benedizione, inchinandosi e quindi chiedendo la benedizione di Dio tramite la preghiera del popolo. Nella Cappella Sistina, Papa Francesco ha ricevuto “l’atto di omaggio da parte dei cardinali stando in piedi, davanti all’altare”, non seduto. Padre Lombardi ha poi svelato alcuni momenti del dopo elezione: “Nel rientrare, dopo la benedizione, alla Casa di Santa Marta, era stata preparata l’auto solenne SCV1 per il Papa, che invece ha voluto andare sul pulmino insieme con tutti gli altri cardinali: così com’era venuto, così ha desiderato tornare, assieme agli altri. E durante la cena, che è stata molto festosa, alla fine ha detto solo alcune parole di ringraziamento:“Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto!”. Papa Francesco ha poi parlato per telefono con Benedetto XVI. Si recherà a Castel Gandolfo, ma la prima attenzione del nuovo Pontefice è la Madonna. Si reca così a Santa Maria Maggiore, con un mazzo di fiori entra nella cappella dove c’è l’immagine della Madonna “Salus Populi Romani”. Li depone amorevolmente sull’altare. Poi, la preghiera ed il silenzio per circa dieci minuti. Passa davanti all’altare maggiore della Basilica. Sotto c’è la reliquia della culla, della ‘Krippe’, di Gesù secondo la tradizione, poi si reca nella cappella di fronte dove si trova l’altare su cui Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti, celebrò la prima Messa nella notte di Natale. Papa Francesco sosta davanti alla tomba di San Pio V. Lasciando la Basilica, incontra il saluto affettuoso di alcuni ragazzi. Per prendere alcuni effetti personali, si reca alla Casa del clero dove ha soggiornato prima di entrare in Conclave. Quello di Sant’Ignazio è un carisma più legato al “servizio” che al “governo” della Chiesa. Come si evince dal messaggio del preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, che assicura preghiere e sostegno al Papa, impegnato in questo servizio, in un momento cruciale della Chiesa. Papa Francesco parla cinque lingue (spagnolo, italiano, inglese, francese e tedesco) e le sue condizioni di salute appaiono buone. Confermata, quando era giovane, l’asportazione di un polmone, che “non ha mai comportato particolari problemi”. Messaggi di vicinanza al Papa giungono dalla Chiesa ortodossa russa che “saluta la scelta del Conclave” – ha dichiarato il diacono Aleksandr Volkov, portavoce del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, e “come in precedenza spera che i rapporti tra le due Chiese si sviluppino in modo positivo”. Il mondo ortodosso ha seguito da vicino l’elezione del Pontefice. L’autorevole protodiacono Andrej Kuraiev ha scritto sul suo blog di avere “ottime sensazioni” e si è augurato che la vicinanza del nuovo Pontefice al popolo semplice portino successo alla sua missione. Nei giorni scorsi il capo del settore informativo del Patriarcato di Mosca, Vladimir Legojda, ha ribadito che il tanto atteso incontro tra il Papa ed il Patriarca di Mosca dovrà essere “il risultato di passi seri intrapresi e di decisioni importanti”. Dal Sud America il rappresentante della Chiesa ortodossa russa all’estero, il vescovo di Caracas Ioann, ha ricordato l’eccezionale aiuto logistico fornito da monsignor Bergoglio all’organizzazione di una mostra di icone nel Dicembre scorso presso l’Università cattolica argentina a Buenos Aires. “È una persona semplice – ha detto il prelato – ed ha un buon rapporto con la Russia”. Parole di apprezzamento per Papa Francesco sono giunte dal Presidente Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato si è detto colpito “dalla semplicità delle parole pronunciate nella nostra lingua e della lingua della sua famiglia d’origine in Piemonte. La Sua elezione a Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica – scrive il capo dello Stato – è motivo di universale e gioiosa emozione: il popolo italiano ne è particolarmente partecipe, e a suo nome, interpretandone il sentimento comune e profondo, Le indirizzo le mie più calorose e sincere felicitazioni. Lo straordinario patrimonio morale e culturale del Cattolicesimo è indissolubilmente intrecciato con la nostra storia bimillenaria e con i valori morali nei quali l’Italia si riconosce. La sua figura al quale Vostra Santità ha scelto di ispirarsi nell’assumere il nuovo Pontificato, racchiude questa condivisa ricchezza spirituale. I saldi legami e rapporti di collaborazione tra la Santa Sede e lo Stato italiano sono rivolti a perseguire il bene comune e a promuovere un ordine internazionale che assicuri i diritti inviolabili, la dignità e la libertà della persona umana, la giustizia sociale e la pace. Serbo indelebile e grata memoria dell’alta testimonianza morale e intellettuale di Sua Santità Benedetto XVI – scrive Napolitano – con il quale ho intrattenuto un dialogo intenso e condiviso momenti di grande vicinanza spirituale. Sono stato particolarmente toccato dalle parole con cui il Suo primo messaggio da Pontefice lo ha voluto ricordare. Vostra Santità porta a Roma la testimonianza di un Cattolicesimo senza confini, presente nella società con un forte impegno spirituale e pastorale. È una testimonianza che ci viene per la prima volta dalle Americhe e da un’Argentina unita all’Italia da profondi e fraterni legami di amicizia, impersonati dalla Sua stessa storia familiare. Le giungano i più fervidi e sinceri voti augurali, miei personali e dell’intera Nazione italiana per l’alta missione di guida della Chiesa Cattolica universale”. La Messa d’Inizio Pontificato si terrà Martedì 19 Marzo 2013 alla presenza di un milione di fedeli. Don Lorenzo Vecchiarelli, parroco della Chiesa romana di San Timoteo, conosce Papa Francesco da quando era giovane: abitavano nello stesso quartiere di Buenos Aires. Il cardinale Bergoglio lo ha chiamato per telefono, prima di entrare in Conclave, per salutarlo. “Quello che ricordo di lui, quando eravamo giovani, era la sua semplicità e una profonda serietà. Quando in un particolare momento ci siamo incontrati – rivela Don Lorenzo Vecchiarelli – io ho sentito l’impulso del suo spirito che voleva entrare in seminario. Questo ha spinto anche me ad entrare in seminario: solo che lui è entrato dai gesuiti e io dai salesiani. Quello che posso dire è che si è presentato fermamente davanti alle autorità civili con la sapienza del Vangelo, una sapienza umile, chiara, ferma, davanti alla quale non retrocedeva un millimetro. Quello che impressionava è anche la sua umiltà, perché non viaggiava mai con macchina di rappresentanza, ma sui mezzi pubblici. Una persona che si è sempre distinta anche per la sua mortificazione, molto grande, e Consegna delle chiavi, Perugino, 1481-1482 circa, Cappella Sistina, Città del Vaticano.per la semplicità con cui ha operato. Un uomo che può diventare un faro per la nostra Chiesa: un faro non di parole, quanto di testimonianza viva. Il nome di Francesco si addice proprio alla sua scelta di povertà, perché è un uomo che vive molto poveramente. Questo lo sanno tutti. È un uomo che non si spreca in chiacchiere e che ha un cuore aperto agli altri”. Tantissimi i messaggi arrivati a Papa Francesco. L’Onu accoglie con entusiasmo il nuovo Papa. Il Segretario generale Ban Ki-moon è stato fra i primi a porgere congratulazioni di cuore a Papa Francesco. “Le Nazioni Unite e la Santa Sede condividono molti obiettivi: pace, giustizia sociale e diritti umani, così come l’eliminazione della fame e della povertà. Sono certo che Sua Santità continuerà sulla strada già intrapresa da Benedetto XVI, promuovendo il dialogo interreligioso, poiché le sfide del mondo di oggi si possono risolvere solo attraverso il dialogo”. Il Cardinale americano Timothy Dolan, arcivescovo di New York e capo dei vescovi Usa, ha definito l’elezione di Papa Jorge Mario Bergoglio “un’incredibile pietra miliare per la nostra Chiesa”. Dolan ha sottolineato che “Papa Francesco rappresenta una figura di unità per tutti i cattolici ovunque essi si trovino”. L’elezione di Papa Bergoglio ha suscitato entusiasmo negli Stati Uniti. “Paladino dei poveri e dei più vulnerabili’.” Così il presidente Barack Obama descrive Papa Francesco, sottolineando che “la scelta di un Papa delle Americhe, il ‘primo’, mostra la forza e la vitalità di una regione sempre più importante per il mondo intero. Sono ansioso di lavorare con Sua Santità per portare avanti la pace, la sicurezza e la dignità a prescindere dalla fede religiosa”. E conclude esprimendo il proprio apprezzamento per Benedetto XVI. Auguri arrivano anche dal cattolico vicepresidente degli Usa, Joe Biden, che guiderà la delegazione americana a Roma per l’insediamento di Papa Francesco. “La Chiesa cattolica ha un ruolo fondamentale nella mia vita e in quella di più di un miliardo di persone. La guida della Chiesa – afferma Biden – è fondamentale non solo per la fede, ma nella ricerca della pace e della dignità umana”. Toni positivi anche da parte della stampa che vede nella scelta del nome Francesco, e nell’apertura ai poveri i segni del cambiamento che la Chiesa americana aspettava. Il “The New York Times” titola: il primo Gesuita, il Primo Francesco e il primo sudamericano. Il primo non europeo. Tante le reazioni da parte delle istituzioni comunitarie e dei leader europei. Parole di congratulazioni, pensieri di incoraggiamento. “Un lungo e benedetto pontificato” è il primo augurio che arriva da Bruxelles, mezz’ora dopo l’annuncio dalla Loggia di San Pietro, dai Presidenti di Commissione europea e Consiglio, José Manuel Barroso e Herman Van Rompuy. Convinti, dicono, che il nuovo Pontefice proseguirà con determinazione il lavoro dei suoi predecessori, per riunire le persone e le religioni di tutto il mondo. A vedere un segno incoraggiante nell’elezione di un Papa americano è il numero uno dell’Europarlamento, Martin Schulz, che da Strasburgo, si congratula, augurando al Papa Francesco Papa Francesco Primo Pontefice gesuitacoraggio e forza, per dare un nuovo impulso e rinnovare quei valori fondamentali di pace, tolleranza, vicinanza ai poveri ed ai deboli, sempre più necessari in un mondo che rischia di essere travolto dal materialismo e l’inuguaglianza. Congratulazioni e auguri anche dalle maggiori capitali europee. Dalla Germania, patria di Benedetto XVI, il cancelliere Angela Merkel dichiara: “Milioni di fedeli in Germania e in tutto il mondo hanno atteso questo momento. Ben oltre la comunità cattolica molti si attendono dal nuovo Pontefice una guida, non solo in questioni di fede, ma anche per quanto riguarda la pace, la giustizia, le conservazione della creazione”. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo Robert Zollitsch, afferma: “Siamo grati che i cardinali abbiano fatto questa scelta, il nuovo Pontefice conosce bene la Germania”. Il presidente francese François Hollande ha inviato un messaggio a Papa Francesco: “La Francia – afferma il capo dell’Eliseo – fedele alla sua storia e ai suoi principi universali di libertà, uguaglianza e fratellanza proseguirà con fiducia col dialogo che ha sempre avuto con la Santa Sede”. Anche la Gran Bretagna saluta Papa Bergoglio. “La nomina di Sua Santità Papa Francesco, 266/mo vescovo di Roma, segna un giorno importante per gli 1,2 miliardi di cattolici nel mondo” – scrive il premier britannico David Cameron in un messaggio. “Le mie calorose congratulazioni per l’elezione di Sua Santità Francesco alla successione nella sede apostolica”, recita un analogo messaggio del premier spagnolo Mariano Rajoy. “Per la prima volta nella storia, è stato eletto un Papa originario del continente americano, dell’Argentina, il che sottolinea l’universalità della Chiesa”. Il Consiglio permanente dell’Episcopato portoghese manifesta così il suo affetto e il suo appoggio “incondizionato” al Santo Padre Francesco e “tutta la disponibilità a collaborare con il successore dell’Apostolo Pietro, nel necessario rinnovamento della Chiesa e nel servizio evangelico, nella grande missione di dialogo e di fratellanza, della giustizia e della pace nel mondo”. Il Consiglio si dice certo che Papa Francesco saprà dare un seguito al proprio titolo di “Sommo Pontefice”, “costruendo ponti di unità e pace tra le diverse religioni, culture e popoli” e di “Servo dei servi di Dio”, “servendo tutti e difendendo specialmente i più poveri e gli emarginati”. L’elezione arriva in un momento di grande incertezza per l’Europa e “potrebbe essere un’occasione opportuna per il nuovo Pontefice di iniettare fresco entusiasmo nella ricerca di una vision” per il continente. “Questa visione sancisce quei valori cristiani che hanno ispirato così tanto i padri fondatori del progetto europeo”. Questo è l’invito del reverendo Patrick h. Daly, segretario generale della Commissione della Conferenza dei vescovi dell’Unione europea. Il progetto dell’Unione Europea ha potuto beneficiare del supporto attivo e dell’interesse dei predecessori del nuovo Pontefice, secondo il reverendo Daly, che hanno seguito da vicino gli sviluppi della costellazione di nazioni che formano l’Europa. “Siamo sicuri che il successore di Pietro riconoscerà con orgoglio i risultati raggiunti collettivamente dalle nazioni europee e incoraggerà i leader politici e, incidentalmente, tutti gli appartenenti al Comece, a continuare, con solidarietà e rispetto per la sussidiarietà, sul cammino verso l’unità nella diversità per tutti coloro che si trovano all’interno della famiglia europea”. Per i vescovi svizzeri, la Chiesa si trova di fronte a grandi sfide: al nuovo vescovo di Roma, dunque, “occorrerà il dono della percezione e lettura dei segni dei tempi, un’acuta sensibilità per le legittime diversità delle Chiese locali per farle crescere, con carisma, nella comunione della Chiesa universale”. Confidando nella promessa divina di Pietro, s’impegnano, con il Papa Francesco, a “consolidare la fede in seno alla Chiesa che è in Svizzera”. Entusiasti sono i padri gesuiti. “Riviviamo un momento trascendente per la Chiesa come questo, che articola il nostro carisma di fondazione: il nostro servizio alla Chiesa sarà veramente cristiano solo se sarà veramente ancorato nella fede a Colui che fa nuove tutte le cose; e solo sarà gesuita se sarà unito con il successore di Pietro (Norme complementari, 252 &1)”. Con queste parole, la Compagnia di Gesù in Spagna accoglie l’elezione di un fratello gesuita a Papa. “Siamo convinti che lo Spirito lo incoraggerà per continuare, con semplicità e audacia, il compito di evangelizzazione che iniziarono Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”. Da Madrid arriva anche l’entusiasmo della ong della Chiesa spagnola Manos Unidas, secondo quanto riporta l’agenzia Fides. L’organizzazione auspica che il nuovo Papa continui a sostenere la difesa delle persone più svantaggiate e il rispetto dei diritti umani e che rivolga un appello alla comunità internazionale, affinché s’impegni realmente nello sradicamento della povertà e della fame e promuova il dialogo tra le culture e le religioni, per alimentare la pace e creare la vera fratellanza universale. In Russia, i cattolici vedono nell’elezione di un Papa argentino la dimostrazione della forza della Chiesa nel Paese. “La nomina del cardinal Bergoglio al soglio pontificio ci dà un altro motivo per essere orgogliosi. La nostra Chiesa, infatti, è Cardinale Bergoglio bacia i suoi poveriuniversale. Questo è testimoniato dall’elezione del nuovo Papa”, ha sottolineato il segretario generale della Confederazione russa dei vescovi cattolici, Igor Kovalevski. “Il nuovo Papa ci ha detto che l’evangelizzazione suppone zelo apostolico. E che bisogna uscire, andare verso chi ha bisogno, ad annunciare il Vangelo nelle periferie”: è quanto ha detto il Card. Fernando Filoni, commentando la scelta del nuovo Papa, in un incontro nella Congregazione di “Propaganda Fide”, dove era presente l’Agenzia Fides.“Oggi siamo chiamati a fare nostra questa intuizione”, ha detto il Cardinale. “Anche se a volte possiamo essere stanchi, siamo chiamati ad annunziare sempre il Vangelo, soprattutto con zelo, che significa con amore. Il nuovo Papa ci ha esortato a uscire da noi stessi, a non cedere a tentazioni di autoreferenzialità, ma ad andare verso i bisognosi, a portare un annuncio di gioia e di speranza verso tutte quelle realtà segnate dalla miseria materiale e spirituale. Come cristiani impegnati nell’opera di evangelizzazione possiamo dare il nostro contributo al ministero petrino, continuando a profondere il nostro impegno con generosità e amore” – ha detto il Card. Filoni. Raccontando poi la sua esperienza in Conclave, ha rimarcato: “È stato molto emozionante, in quanto si avverte la grande responsabilità. Noi cardinali abbiamo ‘indicato’, non eletto, il nuovo Papa, scelto da Dio. Se Madre Teresa pregava di essere ‘una matita nelle mani di Dio’, per me essere stato un trattino nel disegno di Dio in questa elezione è stata un’esperienza unica”. Il Card. Filoni ha confermato che il Papa ha scelto il nome di Francesco riferendosi a Francesco di Assisi, “anche questa scelta è significativa della sua profonda umiltà”. Appena un mese fa, per il Mercoledì delle Ceneri, l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio inviava all’arcidiocesi di Buenos Aires il suo Messaggio di Quaresima intitolato: “Laceratevi i cuori e non le vesti”. Un messaggio forte, intenso. L’allora cardinale Bergoglio parlava della nostra assuefazione alle tante cronache quotidiane di violenza (il Diavolo ama il pessimismo) che si vedono e o si leggono sui mass media, talora con “perversa soddisfazione”. Ma “il dramma – si sottolinea nel messaggio – è nelle strade, nei quartieri, nella nostra casa, nel nostro cuore. Conviviamo con la violenza che uccide, che distrugge le famiglie, che accende guerre e conflitti in tanti Paesi del mondo. Conviviamo con l’invidia, l’odio, la calunnia, la mondanità nel nostro cuore. La sofferenza degli innocenti e delle persone pacifiche – afferma il Card. Bergolio – non smette di schiaffeggiarci; il disprezzo dei diritti delle persone e dei popoli più fragili non sono tanto lontani da noi; l’impero del denaro con i suoi demoniaci effetti come la droga, la corruzione, la tratta delle persone, e anche di bambini, insieme alla miseria materiale e morale, sono moneta di scambio”. Ci sono poi la distruzione della dignità del lavoro, il dolore delle migrazioni, la mancanza di futuro. “I nostri errori e peccati come Chiesa – scrive nel messaggio il futuro Papa Francesco – non restano fuori” da questo scenario. “Gli egoismi personali giustificati, e non per questo più piccoli, la mancanza di valori etici in una società che crea metastasi nelle famiglie, nella convivenza dei quartieri, nei Paesi, nelle città, ci parlano dei nostri limiti, della nostra debolezza e della nostra incapacità di poter trasformare questo elenco innumerevole di realtà distruttive”. L’allora cardinale Bergoglio scriveva che “la trappola dell’impotenza ci porta a domandarci: ha senso tentare di cambiare tutto questo? Possiamo fare qualcosa di fronte a questa situazione? Vale la pena tentare se questo mondo continua la sua danza carnevalesca mascherando tutto per un certo tempo? Tuttavia, quando cade la maschera, appare la verità e, anche se per molti suona anacronistico dirlo, ritorna il peccato che ferisce la nostra carne con tutta la sua forza distruttiva”. Il futuro Romano Pontefice ci ricorda che “la Quaresima si presenta come un grido di verità, di speranza certa, che viene a risponderci di sì, che è possibile non mascherarci o disegnare sorrisi di plastica come se niente fosse. Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso perché Dio continua a essere ‘ricco di bontà e misericordia, sempre pronto a perdonare’ e ci incoraggia a ricominciare sempre di nuovo. Oggi, ancora una volta siamo invitati a intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che include la croce e la rinuncia; che sarà scomodo ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che qualcosa non va bene in noi, nella società o nella Chiesa, a cambiare, a invertire rotta, a convertirci. Oggi sono forti e ci sfidano le parole del profeta Gioele: ‘Laceratevi i cuori e non le vesti…Convertitevi al Signore vostro Dio’. Sono un invito a tutti, nessuno escluso”. Papa Francesco offre l’esempio: pregare la Vergine Maria perché guidi tutta la città di Roma e la Chiesa Universale. Abituiamoci, allora, alla semplicità ed alla serenità degli incontri con Papa Francesco, sperando che chi lo ama a parole, capi di stato compresi, applichi poi il suo magistero. “Il Santo Padre – afferma Padre Lombardi – ha salutato la folla portando al collo la stessa croce pettorale che portava in questi giorni: non ha scelto la croce pettorale per le grandi cerimonie, non ha indossato la mozzetta rossa né la stola. È anche significativa la scelta del nome, Francesco, come Francesco di Assisi, che ricorda la spiritualità e la povertà evangeliche. Il suo nome da Papa è Francesco, non Francesco I, poiché è il primo Pontefice a portare questo nome. Se dopo di lui, si eleggesse un papa che adottasse lo stesso nome, allora si chiamerebbe Francesco I. Fra i gesti del nuovo pontefice segnaliamo, nella Cappella Sistina, che ha ricevuto, in piedi, l’omaggio e l’obbedienza dei Cardinali e non ha preso posto sul trono”. Parlando della salute di Papa Francesco, Padre Lombardi ha confermato che effettivamente da giovane, a 40 anni, Papa Francesco ebbe una malattia polmonare per cui gli fu asportato un pezzo di polmone ma questo fatto “non è mai stato un ostacolo né per il suo ritmo di lavoro, né per la sua vita e la sua attività pastorale, come ha dimostrato nella guida di una Arcidiocesi tanto impegnativa come quella di Buenos Aires”. Chi è Papa Francesco? Il nuovo Pontefice Jorge Mario Bergoglio, gesuita argentino, finora arcivescovo di Buenos Aires, Ordinario per i fedeli di rito orientale residenti in Argentina e sprovvisti di Ordinario del proprio rito, è nato a Buenos Aires il 17 Dicembre 1936, da una famiglia di origine piemontese, Mario, impiegato ferroviere e Regina Sivori, casalinga, genitori di cinque figli. Ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, ma poi ha scelto il sacerdozio ed è entrato nel seminario di Villa Devoto. L’11 Marzo 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù, ha compiuto studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos Aires, ha conseguito la laurea in filosofia presso la Facoltà di Filosofia del collegio massimo “San José” di San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è stato professore di letteratura e di psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fe e nel 1966 ha insegnato le stesse materie nel collegio del Salvatore di Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 ha studiato teologia presso la Facoltà di Teologia del collegio massimo “San José” dove ha conseguito la laurea. Il 13 Dicembre 1969 è stato ordinato sacerdote. Nel 1970-71 ha compiuto il terzo Inchino Papa Francescoprobandato ad Alcalá de Henares (Spagna) e il 22 Aprile 1973 ha fatto la sua professione perpetua. È stato maestro di novizi a Villa Barilari, San Miguel (1972-1973), professore presso la Facoltà di Teologia, Consultore della Provincia e Rettore del collegio massimo. Il 31 Luglio 1973 è stato eletto Provinciale dell’Argentina, incarico che ha esercitato per sei anni. Fra il 1980 e il 1986 è stato rettore del collegio massimo e delle Facoltà di Filosofia e Teologia della stessa Casa e parroco della parrocchia del Patriarca San José, nella Diocesi di San Miguel. Nel Marzo 1986 si è recato in Germania per ultimare la sua tesi dottorale. Quindi i superiori lo hanno destinato al collegio del Salvatore, da dove è passato alla chiesa della Compagnia nella città di Cordoba come direttore spirituale e confessore. Il 20 Maggio 1992 Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo titolare di Auca e Ausiliare di Buenos Aires. Il 27 Giugno dello stesso anno ha ricevuto nella cattedrale di Buenos Aires l’ordinazione episcopale dalle mani del Cardinale Antonio Quarracino, del Nunzio Apostolico Monsignor Ubaldo Calabresi e del Vescovo di Mercedes-Luján, Monsignor Emilio Ogñénovich. Il 3 Giugno 1997 è stato nominato Arcivescovo Coadiutore di Buenos Aires e il 28 Febbraio 1998 Arcivescovo di Buenos Aires per successione, alla morte del Cardinale Quarracino. Diventa così Primate d’Argentina. Dal 6 Novembre dello stesso anno è anche ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina che non possono contare su un Ordinario del loro rito. Da Giovanni Paolo II è stato creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001, del Titolo di San Roberto Bellarmino. Da Cardinale è stato Relatore Generale aggiunto alla 10ª Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2001). Ha partecipato nel Conclave del 18 e 19 Aprile del 2005. Ha partecipato ed è membro del Consiglio post sinodale dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dal 2 al 23 Ottobre del 2005. Un curriculum eccezionale per un Papa che vuole servire la Chiesa. “Non voi, ma Gesù dà la forza per essere cristiani veri”. Nell’omelia pronunciata dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, il 18 Febbraio 2012, a Roma in San Lorenzo fuori le Mura, sul passo del Vangelo di Marco (Mc 2, 1-12) «Gesù ci darà la forza. Non voi, ma Lui in voi», il futuro Papa Francesco dichiarava: “Nella preghiera all’inizio della messa abbiamo fatto un appello a Dio Padre: «Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito». Abbiamo bisogno di questo aiuto di Dio per capire la voce dello Spirito, la novità dello Spirito. Lo Spirito sempre è nuovo, sempre viene per rinnovare. È quello che abbiamo sentito nella prima lettura, la profezia: «Io faccio nuove tutte le cose». Così fa Dio, così fa lo Spirito. Perciò chiediamo l’aiuto di Dio di essere attenti alla voce dello Spirito, alla novità.
Fare tutto nuovo. Il Vangelo ci racconta la storia del paralitico che è stato rinnovato con la forza dello Spirito e di Gesù. Lo Spirito era in Gesù. Gesù è colui che ci invia lo Spirito per rinnovare tutto. Gesù è l’unico capace di incominciare tutto di nuovo, di ricominciare la vita. Pensiamo alla vita di questo paralitico, la vita fisica, e anche la vita interiore – perché il Signore gli guarisce prima l’anima: «I tuoi peccati sono perdonati». Gesù ha il potere, con la forza del suo Spirito, di rinnovare il cuore. Dobbiamo avere fiducia in questo. Se noi non abbiamo fiducia nella forza di Gesù Cristo come l’unica salvezza, l’unico che può fare nuove tutte le cose, siamo cristiani finti. Non siamo cristiani veraci. Gesù non ti obbliga a essere cristiano. Ma se tu dici che sei cristiano devi credere che Gesù ha tutta la forza – l’unico che ha la forza – per rinnovare il mondo, per rinnovare la tua vita, per rinnovare la tua famiglia, per rinnovare la comunità, per rinnovare tutti. Questo è il messaggio che oggi dobbiamo portare con noi chiedendo al Padre che ci faccia attenti alla voce dello Spirito che fa quest’opera: lo Spirito di Gesù. L’invito per oggi è di fare queste cresime a voi che venite a ricevere la forza dello Spirito di Dio: credete nella forza dello Spirito! È lo Spirito di Gesù. Credete in Gesù che vi invia questo Spirito – a voi e a tutti noi: ci invia lo Spirito per rinnovare tutto. Non siete cristiani finti, cristiani solo a parole. Siete cristiani con la parola, con il cuore, con le mani. Sentite come cristiani, parlate come cristiani e fate opera di cristiani. Ma voi soli non potreste farlo. È Gesù che vi darà questo Spirito, vi darà la forza di rinnovare tutto: non voi, ma Lui in voi. E con questo pensiero di Gesù che è l’unica salvezza, l’unico che ci porta la grazia, che ci dà la pace, la fraternità, che ci dà la salvezza, proseguiamo la celebrazione di questa messa con la recita del Credo, la professione della nostra fede”. Nell’omelia del 4 Giugno 2006, sempre nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, l’allora cardinale Bergoglio, amministrando la Cresima ad un gruppo di ragazzi, si era soffermato sulla forza che deriva dallo Spirito Santo, dichiarando: “Gesù ci insegna che lo Spirito Santo è un dono che Lui ci manda dal cielo. È davvero importante avere su di noi lo Spirito Santo. Cosa farà lo Spirito Santo? Abbiamo sentito: «Lo Spirito Santo, che Gesù vi darà, vi guiderà alla verità intera». Che cosa significa? Che lo Spirito Santo combatte i mali.
Lo Spirito Santo viene su di noi e in noi. Ci guida. Ci ricorda tutto quello che Gesù ci ha insegnato. Ci guida dritti sulla via, nelle situazioni che adesso forse non sappiamo immaginarci. Lui ci guida. Lo Spirito Santo ci guida e fa che noi abbiamo due atteggiamenti molto importanti. Se tutti abbiamo questi due atteggiamenti nella vita, che sono due virtù, avremo la felicità piena dello Spirito Santo, la consolazione dello Spirito Santo. Il primo è la mitezza che dice: «Non litigate fratelli, siete miei figli, buoni, amati». Il Signore ci ha detto che lo Spirito ci insegna a essere come fratelli fra noi, quindi ad amarci, a essere uniti. La seconda virtù sembra contraria ma non è contraria: è la fortezza. La fortezza è la testimonianza di Gesù Cristo, la fortezza dà la testimonianza di Gesù: non avere paura di essere cristiano. Questo ci darà lo Spirito Santo. Il Vangelo Lo chiama il consolatore interiore, perché ci dà la consolazione. Vi dà la pace. Il Vangelo Lo chiama anche il difensore, l’avvocato. Si intende che l’accusatore è il diavolo. Il diavolo ci accusa. Ci accusa perché ci Papa Francesco in preghieravuole tristi, ci vuole con il cuore amaro, triste. Lo Spirito Santo dà un cuore dolce con la mitezza e un cuore forte con la fortezza, secondo gli insegnamenti di Gesù pieni di gioia”. Papa Francesco invita a non cedere alle lusinghe del Diavolo. “Non cediamo al pessimismo, doniamo ai giovani la sapienza della vita”. È uno dei passaggi significativi del discorso che Papa Francesco ha rivolto ai Cardinali ricevuti in udienza alla Sala Clementina. Un incontro all’insegna della giovialità e dell’amicizia, davvero fraterno. Il Papa ha anche detto scherzosamente che qualcuno definisce i Cardinali “i preti del Santo Padre”. Si tratta della prima udienza del nuovo Pontefice che, nel suo intervento più volte integrato da riflessioni a braccio, ha ricordato il “gesto coraggioso e umile” di Benedetto XVI. Papa Francesco ha offerto due affascinanti meditazioni: la prima sullo Spirito Santo, la seconda sui doni della vecchiaia, citando anche il poeta tedesco Hölderlin. Con il suo stile semplice e gioviale che tutto il mondo impara a conoscere ed amare, Papa Francesco si è rivolto anche ai Cardinali, come fratelli, nella prima udienza dopo il Conclave. Un incontro che, nelle sue stesse parole, testimonia “un prolungamento dell’intensa comunione ecclesiale sperimentata in questo periodo”. Papa Bergoglio ha messo l’accento sul clima di grande cordialità che ha fatto crescere “la reciproca conoscenza e la mutua apertura: noi siamo quella comunità, quell’amicizia, quella vicinanza che ci farà bene a tutti”. Il Santo Padre ha ringraziato quanti hanno collaborato alla conduzione della Chiesa durante la Sede Vacante ed ha rivolto un pensiero affettuoso al Cardinale Mejia, colpito da un infarto. Papa Francesco è tornato così con la memoria ai primi istanti del suo Pontificato confidando la sua emozione nel vedere la suggestiva “immagine del popolo orante e gioioso” in piazza San Pietro. Papa Francesco ha anche parlato dell’“affetto e la solidarietà della Chiesa universale” come anche dell’attenzione di chi “pur non condividendo la nostra fede” guarda con ammirazione alla Chiesa. Papa Bergoglio ha poi rivolto un pensiero “colmo di grande affetto e di profonda gratitudine” al suo venerato predecessore, Papa Benedetto “che in questi anni di Pontificato ha arricchito e rinvigorito la Chiesa con il Suo magistero, la Sua bontà, la Sua guida, la Sua fede, la Sua umiltà e la Sua mitezza che rimarranno un patrimonio spirituale per tutti”.
Ed ha soggiunto che “il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in Lui un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo. Sentiamo che Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario”.
Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero allo Spirito Santo, all’azione del Paraclito che è il “supremo protagonista di ogni iniziativa e manifestazione di fede”: “E’ curioso: a me fa pensare, questo. Il Paraclito fa tutte le differenze nelle Chiese, e sembra che sia un apostolo di Babele. Ma dall’altra parte, è quello che fa l’unità di queste differenze non nella ugualità, ma nell’armonia”. Ed ha soggiunto che “lo Spirito Santo dà a ciascuno di noi carismi diversi, ci unisce in questa comunità di Chiesa”. Papa Francesco ha sottolineato la volontà di servire il Vangelo “con rinnovato amore aiutando la Chiesa a diventare sempre più in Cristo e con Cristo”, stimolati anche dalla celebrazione dell’Anno della Fede. Del resto, ha detto ancora, lo stesso Papa Benedetto, con il suo “gesto coraggioso e umile” ci ha ricordato che è “Cristo che guida la Chiesa per mezzo del suo Spirito”. E lo Spirito Santo è “l’anima della Chiesa con la sua forza vivificante”. “Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il Diavolo ci offre ogni giorno: non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento: abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra”. Papa Bergoglio ha quindi osservato che la metà dei Cardinali è ora nell’età della vecchiaia, ma “la vecchiaia – ha detto – è la sede della sapienza della vita” e gli anziani “possono donare tanto anche ai giovani”. Quindi l’esortazione di Papa Francesco: “Cari Fratelli, forza! I vecchi hanno la sapienza di avere camminato nella vita, come il vecchio Simeone, la vecchia Anna al Tempio. E proprio quella sapienza ha fatto loro riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani: come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita”. Papa Francesco saluta i Padri Cardinali uno ad uno con quella genuinità e spontaneità che da sempre caratterizza la sua persona: “Con questi sentimenti – sono veri, eh? – con questi sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica”. Il Pontificato di Papa Bergoglio farà tremare il Diavolo e i suoi servi, compreso il relativismo etico imperante. Del resto lo stile di Papa Francesco è talmente semplice e diretto, da scoraggiare qualsiasi iniziativa del Maligno. Le tre incisive parole: Camminare, Edificare, Confessare, esprimono chiarezza, semplicità e grande forza evangelica universali. È lo stile dei Santi che esaltano lo Spirito Santo come l’Armonia di Colui che crea con i doni la diversità che c’è nella Chiesa. Espressione molto bella. Papa Francesco dice: “Il Paraclito, lo Spirito Santo fa le differenze nelle Chiese. Sembra che sia un apostolo di Babele”, cioè delle differenze che creano confusioni, ma invece “è quello che fa anche l’unità, l’armonia fra queste differenze”. E cita un padre che diceva: “Ipse harmonia est” – “Lo Spirito Santo è armonia”. Nella meditazione sull’età anziana, cita il poeta Hölderlin, tedesco, uno dei suoi preferiti, che diceva: “Es ist ruhig, das Alter, und fromm”, cioè “la vecchiaia è tranquillità e devozione e preghiera, tranquillità e preghiera”. Padre Lombardi ha a ha parlato per telefono con il nunzio in Argentina, mons. Tscherrig, per chiedergli un’informazione a proposito di alcune notizie in cui si diceva che il Papa aveva invitato i vescovi e i fedeli a non venire a Roma per la Messa di inaugurazione: “lui mi ha confermato che effettivamente la sera dell’elezione il Papa lo ha chiamato dicendo: ‘faccia pure sapere ai vescovi, ai fedeli che non c’è bisogno che facciano un lungo viaggio, molto costoso, per venire a Roma in questa occasione e che facciano un’offerta, un atto di solidarietà invece per i poveri’. Quindi è vera questa notizia. Il nunzio ha avvisato di questa indicazione che aveva avuto dal Santo Padre, che mi sembra piuttosto significativa: quelli che lo conoscono la trovano molto normale, secondo il suo stile”. Padre Lombardi si è poi riferito alle accuse che sono state sollevate sul passato del nuovo Papa Francesco nel tempo della dittatura. “Sono accuse – ha detto – che erano un tema già di molti anni fa, adesso in Argentina è stato risollevato in questa occasione”. In “una dichiarazione importante Pérez Esquivel ha detto che non c’era compromissione del Cardinale Bergoglio con la dittatura. Una dichiarazione, quindi, da prendere con molta attenzione perché Pérez Esquivel non è tradizionalmente favorevole alla Chiesa. Questa mattina un sacerdote, un gesuita ungherese-tedesco, che è uno dei due – quello sopravvissuto – sacerdoti sequestrati molti anni fa e che erano l’oggetto dell’episodio a cui si rivolgono queste accuse, ha fatto in Germania, in tedesco, una dichiarazione in cui racconta la vicenda e dice che poi, dopo questa vicenda, aveva incontrato – anche con l’altro che era ancora vivo – Bergoglio, che era allora vescovo di Buenos Aires: avevano concelebrato la Messa insieme, avevano avuto una pubblica e piena manifestazione di armonia e di accordo”. Padre Lombardi ha poi letto una sua dichiarazione: “La campagna contro Bergoglio è ben nota e risale già a diversi anni fa. È portata avanti da una pubblicazione caratterizzata da campagne a volte calunniose e diffamatorie. La matrice anticlericale di questa campagna e di altre accuse contro Bergoglio è nota ed evidente. L’accusa si riferisce al tempo in cui Bergoglio non era ancora vescovo, ma superiore dei Gesuiti in Argentina, e a due sacerdoti che sono stati rapiti e che lui non avrebbe protetto. Non vi è mai stata un’accusa concreta credibile nei suoi confronti. La Giustizia argentina lo ha interrogato una volta come persona informata sui fatti, ma non gli ha mai imputato nulla. Egli ha negato in modo documentato le accuse. Vi sono invece moltissime dichiarazioni che dimostrano quanto Bergoglio fece per proteggere molte persone nel tempo della dittatura militare. È noto il ruolo di Bergoglio – una volta diventato vescovo – nel promuovere la richiesta di perdono della Chiesa in Argentina per non aver fatto abbastanza nel tempo della dittatura. Le accuse appartengono quindi all’uso di analisi storico-sociologiche del periodo dittatoriale fatte da anni da elementi della sinistra anticlericale per attaccare la Chiesa e devono essere respinte con decisione”. Padre Lombardi ha quindi ribadito che le accuse non sono attendibili e non hanno motivo, anche oggi, in qualche modo, di mettere un’ombra sulla figura del nuovo Papa. “Abbiamo una lunga esperienza di come funzionano anche le campagne negative nei confronti delle persone o della Chiesa nel suo insieme – ha affermato – quindi onestamente io non mi stupisco mai di nulla…Se qualcuno ha, pensa di avere, degli argomenti negativi contro il Papa Francesco, purtroppo mi sembra normale che li usi nel momento in cui c’è una grande attenzione e una grande audience e quindi lui pensa di poter avere anche lui, con i suoi atteggiamenti Papa Bergoglio nella Sistinanegativi, una maggiore audience. Fa parte di una dinamica che mi sembra a noi molto nota e non mi preoccupo assolutamente, perché mi sembra di avere risposte fondate, sicure ed una coscienza tranquilla: si va avanti con la linea chiara che mi sembra sia anche caratteristica di quest’uomo e che gli dà molta credibilità”. Sabato 16 Marzo 2013 alle 11 vi sarà l’Udienza nell’Aula Paolo VI per gli operatori delle comunicazioni sociali. “Non è una conferenza stampa, non è un dialogo tra il Papa e i giornalisti: è un saluto, un ringraziamento. Ci saranno certamente delle parole da parte sua e poi un certo numero di noi potranno passare a salutare il Papa personalmente a nome di tutti gli altri”. Quindi l’Angelus di Domenica 17 Marzo alle 12. Per quanto riguarda la Messa d’inaugurazione del Pontificato, Martedì 19 Marzo alle 9:30, padre Lombardi ha parlato della partecipazione delle delegazioni dei diversi Paesi. “La Santa Sede non fa mai degli inviti specifici per venire a questi avvenimenti, ma informa che c’è questo avvenimento. Lo dice al Corpo Diplomatico, lo dice pubblicamente. Quindi se qualcuno vuole venire è benvenuto, ma non è che debba ricevere un invito speciale: prende l’iniziativa di dire ‘sono contento di venire, vengo, per rappresentare il mio Paese’. Questo è un particolare procedurale diplomatico ma significativo, perché molte volte mi è stato chiesto: ‘il Papa o la Santa Sede ha invitato questo capo di Stato o non lo ha invitato?’. Non c’è mai un invito diretto a nessun capo di Stato o di governo a venire. Anche quando vengono a trovare il Papa durante il Pontificato, normalmente i capi di Stato o di governo non sono mai stati invitati: sono loro che hanno manifestato il desiderio di vedere il Santo Padre, di partecipare ad un avvenimento. Tutti quelli che manifestano questo desiderio sono benvenuti. Non c’è una selezione o un dire ‘noi non vi vogliamo’: tutti i responsabili di Paesi, anche se non hanno rapporti diplomatici con la Santa Sede, se dicono ‘vogliamo venire’, sono benvenuti. Per fare qualche esempio al funerale di Giovanni Paolo II e all’inaugurazione di Benedetto XVI c’erano delegazioni di Paesi che non avevano rapporti diplomatici con il Vaticano: per esempio l’Arabia Saudita, l’Afghanistan, la Malaysia, che adesso li ha ma che allora non li aveva. Quindi se qualche rappresentante o qualche delegazione di qualche Paese vuol venire, benvenuti! Ma non c’è un invito specifico o un rifiuto per nessuno”. Il portavoce vaticano ha poi ricordato che in questi giorni stanno arrivando moltissimi messaggi, anche molto belli, di tante personalità, da diverse parti del mondo. “Un messaggio che è stato molto apprezzato è quello da parte del Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma, il dottor Riccardo Di Segni, a cui il Papa ha anche mandato un suo messaggio di amicizia e di vicinanza, informandolo della prossima inaugurazione del Pontificato. “Nel giorno della mia elezione a Vescovo di Roma e pastore universale della Chiesa cattolica – scrive Papa Francesco – le invio il mio cordiale saluto annunciandole che la solenne inaugurazione del mio pontificato avrà luogo martedì 19 marzo. Confidando nella protezione dell’altissimo, spero vivamente di poter contribuire al progresso che le relazioni tra ebrei e cattolici hanno conosciuto a partire dal Concilio Vaticano II in uno spirito di rinnovata collaborazione e al servizio di un mondo che possa essere sempre più in armonia con la volontà del Creatore”. È noto il buon rapporto che anche il Cardinale Bergoglio aveva, in Argentina, con le comunità ebraiche e con altre comunità religiose, con i musulmani e così via. Ecco, quindi continuiamo nella stessa direzione”. Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, ha dichiarato: “L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane intende formulare i più fervidi auguri al nuovo Pontefice, Jorge Mario Bergoglio, per lo svolgimento di un magistero che porti pace e fratellanza all’umanità intera. In particolare la speranza è che possa proseguire con reciproca soddisfazione l’intenso percorso dialogico che gli ebrei hanno sempre auspicato e che è stato realizzato anche grazie all’opera dei pontefici che si sono avvicendati alla guida della Chiesa nel recente passato. Ebrei e cristiani sono da tempo protagonisti di un dialogo aperto e leale e di un confronto serrato che, se svolti nel pieno rispetto delle reciproche autonomie e della pari dignità, sono elementi imprescindibili per la costruzione di un futuro di autentica amicizia tra i popoli e gli individui. Una sfida alla quale guardiamo con la consapevolezza del lungo e proficuo cammino che è stato possibile percorrere assieme e che dovrà proseguire onorando gli appuntamenti che ci attendono a partire da domani”. “Per tre cose sussiste l’umana società, per la verità per la giustizia e per la pace…”(Trattato dei Padri 1:18). Messaggio augurale inviato anche dal Presidente e dal Consiglio Direttivo dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia: “Le esprimiamo sincere felicitazioni per la Sua nomina al soglio papale e Le auguriamo la migliore riuscita per lo svolgimento dell’alto incarico ricevuto. Auspichiamo che la Sua parola e il Suo esempio contribuiscano al raggiungimento dell’armonia, della fratellanza e della pace tra tutti i popoli. Da parte nostra non mancherà la collaborazione e il contributo a proseguire il cammino intrapreso, affinché possa consolidarsi il dialogo che tanto ha contribuito a instaurare un nuovo clima di fiducia tra Ebrei e Cattolici, nel rispetto reciproco delle rispettive identità e nell’autentico riconoscimento della pari dignità. Confortati dai positivi risultati di questo percorso, acquisiti negli anni anche grazie ai Pontefici che si sono susseguiti nel recente passato siamo certi che Ebrei e Cattolici, collaborando nell’impegno per il bene dell’umanità, anche attraverso le proprie specificità, potranno dimostrare che la costruzione di un futuro di vera amicizia tra i popoli e gli individui è realmente possibile. Nell’auspicio di avere presto occasione di incontrarLa ancora Le rivolgiamo con l’aiuto dell’Eterno i più fervidi voti augurali e La salutiamo con le parole dei nostri antichi saggi (Trattato dei Padri 1:18): Rabbì Simeone figlio di Gamaliele diceva: “Per tre cose sussiste l’umana società, per la verità per la giustizia e per la pace…”. Il documento porta in calce le firme del presidente dell’Ari Rav Elia Richetti, del vicepresidente Rav Alberto Sermoneta (rabbino capo di Bologna), del segretario Rav Giuseppe Momigliano (rabbino capo di Genova), del rav Alberto Funaro e del rav Adolfo Locci (rabbino capo di Padova). “Apprendo la lieta notizia dell’elezione al Soglio Pontificio di S.E. Rev.ma il Sig. Cardinale Bergoglio S.J., da oggi papa Francesco. Nel congratularmi con il nuovo papa per la sua elezione – afferma il rabbino capo emerito di Milano Giuseppe Laras – formulo a Lui i miei migliori auguri, sinceri e fervidi, per la missione di responsabilità e di impegno che lo attende. Le difficili e tormentate vicende del nostro tempo richiedono guide dalla fede salda e sicura e animate da sentimenti di intensa e profonda umanità. Amore per Dio e amore per le creature, è questo il binomio prezioso cui chi è investito di responsabilità deve potersi ispirare in tale difficile e gravoso impegno. Il mio auspicio è che, sotto la sua guida, il dialogo interreligioso, ed ebraico-cristiano in particolare, continui a dare frutti nel solco dell’operato dei suoi predecessori”. Posizione condivisa, tra gli altri, dal rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni: “I rapporti della Chiesa con la Comunità ebraica di Roma e il dialogo con l’ebraismo hanno compiuto dei passi importanti. La speranza è che si possa proseguire il cammino nel segno della continuità e delle buone relazioni. Che possa guidare con forza e saggezza la Chiesa cattolica per i prossimi anni”. Poi, scherzando su Twitter, scrive: “Dopo due ashkenaziti, finalmente un sefardita”. L’ex presidente UCEI Amos Luzzatto analizza alcune sfide che attendono il successore di Ratzinger. “Il dialogo tra cattolici ed ebrei – dice Luzzatto – non può rimanere una riserva per dotti ma deve diventare un’occasione reale per conoscersi e rispettarsi”. Tra i vari contributi apparsi sulla stampa italiana di grande interesse l’intervista al ministro per la cooperazione Andrea Riccardi, tra i pochi uomini politici a conoscere personalmente papa Francesco. “Sono sicuro che sarà un papa ecumenico – commenta – Lo so per i colloqui avuti con lui. Tutto diverso da ciò che si pensa dei latino-americani, concentrati sulla Chiesa cattolica. Lui ha per esempio un senso spiccato dell’ebraismo maturato grazie anche alla rilevante comunità ebraica di Buenos Aires”. Forte emozione anche in Israele dove il presidente della Repubblica, Shimon Peres, ha accolto la notizia come messaggio di “pace” e di “speranza”. L’auspicio, ha proseguito Peres, è che “papa Francesco possa presto visitare il paese e che in questa circostanza venga accolto in unico abbraccio da ebrei, cristiani e musulmani”. Rav David Rosen dell’American Jewish Committee rileva “il calore, la dolcezza e la modestia” del capo della Chiesa e sottolinea a Jta la vicinanza espressa alla Comunità ebraica argentina in occasione del terribile attentato del 1994 e in molte altre circostanze. Per Abe Foxman, presidente dell’Anti-Defamation League, l’elezione di Bergoglio è un fatto rassicurante “per il proseguo del dialogo ebraico-cristiano”. Rav Jonathan Sacks, rabbino capo del Commonwealth, impegnato in questi giorni in una serie di appuntamenti proprio a Buenos Aires, invia al papa “le sue benedizioni più calorose”. Scrive il rav Di Segni: “Mentre la foto recente del cardinale Bergoglio (ora papa Francesco) che accende la Chanukkià in una Sinagoga di Buenos Aires fa il giro del mondo, il popolo di Facebook si chiede se sia ritualmente consentito. Si capisce subito che si tratta di una Sinagoga Conservative. I rabbini capi d’Israele e altri rabbini ortodossi mandano messaggi di auguri. Il mondo charedì sembra invece quasi impermeabile alla notizia. Sono segnali sottili di distinguo, che anticipano un futuro in cui le domande non saranno tanto rivolte al “pastore della Chiesa Universale”, se sia o meno filoebraico, quanto al mondo ebraico: papa_francesco_motto_stemmada quello “laico”, che dovrà fare i conti con le inevitabili asprezze del papa in tema di morale, e a quello “ortodosso” che dovrà ogni volta interrogarsi su come rispondere alle eventuali aperture”. Un futuro di dialogo. È quello che il Mondo chiede alla luce della lettera inviata dal Pontefice al rabbino capo rav Riccardo Di Segni la sera stessa della sua elezione con parole che sono state accolte con emozione dal rav Di Segni. I segnali più forti del buon avvio di Papa Bergoglio sono proprio nel gesto di amicizia e condivisione compiuto verso la più antica comunità della Diaspora. Si arricchisce intanto di aneddoti ecumenici l’esperienza di Papa Francesco come arcivescovo e come capo della Conferenza episcopale argentina. Una vicinanza confermata dai fatti: non soltanto le suggestive immagini dell’accensione del quinto lume della Chanukkiah lo scorso Dicembre 2012 a Buenos Aires, ma anche una serie di impegni di grande significato che hanno costellato la sua lunga missione ecclesiastica. Gli incontri in sinagoga per Rosh haShanah, i ripetuti colloqui con i leader ebraici nella struttura sorta sulle macerie dell’Associazione Mutualità Israelita Argentina colpita nel 1994 dai terroristi di Hezbollah; gli appelli pubblici sottoscritti per non condannare all’oblio quella terribile carneficina. E ancora il lavoro svolto al fianco di Israel Singer, già presidente del Congresso ebraico mondiale, per l’iniziativa di sostegno ai poveri e alle fasce meno abbienti della popolazione che va sotto il nome di Tzedakà. Impegno interreligioso che si richiama a uno dei massimi doveri ebraici e che, negli anni della grave crisi economica-finanziaria, ha permesso di alleviare le sofferenze di migliaia di cittadini. Raggiunto nelle scorse ore da Jta, Singer ha affermato: “Bergoglio ha una parola per tutti e non si pone mai su un piano differente da quello del suo interlocutore. Un compito solenne come quello di capo della cristianità sarà una sfida non facile da assolvere per una persona con un carattere come il suo”. Padre Lombardi ha chiarito che per la Messa d’inaugurazione “non ci saranno biglietti. Tutti quelli che arrivano, arrivano e si mettono nell’ordine” in cui arrivano. “Per motivi di ordine è necessario poter anche disporre certi settori specifici, perché se no diventa tutta una grande confusione. I malati e i diversamente abili hanno sempre uno spazio privilegiato: sono sempre messi davanti, questo anche nelle udienze, così che possano sempre vedere bene e sono tra i primi posti”. Ha ribadito poi che è una cosa molto verosimile che il Papa Francesco vada a Castelgandolfo a trovare il Papa emerito Benedetto XVI: “come ho già accennato, avverrà, anche nei prossimi giorni, ma non ritengo che avvenga oggi, domani o in questi giorni immediati”. Ha riferito poi che il Papa ha tolto i sigilli all’appartamento Papale dopo la Messa nella Cappella Sistina. Il Pontefice Domenica userà già l’alloggio per l’Angelus, anche se non vi abita ancora. Rispondendo ad una domanda sulla data della presa di possesso di San Giovanni in Laterano, ha detto che “è più da prevedere che avvenga dopo Pasqua. In questa situazione, è anche da prevedere che – non avendo ancora preso possesso di San Giovanni in Laterano – la Messa della Cena del Signore, del Giovedì Santo, avvenga in San Pietro e non in San Giovanni in Laterano, quest’anno, proprio perché non è stato fatto ancora l’ingresso del Papa nella sua cattedrale, perché sono giorni molto imminenti, come sappiamo, ed è quindi difficile organizzare una presa di possesso prima della Settimana Santa”. Poi ha aggiunto: “Questo per lo meno era alcuni giorni fa, prima dell’elezione del nuovo Papa. Se lui, evidentemente, desidera fare altrimenti, lo vedremo”. Ha poi parlato del suo incontro con Papa Francesco: “L’ho salutato anche io, e lui è stato molto buono, molto gentile. È una persona che conosco, lui mi conosceva, quindi ha parlato con stima del servizio della comunicazione in questi giorni così importanti della vita della Chiesa. L’ho visto molto consapevole, anche molto sereno, mi ha dato l’impressione di una persona assolutamente tranquilla”. Rispondendo ad una domanda sui rapporti con gli anglicani, padre Lombardi ha detto che si sa bene che “il cammino ecumenico è lungo. Certamente il Papa Francesco intende continuare sulla linea dell’ecumenismo, sulla linea della ricerca dell’unità. Non ci sarà certo nessuna intenzione di fare dei passi indietro, ma possibilmente di continuare ad andare avanti anche nei rapporti ecumenici con le altre Chiese e confessioni cristiane, una priorità fondamentale dei Pontificati di questo nostro tempo, in fedeltà anche al Concilio Vaticano II, sentendo sempre l’urgenza del comando di Cristo di cercare l’unità”. Ammiriamo la Potenza dell’Altissimo!

Nicola Facciolini

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