Ancora un evento eccezionale per la Stagione Teatrale Aquilana organizzata dal Teatro Stabile d’Abruzzo con la collaborazione dell’ATAM: giovedì 21 marzo alle ore 21,00 e venerdì 22 marzo alle ore 17,30, arriva al Ridotto del Teatro Comunale Saverio Marconi, il grande regista di musical, che si mette in gioco e sale sul palcoscenico per interpretare “Variazioni enigmatiche” di Eric Emmanuel Schmitt.
Lo spettacolo ha già avuto uno straordinario successo di pubblico e di critica in Europa (in Francia lo spettacolo è stato interpretato da Alain Delon, in Inghilterra da Donald Sutherland) ed ora si avvia a diventare un cult anche in Italia.
“Ho avuto la grande fortuna di collaborare con Schmitt per l’edizione francese del musical “Nine” che ho diretto alle Folies Bergère – racconta Saverio Marconi – e con Gabriela Eleonori l’abbiamo incontrato anche qualche mese fa per confrontarci sulla regia dello spettacolo. Siamo stati onorati della presenza di Schmitt a Roma, dove ha assistito allo spettacolo con grande emozion e si è congratulato con noi: il nostro piacere deriva dal fatto di non aver tradito il suo lavoro: Oggi che ho l’età giusta per affrontare un personaggio come Abel Znorko, non ho avuto dubbi che “Variazioni Enigmatiche” fosse il testo più giusto per tornare sul palcoscenico come interprete.”
Il titolo dell’opera fa riferimento a Enigma Variations, composizione del musicista inglese Edward Elgar, quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come Schmitt sembra concepire il rapporto tra gli esseri umani come qualcosa che possiamo solo intuire. “Unire prosa e musica – prosegue Marconi – permette di aggiungere al significato delle parole un messaggio ancora più ampio e universale.”
Un testo mai prevedibile, che alterna sentimenti con drammatici colpi di scena, in cui l’ironia più tagliente si trasforma in commozione, la tenerezza in folle crudeltà.
È la storia del confronto disperato fra due uomini, Abel Znorko – misantropo, Nobel per la letteratura che si è ritirato a vivere da eremita in un’isola sperduta del mare della Norvegia, vicino al Polo Nord (ma conserva un intenso rapporto epistolare con la donna amata) – e Erik Larsen (interpretato da Gian Paolo Valentini), sconosciuto giornalista cui lo scrittore concede un’intervista. L’incontro, tra ferocia e compassione, si trasforma in una sconvolgente scoperta di verità taciute e dell’illusione in cui i due si sono calati.
La scenografia, curata da Carla Accoramboni, segue l’idea di una scena sospesa, una casa che ha pareti ma non ne ha, come l’isola dove si svolge la storia, il cui disvelamento graduale è un capolavoro di letteratura teatrale. Anche il disegno luci, firmato da Valerio Tiberi, giocherà un ruolo fondamentale, ricreando all’interno un ambiente intimo e caldo ed evocando invece il gelido crepuscolo artico che filtra dall’esterno. La scelta di affidare a Gabriela Eleonori la regia nasce dalla volontà di una prospettiva femminile nella lettura di una storia in cui una donna, con la sua assenza, è comunque protagonista.
“È un testo che ti sorprende immediatamente, alla prima lettura. – dice la regista Gabriela Eleonori – La necessità e l’urgenza della sua rappresentazione si trasformano, quindi, nella percezione di poter far ritrovare al “teatro” puro la sua funzione principale: la narrazione di miti per la catarsi collettiva”.
“Dopo anni- scrive Éric-Emmanuel Schmitt -ho ricevuto centinaia di lettere che ponevano tutte la stessa domanda: cosa succede dopo l’ultima battuta? 1) non lo so altrimenti avrei continuato la storia. 2) ho scritto questa storia affinché mi venga posta questa precisa domanda ed io possa non rispondere. Credo che un testo non si limiti al piacere e al momento della rappresentazione. Deve disturbare, sollecitare lo spettatore di questioni e di domande sulla rappresentazione e sul testo. Spesso gli spettatori mi hanno raccontato il seguito di Variazioni Enigmatiche: in realtà non raccontavano una storia, ma se stessi. Mi trasmettevano le loro umane sensazioni su questa strana storia d’amore. E solo questo era il mio fine.”
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