Trecentonove morti, tantissimi feriti, oltre 10.000 edifici danneggiati e 70.000 sfollati. È questo il bilancio dei danni causati dal terremoto di magnitudo 6,3 che il 6 aprile 2009 alle 3:32 ha svegliato la città de L’Aquila.
A distanza di quattro anni da quella notte, ci si chiede: qual è la conseguenza sulla salute degli aquilani?
A questa domanda risponde la Regione Abruzzo (con le aziende sanitarie di Pescara, L’Aquila-Avezzano-Sulmona, Chieti e Teramo) in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università de L’Aquila, in quanto ha condotto lo studio CoMeTeS, ossia Conseguenze a Medio Termine del Sisma, sulla popolazione aquilana. L’obiettivo di tale studio è quello di stimare i principali fattori di rischio comportamentale: fumo, alcol, obesità e sedentarietà, e alcuni indicatori dello stato di salute psicologica. L’acquisizione di queste informazioni potrà servire in futuro ad indirizzare in modo adeguato i soccorsi.
È stata valutata l’eredità del sisma attraverso la comparazione dei dati raccolti sullo stato di salute della popolazione nel 2007-2008 con i dati rilevati oltre un anno dopo il terremoto del 2009.
Nel 2010, infatti, da maggio a novembre, sono stati intervistati 957 cittadini residenti nei comuni dell’area più colpita dal terremoto.
Da queste interviste è emerso maggiormente il disturbo da stress post-traumatico, un disturbo associato ad intensa paura e contraddistinto dal continuo rivivere l’evento traumatico, con un aumento di sintomi depressivi e di consumo di farmaci antidepressivi rispetto a quanto rilevato prima del sisma.
Per quanto riguarda i comportamenti a rischio per la salute – sempre rispetto alla situazione pre-sisma – nel capoluogo aquilano è stato rilevato un alto consumo di tabacco e di alcol tra i giovani. Non meno importante è la crescita della sedentarietà, che dal 19% nel 2008 passa al 39% dopo il terremoto: in particolare è frequente tra gli ultracinquantenni (47%) e le donne (42%).
Tra gli over 65 sono aumentati anche i ricoveri ospedalieri per infarto. E nei pronto soccorso si è registrato un aumento di arrivi per cefalee.
“ Nonostante i danni subiti dalla popolazione a causa del sisma, in termini di perdite umane ed economiche e in termini di stress per la delocalizzazione, e nonostante l’elevata frequenza dei sintomi depressivi e di stress post-traumatico – si legge sul rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità – la percezione dello stato di salute e la qualità della vita connessa alla salute non sono risultate significativamente peggiori rispetto alle stime effettuate prima del sisma. Un dato, che lascia ben sperare per quanto attiene alla capacità di reazione e tenuta della popolazione de L’Aquila”.
E i sordi? La loro vita dopo il sisma?
Molti sordi vivono nelle C.A.S.E. piuttosto lontane dal centro e soprattutto dai loro punti di riferimento sia sociale che familiare. Lontananza che causa maggiori disagi comunicativi per via della condizione di sordità.
Roberta Masci
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