Se penso a Bersani in queste ore mi viene in mente “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, metaromanzo in cui Calvino, sporgendosi dalla costa scoscesa senza temere il vento e la vertigine, guarda in basso dove l’ombra s’addensa in una rete di linee che s’allacciano, in una rete di linee che s’intersecano sul tappeto di foglie illuminate dalla luna intorno a una fossa vuota, senza che questo produca alcun effetto sullo sviluppo del racconto e sul finale della storia.
E le sue parole, che richiamano melanconicamente al senso di responsabilità, sembrano richiamare direttamente quelle di Toltoi ne “La sonata a Kreutzer” e fanno intravedere, attraverso la spietata anatomia di un disgraziato rapporto che separa ogni partito, una denuncia alla corruzione dell’arte della politica e dei suoi effetti malefici sul governo accorto e condiviso di una nazione.
Ci vorrebbe l’abilità navigata di un Andreotti o il coraggio innovatore di un Moro o di un Berlinguer, ma, com’è noto, i desiderata non fanno né la storia né la cronaca.
E’ diviso fra molte spinte il povero Bersani, pellegrino in cerca di un ampio voto di consenso, come richiesto da Napolitano, che dovrà scoprire le sue carte già questa settimana e si vede triangolato fra le istanze del sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci Graziano Delrio, vicino a Matteo Renzi, che ha parlato della necessità di un governo di larghe intese col Pdl e quelle del responsabile economico del suo partito Stefano Fassina, che ha escluso accordi con il centrodestra ma ha lasciato aperta la porta alla Lega Nord.
Per quanto concerne “il fuori”, la Lega, per voce del sindaco di Verona Flavio Tosi, in un’intervista a “Repubblica”, preferirebbe un “governissimo” con l’appoggio di tutti i principali gruppi in Parlamento ed i più gradirebbe una rinuncia di Bersani perché, con lui, il governo assomiglierebbe “ad un moncone del Pd”.
Quanto a Nopilitano, è di nuovo intervenuto sul tema della formazione del governo nella cerimonia commemorativa per il 69° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine , a cui ha preso parte anche il Presidente della Repubblica federale di Germania Joachim Gaucke, dicendo: “Senza dubbio in questo momento abbiamo bisogno di unità. Abbiamo bisogno di unità, ma anche di pensare adesso all’interesse generale del Paese e di dare continuità alle nostre istituzioni democratiche”; messaggio chiaro per chi è stato investito del compito di tentare di individuare una strada che porti verso la formazione di un governo che possa essere sostenuto da una maggioranza parlamentare ed anche sottolineatura che senza l’appoggio del Movimento Cinque Stelle (che ha già chiuso le porte più volte), senza quello di Silvio Berlusconi (che il Governo di larghe intese lo vorrebbe, ma è rifiutato da larga parte del Pd) e senza quello di Monti insieme alla Lega Nord, il governo non si potrà formare.
Insomma Bersani è ormai lungo una strada strettissima e a senso unico, che in fondo ha come obbiettivo una specie di Idra di Lerna: un mostro mitologico chimerico ed improbabile, la cui unica alternativa pare essere quella di nuove, rapidissime elezioni.
Intanto i problemi economici non si fermano ed oggi, il Consiglio dei Ministri, dovrà esaminare il piano preliminare per sbloccare il pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione, presentando poi in Parlamento la “relazione di aggiornamento” degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e varare un conseguente disegno di legge.
Sull’intera procedura occorre acquisire il placet della Commissione europea, che, in questo caso, si può dare già per acquisito alla luce della dichiarazione congiunta di lunedì scorso dei commissari Antonio Tajani e Olli Rehn.
Tuttavia, nell’attuale congiuntura politica, pare arduo sbilanciarsi sui tempi, anche se lo sblocco dei pagamenti è una misura riconosciuta unanimemente come fondamentale per dare ossigeno alle imprese avviare finalmente la ripresa.
Stando al timing fissato dal cosiddetto “semestre europeo”, dovranno essere trasmessi a Bruxelles entro il 15 aprile e raccolti in due documenti: il nuovo Piano nazionale di riforma, elaborato nell’ambito della strategia Ue 2020 e il Documento di economia e finanza 2013, con annesso l’aggiornamento del relativo Programma di stabilità.
Laddove si riesca a dar vita al nuovo Esecutivo in tempi ragionevolmente brevi, il decreto sui debiti della Pa, una volta ricevuto il via libera dalle Camere alla “relazione di aggiornamento”, potrà comparire tra le prime misure da approvare. Viceversa, a pilotare l’operazione sarà il governo in carica che, comunque, non dovrebbe incontrare difficoltà né in Aula né da parte del Quirinale, su un documento che per noi significa recuperare risorse per 71 miliardi da investire su ripresa e lavoro.
Racconta il mito che, trovatosi di fronte a un problema apparentemente irrisolvibile, piuttosto che smettere di tagliare teste, Ercole decise di chiamare in suo aiuto il nipote Iolao per uccidire l’Idra. Speriamo che Bersani abbia dalla sua alleati che, rendendosi conto che il vero pericolo è una Nazione senza governo, possano aiutarlo nella difficile impresa.
Le consultazioni sono iniziate con la delegazione dell’Anci e con quella del Terzo settore e quantoal governo di “concordia” Bersani ribadisce il suo no, ma spiega anche che incontrerà il Pdl perché ritiene che nel partito di Berlusconi “ci possa essere uno spazio di discussione sui grandi temi istituzionali” e che si possa “trovare una corresponsabilità esattamente nella chiave annunciata da Napolitano”.
Quanto al Movimento 5 Stelle, precisa di non andare all’inseguimento di Beppe Grillo e ammonisce: “Ciascuno si prenderà le sue responsabilità, M5S farà quel che vorrà, si prenderà le sue responsabilità. Se si sottraggono e rendono impossibile quel che invece sarebbe possibile”.
Sabato Bersani aveva detto, circa i problemi interni ed esterni: “la mia strada è stretta ma è la più sensata” ed aveva chiuso la giornata con una telefonata a sorpresa a Matteo Renzi, anche in vista della direzione di oggi, in cui il sindaco di Firenze avrebbe assicurato che nessuno intende indebolire il segretario o creare tensioni mentre sta cercando di formare un governo.
Bersani ha poco tempo e l’unica possibilità è un governo di larghe intese, perché altrimenti si attuerebbe un governo di scopo, col ritorno (quasi) immediato alle urne, che molto verosimilmente significherebbe riconsegnare il Paese a Berlusconi.
Carlo Di Stanislao
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