Rosa e Taslima sono due nomi di fantasia che raccontano di due donne che hanno avuto il coraggio di reagire e di rifarsi un progetto di vita, accompagnate, sostenute ed assistite dal centro antiviolenza “Le onde” di Palermo, in collegamento con tutta la rete antiviolenza interistituzionale della città. Le storie sono state raccontate da un’operatrice nel corso della presentazione degli ultimi dati del centro antiviolenza avvenuti oggi nella sede dell’associazione (vedi lancio precedente).
Rosa ha 45 anni, ha tre figli, ha la licenza media e prima e, prima dei fatti, viveva in periferia. La donna ha denunciato il figlio maggiore ed il marito per le violenze subite anche in presenza della figlia di sei anni. Rosa decide di allontanarsi da casa, viene ospitata da un’amica e nello stesso tempo si confida alla madre che parla con il marito non sortendo effetti positivi. Per un primo periodo la bambina di Rosa rimane a vivere con il padre insieme agli altri due figli e questo genera una grande sofferenza in Rosa. Dopo tre mesi, non appena Rosa viene inserita in una casa rifugio, riesce finalmente a ricongiungersi con la bambina. Operazione fortemente ostacolata dal padre con tutti i mezzi. A poco a poco Rosa e la sua bambina riescono a recuperare la relazione. La donna in seguito riesce a vedere anche gli altri due figli. Rosa nel frattempo ha fatto la collaboratrice familiare e con il progetto Rise è riuscita ad avere un contratto temporaneo di lavoro. Attualmente, uscita dalla casa rifugio, coabita con un’altra giovane donna lavoratrice.
Taslima, 23 anni, è bengalese. La ragazza costretta da un matrimonio forzato non ha mai accettato il marito impostale dal padre. Ha provato a reagire ma è stata considerata la vergogna della famiglia, subendo i maltrattamenti fisici da marito, padre e zio. A Palermo, dopo l’accertamento delle violenza fisiche e l’inizio di una terapia psicologica, viene allontanata dalla famiglia e accolta in una struttura. Vuole separasi ma i tempi italiani sono troppo lunghi e aspetta di poterlo fare nel suo Paese. Essendo stata ritenuta rischiosa la sua permanenza a Palermo si è trasferita in un altro luogo dove ha raggiunto una sufficiente autonomia di vita. Attualmente opera un tirocinio formativo in un’azienda e finalmente ha ottenuto il divorzio.
“Vogliamo mantenere alta l’attenzione su un fenomeno che continua a crescere. Il nostro impegno è quello di proseguire nel fare proposte e rendere praticabili delle opportunità, unitamente a quanti e quante sono attivi nella città: la Rete contro la violenza alle donne e ai minori della città di Palermo, le istituzioni, il privato sociale, il Coordinamento antiviolenza 21lugliopalermo – dice la presidente dell’associazione Le onde Vittoria Messina -. A partire da una riflessione su noi stessi possiamo costruire azioni di prevenzione e di cambiamento culturale, per non parlare più di vittime e per essere di supporto alle donne nella costruzione di progetti di vita liberi dalla violenza”.
“La nostra è un’associazione che da venti anni si occupa a Palermo del contrasto alla violenza di genere verso le donne e verso le bambine e i bambini – sottolinea Maria Rosa Lotti, una delle fondatrici del centro antiviolenza di Palermo-. In questi anni siamo state spesso testimoni di violenze subite, ma anche della forza di centinaia donne che a queste si sono opposte, della capacità di ricostruire per sé e per le i loro figlie di un futuro diverso, un nuovo progetto di vita in un orizzonte di libertà femminile. Ci accompagna la consapevolezza che vadano modificati alcuni elementi strutturali della cultura, del vivere civile e le rappresentazioni simboliche del maschile e del femminile. Va compiuto un lavoro profondo che modifichi il simbolico e la costruzione delle soggettività e delle relazioni sessuate. In tal senso abbiamo operato con fatica e tenacia in anni, affrontando le difficoltà legate alla carenza di politiche e risorse economiche; alla poca sensibilità istituzionale e sociale; alla sottovalutazione/cancellazione di quelle morti (spesso annunciate) che costellano anche l’anno 2012”. Dallo studio annuale della associazione “Casa delle Donne per non subire violenza” di Bologna, del dicembre 2012, è emerso che in Sicilia sono state 14 le donne uccise per violenza di genere.
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