Lo stop agli F35 mette d’accordo i deputati e senatori di Pd, Sel e Movimento 5 stelle. Si è svolta oggi a palazzo Marini una riunione di confronto sulla mozione che chiede di sospendere “immediatamente la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell’aereo Joint strike fighter-f35; procedere a una ridefinizione del modello di difesa sulla base del dettato costituzionale e della nostra politica estera; ridare un ruolo centrale alla politica europea e sostenere il ruolo di peacekeeping per forze armate”. Primi firmatari della mozione i parlamentari di Sel Nichi Vendola, Gennaro Migliore e Giulio Marcon. Proprio Marcon, insieme alla Tavola della pace, la campagna Sbilanciamoci e Rete disarmo ha organizzato l’incontro, che ha visto confrontarsi le tre forze politiche sul tema.
Tra le ipotesi al vaglio anche la costituzione di un gruppo interparlamentare che porti avanti la battaglia dello stop al programma per ridestinare i fondi ad altri progetti di utilità sociale. In particolare la mozione chiede di “destinare le somme risparmiate a un programma straordinario di investimenti pubblici riguardanti le piccole opere e finalizzato, ad esempio, alla messa in sicurezza degli edifici scolastici , del territorio a rischio idro-geologico, e alla realizzazione di un piano pluriennale per l’apertura degli asili nido”. Su questo ultimo punto però Roberto Cotti del movimento 5 stelle, ha chiesto un ulteriore confronto: “condivido quasi in toto la mozione, ho solo dei dubbi sul ruolo centrale della politica europea – ha detto -. Francia e Gran Bretagna hanno un ruolo aggressivo nelle politiche militari, l’italia invece dovrebbe sviluppare meglio politiche non violente. Per quanto riguarda l’apertura di asili nido, sono convinto che evochi qualcosa di bello e lontano dalla guerra,ma ci sono anche altre urgenze come l’emergenza occupazione. Noi ci batteremo per la legge sul reddito di cittadinanza, che per noi è una priorità. E’ inoltre opportuno rilanciare l’ idea di difesa popolare non violenta”.
Claudio Fava di Sel ha sottolineato che la questione degli F35 è un “argomento su cui non si può trattare, noi non chiediamo di sospendere la partecipazione dell’Italia al programma ma ma di interromperla: l’Italia si deve tirare fuori. Considero la scelta di chiudere questo programma un punto dirimente per la partecipazione a un esecutivo”. D’accordo con le parole di Fava si è detto il grillino Alessandro Di Battista: “spero che le commissioni permanenti siano aperte il prima possibile, l’apertura delle commissioni è fondamentale -afferma -ma dato che si parla di trasparenza e formazione io propongo di riscrivere anche un documento sui responsabili politici che negli utlimi anni hanno permesso questo scempio. Parlamentati che appartenevano anche alla sinistra a cominciare da D’Alema”.
Anche Giuseppe Brescia, sempre del Movimento 5 stelle, come sia “assurdo investire in armi di distruzione e di attacco. Parlando di numeri noi stiamo già muovendo con delle mozioni per impegnare il possibile futuro governo a un ritiro delle truppe dall’Afghnistan- ha detto – E’ scandaloso che ci sia anche chi usa il tema del lavoro per difendere programmi di questo genere: in Italia non ci deve essere un indotto simile. Se le persone lavorano in quel settore, mi dispiace per loro ma devono cambiare mestiere”.
Sul fronte del Pd Edoardo Patriarca ha esortato ad andare avanti col confronto mantenendo un costante rapporto tra i parlamentari e la società civile. “Dobbiamo riprendere in mano la questione del servizio civile, motivato originariamente dall’idea della difesa della patria , che non è solo quella armata – afferma -. Questo tema va sviluppato anche nell’ottica di dare forza a questa campagna”. Anche Paolo Beni ha ribadito che la campagna non va fermata perché “ha avuto la capacità di mettere davanti agli slogan la forza dei dati”. “Oggi. si può provare a portare a casa il risultato, dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per arrivare a un prodotto che veda la massima convergenza delle forse politiche. Sul tavolo non c’è solo la questione degli F35, ma anche l’ applicazione della legge delega sulle forze armate e il tema della riconversione dell’industria bellica”.
All’incontro hanno preso parte anche molti rappresentanti della società civile. Flavio Lotti, della Tavola della pace, ha tuonato contro “la maggioranza di questo parlamento che è la stessa che ha voluto l’approvazione della legge delega sulle forze armate, sottraendo al Parlamento la sua funzione ordinaria”. Quelle stesse forze non voglio bloccare, sospendere né cancellare il programma F35″, ha detto. Lotti ha poi avanzato alcune proposte: l’elezione di un presidente della Repubblica, che si impegni a rispettare l’articolo 11 della costituzione “continuamente violato”. Ha chiesto poi una manifestazione dei parlamentari che parteciperanno all’intergruppo, davanti all’azienda di Cameri dove si costruiscono gli F35. E che “ci sia subito un’ iniziativa congiunta per chiedere la sospensione della manifestazione del 2 giugno, propongo una raccolta firme per verificare chi ci sta e chi no a buttare via questa iniziativa”.
Infine ha proposta di bloccare la legge delega sulla riforma delle forze armate. Padre Alex Zanotelli ha poi sollevato il problema etico della questione: “Se l’etica non entra in politica la politica è destinata a finire. – ha detto – Come è possibile che alla questione militare siano stati destinati 26 miliardi nel 2011, più 15 miliardi per gli F35, in un paese che sta soffrendo così”. Ha chiesto poi il rispetto della legge 185: “siamo l’unica nazione che ha una legge del genere, per il controllo e la vendita di armi e va rispettata”. Zanotelli ha poi lanciato un duro attacco alle forze politiche che hanno governato il paese in questi anni: “So per certo che i partiti hanno preso dal 10 al 15 per cento di tangente per la vendita di armi. Le nostre mani grondano sangue”. All’incontro di oggi erano state invitate a partecipare tutte le forze politiche ma solo Pd, Sel e Movimento 5 stelle hanno scelto di partecipare. Nelle prossime settimane ci sarà un nuovo incontro per definire la costituzione del gruppo interparlamentare che lavorerà su questi temi.
Se solo si fidassero di più tra tutti quanti … magari riusciremmo ad uscire dal baratro …
Era questa la richiesta: portare avanti certi punti per risollevare le sorti del nostro paese, facendo delle scelte ed investendo in settori in cui i cittadini credono e di cui hanno bisogno.
vorrei ricordare che oltre gli f 35 i nostri pacifisti hanno stanziato se non ricordo male 2000 miliardi per due( 2) in un era dove le guerre si fanno premendo un tasto,se non per regalie varie a cosa servono quelle armi.
chiedo venia ho dimenticato sommergibili
2000 miliardi per 2 sommergibili, esagerato.
Monti e i nuovi sommergibili U212
Se Mario Monti destina circa metà del gettito Imu all’acquisto di sommergibili, che hanno da pensare, oggi, gli Italiani? Un balzello che, posto sulla prima casa, quella comperata magari con muti, risparmi, od ereditata, pagando tasse di successione, già si digeriva male, ma che, ora, fa gridare alla vergogna della politica tutta.
Eppure, a poco più di un mese dalle elezioni politiche scopriamo che, nella legge di Stabilità, il Governo ha inserito lo stanziamento di 168 milioni di euro per dotare la nostra Marina Militare di due nuovi sommergibili U 212, che affiancheranno quelli già in esercizio, con base a Taranto.
Insomma, l’Italia sta comprando, con un programma “italo-tedesco” avviato negli anni ’90, oltre agli F35, sommergibili al costo di due miliardi di euro (di cui uno già speso per le altre due unità già operanti), una cifra pari alla metà di quanto pagato dagli italiani per l’IMU sulla prima casa, così come ha quantificato il “Fatto quotidiano”, per rendere più concreta la cifra a nove zeri.
A fronte, quindi, di una disoccupazione che non aveva mai raggiunto gli attuali livelli (senza lavoro più di 1 giovane su 3, il dato più nero dal 1992) e della “Spending review” – perché “fa colto” utilizzare l’Inglese, soprattutto per certi bocconiani, quando è chiarissimo l’Italiano “Revisione della spesa” – la quale pone nuovi tagli alla sanità, alla scuola pubblica in ginocchio, alle famiglie che al 20 del mese hanno già le tasche vuote, per gli “U boot”, i soldi si trovano. E come?
Con l’avere infinocchiato gli Italiani, complice e consenziente l’opposizione più corposa, quel PD che, populisticamente, ha fatto credere la bontà di una tassa per avere servizi in realtà, ampiamente amputati, o per “reggere” il debito con l’Europa.
Eppure, ricorderanno alcuni lettori di VARESEREPORT, il sottoscritto si trovò ad affrontare una polemica con il capogruppo del PD varesino Fabrizio Mirabelli, perché a questi aveva ricordato che sarebbe stato meglio che, dal basso all’alto nei partiti, “in primis” in seno al suo, storicamente dalla parte delle classi più deboli, si facesse di tutto affinché si impedisse di gravare gli Italiani di una tassa sulla “prima casa”, invece che di accontentarsi di sbandierare la proposta – poi votata e, credo, approvata – di una riduzione dello 0,5% sulla seconda aliquota, quella che permane ai comuni.
Allora fui sbertucciato, sempre su questo giornale, da alcuni sostenitori della proposta di Mirabelli, additato quale terribile abitatore della Jungla, perché, riporto la frase esatta di un lettore, “con le tasse si forniscono i servizi ai cittadini”! Ah, sì, è vero. Peccato che tale tassa a tutto sia servita tranne che ai suddetti servizi…
Pertanto, oggi, allo sbeffeggiato “intellettuale” – tal altro lettore mi rampognò, in proposito, scrivendo che “gli intellettuali, quando governano, fanno danni” – i fatti danno ragione. Non so se gli intellettuali facciano danni al governo, oppure se siano più perniciosi i politici che, a parole, s’ergono in difesa del cittadino, ma, sugli scranni, lo infinocchiano in grazia agli equilibri generati dal potere.
L’attuale politica italiana da qualunque lato del parlamento e dei consigli comunali si guardi, è la medesima, sebbene sotto differenti insegne: una volta levata la diversa casacca, il costume “spartisce” scranni e vantaggi connessi.
Certo è che, agli occhi del cittadino, coloro che si definiscono “politici per il popolo” – cito l’espressione che usò Fabrizio Mirabelli, ma il riferimento è a coloro che dovrebbe tutelare tale popolo, ma che, almeno in questa circostanza, non ne siano stati in grado – non facciano una bella figura e che sembrino, infine, molto simili ai cosiddetti loro avversari.
Non dimenticate ESODATI & Co, derubati di tutto, per anni.