Un suono cantilenante in inglese, testo scritto, traduzione a lato, voce dall’accento nativo, scandito e comprensibile, semplicissimi frammenti di frasi, ripetizioni, trasformazioni di parole e giochi di suoni in apparente libertà, danno il benvenuto al visitatore della mostra sul linguaggio cubista nelle arti del ventesimo secolo. Fino al 23 giugno al complesso del Vittoriano. Il cubismo, uno stile artistico che emerge da un mondo sconvolto da rapidi cambiamenti politici e sociali, è un linguaggio rivoluzionario che ha donato nuove forme e stili alle arti, trasformando pittura, architettura, letteratura, teatro, musica, cinema, arredamento e moda.
Il testo parlato e scritto all’ingresso della mostra è una poesia di Gertrude Stein, letta da lei stessa. Compose quel testo negli anni ’30, in risposta ad un ritratto che le fece Pablo Picasso, giocando e frammentando le parole come il pittore gioca e frammenta l’ immagine umana. E come il pittore ricompone l’ unità formale dell’immagine con un geniale uso del colore ed il gioco delle luci e delle ombre, ottenendo risultati di straordinaria eleganza, così lei ricompone i frammenti del discorso nell’armonia del suono. L’ ascolto dona una specie di fascinazione ipnotica, un’emozione quasi come la “sindrome di Stendhal”, una memoria che va oltre i semplici significati delle parole. Il succo del discorso potrebbe essere la frase finale: History teaches. Rimane nella mente del visitatore non il semplice ricordo del tema di una poesia, ma l’esperienza di un significato trasmesso attraverso un suono coinvolgente, che introduce a tutto il percorso della mostra.
Seguono altri poeti, testi di Blaise Cendrars e Guillaume Apollinaire accompagnati da disegni, incisioni e litografie di Picasso, Léger e Braque, accomunati dalla condivisione di motivi e forme.
Per la musica sono presenti in mostra testi di Stravinkij, Satie e Schönberg, con modalità espressive cubiste, secondo l’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed audiovisivi.
Segue la pittura, la rassegna presenta artisti di tutto il mondo, spagnoli, americani, messicani, russi, italiani ed inglesi. Ricordo un quadro di Picasso, Donna Accovacciata, una figura di donna col viso e le forme scomposte e ricomposte in linee geometriche, che appare come un intreccio di luci argentee, fatte di mille sfumature di grigio. Indimenticabile. Memorabile anche il lavoro di una donna presente alla mostra, che rappresenta una danzatrice spagnola, in mille sfumature di beige.
Per l’architettura sono presenti in mostra immagini di edifici costruiti a Praga, dove architetti ed artisti usarono il linguaggio cubista fin dal 1910. Accanto a questi, il cubismo degli inglesi, che, con molto senso pratico, hanno usato le armonie geometriche e coloristiche di cubi e triangoli per creare e decorare oggetti di uso domestico; in mostra un tavolo, un paio di scatole, due piatti ed un vassoio di legno.
In ultimo, ma non meno importante, il cinema. Le tecnologie del cinema, adatte a rappresentare figure in movimento e dinamiche spazio-temporali, hanno reso popolari le idee fondanti del cubismo, inizialmente di difficile comprensione, rendendole sempre più accessibili al grande pubblico. Comprensibilissimi ed ancora oggi apprezzabili stoffe, modelli ed abiti in stile cubista, esposti a conclusione della rassegna.
Emanuela Medoro
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