Il romanziere dalla pistola facile

Rifugiatosi in Brasile, l’ex terrorista Cesare Battisti ha visto aumentare vertiginosamente la sua fama, rivelando anche una insospettabile vena di scrittore Dalla prigione alla libertà, dall’anonimato alla fama, dalla polvere alle stelle, dai cupi paesaggi europei agli incantevoli scenari della baia di Rio; l’esistenza di Cesare Battisti, ex esponente di spicco dei Proletari Armati per […]

Rifugiatosi in Brasile, l’ex terrorista Cesare Battisti ha visto aumentare vertiginosamente la sua fama, rivelando anche una insospettabile vena di scrittore

Dalla prigione alla libertà, dall’anonimato alla fama, dalla polvere alle stelle, dai cupi paesaggi europei agli incantevoli scenari della baia di Rio; l’esistenza di Cesare Battisti, ex esponente di spicco dei Proletari Armati per il Comunismo è a tutti gli effetti un romanzo, ricca com’è di colpi di scena e di un susseguirsi incalzante di vicende, difficili da ricostruire in termini di logicità ma che segnano indiscutibilmente il passaggio da una prima fase infarcita di violenze ad una decisamente più tranquilla, dove al terrorista si è sostituito un uomo diverso, un uomo in apparenza pacato, spesso riflessivo ma, in tempi recenti, segnato anche da una crescente smania di protagonismo.
Piaccia o no, Cesare Battisti è allo stato attuale un libero cittadino, condizione sorprendente per uno che rischiava l’ergastolo e di cui deve essere grato all’ex presidente Lula, che il 31 dicembre 2010 annunciò il rifiuto della sua estradizione in Italia, ed alla Corte Costituzionale brasiliana, che l’8 giugno del 2011 con una sentenza decisamente “rivoluzionaria” ne sancì la scarcerazione consegnandolo in tal modo alla libertà e, soprattutto, ad una nuova dimensione esistenziale. E a ben guardare il termine “rivoluzionario” si adatta egregiamente ad una persona che, qualunque siano le motivazioni di fondo, ha ricoperto un ruolo non indifferente nella stagione insanguinata del terrorismo, se è vero che Battisti è stato riconosciuto colpevole, ed in quanto tale condannato al carcere a vita, per almeno quattro omicidi, nell’ordine quello di Antonio Santoro (6 giugno 1978), Pierluigi Torregiani (16 febbraio 1979), Lino Sabbadin (16 febbraio 1979) e Andrea Campagna (19 aprile 1979); le vittime di tali efferatezze hanno in più di un’occasione invocato giustizia e, nel corso degli anni, sette processi hanno dato loro ragione ribadendo la colpevolezza dell’ex terrorista e la inevitabile condanna all’ergastolo, ma questo a Battisti non è mai sembrato importare più di tanto, forte di un atteggiamento distaccato, a tratti irritante, tipico di chi è sicuro di sé perché sa benissimo che la vita può sempre rivelare delle sorprese e che il passaggio dal buio di una cella ad una esistenza decisamente più appagante è molto più facile di quanto non si creda. I libri, in particolare, hanno il potere straordinario di rendere possibile ciò che il giorno prima non lo era ed ecco allora che il cattivo ragazzo di Cisterna dà un calcio al suo passato (ma sarà così?) e, negli scenari incantevoli di Parigi, dove soggiorna a più riprese, compie la più incredibile delle metamorfosi, inventandosi scrittore impegnato nonché collaboratore di svariate testate; la penna di Battisti è da quel momento in continua azione, mossa da una forza misteriosa che gli consente di sfornare in rapida successione una serie di scritti tra i quali Travestito da uomo, L’orma rossa, L’ultimo sparo, Jamais plus sans fucil, Avenida Revolucion, Le cargo sentimental, Vittoria e Ma cavale, quest’ultimo edito nel 2006 con prefazione del filosofo Henry Lévy e postfazione di Fred Vargas.
Agli Italiani, minati dalla peggior crisi del dopoguerra ed intontiti, peggio ancora rincitrulliti da vent’anni di berlusconismo, questi titoli non dicono nulla, per Battisti al contrario hanno rappresentato la chiave di volta per un irripetibile ribaltamento esistenziale, schiudendogli le porte della notorietà e trasformandolo a tutti gli effetti in un personaggio ad indiscusso impatto mediatico; i maligni sottolineano come in termini di vendite i libri di Battisti si siano tradotti in un mezzo fallimento ma per il nostro “eroe” questo particolare è del tutto irrilevante, se è vero che l’impegno letterario gli ha consentito di dare un taglio netto agli anni di piombo (almeno questa è l’impressione), accattivandosi al contempo l’amicizia e le simpatie di fior di letterati, come Serge Quadruppani, Daniel Pennac, Fred Vargas (che per molti anni lo ha sostenuto economicamente) ed il grandissimo Gabriel Garcia Marquez; e non a caso, ben 500 tra scrittori, intellettuali e rappresentanti di organizzazioni non governative per i diritti umani hanno firmato prima del 2009 un documento per la concessione a Battisti dello status di rifugiato politico, a riprova della notorietà raggiunta da costui ancor prima della liberazione.
Un sondaggio di qualche anno attestava come “Striscia la notizia” fosse il riferimento culturale di una larga fetta degli Italiani, particolare che spiega in modo eloquente perché versiamo in una situazione di crisi per più aspetti irreversibile, Battisti al contrario che di cervello ne ha da vendere ha allacciato rapporti con intellettuali di fama mondiale, non ultimo il nostro Saviano, e con svariati politici, creando intorno a sé una formidabile cintura di sicurezza che gli ha garantito protezione, prestigio e celebrità, se è vero che in questo momento la sua fama in Brasile è pari a quella degli assi del calcio, mentre sono sempre più numerose le testate sudamericane e non che lo inseguono per una intervista.
In una delle più recenti, datata agosto 2012, l’ex terrorista ha sparato a zero sui politici in un intervento infarcito di insulti e parolacce, rivelando una personalità nuova, tagliente, aggressiva, a tratti antipatica, con considerazioni a 360 gradi su problematiche internazionali, economia ed ideologia marxista che nessun politico nostrano sarebbe in grado di fare, e presentandosi alla sua sempre più vasta platea come una originale via di mezzo tra un Che Guevara dei nostri giorni ed un Messia dei tropici. Al contempo i dubbi su Battisti e sulla convinzione di aver chiuso una volta per sempre con un passato ingombrante continuano ad essere ben solidi, corroborati come sono da una personalità complessa, in cui albergano anime diverse, antitetiche, e destinate immancabilmente a confliggere tra di loro; quale di esse sia in futuro destinata a prevalere è impossibile dirlo, e con ogni probabilità in questo momento non lo sa neanche lui.

Giuseppe Di Braccio

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