Un giorno di riflessione per Letta jr e di gloria, a Dallas dall’amico Bush che inaugura la sua libreria-museo, per Berlusconi, in compagnia di altri quattro fra presidenti ed ex, con una fastosa e molto “americana” cerimonia svoltasi nel campus della Southern Methodist University, alla presenza di 10mila persone, tra cui il presidente Barack Obama e gli altri 3 ex inquilini della Casa Bianca ancora in vita: Jimmy Carter, Bush padre e Bill Clinton.
Lì Berlusconi è stato raggiunto per telefono da Napolitano che gli ha chiesto di dare una raddrizzata” ai suoi circa le richieste al rialzo sul nuovo governo ed ha rassicurato sulla fiducia piena da parte del Pdl il vecchio presidente, per poi ribadire che gradirebbe una sua nomina a ministro della economia e se non ci fosse intesa sul suo nome, almeno un sottosegretariato per Brunetta.
Ma poi precisa che non è un fatto di nome ma intenti e che, secondo lui, il nuovo governo targato “l’altro Letta”, dovrà soprattutto pensare ad otto proposte, magari contenute in un unico decreto, per far ripartire l’economia.
Le otto proposte, divulgate via internet, sono:
1) l’abrogazione dell’Imu sulla prima casa, sui terreni e sui fabbricati funzionali alle attività agricole e la restituzione degli importi versati nel 2012;
2) la revisione dei poteri di Equitalia, con particolare riferimento alle sanzioni, alle maggiorazioni di interessi e ai meccanismi di rateizzazione;
3) il riconoscimento alle imprese – per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani, disoccupati e cassintegrati – di una detrazione (sotto forma di credito d’imposta) per i primi 5 anni dei contributi relativi ai lavoratori assunti, nonché l’esenzione, per questi ultimi, dall’Irpef sul salario percepito;
4) il passaggio dalle autorizzazioni burocratiche ex ante ai controlli ex post, per quanto riguarda lo svolgimento di ogni attività di impresa;
5) l’abolizione dei contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici;
6) le norme per la riforma del sistema fiscale;
7) le disposizioni di revisione della Costituzione per quanto riguarda l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri;
8) le disposizioni per la riforma della giustizia.
Ed è naturalmente il primo punto il più spinoso. Su tutti i giornali, oggi, prevale l’ottimismo ed anche il sempre polemimo Il Fatto Quotidiano, parla di un Letta più sereno che, anche se sente sulle sue spalle un peso gravoso, pare proprio di portare a segno quando richiesto da Napolitano.
Contrari netti solo Movimento Cinque Stelle, Sel, Lega Nord e Fratelli d’Italia, con il problema principale il che resta quello di trovare una convergenza tra le varie forze politiche della nascitura maggioranza (Pd, Pdl, Scelta Civica) sulla restituzione dell’Imu promessa dal centrodestra.
Ma non è tanto il Pdl, quando il Pd a preoccupare il meditabonto neopremier in cerca di equilibri sulla squadra da presentare.
I dissidenti pronti a non votare la fiducia (da Laura Puppato a Pippo Civati) non sono ufficialmente molti, ma in realtà il malessere è più ampio di quanto appaia.
Lo dimostra la minaccia di espulsione dal partito di quanti assumessero un atteggiamento di questo tipo da parte di un fedelissimo di Letta, Francesco Boccia: se si è sentita la necessità di un tale avvertimento, significa che l’opposizione alle larghe intese è ancora troppo forte. Anche per i futuri alleati che rischiano di trovarsi spiazzati (Fratelli d’Italia – che non voterà la fiducia – teme una specie di Monti-bis, declinato in senso politico).
Matteo Renzi assicura il suo sostegno al governo che nascerà: ”Saremo al suo fianco – dice il sindaco di Firenze – per mettere fine ad una delle pagine più brutte e inconcludenti della nostra storia. Ora arriva il momento nel quale gli auspici devono diventare realtà. Chi ha il coraggio delle proprie azioni deve arrivare in fondo, non deve disertare”.
Un atteggiamento simile a quello di Nichi Vendola il quale però non può sperare di organizzare con loro un’opposizione comune: basti pensare alle polemiche sul 25 aprile, di cui Beppe Grillo (“becchino planetario” per stare alle parole del leader di Sel) ha decretato la morte.
Il fatto è che l’illusione di coniugare le critiche dei 5 stelle con quelle della sinistra non può durare a lungo: i primi non mancano occasione di distribuire indistintamente mazzate a destra e a sinistra, la seconda invece è animata principalmente dall’antiberlusconismo.
Il messaggio di Grillo cita la celebre canzone “Dio è morto”, di Francesco Guccini e lega la Festa della Liberazione e la formazione del governo, con un link alle parole “membro del Bildeberg” che indirizza alla biografia di Enrico Letta su Wikipedia.
Ma Letta è un gran mediatore, allenato alla calma e alla tenacia da un grande come il teramano Beniamino Andreatta, un cristiano democratico con grande senso dello stato, che, nel commentare il decreto-legge che nel 1992 avvia le privatizzazioni, evocava con un fuggevole e toccante tratto la grande figura di Luigi Sturzo: “uomo che ha vissuto in questi banchi trenta o quarant’anni fa, fragile, bianco, con i suoi grandi occhi” e che – aggiunge – “qui ha condotto battaglie solitarie nella incomprensione anche degli uomini che erano stati nel suo partito”; e che, nel 1990, per mettere in guardia i colleghi del Governo dagli “assalti alla diligenza” di emendamenti che possono stravolgere il senso di una manovra economica, disse: “Temo le notti e le sere di mezza estate” perché – osservava – “ci sono i tempi della riflessione e i tempi delle follia” ed è prima delle ferie estive che la follia “tende a precipitare l’approvazione di decine di emendamenti”. “A mezz’estate – concluse beffardo – girano spiriti malevoli e quindi i risultati possono essere mezzi uomini e mezze bestie, come in Shakespeare”.
Ed il nostro Letta jr, dal suo maestro e mèntore ha preso la capacità di coniugare elementi morali e razionali, ma anche quella di porsi, nell’esaminare ogni questione, nella prospettiva dell’interesse generale, anziché in quella rispondente ad interessi personali o comunque di parte, atteggiamento con cui ha spesso spiazzato gli interlocutori, mettendo in campo una visione più ampia delle cose.
Carlo Di Stanislao
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