Meno “antenne” ma più strutturate, e con un uso maggiormente consapevole dei nuovi strumenti, dai social network ai devices mobili. Lo stato della rete “dal basso” in Italia è stato presentato al Festival del Giornalismo di Perugia con la ricerca annuale Netizen 2013, ideata e promossa dall’osservatorio e network Altratv.tv. Netizen sta per “internet e citizen” e descrive da otto anni i cittadini digitalizzati videomaker, ovvero i creatori di web tv, media digitali, community online, blog e videoblog informativi e verticali. Quest’anno per la prima volta la ricerca è stata valorizzata con una infografica ideata e prodotta dall’agenzia Directo.it.
Nel 2012 si sono registrate 1350 realtà, di cui 584 web tv e 766 media digitali. L’ultimo monitoraggio contava 642 web tv, e così la crisi ha bussato anche alle porte dei nuovi media, facendo registrare per la prima volta un segno negativo: -7% rispetto all’anno precedente (2011). Lombardia (81), Puglia (74), Lazio (66) ed Emilia Romagna (50) sono le regioni con la maggiore distribuzione di web tv. Puglia (71), Lombardia (66), Campania, Lazio e Sicilia (65) quelle dove si registra il maggior numero di media digitali. La Pubblica Amministrazione conta 115 web tv, mentre quelle delle università sono 32.
Così i ricercatori di Altratv.tv continuano a monitorare lo stato di salute delle imprese di comunicazione che nascono in rete. La ricerca è stata condotta intervistando 400 “antenne” italiane, distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Netizen 2013 è stata illustrata da Giampaolo Colletti (fondatore di Altratv.tv e responsabile della ricerca) e da Luca De Biase (columnist di Nòva24-Sole24Ore e Presidente di Ahref). Cinque gli ambiti di studio: aspetti editoriali e mezzi produttivi, partner e business model, team e relativa gestione, social network e videosharing, devices mobili.
“L’ecosistema digitale in Italia è sempre più strutturato, ma si registra una notevole battuta di arresto. C’è un consolidamento di posizioni dominanti, ovvero coloro che hanno investito negli anni stanno raccogliendo i frutti. Altri, invece, sono scalzati fuori. Nel complesso, però, la rete è dinamica e crescono le offerte multipiattaforma e la capacità di intercettare l’utente anche in mobilità, grazie a contenuti digitali su smartphone e tablet”, afferma Colletti.
Così i piccoli player che resistono si strutturano maggiormente, si consorziano, tendono ad influire maggiormente nell’agenda del territorio e ad intercettare community più coese e con investimenti più cospicui. Crescono le realtà con un target verticale (28%), rispetto a quelle di taglio generalista e territoriale (60%). E i pubblici sono la vera novità, più maturi che in passato: due su tre hanno sopra i 24 anni. Cresce l’intesa con la PA: ben il 40% registra riconoscimento e collaborazione (rispetto ad un 36% che denuncia indifferenza) e un 8% formule di finanziamento. Una antenna su due (precisamente il 52%) produce contenuti ottimizzati anche per una fruizione su dispositivi mobili e addirittura un 9% ha sviluppato una app con contenuti “freemium”, ovvero gratuiti e a pagamento.
Lascia un commento