Non solo il governo ma anche i partiti che lo sostengono mostrano una fragilità preoccupante: il Pd alla ricerca di una guida non troppo ingombrante fino al congresso di ottobre ed il Pdl con il capo azzoppato dalla secondo condanna, con il caso Ruby ancora in ballo e l’arrivo di una nuova tegola da Napoli, sulla vicenda della compravendita dei voti per far cadere il governo Prodi.
Il Pdl è in fibrillazione per l’esposizione del suo capo che dopo la condanna in appello per evasione fiscale, adesso rischia che i giudici napoletani che stanno indagando in merito alla compravendita dell’ex senatore dell’IdV e del Movimento Italiani nel Mondo Sergio De Gregorio, emettano richiesta di rinvio a giudizio per lui, come per l’ex-senatore De Gregorio ed il faccendiere Walter Lavitola, con Beppe Grillo che non perde tempo e scrive sul suo blog: “Berlusconi è il garante dell’osceno connubio tra illegalità e democrazia. Un parassita che se estratto dallo stomaco della nazione, come Alien, la farebbe morire”.
Sandro Bondi accusa Grillo di “seminare odio” e Cicchitto parla di “killeraggio giudiziario”, mentre lui, il capo preoccupato, decide di non togliere l’appoggio al governo ma anche di abbraciare una linea dura contro i magistrati, chiamando i suoi a raccolta in piazza a Brescia e varando una nuova iniziativa di deputati e senatori davanti al tribunale di Milano, mentre il Tg1, anche senza Minzolini (oggi senatore Pdl), continua a mandare in onda lunghe interviste con lui contrito ed amareggiato e a parlare delle sue condanne come fossero sanzioni per divieto di sosta.
Scrive RealiShow sul suo blog, con l’aggravante in questa triste vicenda è che dal Pd non è venuta una singola parola e fosse stato per le loro la notizia neppure esisterebbe, tanto da far pensare che, in nome del governo e della realpolitik, si siano tutti trasformati in zerbini degni del miglior Emilio Fede.
La fragilità del governo è più che palese e mentre il premier ed i ministri si preparano al “ritiro” Toscano e si comprende, dalle parole di Saccomanni, neoministro della economia, che già esistono problemi e non pochi sull’IMU, che è rinviata ma non estinta e, soprattutto, non riguarderà capannoni ed alberghi, cioè attività produttive.
Il consiglio dei ministri ha ricevuto uno stop tecnico e rinviato alla prossima settimana la definizione dei provvedimenti sull’imposta sulla casa e sulla cassa integrazione, mentre Saccomanni si affanna ad assicurare, da Lilli Gruber, che non ci sarà una manovra e che l’obiettivo dell’esecutivo è evitare l’aumento dell’Iva a luglio.
La notizia è che c’è un impegno a ridefinire la materia riguardante la tassazione sulle proprietà immobiliari entro 100 giorni dalla data di scadenza della prima rata dell’Imu, con l’incerto governo che vuole “intervenire con cognizione di causa, evitare provvedimenti affrettati”. Tuttavia, aggiunge Saccomanni: “abbiamo preso l’impegno a chiudere entro la prossima riunione del Consiglio dei ministri: può essere anche domenica nell’ambito di questo ‘ritiro spirituale’ che dobbiamo fare”.
Quanto al non aumento dell’Iva, Saccomani dichiara dalla Gruber che non vi sarà: “Ma non mi chieda adesso come faremo a realizzarlo”, aggiungendo che anche l’ipotesi di una revisione delle agevolazioni fiscali, in generale, è una “strada obbligata” ma ancora non trtacciata e per quanto rigurada il lavoro , si procederà lungo la linea definita nel precedente governo dal sottosegretario Vieri Ceriani, poi non conclusa per il venir meno “del consenso politico”.
Restano i problemi degli esodati e della cassa integrazione senza copertura, con il ministro che dichiara, senza però spiegare come, che non vi sarà bisogno di una ulteriore manovra.
Come scrive Luca Tentoni nel suo Editoriale sul Giornale di Vicenza, l’Italia è allo sbando ed i partiti mostrano tutta la loro incongruenza e fragilità, che si riverbera sul governo, sicché o questo e la maggioranza proseguono non solo a chiacchiere e aspeditamente sulla via delle riforme, dando priorità al Paese e ai bisogni dei cittadini, oppure Pd e Pdl rischiano di arrivare come i polli di Renzo al mesto e inevitabile capolinea.
Altro che spirito costituente, clima per le riforme istituzionali, collaborazione per il Paese a risolvere i suoi urgenti problemi (lavoro, crisi economica, disperazione di tanti finiti loro malgrado ai margini).
Il tunnel è ancora buio e lungo e, soprattutto , l’uscita è ostruita da molti massi, a partire dal rapporto fra giustizia e politica.
Non vi è nulla di buono attorno a noi e forse anche per questo hanno deciso di mollare il loro attaccamento alla vita Ottavio Missoni dopo 92 determinati e tenacissimi e Rossella Falk, “la Garbo italiana”, ironica e beffarda fino al fondo dei suoi 86, ma che ora di motivi per vivere non ne trovava.
Carriera strepitosa quella della Falk (all’anagrafe Antonia Falcazappa) che portava nel felice nome d’arte l’allusione al personaggio capriccioso quanto incrollabile e innamorato della vita di Via col vento, voluto dalla madre e il cognome suggerito dal padre, troncato in Falk, più divistico e originalee e che ricordiamo, di recente, in “Est Ovest” di Cristina Comencini, dove è la ottuageniria Letizia, che nel giorno del suo compleanno, rimpiange una Italia che ormai non esiste, fra parenti stretti tutti dedichi solo al proprio tornaconto.
E rimpiangeva quell’Itallia schietta ed operosa anche Ottovio Missoni, ferito tanto dal declino nazonale quanto dalla morte del figlio Vittorio, di cui di cui si sono perse le tracce il 4 gennaio, mentre viaggiava con la compagna e una coppia di amici su un aereo da turismo nel tratto tra l’arcipelago di Los Roques e Caracas, in Venezuela.
Era diventato improvvisimante fragile quel bronzo di Riace che aveva avuto soddisfazooni olimpiche e nel mondo della moda, che aveva conbattuto ad El Alamein, sopravvissuto al fuoco e alla prigionia e tornato in Italia, aveva scomesso su se stesso e sulla forza di una patria desiderata, come solo i dalmati sanno fare.
Una vita vissuta tra grandi passioni: la moda, lo sport e soprattutto una grande famiglia unita, tutta impegnata in azienda ed un enorme amore per L’Italia. Tanto che, quando nel 1999 gli fu conferita el, a San Francisco, la Laurea ad honorem `Doctor of Humane Letters´ dall’Academy of Art College, la più importante Università ad indirizzo artistico negli Stati Uniti, disse di essere “orgoglioso di essere italiano”, parole che oggi, gli sarebbero morte in gola.
Carlo Di Stanislao
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