Confindustria L’Aquila, Ezio Rainaldi: ci costituiremo parte civile per le pratiche ferme

E’ appena nata ma già ha avuto una partenza lenta e con pendenze in essere: tra ricorsi, ritardi e questioni varie – soggette pure a trattative con parti multiple – la Struttura di Missione ha un percorso tutto in salita. E’ stata creata per risolvere subito le questioni che ostacolano la ricostruzione ma, a 5 […]

E’ appena nata ma già ha avuto una partenza lenta e con pendenze in essere: tra ricorsi, ritardi e questioni varie – soggette pure a trattative con parti multiple – la Struttura di Missione ha un percorso tutto in salita.
E’ stata creata per risolvere subito le questioni che ostacolano la ricostruzione ma, a 5 mesi di distanza, le pratiche che erano ferme continuano ad accumularsi: nei cassetti del Genio Civile qualche mese fa c’erano 1200 pratiche, ora ce ne sono 2.500.
Se si fossero sbagliate le imprese a redigere le domande avrebbero pagato subito con la bocciatura delle pratiche, invece adesso chi paga? Perché la politica non dovrebbe assumersi le se responsabilità? Se le cause sono di organizzazione interna degli uffici e non di forza maggiore, quale sarebbe la mancanza di fondi, siamo di fronte ad una interruzione di pubblico servizio. Noi conosciamo solo le regole dell’adempimento, per le quali l’impresa paga quando sbaglia: se a sbagliare sono il Genio Civile o la Filiera o altri ancora è giusto che questi paghino.
Non ci resta altro che valutare la possibilità di costituirci parte civile onde avere il ristoro dei danni.

Quanto alla soluzione trovata di integrare Abruzzo Engineering nel Genio Civile mi chiedo se ci sono voluti 7 mesi: lo si poteva fare già nel novembre scorso, tanto pensare e riflettere ha solo fatto perdere altro tempo che, per le Imprese, si traduce in perdita di denaro.

Ma guardiamo i numeri chi interessano la nostra categoria.
Nelle azioni intraprese ricadono i “famosi” 100 ml di fondi Cipe destinati alle attività produttive: molte sono le cose da dire e da fare. E cioè:
– decidere in via definitiva che siano le entità locali, cioè Imprese, Associazioni di categoria e Istituzioni, a stabilirne la destinazione
– accertare la capacità di spesa, se i fondi siano davvero stanziati oltre che deliberati, cioè che esistano veramente. Si tratta, dunque, di comprendere quale sia il percorso perché siano spendibili, in quanto ad oggi ci risultano una “volontà” ed un “capitolo di spesa”
– capire quale sarà la tempistica e quali i criteri, vale a dire quanto tempo dobbiamo aspettare davvero per spendere questi soldi e in base a quali parametri saranno destinati

Posto questo, e scendendo nel dettaglio, ci risulta che di questi 100 ml è stata fatta già una prima ripartizione nel decreto Cipe come segue:

– 15 ml Rilancio della filiera turistica del comprensorio del Gran
– 5 ml Attività Ricerca – Fibra Ottica e relativo laboratorio
– 12 ml Turismo Infrastrutture e creazione di micro –sistemi turistici
– 38 ml Attività produttive caratterizzate da elevati livelli di innovazione
– 15ml PMI innovative e spin-off di ricerca principalmente collegate alla realizzazione di servizi e infrastrutture di smart-cities
– 15ml Ricerca e sviluppo sperimentale

Ora, considerazioni doverose vanno sottoposte all’attenzione di tutti.
1) In forza delle disposizioni Cipe, e dalla un confronto con i responsabili della struttura di missione, le risorse non possono essere destinate ad aziende in crisi: ci viene allora da annotare che i soldi pubblici non devono essere spesi per le privatizzazioni di aziende municipalizzate e, men che meno, anche per lo studio preliminare;

2) E’ paradossale che Associazioni di categoria non siano state consultate o interpellate tal che potessero intervenire su eventuali studi nonché nella stesura delle misure di ripartizione dei fondi: il Territorio, e le Imprese in primis, devono essere gli attori di qualsiasi azione viene decisa sulla loro pelle;

3) La previsione di investire sul turismo non è congruente con le priorità indicate dall’Ocse che, al primo punto della ristrutturazione dell’economia locale, indica l’industria manifatturiera quale settore di punta dell’Abruzzo (addirittura “leggermente più sviluppato rispetto al resto d’Italia”): ricordiamo ancora il dibattito pubblico in cui il prof. Calafati dimostrò quanto il turismo non potesse essere l’asset dello sviluppo locale e regionale ma solo un suo complemento;

4) Tutti gli atti devono essere trasparenti, cioè fruibili dalla comunità allo scopo di “Migliorare l’accessibilità e la qualità delle informazioni sui criteri di ricostruzione e di spesa per ripristinare la fiducia nelle istituzioni e aumentare l’efficienza della spesa pubblica”: così l’Ocse e, prima ancora, il Ministro Barca;

5) Misure a beneficio di lavoro e occupazione sarebbero quanto mai auspicabili in luogo di destinazioni del tipo innovazione e ricerca, perché fondi di questa tipologia già esistono e non di rado sono rimasti non spesi e sono tornati indietro: incidere sul lavoro laddove si stanno usando misure di urgenza significa centrare l’obiettivo senza margine di rischio.

 

Ezio Rainaldi

Delegato  Ricostruzione Confindustria L’Aquila

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