Nonostante la crisi nel 2012, gli italiani continuano a tracciare un bilancio prevalentemente positivo della propria qualità della vita, che valutano con un punteggio medio di 6,8. Rispetto agli anni precedenti, tuttavia, l’incertezza della situazione economica e sociale si riflette sulla soddisfazione espressa per la vita in generale: diminuisce la quota di persone di 14 anni e più che dichiarano alti livelli di soddisfazione (associati a un punteggio tra 8 e 10), che passa in un solo anno dal 45,8 per cento al 35,2 per cento. Tra il 2011 e il 2012 la soddisfazione dei cittadini per la propria situazione economica è diminuita di 5,7 punti percentuali. Nel 2012 ha dichiarato di essere soddisfatto per questo aspetto solo il 42,8 per cento della popolazione di 14 anni e più. Inoltre è aumentata la percentuale dei poco soddisfatti (dal 36,1% al 38,9%) e soprattutto quella dei per niente soddisfatti (dal 13,4% al 16,8%). Lo dice il rapporto annuale 2013 dell’Istat sulla situazione del paese, presentato oggi a Roma.
La soddisfazione economica in declino dall’entrata dell’euro. La soddisfazione per la propria situazione economica è in declino dal 2001, cioè dall’entrata dell’euro, con punte particolarmente negative in occasione delle fasi recessive, durante le quali si acuisce il divario tra regioni settentrionali e meridionali. La quota di residenti soddisfatti della propria situazione economica è molto differente tra aree del Paese e passa dal 50% del Settentrione, al 44,3% del Centro e al 32% del Sud e Isole. Per quanto riguarda la fiducia dei consumatori emerge che una quota crescente di cittadini sta dando indicazioni pessimistiche sulle condizioni economico-finanziarie proprie e del sistema economico nel complesso, raggiungendo livelli minimi a partire dal 1993. Il rapporto mostra, inoltre, che esiste una relazione tra livello della spesa per consumi e le valutazioni dei cittadini sulla situazione economica propria e del Paese. Emerge anche una forte sensibilità di tali valutazioni individuali alle modifiche nella composizione delle scelte d’acquisto indotte dalla circostanze economiche. In particolare, se le difficoltà economiche inducono i cittadini a privarsi di parte di quelle spese che, pur non rientrando tra quelle considerate strettamente necessarie, sono ritenute importanti, il loro sentimento sulla situazione generale del Paese ne risente negativamente.
I cittadini si fidano delle forze dell’ordine, ma non dei partiti politici e delle istituzioni. Dallo studio dell’Istituto di statistica si nota che il Paese è attraversato non soltanto da una profonda crisi economica, ma anche da una diffusa insoddisfazione dei cittadini verso la politica e le istituzioni pubbliche. La fiducia dei cittadini nelle istituzioni è su livelli bassi: in una scala da 0 a 10, giudizi più positivi vengono attribuiti soltanto ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine, mentre i partiti politici sono a livelli minimi. In particolare, un voto da otto a dieci viene attribuito dal 66,2 per cento della popolazione di 14 anni e più ai vigili del fuoco (punteggio medio 8,1), dal 34 per cento alle forze dell’ordine (6,5), dal 4,8% al Parlamento italiano (punteggio medio 3,6) e solo dall’1,5 per cento ai partiti politici, che ricevono come punteggio medio 2,3. La fiducia nelle istituzioni locali si colloca ad un livello intermedio: al governo regionale e provinciale viene assegnato dai cittadini un punteggio medio pari a 3,7, a quello comunale 4,5. La fiducia nelle istituzioni locali è invece legata alla vivibilità del territorio: la possibilità di poter accedere a servizi pubblici di qualità e di godere di favorevoli condizioni socio-ambientali dell’area in cui si risiede hanno un impatto sul benessere e sulla soddisfazione dei cittadini e sulla fiducia che essi ripongono nelle istituzioni, in particolare quelle locali.
[…] c'è la crisi ma gli italiani guardano in positivo al futuroabruzzo24ore.tvTiscali -L’Impronta L’Aquilatutte le notizie […]