Si torna a parlare di Siria, mentre il conflitto continua e la lista di morti e di atrocità si allunga ogni giorno ed i rifugiati, secondo l’Onu, sono arrivati a più di un milione, accolti in Turchia, Giordania, Libano, Iraq ed Egitto, in rifugi spesso di fortuna che, durante il rigido inverno trascorso, sono stati spesso allagati e, ancora, con almeno 4 milioni di siriani che in patria avrebbero bisogno di assistenza.
In attesa della conferenza di pace, Ue e Russia si scontrano a distanza sulle forniture di armi e dopo una maratona negoziale protrattasi nella notte, i ministri degli Esteri dell’Ue non hanno prorogato l’embargo sulle armi ai ribelli, rendendo di fatto possibili le forniture di armamenti all’opposizione, la Russia che si detta disponibile a fornire al regime di Damasco, i sofisticati missili terra-aria S-300 come “misura di deterrenza” da un intervento straniero sul suolo siriano, annuncio che ha provocato l’immediata risposta di Israele, col ministro della Difesa Moshe Yaalon, che ha avvertito che “saprà cosa fare” se la fornitura andrà in porto.
Intanto, sabato scorso, il fronte si è allargato con il Libano che di fatto si è trasformato in un ulteriore scenario di guerra dopo che il leader del raggruppamento sciita libico, sceicco Hassan Nasrallah, ha dichiarato guerra alle truppe siriane di Al-Qaeda, dichiarando che i militanti di “Hezbollah” stanno già combattendo contro gli islamisti siriani dalla parte di Bashar Assad.
Evgheny Satanovsky, presidente dell’Istituto russo di studi sul Medio Oriente, sostiene che si tratta solo di una scusa perché l’opposizione siriana e Al-Qaeda sono composti prevalentemente da sunniti e l’ Hezbollah sciita ha sempre condotto contro Al-Qaeda una dura lotta nell’ambito delle guerre interconfessionali in Medio Oriente ed infine il regime del Presidente Bashar Assad fa parte degli Alawiti, ramo sciita che in Libano rappresentano un terzo della popolazione e che si sono sempre pronunciati a dei loro correligionari Alawiti al potere a Damasco.
Dice l’esperto russo che il coinvolgimento del Libano nella guerra civile siriana era predeterminato e plaudito al messaggio del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon, che ha invitato i sostenitori di Hezbollah a tenersi in disparte del conflitto in Siria.
Ieri, intanto, a Parigi, il Ministro degli Esteri della Federazione Russa Serghey Lavrov ha avuto à un incontro con il Segretario di Stato americano JohnKerry e il titolare del Ministero degli Esteri della Francia Laurent Fabius per discutere i preparativi per la conferenza di Ginevra sulla Siria.
Intanto, dopo i recenti accadimenti, in molti si chiedono se vi è l’effetto pericolo di un intervento israeliano in Siria.
Negli ultimi decenni il confine tra Siria e Israele è rimasto relativamente tranquillo, anche se da un punto di vista tecnico i due Paesi sono ufficialmente in guerra da quando, nel 1967,Tel Aviv occupò le alture del Golan.
Con il conflitto in Siria, in Israele sono aumentati i i motivi di timore.
Ed ora, dopo le dichiarazioni russe, due sono le alternative per tel Aviv: perdere un nemico fidato come lo è la Siria o indebolire l’asse del male, che comprende gli sciiti di Hezbollah, Siria ed Iran.
La guerra attuale è in corso dal 29 luglio 2011, quando un gruppo di ex ufficiali annunciò la formazione dell’Esercito Siriano Libero (FSA), composto da disertori delle forze armate siriane e da civili volontari, uniti nella volontà di rimuovere il Bashar al-Assad e il suo governo.
La Siria è l’ unico paese ad avere ancora al potere il partito arabo socialista Baath, governato dalla famiglia Assad dal 1970, data in cui Hafez Al-Assad, un generale originario della zona alawita di Lattakia, riesce a imporre un colpo si stato e a prendere il potere in un Paese che era allo sbando politico ed economico. Durante il regime di Hafez non mancano proteste e feroci ritorsioni contro le opposizioni. Ad Hama l’aviazione siriana è responsabile nel 1982 di un bombardamento della città, roccaforte di un gruppo di rivoltosi (la Fratellanza Musulmana), che costa la vita a circa 20.000 persone. Rifat Al-Assad, fratello del presidente e generale, è esiliato a causa delle sue sospette attività anti-regime che minano alla sicurezza dell’apparato politico-istituzionale messo in piedi da Hafez al-Assad. Alla morte di Hafez, nel 2000, gli succede (forse a malincuore, il “prescelto” era il figlio maggiore Basil, morto in un incidente stradale) il suo secondo figlio, Bashar.
Carlo Di Stanislao
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