Libri, Claudio Paglieri: basta con gli investigatori cuochi, gourmet e sommelier

Nuovo caso per il commissario Marco Luciani che deve dividere pensieri e preoccupazioni per il figlio appena nato e l’assassinio di una badante polacca, che aveva portato via dalla villa del nobile da lei curato un oggetto particolare. Si tratta di un disegno antico che raffigura un uomo con la barba, ora irreperibile, nel quale […]

Nuovo caso per il commissario Marco Luciani che deve dividere pensieri e preoccupazioni per il figlio appena nato e l’assassinio di una badante polacca, che aveva portato via dalla villa del nobile da lei curato un oggetto particolare. Si tratta di un disegno antico che raffigura un uomo con la barba, ora irreperibile, nel quale un’esperta d’arte riconosce un’opera inestimabile e inedita di Leonardo Da Vinci: è la trama avvincente del nuovo romanzo giallo di Claudio Paglieri L’enigma di Leonardo. Nell’intervista a Fattitaliani l’autore spiega la figura del protagonista: “Ho scelto – dice – di fare il commissario anoressico e per nulla interessato al cibo perché ero stanco di leggere gialli con investigatori cuochi e gourmet e sommelier, che passavano il tempo a mangiare, descrivere le ricette, aprire bottiglie da 500 euro che nella vita reale non si possono permettere. Poi Luciani è anoressico anche con i sentimenti, non si apre facilmente, è un tipo un po’ difficile ma vedo che ai lettori piace lo stesso. Probabilmente perché rispetta (quasi sempre) le regole e pretende molto dagli altri ma anche da se stesso. E perché ha un alto senso della Giustizia.” Dato l’argomento della storia viene da pensare a Dan Brown: “Con Dan Brown ho un rapporto particolare da molto tempo, ammette Paglieri. Ho amato Il Codice da Vinci e ho trovato pessimo Il Simbolo Perduto. Il Codice è una bellissima storia, scritta con grande maestria, incatena il lettore, ha il merito di aver fatto leggere un libro anche a chi non lo faceva mai. Insomma da Dan Brown ho molto da imparare. Certo non avrei scritto l’ennesimo libro su Leonardo se non avessi avuto un aggancio reale, un disegno, anzi un autoritratto che è stato ritrovato a Genova tempo fa e che le perizie attribuiscono al maestro”. La Liguria, dove è nato l’autore, fa da sfondo ai misteri del romanzo: “I genovesi lo apprezzano, ma lo apprezzano forse anche di più i “foresti” e gli stranieri che sono attratti dall’atmosfera di mare, Camogli, la Riviera”, conclude.

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