Il problema del post terremoto all’Aquila non riguarda solo la ricostruzione, ma anche i cosiddetti “manufatti temporanei”, che dopo quattro anni dalla loro realizzazione hanno bisogno di manutenzione. Chi pagherà per la gestione e la manutenzione del Progetto CASE e dei MAP nei prossimi anni? Se lo chiedono con preoccupazione non solo gli abitanti di quelli che sono ancora oggi considerati manufatti “temporanei”, ma anche tutta la collettività che potrebbe essere chiamata a pagare cifre esorbitanti. Lo ha spiegato in conferenza stampa questa mattina, una parte dell’opposizione in Consiglio comunale, che si prepara a bloccare e chiedere il ritiro della
Delibera sui costi del progetto CASE e MAP, domani in consiglio comunale. Un’opposizione variegata che, con De Matteis e Imprudente per L’Aquila città Aperta, Piccinini per Gruppo Misto, Ferella per Tutti per L’Aquila e Verini per Futuro e Libertà, ha denunciato che nella Delibera i costi sui manufatti del post terremoto sono stati gonfiati.
Nella scheda di previsione, contenuta nella Delibera, si quantifica un costo annuo medio di 8 milioni di euro per gli anni che vanno dal 2014 al 2017, e “non come aveva detto recentemente l’Assessore Alfredo Moroni 10 euro al mese che porterebbe la spesa annua a un milione di euro”, ha spiegato Ferella. Il che significa – ha aggiunto il consigliere Verini –una spesa annua di “700-800 mila euro a famiglia e 50 mila euro annui di manutenzione per ogni piastra del progetto CASE”.
In particolare sono previste perdite per morosità pari a 5milioni e 200 mila euro per tutti e quattro gli anni, una media di 30 mila euro l’anno per partecipazione a convegni, un milione e 700 mila euro all’anno per costi di personale e 130 mila euro annui riportati nella voce “costi di governo societario”.
L’elaborazione dei numeri presenti sulla delibera è stata realizzata da una società, la SCS Consulting, con sede a Reggio Emilia, che agisce da advisor per conto del Comune dell’Aquila. Una gestione del problema pubblico-privata che non piace all’opposizione.
Giorgio De Matteis mette in dubbio non solo la possibilità che una previsione così costosa possa essere reale e necessaria, ma anche la presenza nelle casse del Comune del 150 mila euro stanziati per la ricostruzione del 2013, dopo le battaglie romane della maggioranza del Pd, e anche l’esistenza del miliardo e 200 mila euro. Per De Matteis “il miliardo famoso non c’è” e Cialente ad ottobre “riproporrà questi soldi come quelli che aveva annunciato per l’autunno”, ha concluso.
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Lisa D’Ignazio
far pagare chi le ha realizzate perche’ dopo quattro anni non possono avere gia’ tutti questi problemi queste case.chi ha sbagliato paghi.i lavori eseguiti male vanno addebitati ai “costruttori” con relativi interessi.non ai cittadini che non ne possono veramente piuuuuu” basta!!!!!