“Anche volendo prescindere dalla considerazione che l’Italia si definisce patria del diritto se un’impresa, dopo aver pianificato per gli anni a venire la sua situazione economico-finanziaria basandosi su una legge emanata dal Parlamento, deve rivedere e ribaltare i suoi conti è, quasi certamente, destinata a chiudere i battenti”. Questo il duro commento del vice presidente di Confindustria L’Aquila, Guido Cantalini, al disegno di legge in discussione in parlamento e che riguarda L’Aquila, il cratere e le sue imprese.
Dopo 4 anni dal 6 aprile del 2009, la città dell’Aquila e il cratere vivono ancora con lo spauracchio della possibile restituzione delle tasse. Questa volta la paura coinvolge principalmente le imprese che hanno goduto la sospensione fiscale come recita l’articolo 35 del disegno di legge comunitaria in discussione al Senato, che prevede “l’obbligo, per le imprese che abbiano goduto della sospensione fiscale in seguito ai terremoti di Marche e Umbria 1997, Molise e Puglia 2002 e Abruzzo 2009, di dimostrare i danni subiti, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della normativa e di calcolare, sulla base di questa certificazione, il rimborso a carico delle aziende stesse”.
Se non riusciranno a dimostrare il nesso di causalità del danno, oltre 7 mila partite Iva che hanno usufruito dei benefici della decurtazione al 40% dei contributi previdenziali Inps e Inail, dovranno ripagare per intero quanto non versato, seppure in 120 rate. Ancora tanta burocrazia che rischia di strozzare le poche imprese che con difficoltà sono riuscite a rimanere a galla nel mare della crisi e del post terremoto.
Il commento ai nostri microfoni della Senatrice aquilana Stefania Pezzopane qui.
Lisa D’Ignazio
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