E’ l’Abruzzo la regione dove si gioca di piu’ alle slot machine: ogni abruzzese spende la meta’ di uno stipendio medio ogni anno (776 euro), il 5% del reddito pro capite. E’ quanto emerge da un’inchiesta di Wired, in edicola da domani, che per la prima volta ricostruisce la distribuzione in regini, province e comuni dei luoghi che ospitano le “macchinette” e il loro impatto sul reddito e la salute.
La’ dove ci sono piu’ slot machine si gioca (e si perde) di piu’ secondo l’inchiesta. A Genova, la battaglia dello scomparso don Andrea Gallo aveva spinto il Comune a varare, lo scorso marzo, un regolamento contro la proliferazione delle macchinette stabilendo distanze minime da scuole, parchi e altri luoghi “sensibili”. Stessa cosa, l’anno prima, aveva fatto il Comune di Trento e provvedimenti analoghi sono stati approvati in altre città. La reazione di Genova e Trento non è un caso, perché i dati raccolti da Wired mostrano che i due capoluoghi guidano, rispettivamente, la classifica delle città grandi e medie per quanto riguarda la concentrazione dei cosiddetti mini-casinò. Questi esercizi sono appena 2.409, sulle 113.877 attività che ospitano le slot machine, ma il loro impatto sul territorio secondo l’inchiesta è ben più alto del loro numero totale, come emerge collegando la loro distribuzione a livello locale con i dati sul reddito.
Le statistiche su quanto viene giocato nelle regioni sono chiare: non solo si tende a sborsare di più in assoluto, ma anche in proporzione alle disponibilità degli abitanti. Un esempio? Il Molise presenta il più alto tasso di mini-casinò per popolazione (7,3 ogni 100mila abitanti); allo stesso tempo la cifra pro capite giocata dai molisani alle slot ogni anno (750 euro nei primi 10 mesi del 2012) rappresenta il 4,93% del reddito procapite, la seconda percentuale più alta tra le regioni (il primato spetta all’Abruzzo). Ma anche a Massa e Carrara ci sarebbe poco da stare allegri: è prima tra le province per mini-casinò ogni 100 mila abitanti.
Al di la’ dei soldi, comunque, l’incrocio tra la concentrazione territoriale degli esercizi e le statistiche sanitarie mostra, secondo Wired, che la diffusione delle macchinette va a braccetto con il rischio di patologie legate all’azzardo e di dipendenze, in particolare tra i giovani. In questo caso il veicolo non sono più i mini-casinò ma le sale giochi, spazi nati per i videogame ma che troppo spesso ospitano anche slot machine. Su questo fronte il caso della Calabria è emblematico: la regione detiene il record per questi locali (quasi 30 ogni 100mila persone) e registra la più alta incidenza di giovani giocatori problematici o a rischio (4,7%).
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