In una nota il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente scrive:“ E’ questo distacco, questo fastidio ma soprattutto il rancore che il Popolo nutre nei confronti della politica, dei partiti, dei politici, degli amministratori, uno dei problemi più gravi del nostro Paese che ne pregiudica persino lo stesso futuro. L’Italia, sta pagando duramente il risultato del voto elettorale che ha visto premiato l’alfiere dell’antipolitica con un afasico Governo di larghe intese, in alcuni momenti problema più che soluzione tampone. L’ imperativo dunque, per chiunque rivesta un ruolo politico, dovrebbe essere quello di dimostrare con atti, con fatti, di aver compreso la situazione e di tornare a rispettare l’elettorato, le regole democratiche e soprattutto, a parlare di cose e non di persone. Ma da questo orecchio quasi nessuno vuole sentirci; il centro destra come il centro sinistra.
Elezioni regionali abruzzesi: questa legislatura regionale scade a dicembre.
Da molti mesi, il Governo regionale si sta trascinando, incapace di scelte e di progetti, impantanato oramai nei calcoli preelettorali di consiglieri uscenti e partiti mentre l’Abruzzo, sprofonda in una crisi drammatica.
Un Consiglio Regionale che non verrà rimpianto, dalle popolazioni del cratere soprattutto, che non lo hanno mai visto consapevole della tragedia che ha colpito la Regione.
Si sta discutendo in queste ore di tenere ancora vivo questo comatoso organismo, addirittura sino a maggio, avanzando le più stupide motivazioni pur di evitare il voto alla scadenza naturale del mese di novembre.
Si invocano le motivazioni più schizofreniche, il freddo inverno o questioni di soldi, quando l’unica verità è che i consiglieri regionali vogliono restare al loro posto il più a lungo possibile, con i loro privilegi ed gli stipendi ricchissimi. Se umanamente posso comprendere che il tacchino non vuole anticipare il Natale, politicamente mi chiedo come sia possibile che ambedue gli schieramenti, nell’interesse esclusivo degli Abruzzesi, non vogliano essi stessi per primi, restituendo la parola agli elettori, andare a rinnovare gli organismi politici regionali al fine di avere subito un nuovo rilancio strategico della Regione e soprattutto di intervenire per assicurare, attraverso la ricostruzione del cratere aquilano, un complessivo rilancio economico per l’intero Abruzzo.
Il silenzio dei partiti e di pezzi di classe dirigente abruzzese è assordante; si lascia, intanto, ad un “gruppo di tacchini” decidere del nostro futuro. S
e io fossi Gianni Chiodi, sarei impaziente di tornare alle urne, perché solo così, attraverso un voto democratico, potrei misurare il mio lavoro, il consenso perso o quello guadagnato, la fiducia che il mio Popolo rimette in me; avrei bisogno, soprattutto, di una conferma considerando di essere stato eletto da appena il 52% degli Abruzzesi, all’indomani dell’arresto di Ottaviano Del Turco, il cui processo a distanza di cinque anni ancora non dà una risposta. Ma siamo ai calcoli che passano sulla testa degli elettori.
Io spero che i sindacati, il mondo delle imprese, le associazioni culturali, il mondo universitario, i sindaci, gli intellettuali, gli Abruzzesi ed i segretari di tutti i partiti in testa, chiedano di andare subito al voto.
Ho spesso l’impressione, maturata in questi anni, che molti esponenti politici da tutti i lati, nel parlare di persone anziché di cose, finiscano per elaborare strategie, alleanze, intrecciare dietrologie, sognare carriere ed assetti, vivendo con grande insofferenza quella che secondo molti di loro è uno dei fastidi della democrazia: il fatto che i cittadini italiani abbiamo diritto al voto e quindi alla fine scelgano loro.
Chiedo quindi a tutti i consiglieri regionali, con il sostegno di tutti i segretari di partito, di votare un ordine del giorno con il quale si impegni il presidente Chiodi a convocare entro il mese di novembre, le elezioni regionali. Non solo ridaremmo, nei tempi previsti, la parola agli Abruzzesi ma forse in una campagna elettorale breve ma intensa, potremmo tornare a sentire parlare di idee anziché del destino dei singoli.
Il Popolo è sovrano ed ha diritto di scegliersi il proprio governo e di rivendicare di essere ben governato. Per quanto mi riguarda, mi batterò nel mio partito affinché su questo aspetto si assuma la posizione più decisa possibile e soprattutto perché il Partito Democratico chieda che il candidato a presidente di centro sinistra sia scelto con le primarie, così come gli stessi consiglieri regionali da metter in lista PD.
Come uomo di centro sinistra, cittadino abruzzese, voglio essere io a scegliere l’uomo e la donna che correranno per il mio comprensorio, ritenendo che in questa fase storica, i partiti non abbiano quella capacità di sintesi che avevano in passato. Abbiamo da scegliere fra bravissimi giovani, donne ed uomini di esperienza, amministratori, sindaci del cratere. Abbiamo solo “ l’Imbarazzo della scelta” che solo primarie aperte ci possono aiutare a sciogliere.
Se avessimo rispettato il responso delle primarie nella scelta delle candidature a Camera e Senato, avremmo dato una risposta seria e corretta agli elettori del PD, che si sono trovati imposti candidati, paracadutati o non scelti attraverso le primarie. Nel nostro comprensorio la vicenda dell’esclusione di Giovanni Lolli, cancellato dal porcellum, credo gridi vendetta: in Abruzzo abbiamo eletto un grande economista e non abbiamo neanche il piacere di conoscerne il volto.
Indire subito le elezioni regionali, scegliere i candidati del PD attraverso primarie aperte, comporre il programma elettorale attraverso assemblee pubbliche ( come da me fatto in occasione delle ultime amministrative ) sono atti politici che possono riportare la politica nel cuore dei cittadini.”
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