Se negli ultimi trent’anni la lotta da attuare era l’integrazione fra i diversabili e i cosiddetti normali, per i prossimi anni sarà la pseudo-integrazione, che di per sé non è una malattia sociale grave. Ma se non si mette a fuoco quello che sta succedendo nell’era della rivoluzione digitale, diventerà una fonte di disagio con possibili conseguenze negative sui rapporti sociali e sulla qualità del vivere.
Anche se si è nell’era della rivoluzione digitale con un computer che offre conoscenze ed informazioni in tempi rapidi, non è detto che la co-conoscenza raffini la capacità di interagire con l’Altro, in questo caso Sordo, diverso dagli Udenti.
Rispetto al passato, è stata fatta molta strada dell’integrazione e, grazie a questa lotta, si comincia a guardare il Sordo per quello che è con le sue potenzialità e i suoi limiti: Persona con la p maiuscola. Progressi sono stati compiuti sulla riabilitazione logopedica e sullo sviluppo dell’educazione bilingue che comprende l’italiano e la lingua dei segni italiana, anche se quest’ultima contrastata per ideologie differenti.
Questa strada di lotte pone un interrogativo: l’integrazione tanto lottata e sognata ha raggiunto il suo obiettivo? C’è effettiva integrazione fra sordi ed udenti? Sì e no.
C’è comunicazione fra sordi ed udenti? Possibile, impossibile ed indeterminata.
Possibile se c’è volontà di interazione da parte di entrambi, soprattutto da parte degli udenti: il Sordo fa quello che può, l’udente può fare.
Impossibile se non c’è volontà di interazione da parte degli udenti che non capiscono o che non vogliono capire il Sordo.
In una comunicazione impossibile c’è la pseudo-integrazione: udenti che parlano e che ridono e il Sordo che, non riuscendo a seguire la conversazione, rimane immobile. A volte, chiedere di ripetere funziona e altre volte non funziona. E’ una pseudo-integrazione che fa sentire fortemente handicappato e isolato il Sordo. In una pseudo-integrazione accade a volte che si dicano battute infelici come questa: “Fai finta di non capire, eh?”. In realtà, il Sordo non capisce perché non ha sentito. Perché non ha letto bene le labbra dell’interlocutore.
Con battute come questa la pseudo-integrazione può portare il Sordo a margine di una vita assente.
Per fuggire da questa assenza, è bene evitare la pseudo-integrazione per il rispetto di se stessi e della propria identità Sorda.
Indeterminata: tutti quei casi in cui la sensibilità per la sordità è a doppi fini.
Roberta Masci
Lascia un commento