Sono 26.002 le persone che, nel corso del 2012, hanno avuto accesso ai servizi degli help center, centri di ascolto e orientamento operativi nelle stazioni di 14 grandi città, con una rete in via di espansione. Di queste, oltre 10 mila si sono rivolte al servizio per la prima volta. In totale gli accessi al servizio lo scorso anno sono stati 169.019, per una media di 576,2 accessi al giorno. Un numero in crescita rispetto al 2011, quando gli accessi furono oltre 127 mila in 11 stazioni. I dati sono contenuti nel “Rapporto annuale 2012” presentato oggi a Roma dall’Onds (Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane).
“La crisi economica ha avuto un impatto importante, su più fronti – si spiega nel documento -. Non solo sono aumentate le richieste di aiuto, ma sono diminuite le opportunità di offrire risposte soddisfacenti, in un panorama generale in cui alcuni centri sono stati costretti a ridurre i propri interventi, a causa della contrazione delle risorse, non solo pubbliche”. Emblematico, a questo proposito, il caso di Genova, dove perfino le donazioni di cibo alla mensa subiscono un calo.
Entrando nel dettaglio dei dati, la maggior parte degli utenti è di sesso maschile (77 per cento), mentre la percentuale di donne si ferma al 23%. Bassissima la quota di transgender. Fa eccezione il centro di Firenze, dove la percentuale di utenti donne è notevolmente più elevata. Questo è dovuto alla specificità dell’organizzazione che gestisce il servizio, l’Acisjf – Protezione della Giovane, che interviene prevalentemente in favore delle giovani donne a rischio ed emarginate. La quota maggiore di utenti è straniera (74 per cento), tranne che a Chivasso e Genova, dove la presenza di italiani è più consistente (rispettivamente 70 e 50 per cento). Tra le prime 20 nazionalità spicca l’Italia seguita da Romania, Marocco e Tunisia. Le persone che si rivolgono al servizio sono perlopiù giovani: il 30 per cento è under30 e il 29 per cento under40. Bassa la percentuale di coloro che hanno più di 60 anni (4 per cento). Ma il dato più significativo è l’aumento dei disoccupati tra gli utenti.
L’attività degli help center quest’anno è stata particolarmente intensa e molte difficoltà sono condivise tra tutte le strutture, come “la frustrazione di operare in un contesto che non offre vie d’uscita a chi cade in povertà” si legge nel rapporto. Tutti hanno inoltre dovuto confrontarsi con la cura delle persone senza dimora, il cui accesso alle strutture sanitarie si fa sempre più difficoltoso. Per questo sono state attivate diverse forme di assistenza socio-sanitaria su strada, “che faticano però a strutturarsi, per mancanza di risorse pubbliche che le sostengano”. Il 2012 restituisce però anche un bilancio positivo: gli help center hanno ovunque rafforzato il proprio ruolo nella rete dei servizi sociali locali, a conferma della centralità che ormai hanno assunto nella gestione del disagio. (vedi lancio successivo) (gig-RS)
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