E’ stato allievo di Pasolini e maestro, per molti versi, di Roberto Benigni, autore de “La vita e bella”, ma anche di grandi romanzi come: “Amorosa presenza”, “Addio Lenin”, “Ragazzo di vetro”, “La lepre”, “L’ipocrita”, “Il signor Novecento”, oltre al racconto musicale realizzato con Nicola Piovani “Padre Cicogna”, del 1998.
Era malato e il Davide di Donatello, un mese fa, non era potuto andare a ritirarlo, mandando gli amici Benigni e Piovani, che ne avevano descritto il lato umano e poetico, con profonda commozione.
In un recente video, “il mio tema per Pasolini”( http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/vincenzo-cerami-il-mio-tema-per-pasolini/132135/130656 ), Cerami aveva raccontato l’incontro col grande poeta, ai tempi delle medie, divenuto percorso di vita, alla ricerca di una più completa comprensione di sé e degli altri.
E’ morto oggi, nel suo appartamento con studio che affaccia su Castel Sant’Angelo a Roma, con nel corpo ormai stanco il twist che ballava divinamente, e con negli occhi un ricordo incallito di 60 anni prima, quando a un professorino giovane e magrissimo, occhiali neri, accento del Nord, che si chiamava Pasolini, piacque un suo tema.
Solo 69 anni: pochi, ma intensissimi.
Luogo di nascita Roma, unico amore la moglie, Graziella ed i figli, Aisha e Matteo.
Molti, moltissimi premi, ma soprattutto una attività febbrile, da intellettuale militante e mai pago: ultima mostra Lino Frongia e Filippo Dobrilla presentati a Spoleto; ultimo viaggio a Shanghai; ultimo libro letto “Principianti” di Carver, ultima canzone scaricata nell’Ipod “Last night” di Moby.
E’ morto sereno, dopo aver gustato il suo piatto preferito: “cacio e pepe”, ricordando i due romanzi Ragazzo di vetro e La lepre, con cui esordì negli anni ottanta e poi la raccolta di racconti L’ipocrita.
E ricordando poi, nel 1998, la sceneggiatura del film La vita è bella, che vince il premio Oscar, ed il cambiamento, che lo portò a scrivere per il teatro Canti di scena, poi i racconti in fumetto Olimpo S.p.a. (2000) e Olimpo S.p.a. Caccia grossa (2002), realizzati con la disegnatrice Silvia Ziche.
Ha collaborato le sceneggiature di Casotto, Il minestrone e Viperadi Sergio Citti; Salto nel vuoto e Gli occhi, la bocca di Marco Bellocchio; Segreti segreti e I cammelli di Giuseppe Bertolucci; Tutta colpa del paradiso di Francesco Nuti; Uomo d’acqua dolce e La fame e la sete di Antonio Albanese e poi gli script, con Gianni Amelio Colpire al cuore, I ragazzi di via Panisperna e Porte aperte , vincitore dell’Oscar europeo.
Ha scritto ogni cosa in ogni forma e sempre bene, ma forse l’ultima cosa che ha riletto, prima di andare fra le nubi a riscontrare quel professorino del Nord ed altri amici, è stato “La trascrizione dello sguardo”, saggio introduttivo al volume che raccoglie soggetti e sceneggiature di Pier Paolo Pasolini, perché era lì la risposta a tutti gli interrogativi.
All’entrata del cielo gli è andato incontro Carlo Monni, suo grande amico, scomparso a maggio, che teneva per una mano un sorridente Giuseppe Bertolucci e per l’altra un accigliato Ferreri, reso più inquieto dal fatto che non vi era tempo da perdere e bisognava, ora che lui era lì, andare subito da Pasolini, per farsi spiegare perché non aveva applauidito alla proiezione celeste di “Chiedo asilo” e “Storie di ordinaria follia”.
Lo aspettavano, perché solo lui poteva farlo.
Carlo Di Stanislao
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