Allergia e anafilassi: un neonato su 10 soffre di allergia alimentare. Ma le industrie alimentari e la ristorazione ancora non si adeguano

Una recente ricerca australiana ha stabilito che un neonato su dieci soffre di allergia alimentare o anafilassi. A causa di questo preoccupante fenomeno, è stato consigliato ai produttori di generi alimentari e al settore della ristorazione di avere maggiore considerazione per il crescente tasso di allergie alimentari. Nonostante un numero così alto di nuovi nati […]

Una recente ricerca australiana ha stabilito che un neonato su dieci soffre di allergia alimentare o anafilassi.

A causa di questo preoccupante fenomeno, è stato consigliato ai produttori di generi alimentari e al settore della ristorazione di avere maggiore considerazione per il crescente tasso di allergie alimentari.

Nonostante un numero così alto di nuovi nati affetti da tali patologie, infatti, non è stata riconosciuta adeguata importanza al fenomeno da parte delle industrie alimentari, sottolinea Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.

Se è vero, infatti, che molte allergie alimentari vengono superate con la crescita, è anche pur inconfutabile che circa il 6 % dei bambini e circa il 2 % degli adulti continuano a vivere con una allergia alimentare, con tassi previsti al rialzo nel prossimo futuro.

Se però in Australia in occasione della 20esima conferenza denominata “HACCP Food Safety Conference” che si terrà nel mese di agosto, si parla già di un programma tra operatori sanitari, industrie alimentari e settore della ristorazione al fine di fornire fonti affidabili e coerenti di informazioni per tutte le etichette degli ingredienti ed istruire il personale di servizio ristoro per comprendere meglio i processi quando si prepara il cibo per evitare il contatto con le persone affette da una allergia alimentare, in Europa ed più specificatamente in Italia non si nota questa sensibilità.

Tali assunti partono dall’obiettiva circostanza che nonostante normative sempre più stringenti per tutelare gli “allergici”, attualmente esiste un gap a livello di formazione necessaria per istruire le aziende su come limitare il rischio per il consumatore. Anche perché è naturale che il rischio non può essere completamente rimosso, ma può essere ridotto. Ciò vale particolarmente nel Nostro Paese dove l’industria alimentare che ha un ruolo ancora rilevante per il Nostro sviluppo, al di là degli annunci e di alcuni importanti esempi, non ha ancora fatto passi concreti e definitivi per venire incontro ai soggetti allergici, specialmente i bambini anche in considerazione del fatto che i prodotti “anallergici” occupano spazi di nicchia e sono ancora troppo costosi.

Le allergie più comuni tra i bambini comprendono quelle del latte e suoi derivati e quelle derivanti dalle uova crude, ma vi sono allergie che spesso persistono anche in età adulta e sono le più gravi.

Secondo le statistiche i ricoveri ospedalieri per gravi reazioni allergiche sono raddoppiate negli ultimi dieci anni in Australia, Stati Uniti e Regno Unito.

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