Terremoti ve ne sono ogni giorno un miliardo nel mondo, ma dopo la coincidenza oraria di quello di magnitudo 4.9 registrato domenica davanti le coste delle province di Ancona e Macerata e l’altro, molto più tragico, di grado 6.6, verificatosi alle 7:45 locali (le 1:45 in Italia), nella contea di Minxian, nel Gansu, con interessamento di numerose località della vicina provincia dello Shaanxi ed un bilancio parziale di 74 morti e 296 feriti, alcuni in condizioni gravi, torna l’allarme nel cuore di emiliani ed abruzzesi, ancora alle prese con i lasciti di eventi di là dal dirsi risolti o anche solo avviati a sluzione.
In Cina, la zona colpita è montuosa, circa 170 km a sudest della capitale Lanzhou, con un gran numero di case crollate, linee elettriche e telefoniche e servizi Internet interrotti, frane e inondazioni provocate da due distinti fenomeni, distanziati da 90 minuti.
Come si ricorderà, in aprile, la stessa zona era stata devastata da un terremoto della medesima intensita’, che uccise 164 persone e ne feri’ oltre 6.700, mentre un evento ancora più disastroso si era registrato nel maggio del 2008, costato la vita a settantamila persone.
Già stamani la Croce Rossa cinese ha annunciato di aver inviato 2000 tende, mille set di oggetti utili alla vita quotidiana e 3mila giacche, mentre squadre provenienti da Lanzhou e Pechino sono prontamente intervenute sul posto.
Secondo le previsioni, questa settimana nell’area sono attese forti piogge, che rendono ancor più difficile la situazione per le condizioni di vita degli abitanti e per il rischio di frane.
Circa la cronologia dei principali terromoti, in Cina, nell’ultimo decennio, eccone un sintetico elenco:
Luglio 1976: almeno 270.500 morti per una scossa di intensita’ 7,8 Richter nella citta’ settentrionale di Tangshan.
Novembre 1988: 730 morti e 400.000 sfollati per un sisma di 7,6 gradi nello Yunnan
Aprile 1990: 126 morti per un terremoto nella provincia di Qinghai di intensita’ 6,9.
Febbraio 1996: 304 morti e 16.000 sfollati per una scossa di 7,0 nello Yunnan.
Maggio 2008: scossa di intensita’ 8,0 nella provincia di Sichuan. Il bilancio e’ di quasi 90.000 morti e 4,4 milioni di feriti.
Aprile 2010: sisma devastante di magnitudo 6,9 che si abbatte sulla provincia di Qinghai (nord-ovest) provocando circa 2.700 morti e 12.000 feriti.
Sembra esserci, a livello planetario, un aumento di gravi terremoti negli ultimi tempi, ma gli scenziati affermano che malgrado gli avvenimenti occorsi ad Haiti, Turchia, bassa California e Sumatra, fino all´ultimo in Cina, o la stessa serie di tremori successivi registrati in Turchia e Cile abbiano richiamato l´attenzione della stampa mondiale e delle persone in generale, a tutt´oggi non esiste una sola prova scientifica che i terremoti stiano effettivamente aumentando, nè quest´anno, nè nelle decadi passate.
Esistono, invece, diversi fattori che contribuiscono ad aumentare la sensazione che i terremoti siano piú intensi o piú numerosi: innanzitutto la rapida espansione delle telecomunicazioni e poi l´aumento delle stazioni di rilevamento, sono segnalati come i maggiori responsabili per questa impressione.
Nel 1931, la rete sismografica mondiale contava con meno di 400 stazioni di rilevamento e attualmente questo numero é oltre i 4000. Solo negli USA ci sono oltre 800 stazioni attualmente.
Comunque, sebbene ogni giorno, come dicevamo, ci sono oltre 100 terremoti solo nella fascia dei 2,5 gradi di magnitudine lungo la sola fascia di S. Andrea, che passano praticamente inosservati, a livello numerico, il 2012 ha totalizzato ben 937 terremoti in più che nel 2011, con ben 1347 scosse sismiche in più e, analizzando i dati pubblicata dalla US Geological Survey (USGS), una evidenza tale da dirci che che il numero dei terremoti di magnitudo compresa tra 6,0 e 9,9 della scala Richter ha raggiunto, nell’ultimo periodo, il suo livello più alto in 20 anni.
In particolare in Italia, se esaminiamo i terremoti di magnitudo 4 o superiore dal 1900 ad oggi, notiamo che mentre fino al 2008 si verificavano al massimo 3 terremoti all’anno, a partire dal 2009 (anno del disastro de L’Aquila), il numero dei terremoti di forte intensità sono più che quintuplicati.
Tuttavia i dati non sono così univoci e chiari. Ad esempio, prendendo gli anni con il minor numero di vittime, la sequenza smentisce che il numero dei terremoti disastrosi sia effettivamente in aumento.
Quanto poi alle nostre conoscenze e capacità di prevenzione, sappiamo che le placche si spostano, si infilano una sotto l’altra, liberano quantità enormi di energia.
Conosciamo abbastanza bene il meccanismo, ma perché queste masse si scontrino in quel punto proprio in quel momento è ignoto.
Finora, costruire un modellino credibile è risultato impossibile, perché i fattori in gioco – come nelle previsioni del tempo – sono troppi.
Quanto al numero dei morti dipende dalla profondità dell’epicentro e dalla violenza della scossa, naturalmente; ma anche dal criterio con cui costruiamo, dall’investimento che facciamo in sicurezza.
Ciò che è chiaro è che sono sicuramente da attribuire all’uomo gran parte dei danni conseguenti, soprattutto là dove non è stato costruito a dovere, con materiali antisismici, o in zone pericolose.
Ad esempio, nel recente terremoto in Emilia abbiamo visto che in diverse zone si è verificata la liquefazione del terreno con conseguente cedimento degli edifici, questo si verifica quando si costruisce su terreni apparentementi stabili ma fortemente impregnati d’acqua.
Insomma, in Italia, le responsabilità antropiche, accomunano Nord e Sud.
Carlo Di Stanislao
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