Continua la strage di donne con gli ultimi episodi a Teramo e a Reggio Emilia, nel primo caso con un pensionato settantente che, in un condominio di Bellante, dopo anni di liti, ha ucciso la moglie a colpi di fucile e nel secondo, con un uomo di 69 anni che ha avvelenato la moglie (che ora lotta per la vita in ospedale) con un insetticida agricolo e poi, con la stessa siostanza, si è tolto la vita.
A ferragosto, nella consueta conferenza stampa, il ministro degli interni Alfano, facendo il punto sullo stato della criminalità nel nostro Paese, ha detto che in Italia oltre 150 donne sono state uccise nell’ultimo anno, il 30% di tutti gli omicidi, con dati ancor più impressionanti sulle persecuzioni: non solo violenze fisiche ma anche psicologiche e pressioni di ogni tipo, di ben 38.142 denunce presentate dalla creazione della legge sullo stalking.
Come ha scritto la Presidente della Camera Laura Boltrini in una sua lettera a La Stampa, in Italia ogni 12 secondi una donna subisce atti di violenza fisica, psichica o verbale e sempre più spesso sono coinvolti bambini e ragazzi, spettatori involontari di qualcosa che li marchierà per sempre.
Ma il punto dolente è un altro, scrive la Boltrini: le statistiche mostrano che su dieci donne uccise, sette avevano chiesto aiuto, presentando denuncia o rivolgendosi al 118, come è avvenuto di recente a Marina di Massa, nel caso di Cristina Biagi, madre di due figli, che aveva presentato l’ultima denuncia alla polizia appena sette giorni prima di essere uccisa.
Anche altrove ed in aklteri scenari donne e bambini sono le vittime innocenti di stragi atroci, come in Afganistan e Pakista, dove pochi giorni fa due attacchi kamikaze hanno massacrato decine di donne e di bambini che erano in preghiera o seguivano una inumazione.
Nei primi sei mesi del 2013 il numero delle vittime civili in Afghanistan ha fatto segnare un incremento complessivo del 23 per cento, cui si aggiunge un dato ancora piu’ straziante: cresce il numero di donne e bambini vittime della guerra, con un picco di morti tra i minori che e’ arrivato al 30%.
Lo scorso 29 luglio, ad Aleppo, in Siria, 29 persone sono rimaste uccise e fra quesdte 4 donne e bel 18 bambini, per l’esoplosione di un missile terra-aria lanciato dalle truppe fedeli ad Assad.
Secondo l’Unicef, dall’inizio del conflitto siriano, i minori uccisi sono stati più di 6.000 e decine sono quelli barbaramente uccisi nella guerra che impeversa in Egitto, vittime innocenti degli scontri fra polizia e manifestanti ad Ain Seira, quartiere nella Cairo vecchia, a Ramses Square e ad Ismailiya, a nordest della capitale.
E mentre cadono le accuse a carico di Hosni Mubarak, l’ex presidente egiziano deposto nel 2011 che viene quindi scarcerato seppur restando ai domiciliari, e un giudice ha condannato il deposto presidente Mohamed Morsi a 15 giorni di carcere per un nuovo caso di incitamento alla violenza, mentre viene arrestato il capo dei Fratelli Mussulmani, si apprende di una ennesima, orribile strage, una vera e propria esecuzioone con un colpo di pistola alla testa, che, nel Sinai, al confine con la Striscia di Gaza, è stata perpetrata da militanti islamisti (forse legati ad Al Qaeda), che hanno così barbaramente ucciso almeno 25 agenti in abiti civili e che erano diretti verso le loro case, per un periodo di congedo.
E mentre l’Ue (con i ministri degli esteri che si riuniranno allo sciopo domani) e gli Stati Uniti minacciano di fermare gli ingenti finanziamenti (pari a non meno di 6 miliardi di Euro ogni anno), gli Stati Arabi si sono detti pronti a colmare i deficit derivanti da eventuali tagli agli aiuti internazionali ed Istrale, scrive The Jerusalem Post, citando fonti governative dello stato ebraico, ritiene che l’esercito egiziano vada comunque sostenuto nella sua prova di forza contro i Fratelli musulmani, indipendente dal prezzo anche in termine di innocenti e vite umane.
Soprattutto donne e bambini ccompongoni il Comitato per la libertà e la democrazia dell’Egitto, che è in riunione permante davanti alla Farnesina ed ha inviato una lettera al ministro degli Esteri, Emma Bonino, per chiederle un incontro, con Abdel Aziz, coordinatore del gruppo, che ha spiegato che gli egiziani pro-Morsi vogliono “che l’Italia sia Paese capofila nel chiedere la fine del massacro in Egitto” e che nei prossimi giorni alcuni rappresentanti del Comitato incontreranno parlamentari di Sel, Pd e Movimento 5 Stelle, con cui hanno preso già dei contatti.
Ci sono 17 bambini e 11 donne tra i cento immigrati, egiziani e siriani, a bordo del barcone di 20 metri soccorso al largo di Aci Castello e condotto nel porto di Catania, avvistato da un pattugliatore e poi raggiunto dalla motovedette.
Il barcone si è incagliato a 15 metri dalla riva e molte donne e bambini sono morti nel tentativo di raggiungere la riva. Anche questa è una strage che pesa sulle nostra coscienze ed anche meno tollerabile della morte di donne e bambini, investiti da un treno, mentre si recavano in pellegrinaggio nello Stato settentrionale del Bihar, in India.
Stragi a cui si può e sui deve porre rimedio, come quella denunciata a fine luglio e relativa alla mortalità infantile nelle aree urbane del Gujarat, dove, nei bambini sotto i 12 mesi, si nota un divario netto fra femminer e maschi, legata, secondo padre Cedric Prakash, direttore del centro gesuita gujarati per i diritti umani, la giustizia e la pace, dal fatto che culturalmente nella India tradizionale la donna è ancora fortemente discriminata, con una ripercussione diretta sull’’etica sociale che governa lo Stato, tanto che In tutto il Gujarat le donne sono condannate a una vita di fatica e solo una piccolissima percentuale di esse è composta da professioniste o da donne occupano posti di rilievo, tanto, che, in ambito politico, vi sono due donne ministro.
Naturalmente tutto ciò a riverberi anche in campo familiare, tanto chesi continuano praticare aborti selettivi e infanticidi femminili.
“Un caso esemplare – ha ricordato il sacerdote – è quello di Amisha Yagnik, di Ahmedabad. Il marito e la famiglia di lui l’hanno costretta a eseguire test per la determinazione del sesso del feto. Solo dopo anni è riuscita a fuggire nella sua casa materna e a far nascere la sua prima e unica figlia, che si chiama Kamya e oggi ha 9 anni”.
Dove si uccidono donne è bambini non vi è più innocenza come ha scritto Antonello Brandi, presidente della Fondazione Laogai Italia, in due recenti pubblicazioni (che fra l’altro saranno oggetto di ampio dibatito nella piazzetta della Rocca di Bolsena, il 30 agosto, con inizio alle 18, durante la rassegna “Libri al Castello”, curata dal giornalista e scrittore Aldo Forbice e promossa dal Club Unesco Viterbo Tuscia nell’ambito della manifestazione “Temp’Estiva”, che si aprirà il 23 agosto e si concluderà il 4 settembre), sulla violazione dei diritti umani in Cina: “La strage degli innocenti – La politica del figlio unico” (Guerini e Associati) e “La persecuzione dei cattolici” (SugarCo).
E se a Meeting di Rimini il premier Enrico Letta ha parlato, con scioltezza e pensosità, di Europa unita, sarà il caso per tuttui noi di riflettere intorno ai valori dsattesi di rispetto della vita, in ogni sua forma e soprattutto delle forme più deboli, se davvero crediamo in un continente legato a comuni valori di civiltà, attorno a cui superare le differenze economiche e politiche dael secondo conflitto mondiale.
Ha detto Letta in questa edizione che ha tenuto per la prima volta lontano dal palco uno dei fondatori, Formigoni e che si è basata sullo slogan “emergenza uomo”, che l’Europa devbe tornare ad essere ciò che era prima della sregolazione anarchica e brutale del Novecento, motoere di svilupp e non teatro di stragi di innocenti.
Tragi perpetrate in vari modi, dirtetti come infanticidio e fimminicidio o inderitti come mancanza di politiche per i giovani o riduzioni (come in Italia) anche dei fondi già scarsi riservarti alle borse di studio, che rende ancor più fragile il nostro già insufficiente sistema scolastico e formativo.
Carmelo Masumeci, promotore di una proposta di iniziativa popolare per l’abolizione dell’ergastolo, arrestato nel 1991, quando aveva 36 anni, che in carcere si è laureato in Giurisprudenza con la tesi “pena di morte viva”, autore per Gabrielli Editori “Gli uomini ombra”, “Undici ore d’amore di un uomo ombra” e di un libro di favole per bambini, “Le avventure di zanna blu”, con prefazione di Margherita Hack, ha scritto che vergognoso è lo stato che, oltre a non difendere a sufficienza donne e bambini, consente il carcere a vita, perché “ a che serve esseri vivi se non si ha la possibilità di vivere”, ha ragionato, in una lettera indirizzata a Napolitano.
Nel 2011, John Grisham ha pubblicato un romanzo, intitolato “Innocente”, racconta la storia “vera” di Ron Williamson, nato ad Ada, una piccola cittadina dell’Oklahoma da una famiglia normale, fatta di gente semplice e molto credente, accusato inguistamente dell’omicidio di una ventenne, condannato a morte e che, dopo l’esecuzione, si scoprì del tutto innocente grazie al DNA.
Il 15 agosto il Giornale ha pubblicato un’inchiesta in cui si dimostra che nella civile e cristiana Italia, spariscono quei bambini che con un cinismo che solo la burocrazia è in grado di generare, che si chiamano eufemisticamente “minori non accompagnati”: bimbi di ogni nazionalità che giungono in Italia per lo più a bordo delle carrette del mare, che sfidano la morte per toccare la terra promessa, e poi svaniscono nel nulla, in una ennesima e a noi vicinissima strage degli innocenti che si consuma ogni giorno, lontano dai riflettori.
In una delle più recenti avventure (“Il giro di boa”) del suo Montalbano, Cammileri, fa trasalire il solitamente cinico dottor Pasquano, che esclama, a proposito di questi bambini: “sono anime scomparse e che nessuno reclama”.
Ed i numeri ci dicono che stiamo in un romanzo. Stando ai dati della Direzione generale immigrazione del ministero del lavoro, al 31 luglio i baby migranti ospiti delle comunità italiane erano 5.950, in buona parte sotto i 14 anni (all’incirca il 20%) e all’appello ne mancavano 1.452, dei quali 1.257 nella condizione di minori non accompagnati. Solo una settimana fa, a Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese, se ne sono volatilizzati una ventina.
Nella primavera del 2011 l’allora procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, oggi Presidente del Senato, non usava mezzi termini: “Quattrocento minori sbarcati a Lampedusa sono scomparsi. Alcuni sono stati trovati con dei bigliettini con il numero di un referente al quale collegarsi e che, probabilmente, fa capo a qualche organizzazione criminale”. “Temiamo che questi minori siano coinvolti in attività di lavoro irregolare, nonchè di accattonaggio, furto e prostituzione», gli faceva eco il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg.
Poi, il silenzio.
Ne “L’innocente”, film postumo di Luchino Visconti (che morì, nel 1976, durante il montaggio), consioderato troppo rapidamente da dimenticare, tratto da uno dei pochi lavori veri e sinceri di D’Annunzio, l’assassinio di un figlio in fasce e le continue violenze di ordine anche psicologico sulle donne, sono ii segni di valori, in una società (la nostra), che non prova minima vergogna.
“L’Innocente”, ci dicono gli storici della letteratura, fu il primo romanzo che assicurò a D’Annunzio una vera e propria eco di rilievo nell’intera Europa e gà prima dell’uscita in Italia, Georges Hérelle (traduttore del Piacere e, successivamente, di molte altre opere dannunziane in Francia) prendeva accordi per una immediata traduzione che avvenne pochi anni dopo.
La prima riduzione cinematografica del romanzo, supervisionata dallo stesso D’Annunzio, fu realizzata nell’aprile 1912, per la regia di Eduardo Bencivenga, con Febo Mari (Tullio) e Fernanda Negri Pouget (Giuliana) e già lì è evidente (come mnella sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico per Visconti) che la storia narrata in un labirintico gioco di introspezioni e di richiami analogici è un richiamo al decadimento morale non di songoli personaggi, ma di una intera società
Esiste un altro esempio in letteratura: il romanzo “L’innocente” di David Baldacci , in cui un uomo uccide la moglie davanti agli occhi del figlio, sprofondando in un cupo inferno conradiano, senza possibilità di ritorno, in un universo che sempre più si incupisce, fra gente brutale e priva di scrupoli, che si nasconde dietro ad una apparenza di civile normalità.
Carlo Di Stanislao
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