“Oh! Che ‘ddore di purchette belle, calle, sapurite, si ni pruve nu pizzette t’aumente l’appetite, cumpre e magne, è risapute, ti fa cresce la salute!”(Lamberto De Carolis, Inno alla porchetta). È il Trionfo di Campli. Di Angelo Salvatore si laurea Miglior Maestro Porchettaio alla 42ma Sagra della Porchetta Italica di Campli AD 2013 con voti 7,946 su 10, sulla base della media totale delle preferenze ponderate espresse dalle quattro Giurie ufficiali: sua è la vittoria all’Olimpiade dei Migliori Porchettai d’Italia. Secondo classificato Falasca Emidio (La Prelibata sas) di Torricella Sicura con voti 7,706 su 10; terzi classificati a pari merito Pallotta Fulvio di Teramo e Mercurii Nicolino (Mercurii Luciano snc) di Colledara con voti 7,593 su 10. Premio della Critica a Di Angelo Salvatore (una ceramica di Castelli) assegnato da una speciale Giuria composta dagli ex presidenti della Pro Loco Città di Campli. Giove Pluvio, tuoni, lampi e saette si abbattono su Campli, Martedì 20 Agosto 2013, a chiudere “in bellezza” la 42ma Sagra della Porchetta Italica. Si abbassa la temperatura. Pare che gli antichi dei vogliano vendicarsi! Poi, il miracolo per la premiazione in piazza Vittorio Emanuele II. Nel Regno di tutte le Sagre può accadere di tutto. Campli non dimenticherà quest’edizione della Sagra della Porchetta Italica, dal 17 al 20 Agosto (le date saranno queste per sempre!) che ha fatto registrare comunque la partecipazione di migliaia di persone con prelibate porchette servite. Il primi tre classificati sono stati premiati con un trofeo e un coltello di alta qualità nella cui lama è impresso lo stemma del Museo Archeologico Nazionale di Campli (Cavallo con esotiche fiere) dal Museo gentilmente offerto, grazie al Professor Glauco Angeletti, Direttore del Museo di Campli e Ispettore archeologico della provincia di Teramo, tra i giurati della Sagra. Un ex aequo per gli altri sette porchettai partecipanti che sono stati omaggiati dalla Pro Loco Città di Campli con una Targa ricordo. La premiazione in piazza Vittorio Emanuele II (quando ormai tutte le porchette erano andate a ruba con migliaia di persone che, grazie ai bus navetta, cercavano di entrare nella città Farnese gremita all’inverosimile) si è aperta alle ore 23:30 insieme al Sindaco Gabriele Giovannini ed al Presidente della Pro Loco Città di Campli, Francesco D’Isidoro. Una kermesse enogastronomica istituzionale e popolare che omaggia il Professore Nicola Biagio Natali, giudice onorario della Regine delle Sagre d’Italia, scomparso Domenica 19 Agosto 2012, con un Premio speciale della critica attribuito per la prima volta a Di Angelo Salvatore. Istituzione della Sagra della Porchetta Italica di Campli, della Scienza e dei Valori autenticamente Abruzzesi, il Prof. Nicola Biagio Natali è stato per decenni un esempio, per i giovani, di grande umanità e di immensa onestà e passione intellettuali. Era il Professore in persona da anni a stilare e leggere il Verbale della Giuria che annunciava pubblicamente il Regolamento e i Maestri Porchettai vincitori dell’olimpiade farnese. La Pro Loco Città di Campli non dimenticherà mai il modo di colorire il tavolo dei giurati con la sua vastissima cultura e le indubbie competenze eno-gastronomiche. Rimarrà nei cuori dei Camplesi l’amore che sapeva trasmettere per la storia e l’arte farnesi e la sua ineguagliabile valorizzazione dell’italianità. Ogni Sagra della Porchetta Italica di Campli sarà un’occasione per consolidare il suo ricordo. Dall’edizione 2012 si rinnovano il Regolamento della Giuria della Sagra della Porchetta Italica di Campli (un Grande Evento anticipato di una settimana rispetto alle scorse edizioni), la modalità di giudizio per la gara del Miglior Maestro Porchettaio dell’anno e il sistema di selezione per poter partecipare alla Giuria popolare, una “compagine composta – secondo il nuovo Regolamento della Pro Loco “Città di Campli” – da 24 giurati residenti nel Comune di Campli, scelti a sorte tra i vari candidati, cui spetta il compito di designare la migliore porchetta della Sagra”: 8 giurati tra i 20 e i 35 anni; 8 giurati tra i 36 e i 50 anni; 8 giurati oltre i 51 anni. Più i sette componenti del Comune di Campli. Per un totale di 31 votanti. La ragione è semplice: durante le quattro magiche giornate della Sagra, la qualità della Porchetta Italica di Campli aumenta in termini esponenziali e la regola più performante del prelievo “a sorpresa” che può avvenire a qualsiasi ora, a differenza del passato (poco prima del Gran Gala collettivo di Domenica), garantisce lo standard qualitativo delle porchette e l’atmosfera vitale dell’Olimpiade eno-gastronomica più importante d’Italia. Nel computo totale dei voti validi le tre Giurie tecniche hanno inciso per il 50 percento e la Giuria popolare camplese per il restante 50 percento. Discorso a parte per la Giuria “Premio della critica – Prof. Biagio Natali”, composta dagli ex Presidenti della Pro Loco Città di Campli, che esprime il proprio giudizio sulle porchette concorrenti per designare un solo vincitore. I quattro Presidenti delle Giurie hanno raccolto le schede consegnate ad ogni singolo giurato durante le quattro serate di Assaggio presso i ristoranti: Refettorio della Misericordia di Campli (Giornalisti, 17 Agosto; Gastronomi, 19 Agosto; Enologi, 20 Agosto) ed Eclisse (Popolare+Critica, 18 Agosto) unitamente ai numeri attribuiti da uno a dieci alle diverse porchette concorrenti, custoditi gelosamente in buste sigillate e timbrate, nella sede della Pro Loco Città di Campli fino alla serata della premiazione ufficiale. Nel computo definitivo dei voti validi eseguito presso la Sala consigliare del Comune di Campli, non ci si è limitati alla somma dei singoli voti validi. Si è preferito “pesarli” alla terza cifra decimale per rappresentare, secondo il nuovo Regolamento, la maggiore rilevanza della Giuria popolare camplese. L’intera scheda offerta ai giurati è considerata nulla in due casi: l’espressione di voti diversi da quelli indicati e la mancata valutazione finale di una o più porchette. La Giuria degli enologi, composta da 15 votanti, ha fatto registrare una scheda nulla e 14 voti validi; la Giuria dei giornalisti di 12 votanti, ha avuto tre schede nulle e 9 voti validi; la Giuria dei cuochi su 7 votanti ha espresso 7 voti validi; la Giuria popolare su 31 votanti ha fatto registrare 31 voti validi. Ottenuta la media totale (in decimi) dei voti espressi delle Giurie tecniche su ogni singola porchetta concorrente, la si è sommata direttamente al voto medio espresso dalla Giuria popolare su ogni singola porchetta concorrente, dividendo per due la somma così ottenuta per ricavare la media totale. Solo alla fine si è associato al risultato definitivo il nominativo del maestro porchettaio partecipante. La manifestazione quest’anno ha visto la partecipazione dei dieci maestri porchettai concorrenti: Andrea Foco, Fratelli Falasca, Luciano Bosica, Fulvio Pallotta, Lucio Di Stefano, Salvatore Di Angelo, Daniele Bosica, Renato Bosica, Nicolino Mercuri e Massimo Fagioli. La grande kermesse enogastronomica abruzzese, alla vigilia del suo 50mo anniversario (quella di Campli fu la prima Sagra in assoluto in Abruzzo nel 1964) è strettamente coniugata alla cultura, ai tanti eventi organizzati in vari punti della città farnese, con spettacoli musicali di vario genere e la possibilità di visitare i tanti monumenti, il Museo Archeologico Nazionale di Campli e la mostra Pastori e Macellai – lame e utensili dalla tradizione. “Durante l’Evento – sottolinea lo storico, giornalista e scrittore Nicolino Farina – che rappresenta storicamente la Sagra più antica d’Abruzzo e segno di una cultura culinaria che si tramanda di generazione in generazione, sarà possibile visitare, nei locali del Museo Archeologico, anche la mostra di coltelli storici da macelleria, che consentirà di conoscere lame e utensili della tradizione locale, legata all’attività dei porchettai e dei lanaioli camplesi”. Campli da secoli ha una tradizione legata all’attività dei porchettai e dei pastori, come si evince dagli Statuti cittadini del Cinquecento. “Condizionato dall’uso per il quale è fabbricato – spiega Farina – il coltello assume forme e dimensioni diverse, realizzato secondo le tradizioni o le materie prime del luogo, come: corno, osso, legno e metallo”. Nella città farnese si è costituito un gruppo di giovani che insieme ai collaboratori storici, intendono innovare, nel rispetto della tradizione, la Sagra della Porchetta Italica di Campli per renderla sempre più accogliente e sapiente. Glauco Angeletti è il promotore della mostra gratuita “Pastori e Macellai – lame e utensili dalla tradizione” al Museo Nazionale, in piazza San Francesco, aperta dal 17 Agosto al 28 Settembre 2013 (ore 9-20, eccetto il Lunedì). “La presentazione di alcuni utensili, nell’ambito di una ben specifica manifestazione – rivela Glauco Angeletti – vuole essere un contributo alla esatta percezione e valutazione dell’oggetto coltello. Si sono volutamente usati vocaboli come oggetto o utensile proprio per riportarlo al suo ambito originale e naturale. La stessa attuale legislazione, erede di una ancora più stringente post-unitaria, lo definisce utensile atto ad offendere riportandolo alla sua fisiologia originaria e distinguendone l’uso errato cioè la cosiddetta patologia. Nelle sue varie forme e dimensioni il coltello risente e viene condizionato dall’uso per il quale è costruito, dalle materie prime a disposizione del coltellinaio dalle tradizioni più o meno consolidate, del luogo di costruzione o di distribuzione. Una delle cose che salgono subito agli occhi in questa piccola esposizione è la svariata quantità di forme e varianti pur nella comune destinazione. Se infatti alcune caratteristiche sono legate alla diretta finalità, taglio di determinate materie in momenti e condizioni differenti, altre risentono della tradizione con cui vengono svolti determinati lavori. La pastorizia ha delle caratteristiche comuni in qualunque luogo o tempo venga svolta, alcune attività si sono differenziate nel corso dei secoli dando origine alla produzione differenziata degli utensili. L’approvvigionamento e la conservazione degli alimenti da parte del pastore è legato alle condizioni climatiche, al luogo, ai prodotti deperibili e la risposta sarà la specificità degli oggetti. Avremo ad esempio borracce in pelle, in metallo, in legno o più semplicemente ricavate da frutti essiccati, tutto ciò è legato non solo a disponibilità economiche, ma alla possibilità di reperimento della materia prima. Confrontando come abbiamo fatto, coltelli sardi, toscani e abruzzesi ci si rende immediatamente conto che le attività e le necessità sono le stesse, variano le materie prime, ma quello che condiziona maggiormente l’oggetto è la consuetudine ad impugnarlo, usarlo e portarlo in maniera diverse. Portare oggetti ingombranti e pesanti è condizionante in attività “nomadi”, è necessario avere utensili polivalenti in grado di soddisfare le esigenze che di volta in volta si presentano. Il contro, sempre elevato, in rapporto alle condizioni di vita porta a privilegiare alcune caratteristiche utili alla conservazione, quali appiccagnolo, fodero ecc., ed altre legate alla longevità del coltello, capacità ad essere più volte arrotato, resistenza agli urti, nonché alla possibilità di usare materie prima possedute a costo zero, quindi le corna di animali, ed in quantità tali da consentire il baratto con il coltellinaio. A questi coltelli “multiuso” si affiancano quelli destinati alla trasformazione alimentare dell’animale. Anche qui usi ed abitudini hanno determinato esigenze e quindi numerose ì varianti. La prima e dirimente è la lama fissa di dimensioni notevoli ma di piccolo spessore, lo scopo infatti è tagliare e non spezzare; la punta è vista come accessorio utile solo in alcuni casi ed anzi “pericolosa” non per l’uso ma per il portafoglio: può infatti comportare lo spezzarsi della lama – tanto che in alcuni esemplari viene eliminata al momento della costruzione. I singoli momenti della lavorazione dell’animale sono scanditi da utensili sempre più specifici e finalizzati a non perdere nulla della pregiata materia prima. Materia tanto pregiata da essere utilizzata solo per grandi avvenimenti e ricorrenze statisticamente poco rilevanti e quindi non in grado di esprimere esempi commerciali numerosi o monotematici. Il Macellaio, sino a tutto il 1800 è un artigiano che occasionalmente è anche commerciante, dovendo vendere il suo guadagno spesso effettuato in natura, da qui la necessità di fornirsi di utensili atti ai più svariati bisogni, facilmente e legalmente trasportabili, resistenti alle sollecitazioni meccaniche e chimiche del lavoro, in grado di essere più volte arrotati ed ammortizzare al massimo il valore iniziale. Come si può vedere sono concetti molto lontani dal nostro pensare attuale che vuole oggetti di rapido consumo o obsolescenza e questo nostro piccolo recupero, prima che storico vuole riportare questi materiali al loro iniziale concetto di fidati compagni di lavoro”. La Pro Loco Città di Campli punta decisamente sulla cultura, sulla forte differenziazione dell’offerta musicale, innovando anche la comunicazione, tramite giocose strategie di “guerrilla” marketing (come la T-shirt e il coltello Mustangs® ufficiali della Porchetta Italica di Campli®) da visionare sul profilo Facebook della Pro Loco (www.facebook.com/prolococittadicampli) Città di Campli. La Sagra della Porchetta Italica è organizzata dalla Pro Loco Città di Campli in collaborazione con il Comune. Sponsor dell’evento è Globo Calzature. Invariato il prezzo del panino farcito di porchetta italica camplese che con un buon bicchiere di vino o birra, è un pasto completo, salutare e sapiente, ogni settimana dell’anno, non soltanto in Estate. I maestri porchettai concorrenti durante la kermesse farnese lavorano almeno 20 ore al giorno. Si pensa già a una doppia iniziativa annuale, magari nel periodo natalizio dell’Avvento, per coinvolgere le Ville di Campli e la Capitale d’Abruzzo, L’Aquila. Grazie anche alla speciale Notte al Museo con visita al cuore della cultura Pretuziana farnese, l’Associazione Gemini (http://geminicampli.wordpress.com) ha varato il Panino di Cultura: un viaggio nel tempo alla scoperta degli antichi Popoli Italici di Campovalano, depositari di uno scrigno di tesori, moltissimi dei quali ancora sommersi e di incommensurabile valore. La Giuria tecnica dei giornalisti si è riunita Sabato 17 Agosto 2013 al Refettorio della Misericordia di Campli (già ospedale medievale durante la peste nera del 1348, uno dei due nel territorio aprutino) alle ore 21. Alla degustazione delle dieci porchette concorrenti, sono stati abbinati i vini delle cantine: Velenosi di Ascoli Piceno (Brecciarolo Gold, Rosso Piceno Superiore, “la gemma più splendente delle Marche”, Montepulciano e Sangiovese in botte di rovere, 2008) e Cioti Filiberto di Campli (Pathernus Montepulciano d’Abruzzo 2010 DOCG Colline Teramane; Indigena IGP Colli Aprutini 2012; Alarius Montepulciano Cerasuolo d’Abruzzo “Biologico” 2012). I grandi numeri della Sagra camplese sono semplicemente impressionanti: 13 panini vengono farciti con un solo chilogrammo di porchetta; 45 Kg è il peso medio di ogni porchetta; tre euro è il costo del panino e 18 euro il costo di un Kg di porchetta; circa 80mila sono le presenze alla Sagra di Campli AD 2012 con circa 200 porchette servite ai visitatori nel lungo week-end di Ferragosto (con il Lunedì dedicato interamente alla Porchetta Italica di Campli) nella città medievale Farnese che vanta la presenza di un Museo statale di arte sacra. La Sagra della Porchetta Italica di Campli è la prima Sagra nata in Abruzzo nel 1964, fra le prime in Italia. Oggi i porchettai camplesi, tutti allievi dei maestri della tradizione, approntano la porchetta con i sistemi d’antico insegnamento dei loro padri. Com’è tradizione, ogni anno, il loro prodotto viene giudicato da una Giuria di degustatori (Camerlengo) che valuta la qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta che “deve risultare fragrante e gustosa al palato”. “C’vù la croste?” – è la tradizionale domanda rivolta dal maestro porchettaio all’affezionato cliente. La “croste” della porchetta camplese non è la solita meno nobile “cucchie” da gettare via. Ma, preparata con maestria sulla base di antichi saperi, è un condensato di aromi da gustare insieme alla carne magra della porchetta italica camplese che si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per gli aromi, i tempi e i modi di cottura. Nei giorni della Sagra, questi aromi si spandono magicamente tra le vie di tutto il borgo medievale Farnese dove vengono cotte e servite centinaia di porchette. Il maiale, rigorosamente “imporchettato” si gusta nei ristoranti e negli stand appositamente allestiti. È festa. La gioia e i profumi si diffondono da Campli alle vicine contrade. “Mangia la carne magra di un animale grasso” – suggerisce il Professor Francesco Gramenzi. L’idea della Sagra camplese fu di Fernando Aurini, giornalista, intellettuale e storico della cultura materiale aprutina. Il grande e inaspettato successo della prima edizione si ripete puntualmente ogni anno, quando migliaia di persone arrivano nella cittadina Farnese per gustare la ghiotta e inimitabile pietanza. Grazie alla Pro Loco “Città di Campli” si mantiene viva una tradizione millenaria ancora oggi strettamente legata all’economia locale dell’allevamento dei suini. I maestri porchettai camplesi da secoli girano l’Abruzzo, le Marche, l’Umbria e il Lazio, e fanno scuola. Ogni giorno capita di trovarne uno che vende il suo profumato prodotto all’angolo di qualche piazza, durante i tradizionali mercati contadini, e lungo le principali vie di comunicazione (anche su Internet; peccato che dagli elaboratori elettronici portatili non si possano sentire e gustare i profumi della porchetta). Un morso alla porchetta camplese, senza esagerare, equivale all’abbattimento di una piccola considerevole fetta del debito pubblico italiano per la risoluzione della gravissima crisi economico-finanziaria mondiale. Naturalmente, era attesa da anni la disponibilità forte, necessaria e sentita di una Giuria tecnica e di una Giuria popolare qualificate della Sagra della Porchetta Italica di Campli. Il giurato, dopo aver prestato il solenne “Giuramento” mazziniano (“Invoco su di me l’ira degli uomini e l’ignominia dello spergiuro se tradissi in tutto o in parte il mio giuramento”) del Buon Gastronomo (anche la ritualità vuole la sua parte), come insegna il Professor Nicola Biagio Natali, deve essere in grado a tavola, perché autenticamente motivato, di completare il proprio giudizio su tutte le porchette in gara, sempre “secondo il responso delle papille gustative” e in piena libertà di giudizio. Dei progressi, rispetto allo scorso anno, sono stati decisamente compiuti sul piano scientifico. Pare, tuttavia, alla luce della gravissima crisi economica, che a Campli non rivivremo più le classiche, suggestive, faraoniche, forse un po’ barocche, “abbuffate” di gran gala in compagnia dei politici di turno che, nel bel mezzo della degustazione di massa, tra lo sconcerto generale dei Giurati fedelissimi, abbandonavano il campo (la nave del giudizio insindacabile, come l’italica Patria) prima del tempo! Sempre in segno di rispetto e omaggio al Popolo camplese ed alla Porchetta italica, autentico monumento del gusto e della qualità della vita semplice e originale di una volta, ben vengano i cambiamenti pur nella conservazione dei valori e della qualità che il Grande Evento camplese (il termine “Sagra” non rende giustizia alla Porchetta Italica, al giudizio del Camerlengo, alla produzione ed alla vendita del prodotto) intende esprimere, valorizzare e diffondere in Italia e nel mondo. Il Divin Porcello ha colpito ancora nel segno. La Sagra della Porchetta Italica è soprattutto Cultura. È un evento sociale ed eno-gastronomico originale “che – fa notare lo storico Nicolino Farina – fin dal 1964 intende valorizzare e celebrare la porchetta dell’antico popolo italico, autentico monumento del gusto consacrato dal successo conseguito al Vinitaly, al VeneziaCamp ed al Salone del Gusto di Torino”. Il successo popolare della Sagra premia la tenacia degli Abruzzesi. I tesori di Campli sono naturalmente molti altri: Centro Storico, Santuario della Scala Santa, Chiesa cattedrale e il Museo archeologico statale con i suoi preziosi reperti italici della necropoli di 6mila tombe e dell’antico abitato Pretuziano di Campovalano. Il Progetto camplese per la valorizzazione, l’allevamento e la riproduzione del tradizionale porcello nero italico, il Re nero delle nostre vallate, è molto interessante. È già stato il grande protagonista, con la sua porchetta “made in Campli”, del Salone del Gusto a Torino. Il tentativo o esperimento che dir si voglia, è davvero importante, come rivela Nicolino Farina. Grazie all’abilità dei maestri porchettai camplesi, tutto è possibile. “Abbiamo cercato e trovato un allevatore camplese dell’antico maiale abruzzese nero – rivela Nicolino Farina – che è riuscito con uno stratagemma particolare a valorizzarlo nel suo allevamento di 200 suini neri allevati allo stato brado: questi maiali sono piuttosto particolari anche per la loro forma strana. Naturalmente cercheremo di valorizzare l’iniziativa. Abbiamo già fatto una prova riuscita piuttosto bene”. Arrostire questi porci di antica razza e farne la porchetta, è una sfida gastronomica affascinante. “A Campli abbiamo sperimentato un incrocio speciale tra le due razze, producendo già una buona porchetta. Ora saranno altri maestri porchettai camplesi a produrre porchette con il solo maiale nero che è stato il protagonista al Salone del gusto di Torino”. Emergono altri particolari suggestivi. “L’allevatore in questione è già un famoso produttore di alimenti biologici”. La sperimentazione è già legata a un’altra grande iniziativa che coinvolgerà l’Accademia aprutina e un’associazione a carattere sociale con ragazzi diversamente abili, in particolare per l’allevamento di questo suino tipico italico. “È il maiale autoctono più antico che conosciamo” – conferma Farina. “Sappiamo che il maiale comune deriva dal cinghiale – ricorda Farina – ma qui siamo di fronte a una razza tipica nostrana, abruzzese, dunque italica, per una signora porchetta”. A Torino (ma anche a Campli) abbiamo per la prima volta in assoluto la bontà della porchetta italica camplese prodotta con il Re nero. “Oltre alla porchetta tipica che tutti conoscono, questa è già un’alternativa gastronomica camplese. Come abbiamo ragione di credere, pensiamo di farla gareggiare direttamente con le altre porchette alla Sagra della Porchetta Italica di Campli”. Nella città Farnese è festa ogni Domenica dell’anno, per la Fiera settimanale con annessa porchetta da gustare in piazza. A settembre si festeggia l’Immacolata Concezione, Patrona della Città di Campli, nella Cattedrale di Santa Maria in Platea, come assicura don Antonio Mazzitti fin dal 1964, ossia dal primo anno in cui volle gestire personalmente la festa. La Pro Loco “Città di Campli”, con il patrocinio del Comune di Campli, ha allestito un evento gastronomico e culturale all’insegna della qualità, dell’innovazione e del buongusto. La kermesse vive per una Sagra da sempre “tricolore” decisamente “benedetta” per la promozione delle tipicità locali in Abruzzo e nelle regioni vicine. Per l’affermazione del made in Italy artigianale nel mondo. “Scoprire il perché del primato sulla Porchetta di Campli – scrive lo storico Nicolino Farina nel suo libro “Porchetta Italica di Campli” – di come questo cibo prelibato sia vanto e l’orgoglio della ricca gastronomia dei camplesi, è stato un lungo viaggio nella storia e nelle civiltà dal Risorgimento al Rinascimento, dal Medioevo ai Romani, dagli Italici della necropoli di Campovalano dell’Età del ferro agli Italici del villaggio di Coccioli dell’Età del bronzo”. Il Presidente della Pro-Loco Francesco D’Isidoro, insieme al Direttivo, ha le idee chiare in proposito. A cominciare dalla promozione multimediale del Grande Evento: giovani avvenenti signorine camplesi indossano la t-shirt ufficiale della Sagra della Porchetta Italica fin dallo scorso Luglio 2012 (in occasione della “Sagra delle Sagre” in Alba Adriatica) per comunicare la speranza in un futuro migliore, prospero per tutti, e la fiducia dei giovani camplesi nel loro territorio, nelle sue straordinarie ricchezze che sono il nostro vero “petrolio” capace di estinguere ogni debito. Grazie a quella cultura materiale (reale) capace di creare lavoro e sviluppo, di attrarre investimenti e milioni di turisti da tutto il mondo (in primis dall’Oriente), in grado di renderci tutti “ricchi” come accade nei paesi arabi con l’oro nero fonte di colossali finanziamenti. Capaci di far erigere, in pieno deserto e sui mari, i principeschi grattacieli stratosferici in aperta sfida alla gravità. In Abruzzo le ricchezze non mancano anche se i “pesi” dell’inefficienza politico-burocratica trans-partitica sembrano remare in direzione opposta. Ma le prerogative ci sono tutte per una 43esima edizione della Porchetta Italica di Campli AD 2014 nel segno del grande successo, per celebrare il 50mo anniversario di fondazione. La Città di Campli è da sempre accogliente, vigorosa, forte e gentile come la gente d’Abruzzo. Decisamente interessante è il libro di Nicolino Farina “Porchetta Italica di Campli”, un excursus storico-letterario sul porco, presentato in occasione del quarantennale, con un ricordo di Lamberto De Carolis autore dell’Inno alla porchetta in occasione della 7° Sagra camplese, domenica 30 agosto 1970. E il Dvd fotografico con commento musicale delle ultime cinque edizioni della Sagra (dal 2005 al 2010) immortalate dagli scatti di Nicolino Farina, per rendersi effettivamente conto delle potenzialità di un Grande Evento culturale regionale di portata internazionale, allestito nella cornice medievale della capitale Farnese. La Sagra della Porchetta Italica di Campli è sicuramente una delle più amate in Abruzzo e nell’Italia centrale. Tutto lascia ben sperare per il futuro. Il Presidente della Pro Loco e lo staff organizzativo esprimono nei fatti la loro viva soddisfazione per il successo della manifestazione, ringraziando tutti. Gli oltre 100mila visitatori delle quattro giornate di Sagra, lanciano un messaggio preciso. Sono questi i grandi numeri della Porchetta Italica che celebra a Campli l’arte suprema gastronomica italiana, i suoi vini, le sue energie più vitali in Italia e nel mondo. Un Grande Evento Culturale nazionale reso possibile grazie agli ospiti (abruzzesi, laziali, umbri e marchigiani), al Comune di Campli, alla Pro Loco “Città di Campli”, ai Vigili Urbani, ai Carabinieri, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa, ai volontari del Soccorso Farnese di Campli. La Sagra ambisce alla porchetta “in cerca d’Autore”, per incoronare il Re della specialità. La Città di Campli offre tutto l’anno importanti eventi culturali: il Museo Nazionale Archeologico aperto fino alle ore 24 (sopra i 65 anni e sotto i 18 anni si entra gratis); presso il Palazzo Farnese vengono allestite mostre d’arte a ingresso gratuito. Si può degustare in piazza la porchetta ogni Domenica mattina dopo la santa messa. Il Santuario della Scala Santa, luogo di culto che molti fedeli ricercano per ritemprare lo spirito, rimane aperto durante la manifestazione. I parcheggi organizzati presso il palazzetto dello sport di Piane Nocella e il campo di calcio di Contrada Cappuccini, sono collegati al Centro Storico di Campli con bus-navetta gratuiti (alcuni provenienti dalla fascia costiera). Un servizio di auto-navette per diversamente abili, è disponibile su richiesta telefonica. La Croce Rossa locale rende attivo da Campli il servizio del 118. Alla Sagra sono invitate ogni anno le Autorità civili, militari e religiose locali, per una quattro giorni da vivere intensamente all’insegna dell’alta qualità con vetrine e degustazioni di prodotti tipici abbinati ai vini ed alle birre locali. “La grande tradizione camplese ha fatto scuola – fa notare il giornalista e scrittore Nicolino Farina – ancora oggi per tutto il Teramano la nostra porchetta si distingue da tutte le altre dal fatto di non usare tra gli aromi l’essenza di finocchio selvatico”. Dunque, una signora porchetta! Da gustare in tutta serenità. Entusiasta è il Presidente della Pro Loco “Città di Campli”, Francesco D’Isidoro. “Siamo lieti di poter ospitare l’Olimpiade dei migliori maestri porchettai aprutini, apprezzati in tutto il mondo: la nostra kermesse estiva è sicuramente da annoverare tra le migliori celebrazioni delle tradizioni enogastronomiche italiane, come riconosciuto da tutti. Quest’anno abbiamo fatto sposare la Porchetta Italica di Campli con una birra artigianale locale prodotta nel nostro territorio”. A Campli la Regina assoluta è sua maestà la Porchetta in un campionato sui generis che vede contendersi, tra i maestri partecipanti, il prestigioso titolo di Miglior Porchettaio dell’anno. “La porchetta camplese – rivela lo storico Nicolino Farina – è un cibo popolare e di festa, una vera opera d’arte del palato, un monumento del gusto per l’intera umanità: a Campli la porchetta ha origini antichissime e rappresenta una cultura culinaria che da secoli e secoli si tramanda ininterrottamente attraverso le generazioni”. Evento culturale ed eno-gastronomico unico ed originale che fin dal 1964 intende valorizzare, giudicare, celebrare e diffondere la Porchetta Italica, consacrata dal successo conseguito al Vinitaly ed al Salone del Gusto di Torino. “Gli Statuti di Campli – sottolinea Farina – hanno una caratteristica particolare: sono gli unici ad avere norme molto specifiche e dettagliate sulla porchetta. Normative assenti in tutti gli Statuti conosciuti nel teramano e in Abruzzo. Esiste qualche piccola eccezione (Silvi) che in ogni caso, nelle forme di regolamento sulla porchetta, non raggiunge il valore e la forma così particolareggiata come nei Codici di Campli”. La “Cronaca teramana dei banditi”, scritta dal sacerdote camplese don Giuseppe Iezzi tra il 1661 e il 1683 – come leggiamo negli studi di Nicolino Farina – riporta con gran dovizia di particolari (compresa la data) la notizia di un furto subito al di là del fiume Vomano da un vasaio della rinomata scuola di Nocella e un macellaio di Campli. “È palesemente assurdo – spiega Farina – che il macellaio camplese si recasse oltre il Vomano a vendere la carne! Andava a vendere la Porchetta Italica e i due furono derubati dei loro incassi”. Una testimonianza indiscutibile. “Il maiale di Campli – afferma Farina – era un animale allevato anche per essere cotto intero, e non solo per i prelibati prosciutti e insaccati, così cari alla tradizione contadina di tutto l’Abruzzo. La porchetta era un prodotto tutelato da qualsiasi contraffazione: per la sua realizzazione non si poteva usare altra carne. La qualità dei maiali, del loro allevamento e l’antica tradizione hanno creato il successo della porchetta camplese”. L’evento Farnese rende omaggio anche al compianto professore Giammario Sgattoni (padre del logo ufficiale della manifestazione, registrato dalla Pro Loco “Città di Campli”) ed ai nostri fratelli Aquilani. Campli ha quattro chiese danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009 (san Francesco, la Misericordia colpita pure da un fulmine sul campanile, San Paolo e San Pietro in Campovalano) ma sia la Scala Santa sia la Chiesa Cattedrale, che hanno miracolosamente resistito al terremoto, sono aperte ai fedeli, come ricorda don Antonio Mazzitti che fin dal 1964 volle gestire personalmente la festa dell’Immacolata Concezione nella Cattedrale di Santa Maria in Platea. Festa dedicata ogni anno, nel mese di settembre, alla Madre di Dio, Patrona della Città di Campli. Sicuramente da riscoprire e valorizzare, durante la Sagra della Porchetta Italica, è il Corteggio storico di Ortona che nelle scorse edizioni ha allietato cittadini e visitatori, in onore di Margherita d’Austria e del gemellaggio tra Campli e Ortona, già feudi dei Farnese e arcidiocesi unica per 219 anni. “Crediamo che Campli oltre ai suoi beni culturali – dichiara il presidente Francesco D’Isidoro – abbia saputo conservare anche una nobile tradizione gastronomica: la Porchetta Italica”. Già Margherita d’Austria ne parlava negli Statuti della Città di Campli che celebrano i maestri porchettai. In buona compagnia di altri quattro Statuti comunali in Abruzzo, dai quali si evince che i Camplesi furono i primi a vendere la loro porchetta al di là dei propri confini. “La nostra storia recente – spiega lo storico Farina – rivela che la Sagra è nata quasi per caso: correva l’anno 1964 quando l’allora sindaco Ubaldo Scevola, il direttore dell’Ente per il turismo Arturo Favazza ed il giornalista Fernando Aurini, sulla base delle scoperte archeologiche di ossa di maiale nelle 600 tombe pre-romane della vicina necropoli di Campovalano, pensarono di realizzare la prima grande Festa del prodotto più tipico della culinaria camplese: immediatamente per la porchetta di Campli si coniò l’appellativo di Italica”. Porchettai si diventa. È un’arte che i giovani camplesi devono riscoprire e valorizzare. Consolidato è il rapporto con l’Università di Teramo, grazie alla Facoltà di Agraria. Sulla scia della tradizione la Pro Loco “Città di Campli” porta avanti un discorso di fruttuosa collaborazione. A riprova dell’indiscutibile qualità delle porchette in concorso, un tempo giudicate, valorizzate e prescelte dal Camerlengo di Campli prima della libera vendita, si è voluta preservare la tradizione. Oggi vengono valutate da tre Giurie tecniche e da una Giuria popolare, di degustatori chiamati a valutare la qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta (“il segreto è nella sbollentatura” – rivela Nicolino Farina) che deve risultare fragrante e gustosa al palato. Una tradizione fissata negli Statuti medievali delle città abruzzesi di Penne, Silvi, Campli, Atri e Teramo, e nei Regolamenti municipali del 1877 che distingue i beccai-macellai dai porchettai. Tutte le porchette selezionate sono ottime ma per scegliere le prime tre più eccellenti, nel rispetto dell’antica tradizione del Camerlengo, la sola autorità deputata a dare l’assenso alla vendita della porchetta solo dopo averla assaggiata assicurandosi della qualità del prodotto, sono stati chiamati giornalisti, autorità ed esperti di enogastronomia, tra cui una delegazione di porchettai. “La Giuria popolare – rivela Farina – vuole solo dare uno stimolo in più ai selezionati maestri porchettai partecipanti alla Sagra: un modo per far perpetuare al meglio la loro raffinata arte culinaria, tutto a vantaggio della qualità del prodotto e del palato del consumatore”. A Campli, insomma, si vive ogni anno un’emozione particolare perché iniziative come questa sono il petrolio della nostra terra, da tutelare e valorizzare in tutte le sedi: auspichiamo la Certificazione europea IGP perché la Porchetta Italica di Campli è una delle risorse italiane più preziose che abbiamo, insieme al turismo, ai tesori d’arte e di scienza, per moltiplicare la nostra ricchezza e per superare la crisi economica mondiale. Come gli spiedini di pecora cotti alla brace. L’Amministrazione comunale di Campli intende tutelare la qualità della Porchetta Italica nel mondo. La salvaguardia del nostro prodotto, oltre alla promozione internazionale per la certificazione di qualità IGP, è sicuramente uno degli obiettivi della Sagra camplese che, fin dalla prima edizione, caso unico in Abruzzo, ha assegnato un Premio alla migliore porchetta tramite una Giuria di esperti presieduta dal compianto Professore Nicola Biagio Natali, Istituzione storica della manifestazione. Per noi abruzzesi è un dovere perché il prodotto è un passaporto di qualità per tutti gli italiani nel mondo che gustano il nostro panino farcito. La Sagra della Porchetta Italica di Campli intende spingere i maestri porchettai italiani ed europei (alla vigilia della fondazione degli Stati Uniti d’Europa) a migliorare e perfezionare sempre più la loro arte culinaria, a vantaggio della qualità assoluta del prodotto. La porchetta italica va gustata e servita sia con il tradizionale panino tondo (la rosetta) che veniva cotto nello stesso forno della prelibata pietanza sia sul piatto. Un primato storico assoluto di Campli. Fin dagli anni Cinquanta e Sessanta del Ventesimo Secolo, nel centro storico di Campli vi era l’uso di cuocere la porchetta, infilata in un palo di legno, nei forni a legna usati per il pane. “Tre erano i forni più importanti – ricorda Farina – quello di Meloni, Farina (Battaiule) e Alleva (Ciancianella); e tre erano i grandi maestri porchettai-macellai: Meloni Giggino, Meloni Salvatore (eredi di un’antica famiglia di porchettai) e Armando Di Carlo (continuatori ed allievo dei famosi Ricci)”. In attesa del riconoscimento ufficiale e della tracciabilità della Porchetta Italica di Campli che merita di sbarcare (in vendita diretta con il classico camioncino) nei mercati esteri, tra le “avenue” di metropoli come New York, i camplesi fanno memoria della loro Storia. Perché la Porchetta Italica di Campli unica ed inimitabile, con il grasso che cola via durante la cottura nel forno a legna, è molto più di un semplice porcellino arrostito. È un toccasana per le coronarie, assicurano gli esperti. Per capire i segreti del Divin Porcello celebrato da Boccaccio e gustato dalle popolazioni italiche fin dal XII Secolo Avanti Cristo, a Ripoli di Colonnella fin dal 5.000 a.C. ed a Coccioli di Campli fin dal 3.400 a.C., ogni anno viene stilato un programma ricco di iniziative e suggestioni letterarie. “Il nostro gruppo Pro Loco “Città di Campli” è sempre più compatto e forte che mai, naturalmente valorizziamo la cultura, per ribadire la nostra territorialità” – afferma Francesco D’Isidoro. “I porchettai camplesi – sottolinea Farina – sono tuttora dei capiscuola e la porchetta camplese si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per un diverso concetto di aromatizzazione”. La ricerca storica, letteraria, bibliografica, filologica ed archivistica di Nicolino Farina, invita il Lettore a intraprendere un viaggio nel tempo alle origini antiche dell’allevamento del maiale e dell’uso della porchetta nella tradizione camplese. “Tradizione che è nata – scrive Farina – grazie alle caratteristiche morfologiche del territorio, ricco di boschi, valli, montagne e colline, e mantenuta viva dal sapiente sapere dei maestri porchettai della città dei Farnese. Ricerca e intuizione che hanno fatto scoprire alcuni dei segreti della “Porchetta Italica” di Campli come il ghiaccio delle neviere di Battaglia che permetteva d’estate di refrigerare i locali dove le Porchette già “attaccate”(pronte per il forno) si lasciavano “riposare” per 24 ore, o la tecnica della lavatura del maiale (sbollentatura) con acqua bollente salata e aromatizzata con erbe selvatiche del circondario, o, ancora, l’assenza del finocchietto tra gli aromi”. I maestri porchettai camplesi ne hanno tramandato l’uso “…ma s’attacche li Camplise a la pagine di storie e te’ sempre lu primate di stu cibbe rinnumate”(Inno alla porchetta, di Lamberto De Carolis). “La porchetta – fa notare Nicolino Farina – è un cibo di strada d’irresistibile bontà ma gustare quella Italica a Campli, nelle piazze e nelle vie del suggestivo centro storico, diventa un’occasione d’Eccellenza”. Altri progetti sono poi in cantiere nella città farnese. “È in itinere la realizzazione di un Parco archeologico” – rivela il Sindaco di Campli, Gabriele Giovannini. Insomma, se avesse una colonna sonora ufficiale da poter ascoltare tra le vie del borgo medievale, la Sagra della Porchetta Italica di Campli meriterebbe le splendide sonorità del kolossal cinematografico “Man of Steel” del regista Zack Snyder e del compositore Hans Zimmer. La tenacia degli Abruzzesi non solo non si ferma ma si perfeziona nel tempo grazie ai giovani di Campli. “Mi piacciono i maiali – ricorda il primo ministro britannico Winston Churchill (1874-1965) – i cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari”. Il centro storico farnese e il Convento di S. Bernardino sono al centro di due documentari fotografici in Dvd di Nicolino Farina, incentrati l’uno sugli scorci notturni della città farnese e l’altro sul convento recentemente acquisito dalle suore Benedettine di Offida. Sono opere prodotte dal periodico culturale e d’informazione Campli Nostra Notizie, al suo 50esimo numero, e realizzate da Nicolino Farina. Campli è una città di 7.558 abitanti particolarmente ricca di storia e beni culturali. Il suo centro storico ancora conserva leggibile un tessuto urbano antico con palazzi storici annoverabili prevalentemente tra il Medioevo e il Rinascimento. Scorci emozionanti che Nicolino Farina ha fotografato nella bruma della sera con la calda luce della luminaria civica, quando le case si caricano di luci dorate. Il documentario “Campli una città storica nella magia della Sera”, attraverso le foto restituisce allo spettatore un nucleo abitativo sospeso nel tempo, magico, dall’architettura sorprendentemente a misura d’uomo e dalla valenza abitativa ancora coerente alle esigenze del vivere contemporaneo. Nel secondo documentario, intitolato “Un monumento da salvare, Campli convento di S. Bernardino da Siena”, la struttura conventuale appare maestosa e fragile, in attesa di un nuovo vitale utilizzo per la sua destinazione d’uso originaria: la conventualità. Non a caso lo scopo del documentario è di promuovere una raccolta fondi da destinare alle suore Benedettine di Offida che hanno in corso il restauro oneroso del monumento, destinato a ospitare 30 religiose. “La città di Campli è custode di tante tradizioni siano esse religiose, culturali, etno-antropologiche, egastronomiche – scrive Nicolino Farina del suo volumetto “Porchetta italica di Campli” – quella della preparazione della Porchetta è una di quelle più antiche. Per ogni camplese la porchetta significa qualcosa d’atavico, rappresenta una cultura culinaria che da secoli e secoli si è tramandata per generazioni. Nella città Farnese per epoche questo cibo è stato presente sulle tavole di principi, vescovi, nobili e popolo. La sua prelibatezza già si esaltava nei banchetti aristocratici e nelle piazze cittadine, durante le numerose fiere e il mercato settimanale domenicale istituiti già nel Duecento. La porchetta a Campli fa, quindi, parte del “paesaggio” cittadino, è un “luogo” comune, la sua sagoma sembra integrarsi perfettamente nel contesto architettonico del tessuto urbano del centro storico. Il suo “mondo”, fatto di uomini e luoghi, è entrato nel Dna di ogni camplese. I resti di maiale nel villaggio italico su palafitte dell’età del bronzo nel borgo di Coccioli, oltre la “fiumana”, ne è la testimonianza più antica. In Italia il maiale veniva allevato già dagli Italici, dagli Etruschi, nelle città della Magna Grecia e naturalmente dai Romani. Gli Etruschi raffinati buongustai inventarono i forni da Porchetta la cui utilizzazione venne tramandata ai Romani, ai barbari invasori e agli uomini del Medioevo. In un contesto mediterraneo antico i prodotti e le condizioni climatiche hanno generato, nel mondo greco, latino, osco (Abruzzo, Molise, Irpinia e nord Puglia) ed etrusco una cucina per molti versi assai simile. Nel mondo romano, il maiale veniva accostato anche a divinità italiche o latine. A Maia, dea della fecondità e del risveglio della natura in primavera. In Abruzzo i porchettari più rinomati sono stati sempre quelli di Campli e di Ripa Teatina. I porchettai camplesi dovevano essere famosi per la loro arte perché vendevano la loro specialità anche fora del nostro territorio, nonostante le gabelle alzavano il costo del prodotto. Bisogna considerare, poi, in un concetto di microeconomie territoriali, che si usava la regola di consumare in loco i prodotti dell’agricoltura del contado, scoraggiando la loro commercializzazione al di fuori dell’area comunale da salvaguardare come risorse. Nella fiorente “Università” di Campli si potevano contare numerose fiere e un mercato settimanale istituito già dal 1293 (vera e propria rarità). Le Porchette sicuramente erano vendute, nelle piazze e nelle vie della città, in queste occasioni. I viandanti e i commercianti venuti da fuori dovevano conoscere la prelibatezza delle porchette dei maestri camplesi, e magari ne vantavano la bontà in altri borghi e città del teramano e oltre. Questa è un’ipotesi forse fantasiosa, ma se si analizza il capitolo 14 dello stesso Liber, si capisce come la Porchetta a Campli era salvaguardata. La Porchetta (come la carne vaccina e il pesce) non poteva essere venduta se prima il Camerlengo (l’equivalente del moderno Sindaco) non ne aveva accertato la qualità e stabilito il prezzo. A tale scopo al Camerlengo, se si trovava presente, o al Capo del Reggimento, o chi per lui, spettava una libra di Porchetta. È impressionante come queste regole siano simili a quelle adottate dai Romani e citate dal Faranda. La Porchetta Camplese quindi era un prodotto tutelato da qualsiasi contraffazione: per la sua realizzazione non si poteva usare altra carne, neanche quella di verro o scrofa (venduta fresca in banchi separati); la cottura doveva essere giusta, con la crosta croccante e le carni profumate e sgrassate (la Porchetta poco cotta pesava di più e rendeva meglio). Da tempi immemorabili, ogni festa a Campli si trasforma in una specie di sagra della Porchetta, perché il panino farcito dalla fragrante e profumata carne di porco arrostita al forno, era e rimane l’attrattiva principale di tutte le manifestazioni di convivio”. Ma quando nacque la Sagra della Porchetta a Campli? “La festa più grande della città, da sempre, era quella dei primi di settembre dedicata all’Immacolata Concezione venerata nella Cattedrale di Santa Maria in Platea. Dalla fine degli anni Quaranta del Novecento, a organizzare la festa c’era uno specifico comitato presieduto dal Sindaco. Nel 1964 il nuovo parroco appena insediato, don Antonio Mazzitti, volle gestire personalmente la festa dedicata alla Compatrona della città, per riportarla su canoni più religiosi e meno festaioli. Al battagliero Sindaco Ubaldo Scevola la cosa non andò a genio: in accordo con la locale Pro-loco promosse immediatamente una commissione di esperti per “pensare” una nuova manifestazione capace di rilanciare il Comune e divertire i camplesi. Si convocarono Arturo Favazzi, direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo, e Fernando Aurini, giornalista che per primo aveva saputo valorizzare e promuovere l’enogastronomia teramana. Per la festa subito si pensò di puntare sulle straordinarie qualità gastronomiche camplesi e sul suo prodotto più tipico: la Porchetta. Nacque così, nell’agosto 1964, la Sagra della Porchetta di Campli (la prima Sagra in Abruzzo) che ebbe un successo al di là di ogni più rosea previsioni: presenti 24 produttori, furono vendute più di 80 porchette in poche ore. Alle dieci di sera non si trovava più neanche l’ombra di un panino farcito di porchetta. Vista la moltitudine di folla che sempre si accalcava nel centro storico per gustare il cibo rinomato dai camplesi, il Sindaco Scevola ordinò allora la riapertura di tutti i negozi alimentari. Quella sera finirono prosciutti, salami e mortadelle; persino i barattoli di sardelle sotto sale furono “ripuliti”. Da quell’anno la Sagra è diventata l’appuntamento estivo di fine agosto più gradito di tutta la provincia teramana. L’appuntamento che oggi, in quattro giorni, vede finire nella pancia di deliziati avventori oltre 100mila panini fumanti di rinomata Porchetta (200 e più maiali)”. I monumenti e la Sagra della Porchetta Italica di Campli, la Regina delle Sagre d’Italia, esaltano il passato per conservare il futuro.
© Nicola Facciolini
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