Si muove ancora il Conero e violentemente, con una scossa di magnitudo 4,4 della scala Richter avvertita stamani lungo tutta la costa marchigiana, da Fano (Pesaro Urbino) a Porto Sant’Elpidio (Fermo), e anche in alcune località dell’entroterra: Macerata e Jesi.
E si muove sismicamente anche il governo, attorno all’epicentro “agibilità” di Berlusconi, neologismo inventato dalla destra per l’ennesima difesa al suo leader, che gli avversari non sanno demolire e che ora la magistrature vuol ridurre e, forse, annientare.
Se i turisti sono nel panico ed hanno abbandonato gli alberghi di Numana e Sirolo, nonostante le rassicurazioni della Protezione civile e le prime notizie sulla assenza di danni, ancor più in fibrillazione sono gli italiani, non solo per la tenuta del governo, ma soprattutto perché, come scrive Massimo Giannino su Repubblica, da settimane si discute del modo di trovare un qualche salvacondotto al Cavaliere e si perdono di vista i veri problemi (tutti urgenti e numersi), della Nazione, con borse che riprendono la picchiata e spread in lenta, inesorabile cabrata, anche perché gli USA sono in difficoltà dopo che la Federal Reserve ha annunciato di non voler più acquistare titoli di stato.
Al solito, il centro di tutta l’economia resta americano ed i dati sono tutt’altro che confortanti. A fare i conti in tasca agli statunitensi è stato un rapporto redatto da due ex manager del Census Bureau, secondo il quale, anche se fra l’agosto 2011 e il giugno 2013 i redditi sono saliti, passano da 50.700 dollari l’anno a 52.100 dollari, tale aumento, non ha consentito di recuperare quanto perso con la Grande Recessione, con redditi rimasti inferiori del 4,4% rispetto al giugno 2009, quando la recessione è finita, e del 6,1% rispetto al dicembre 2007, quando è iniziata.
Pertanto, nonostante le rassicurazioni di Letta,Saccomanni e Giannini, il recupero è tutt’altro che avviato ed anche nella potente America l’economia si riprende in modo più lento di quanto previsto, tanto da costringere Barack Obama ad annunciare, per i prossimi giorni, un programma per una ulteriore riduzione dei costi.
Tuttavia, a differenza delle nostre spending review che sono tutte a danno del cittadini (welfare, scuola, sanità), lui almeno controbilancia dicendo che ridurrà anche il costo dei college, in modo da renderli accessibili a tutti, sapendo che i redditi delle e famiglie guidate da un capo-famiglia con in mano solo un diploma, secondo lo studio, sono infatti scesi del 9,3% dalla fine della recessione.
Ma torniamo ai nostri guai. Dopo un sisma, si sa, si verifica l’agibilità ed è curioso che sia questa la parola che corre di bocca in bocca da almeno due settimane, dopo che la Cassazioneh a confermato la condanna a Berlusconi, nonostante ci fossero speranze in seno alla destra che pareva gradire molto i giudici della “sessione estiva” della Consulta.
Dopo l’incontro ai ferri corti di ieri fra Letta e Alfano, che è servito solo a rendere più stridente il cobflitto in seno al governo, oggi, sul suo sito, la rivista “Tempi” anticipa il testo di una intervista a Berlusconi che uscirà nel numero del 5 settembre, in cui c’è una aperta sfida all’esecutivo, nella parte in cui afferma: “Diranno che è colpa mia se i ministri del Popolo della libertà valuteranno le dimissioni davanti al massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani. Ma io mi domando: se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?”.
Già il 21 scorso, al meeting di Rimini, Alfano aveva detto: “Chiediamo al Pd di non dare un voto contra personam, con il loro nemico storico. Vogliamo che la vicenda della decadenza venga trattata come se riguardasse uno dei loro senatori”, affermando, astutamente, che il Quirinale e la Corte Costituzionale non c’entrano nulla, ma è invece il Pd che che deve riflettere sull’opportunita’ di votare ‘no’ alla decadenza.
Un ricatto bello e buono, che predente dalla politica ciò che non è nel suo mandato. Quanto A Letta, in missione a Viennaha scelto ancora una volta una metafora ‘biblica’ per difendere il suo esecutivo su cui soffiano venti di crisi. “Il nostro Paese ha davanti delle grandissime opportunità – ha detto durante la conferenza congiunta con il cancelliere Faymann – confido nella responsabilità e nella lungimiranza di tutti”.
Scrive Ettore Colombo, che ler scosse del terremoto distruttivo per il governo sono già partite, con Berlusconi che ha convocato ad Arcore il suo ”gabinetto di guerra”, composto da tutti i sfedelissimi (Santanché, Verdini, Alfano e altri) e con una sola opzione sul tavolo: far cadere il governo, ritirare l’intera delegazione ministeriale, per andare, a novembre, ove fosse tecnicamente possibile, cambiando l’attuale legge elettorale, oppure nei primi mesi del 2014, andare alle elezioni, con lui sempre attivo, in ogni caso dagli arresti domiciliari, dai servizi sociali o, forse, da uomo libero, con il suo nome e cognome nel simbolo, magari candidando “tecnicamente” e un altro (Marina Berlusconi resta la prima scelta), come leader.
Secondo i giornalisti il Cav, non è più né triste né depresso, ha superato lo schock che, a ferragosto, gli aveva procurato la perfetta ‘nota’ di Napolitano, capito che l’agibilità politica che chiede non arriverà mai e pronto a scatenare il terremoto sul governo già a settembre.
L’inizio dell’evento sarà quasi certamente segnato da un messaggio-video del Cav agli italiani, seguito da un discorso in Senato, durissimo, sulla giustizia” e dove ricalcherà i temi del 1994: per sancire la fine dell’esperienza del governo Letta e l’inizio della pugna distruttiva.
Carlo Di Stanislao
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