Perchè i referendum abrogativi sono una stronzata

Ogni anno in Italia si chiede la firma a sostegno di alcuni referendum per abrogare leggi, o parte di esse. Leggi avversate da questa o quella parte politica. Tale attività extra parlamentare è solo una “stronzata”, ossia una presa in giro per gli italioti. Spiego immediatamente il perché. I REFERENDUM. L’ordinamento giuridico italiano prevede 3 […]

Ogni anno in Italia si chiede la firma a sostegno di alcuni referendum per abrogare leggi, o parte di esse. Leggi avversate da questa o quella parte politica. Tale attività extra parlamentare è solo una “stronzata”, ossia una presa in giro per gli italioti. Spiego immediatamente il perché.
I REFERENDUM. L’ordinamento giuridico italiano prevede 3 tipi di referendum. Quello confermativo che permette agli elettori in ambito extraparlamentare di confermare la norma costituzionale che nella doppia votazione parlamentare non ha raggiunto la maggioranza assoluta. Quello propositivo, ma solo per la modifica di circoscrizioni territoriali. Quello abrogativo, che, appunto, abroga leggi, o parti di esse, già in vigore.
I PROMOTORI. I Promotori del referendum abrogativo, quasi sempre, sono gli stessi parlamentari che siedono in Parlamento e che, spesso, hanno la maggioranza per modificare la legge che vogliono abrogare. Questi signori, quando devono trattare norme in tema di Giustizia o in tema di riforme che collidono con gli interessi di casta o di lobby, per codardia non hanno il coraggio di legiferare, specie contro gli interessi ed i privilegi della magistratura. In questo caso promuovono il referendum delegando agli italioti la responsabilità di cambiare le loro sorti.
I COSTI. Sono centinai i milioni di euro spesi per una attività propria del Parlamento, che già di per sé costa una cifra sproporzionata rispetto alla sua utilità.
ESITO. L’esito della consultazione popolare, spesso, si traduce in un flop, ossia in un vero e proprio fallimento. Questo perché l’elettorato, sulla falsariga delle elezioni politiche, diserta i seggi, non avendo più alcuna fiducia nei loro pseudo rappresentanti politici. Resistono gli irriducibili nostalgici sinistroidi che votano sempre e comunque chi, dalla loro parte gli si presenta da votare. Quando, invece, la consultazione raggiunge il quorum ed è valida, allora la legge o parte di essa è abrogata. In questo caso si resuscita una legge stravecchia, se esistente o, addirittura si lascia sguarnita giuridicamente una questione delicata.
ESEMPIO. REFERENDUN ABROGATIVO SULLA RESPONSABILITA’ DEI MAGISTRATI.
Promotore e Marco Pannella con il Partito Radicale. Quel Marco Pannella che, proprio a difesa dei Magistrati, si operò contro il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che come capo del CSM non esitò a mandare i carabinieri a circondare il CSM stesso proprio per il rispetto della Legalità. Eppure Pannella denunciò il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga per alto tradimento e attentato alla Costituzione. Appoggiano il referendum i Berlusconiani che hanno un solo interesse, a detta dei loro detrattori, ossia da 20 anni legiferare leggi ad personam a tutela del loro leader Silvio Berlusconi e contro i magistrati di sinistra. Berlusconiani che prima votano la legge Severino sulla decadenza dei condannati e poi per Berlusconi ne pretendono l’incostituzionalità. Dall’altra parte si scontrano con i paladini degli interessi e dei privilegi dei magistrati, ossia i sinistroidi. Sinistroidi che cercano di far passare i magistrati di italica cooptazione per Potere (che è solo del popolo) quello che è solo un Ordine di funzionari dello Stato. Nessuno, al Parlamento, che si interessi dei problemi dei cittadini: carceri piene di innocenti o presunti tali (oltre il 40% secondo Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati), o dell’impunità dei Magistrati e dello strapotere di cui spesso e volentieri abusano. D’altronde i radicali già presentarono nel 1987 la richiesta di tre referendum per ottenere la responsabilità civile dei magistrati, l’abrogazione della Commissione inquirente e del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura, come risposta ai sempre più frequenti problemi della giustizia. Bene. I referendum abrogativi dell’8 novembre 1987 si conclusero con una netta affermazione dei «sì», che di media nei 5 quesiti totali raggiunsero circa l’80% delle preferenze. Da quella vittoria ne uscì un obbrobrio. Dopo la scelta degli italiani circa la responsabilità civile dei giudici, il Parlamento approvava la Legge 13 aprile 1988 n. 117 sul “Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati”, nota come «legge Vassalli», (votata da Pci, Psi, Dc) il cui disposto, secondo i Radicali, si allontanava decisamente dalla decisione presa dagli italiani nel referendum, facendo ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato ma sullo Stato, che successivamente poteva rivalersi sullo stesso, ma solo entro il limite di un terzo di annualità dello stipendio. Dall’epoca della sua entrata in vigore, nessuna sentenza di condanna è mai stata pronunciata sulla base di tale legge. Comunque i magistrati hanno stipulato per se stessi una polizza di responsabilità civile. Il premio annuo, per ciascun Assicurato ammonta ad € 113,50 lordo – solo RC. Per dire, la controparte togata, ossia gli avvocati, sono obbligati per legge ad assicurarsi e pagano, in convenzione, un importo più che il doppio per danni infinitesimali inferiori rispetto ai danni che i magistrati causano allo Stato ed ai singoli. In ogni modo se passasse il referendum abrogativo della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, si tornerebbe allo stato anti obbrobrio e quindi al niente. Basta legiferare con onestà, coscienza e nell’interesse del cittadino rappresentato, prevedendo anche un organismo esterno alla corporazione per verificare errori e responsabilità, anziché rompere le balle ai cittadini, facendoli, oltretutto passare per fessi. Non solo. Nei dibattiti in tv o sui giornali chi si invita a sproloquiare in relazione al referendum di fronte ad inermi e assoggettati avvocati e ignavi politici? Le toghe rosse, ossia i magistrati iscritti a Magistratura Democratica o al Movimento per la giustizia e quando va bene a rappresentanti dell’Associazione Nazionale Magistrati, anch’essi di quella parte politica. Magistrati che non potranno fare altro, dall’alto della loro influenza, difendere le loro prerogative e suggestionare gli spettatori sulla bontà ed autorevolezza della loro opinione.
Questo per dire quanto sono una stronzata i referendum, quanta disinformazione interessata vi è in giro e quanto questa gente prenda in giro gli italioti con l’anello al naso.
Italioti che, invece stufi di questa mattanza, dovrebbero usar le matite sulle schede elettorali come forconi da infilar dal di dietro a questa gentaglia, che tradisce il mandato di rappresentanza elettorale.

Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie

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