“La nostra richiesta è chiara: la sperimentazione del metodo Stamina deve procedere di pari passo con le cure compassionevoli. L’una non deve escludere l’altra. Tutti i pazienti devono avere la possibilità di accedere alla terapia. Per questo il 10 settembre alle ore 9.00 abbiamo organizzato una manifestazione di protesta davanti al Parlamento”,afferma Marco Biviano. “Speriamo che l’adesione sia tanta. Vogliamo che la piazza sia piena di gente perché questa è una battaglia che riguarda tutti”, continua Biviano.
Ieri Davide Vannoni, fondatore della Stamina Foundation, intervistato da Radio Radicale aveva attaccato il governo, affermando che non è previsto che lo Stato finanzi per intero il progetto: “Dovremmo trovare una casa farmaceutica che paghi la fase tre. Una volta terminata potrò vendere la terapia. Io non ho intenzione di farlo, quindi è una sperimentazione che arriverà alla fase due e morirà lì. Lo Stato si poteva risparmiare tranquillamente i tre milioni di euro stanziati”, ha detto Vannoni. E’ quello che temono anche i 24 mila pazienti che chiedono di curarsi con il metodo Stamina. “La nostra paura è che il Ministero della Salute non voglia arrivare ad un risultato certo. Vorremmo sbagliarci, ma crediamo che la sperimentazione fallirà”, afferma Biviano. La fase sperimentale è partita il primo agosto, quando Vannoni ha consegnato all’Istituto Superiore di Sanità il protocollo della cura Stamina.
“A inizio mese la Regione Sicilia ha approvato una risoluzione in cui si individuavano le strutture dove era possibile sottoporsi alle infusioni di cellule staminali mesenchimali. Sono l’ospedale Cervello di Palermo e il Ferrarotto di Catania. Ma è ancora tutto fermo perché si deve aspettare che il Parlamento approvi l’emendamento per le cure compassionevoli. Il 5 agosto abbiamo fatto un appello al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e all’assessore regionale alla salute Lucia Borsellino. Nessuno ci ha risposto”.
I fratelli Biviano non hanno alcuna intenzione di lasciare Montecitorio. “Ormai sono 35 giorni che siamo qui. Io e mio fratello Sandro abbiamo fatto lo sciopero della fame e della sete e siamo stati ricoverati in ospedale due volte. Lottiamo per noi e per le nostre sorelle, anche loro malate. Non sono qui con noi perché le loro condizioni fisiche non glielo permettono”. “Le nostre giornate trascorrono tutte uguali: ci alziamo e cerchiamo di lavarci con delle bottiglie d’acqua. Riceviamo la solidarietà di tante persone che vengono anche solo per regalarci un sorriso. Alcune ci portano un piatto di pasta o una pizza da mangiare insieme. E’ anche grazie a loro che siamo riusciti a resistere per così tanto tempo”, dice con un sorriso Biviano. “Niente ci potrà fermare perché il metodo Stamina è la nostra unica possibilità di sopravvivere”, conclude Biviano.
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