Dopo il rinvio al 2014 del Premio Scanno, con la Fondazione Tanturri che, il 13 agosto, ha spiegato che i ‘tempi ristretti, tenendo conto del recente insediamento dell’amministrazione comunale, non permettono di realizzare un così complesso evento che richiede seria programmazione’, hanno consigliato di lavorare ad una migliore edizione nel 2014, programnmando però altre attività culturali per il 6 e 7 settembre prossimi, anche se in concomitanza con la 40° edizione del “Premio Sulmona”, che, oganizzata dal Circolo di arte e cultura “Il Quadrivio”, con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Regione Abruzzo, della Provincia dell’Aquila e del Comune; nasce il sospetto di una guerra fratricida ed intestina nell’area peligna.
Comunque, di là da cativio pensieri, il “premioi Sulmona” vede quest’anno 125 opere, tra dipinti e sculture, in esposizione, con cerimonia di apertura, appunto, il 7 settembìrte, presentata da Franca Minnucci e con la partecipazione del presidente di giuria, Vittorio Sgarbi, il quale si avvarà, per il concorso, del giudizio di eccellenti critici e storici dell’arte, come Ivo Bonitatibus, Ennio Calabria, Carlo Fabrizio Carli, Toti Carpentieri, Giorgio Di Genova, Massimo Pasqualone, Giorgio Seveso, Chiara Strozzieri, Duccio Trombadori, con Gaetano Pallozzi, organizzatore della rassegna, in veste di segretario.
Il premio, itituito nel 1974 con la costituzione del circolo d’arte e cultura Il Quadrivio, nelle prime 3 edizioni ebbe come denominazione “Mostra nazionale di pittura estemporanea”. E dal 1977 al 1989 si chiamò “Mostra nazionale di pittura”. Poi per altre 3 edizioni fu “Mostra nazionale d’arte contemporanea”. Infine, a partire dal 1993, fu adottata l’attuale denominazione di “Rassegna internazionale d’arte contemporanea”. Gran parte del merito di questo ampliamento a livello internazionale del premio si deve, oltre che al segretario Pallozzi, al critico Giorgio Di Genova, per tanti anni membro della commissione inviti e di premiazione. Sono proprio i vari membri di tale commissione che diramano gli inviti di partecipazione. A partire dal 1984, ad eccezione di alcuni anni, il premio è stato arricchito di mostre-omaggio.
Fra gli artisti omaggiati: Patini, Brindisi, Vacchi, Calabria, Cagli, Guzzi, Montanarini, Tommaso Ferroni, Purificato, Vespignani, Sughi, Gianfranco Ferroni, Attardi, Guccione, Turchiaro, Treccani, Levi, Robert Carroll e Bruno Caruso.
Una speciale sessione, che quest’anno si concluderà il 5 ottobre, prevede poi un premio ad autorevboli esponenti del mondo del giornalismo ed un altro ai critici e storici dell’arte.
Tornando poi al “rimandato” Priemo Scanno, fondato da Riccardo Tanturri nel 1972 e che assegna riconoscimenti a personaggi di spicco del panorama italiano ed internazionale, come Mario Draghi, Jeremy Rifkin, Gianni Letta, Michelangelo Antonioni, Vandana Shiva e che, per la parte letterarioa, ha premiato: Mario Soldati, Saul Bellow, Banana Yoshimoto, Josè Saramago, Gore Vidal, Antonio Tabucchi, David Grossman, Alberto Bevilacqua, Melania Mazzucco e, lo scorso anno, Alberto Arbasino, esso si compone anche di altre sezioni che sono: Musica, Medicina, Antrologia e Tradiziooni Popolari, Sociologia, Economia, Diritto e “Letteratura Sociologica”.
Nel 2009 il premio per la Medicina andò a Lorenzo Cini e a tutti gli studenti dell’Università degli Studi dell’Aquila deceduti nel sisma del 6 aprile.
Si è scritto che, nel ripensamento lungo un anno, il premio potrebbe arricchirsi con sezioni nuove dedicate allo e allo spettacolo o anche riproporre quelle di cinema, teatro, fotografia ed arti figurative, già presenti con successo in passato ma poi scomparse per motivi organizzativi.
Come suo rappresentante, mi permetto suggerire ai responsabili di coinvolgere l’Istituto Cinematografico “Lanterna Magica” de L’Aquila, con una storia più che trentennale al servizio della cosidetta “decima musa”, al serviziodi u n dialogo con le arti visiv, che ha rivoluzionato le gerarchie e i tradizionali confini del sistema artistico, già scosso alcuni decenni prima dall’invenzione della fotografia.
Ma la proposta è anche per i “rivali” di Sulmona, poiché in grado, attraverso film e documentari sull’arte realizzati per il grande e il piccolo schermo (da Le mystère Picasso di Clouzot del 1956 al recente Picasso & Braque Go to the Movies di Arne Glimcher), mostrare come il cinema possa essere, oltre che un mezzo di sperimentazione e indagine artistica, un momento di documentazione e riflessione critica sull’arte e sulla storia dei suoi protagonisti.
O, magari, potrebbe, l’Istituto, comporre una agile rassegna come ponte fra i due eventi, che potrebbe partire con This Must Be the Place, per mostrare che il cinema è arte con grande capacità di interrogazione e continua sorpresa legata al cortocircuito tra testo narrativo e immagini, intessendo rimandi alla storia dell’arte e alla storia del cinema (da Hopper a Wenders), per dimostrare che il visivo, quando riesce a racchiudere questo spessore e questa densità di significato, comunica con più immediatezza e profondità della parola, perché, per citare Godard: “sono le forme che ci dicono alla fine ciò che c’è al fondo delle cose”.
Insomma, come ha sottolineato Antonio Costa in un suo libro dedicato al rapporto tra cinema e arti visive, “di fronte all’esibizione delle evidenze più assolute (di corpi, di oggetti, di attrazioni prodigiose), un certo cinema ha cercato di reagire riproponendo l’antico esercizio cui la pittura e la scrittura da sempre invitano, quello di interpretare, di scoprire i significati nascosti sotto le evidenze “.
Carlo Di Stanislao
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