“Né la politica né l’economia producono ricchezza, ma il mondo del lavoro che si basa sull’innovazione: se si ferma lo sviluppo tecnico-scientifico, scende il reddito”(Piero Angela). La nube della Meteora di Chelyabinsk ha avvolto il mondo in un inquietante manto di aerosol prodotto non da una diavoleria del generale Zod ma dall’impatto cosmico della montagnola di 11mila tonnellate sui cieli della Russia centrale, 1500 Km ad est di Mosca, il 15 Febbraio 2013, alla velocità di 18.3 Km al secondo. Un evento che liberò alla quota di 23.3 Km (più bassa delle stime preliminari) un’energia pari a circa 500 chilotoni, equivalente a 40 volte la bomba nucleare di Hiroshima e 27 volte l’ordigno di Nagasaki. Il fisico dell’atmosfera Nick Gorkavyi non fu il testimone diretto dell’evento del secolo quando la roccia cosmica esplose sulla città russa lo scorso inverno, tuttavia insieme ai suoi colleghi della Nasa, Gorkavyi è il primo scienziato testimone diretto delle conseguenze della deflagrazione termonucleare i cui effetti sulla nostra atmosfera perdurano. È la verifica galileiana di un piccolo “inverno nucleare” su scala planetaria e, forse, della strana Estate fresca e piovosa AD 2013 in Europa? I dati acquisiti dai satelliti e i modelli mostrano che quattro giorni dopo l’impatto del bolide, la porzione più alta e veloce della nube aveva avvolto interamente la calotta polare artica per fare poi ritorno sui cieli di Chelyabinsk. Alcuni frammenti caddero a terra ma l’esplosione non vaporizzò interamente la roccia. Centinaia di migliaia di tonnellate di polveri cosmiche conquistarono la nostra stratosfera consentendo ai satelliti della Nasa di effettuare misure senza precedenti sulla composizione e sulla dinamica del sottile ma persistente pulviscolo extraterrestre.“Volevamo sapere se i nostri satelliti potevano osservare le polveri della meteora – dichiara Gorkavyi del Goddard Space Flight Center (Nasa) a Greenbelt (Md., Usa), a capo del team di ricerca. Lo studio è stato accettato per la pubblicazione sul Geophysical Research Letters.“Siamo stati testimoni della formazione di una nuova fascia di polveri nella stratosfera terrestre: è la prima osservazione diretta dallo spazio dell’evoluzione a lungo termine della nube di un bolide”. Gorkavyi e colleghi hanno integrato tutta una serie di misure effettuate da satellite con i modelli atmosferici per simulare l’evoluzione delle polveri prodotte dall’esplosione all’interno del jet stream artico. Tre giorni e mezzo dopo l’impatto, il sensore Ozone Mapping Profiling Suite del satellite Suomi National Polar-orbiting Partnership (NASA-NOAA) ha rilevato la presenza del pulviscolo cosmico a 40 Km di quota, in rapido movimento verso Est alla velocità di 300 Km/h. Il giorno dopo la detonazione, le polveri avevano già conquistato i cieli delle Isole Aleutine. Le particelle più grandi e pesanti avevano perso quota e velocità ma le più piccole e leggere, sotto forma di aerosol, avevano guadagnato gli onori della cronaca scientifica, cavalcando i forti venti stratosferici a quote differenti. Il 19 Febbraio 2013, quattro giorni dopo l’evento, le nubi della meteora avevano già circumnavigato la Terra. Tre mesi dopo, una sottile ma persistente fascia aliena circondava il pianeta. I modelli scientifici, basati sulle osservazioni iniziali del satellite Suomi NPP e sulla conoscenza della fisica dei venti stratosferici, hanno poi confermato l’evoluzione della circolazione atmosferica della nube, in buon accordo con la struttura, la composizione e la dinamica effettivamente osservate. “Trent’anni fa potevamo soltanto ipotizzare che una nube di polveri avrebbe interessato il jet stream stratosferico – rivela Paul Newman, scienziato Nasa a capo del Goddard’s Atmospheric Science Lab – oggi i nostri modelli non soltanto ci mostrano con precisione la traccia e la forma della fascia di polveri del bolide ma ci consentono di capire la sua evoluzione nello spazio e nel tempo attorno alla Terra”. Le implicazioni sono considerevoli perché in ottimo accordo con quanto ipotizzato più di 30 anni fa dalla Federazione Mondiale degli Scienziati e dal suo Presidente, il fisico Antonino Zichichi, sulle conseguenze ambientali di una guerra termonucleare a colpi di bombe H tra le due superpotenze Usa e Urss. Oltre a bucare la nostra atmosfera, distruggendo l’ozono “buono”, le polveri radioattive sollevate nell’alta atmosfera dalle esplosioni termonucleari avrebbero avvolto la Terra in un gelido e oscuro manto funebre per diversi decenni o secoli, condannando i pochi sopravvissuti della peste radiologica a una lenta agonia a causa del perenne inverno nucleare che avrebbe distrutto ogni forma di vita sul pianeta. Ma le implicazioni dello studio di Gorkavyi e colleghi sono in verità incalcolabili e vanno ben al di là del prevedibile. I politicanti hanno i giorni contati. Perché questi dati potrebbero finalmente rivoluzionare la nostra economia reale se sapremo evitare la Terza Guerra Mondiale. Con buona pace di Usa, India e Cina che dovranno smetterla di rilasciare polveri inquinanti nell’atmosfera. D’altra parte, ogni giorno decine di tonnellate di polveri cosmiche, le romantiche Stelle cadenti, ci piovono regolarmente addosso dallo spazio, frutto di micro impatti di granelli di meteore apparentemente non catastrofici. Queste nubi circolano nella nostra atsmofera. I frammenti del bolide di Chelyabinsk ci ricordano che viviamo in un Universo dinamico e che le previsioni meteo debbono necessariamente estendersi allo spazio: la nostra biosfera, immersa nel Sole e nella magnetosfera terrestre, dipende anche da quel che accade là fuori. I cieli della città russa oggi sono relativamente puliti. Le polveri della meteora si sono disperse nell’aria. Nulla al confronto delle ben più pesanti e inquinanti polveri prodotte dall’Uomo nel combinato disposto degli abbondanti aerosol naturali provenienti dagli oceani e dai vulcani. Tutti gli effetti sull’ambiente e sulla salute dell’Uomo sono evidentemente collegati. La scienza e la tecnologia oggi ci consentono di calcolare con più precisione le loro conseguenze sui venti, sulle nubi, sull’aria che respiriamo e sull’acqua che beviamo. Dieci anni fa, nel 2004, gli scienziati studiarono gli effetti della nube di polveri prodotta dall’impatto di una meteora di mille tonnellate in Antartide. “Ma oggi, nell’era spaziale, con tutta questa tecnologia – fa notare Gorkavyi – abbiamo conquistato un livello di comprensione superiore della dinamica atmosferica delle polveri da impatto cosmico. Naturalmente, la meteora di Chelyabinsk è molto più piccola di quella che uccise di dinosauri. Questa è una buona notizia: abbiamo l’opportunità più unica che rara di studiare in totale sicurezza gli effetti di un simile potenziale evento catastrofico”. Il frammento di 10 Km di diametro dell’asteroide Baptistina, 65 milioni di anni fa, colpì la Terra con la violenza di un miliardo di bombe all’idrogeno. I servizi speciali russi raccolsero frammenti del meteorite di Chelyabinsk. L’Ufficio stampa della Direzione Generale del Ministero degli Affari Interni dell’Oblast di Chelyabinsk comunicò che i frammenti del corpo celeste sarebbero stati periziati. L’incidente cosmico coinvolse gli abitanti delle Oblast di Tjumen, di Kurgan, di Sverdlovsk e i territori del nord del Kazakistan. I danni maggiori li subì l’Oblast di Chelyabinsk, molti edifici rimasero senza vetri, esplosi dall’onda d’urto. Le tracce infrasoniche del corpo celeste russo avrebbero sicuramente attivato tutti i sistemi satellitari automatici di Allerta Nucleare durante la Guerra Fredda, magari provocando il pre-riscaldamento dei missili nucleari! Secondo le valutazioni scientifiche l’oggetto penetrato Venerdì 15 Febbraio 2013, alle ore 4:20:26 italiane, nei cieli della Russia centrale aveva le dimensioni di 18 metri e una massa di 11mila tonnellate. La sua velocità d’ingresso nell’atmosfera terrestre con un angolo di 20 gradi, secondo Bill Cooke a capo del Marshall Space Flight Center della Nasa in Alabama (Usa), è stata di circa 18 chilometri al secondo. L’oggetto (non uno sciame ma una singola meteora) ha cominciato a frammentarsi in soli 32.5 secondi a 30-50 km di altezza nel corso di tre distinte esplosioni, con un’energia equivalente iniziale pari a 30 chilotoni (2,4 Hiroshima) che si è più che decuplicata a 23 km di quota, liberando definitivamente l’energia di 40 ordigni nucleari Little Boy. Altre valutazioni parlano di 440 chilotoni, secondo la stima di Margaret Campbell-Brown del Dipartimento di Fisica e Astronomia della University of Western Ontario. I calcoli avvalorati da Peter Brown della University of Western Ontario in Canada e da Sergei Smirnov, un esperto dell’Osservatorio Pulkovo in Russia, sono state effettuati grazie alle onde di pressione raccolte da cinque distinte stazioni mondiali: la prima a registrare l’evento è stata la Stazione dell’Alaska a 6.500 km di distanza da Chelyabinsk, il “ground zero” dell’impatto cosmico russo. L’oggetto, la cui frequenza di caduta sulla Terra è di una ogni 100 anni, non era chiaramente relazionato in alcun modo al piccolo asteroide 2012DA14 in quanto i corpi celesti si muovevano in direzioni differenti ed erano separati da un lasso temporale troppo ampio. Uno dei frammenti più grandi si schiantò nel lago di Chebarkul, a 60 chilometri dalla città di Cheliabinsk, dove fu fotografato un foro di otto metri di diametro nella superficie ghiacciata. Le autorità russe intimarono ai cittadini di non prelevare alcun oggetto “estraneo”. Una sospetta esplosione da impatto cosmico fu rilevata anche su Cuba. Testimoni parlarono di una sfera più luminosa del Sole che aveva attraversato i cieli dell’isola caraibica Giovedì notte 14 Febbraio 2013 (ora locale) prima di esplodere, provocando un piccolo sisma. Ma è improbabile che sia associabile al corpo celeste russo. L’esplosione e la pioggia di frammenti sugli Urali, infrante tutte le difese planetarie (gas atmosferici e scudi antimissile) e la barriera del suono, provocarono 1.200 feriti, distruggendo fabbriche, danneggiando 3mila edifici tra cui 34 strutture ospedaliere e 361 scuole, colpendo 200 bambini (www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=qShr0J8E5BE). Furono gli effetti dell’onda d’urto. L’Agenzia Interfax e l’Accademia delle Scienze Russa Roscosmos precisarono che erano sei le città bombardate dai frammenti della meteora. Il fenomeno si verificò improvvisamente a circa 80 chilometri dalla città di Satka, non lontano da Chelyabinsk, alle 9:22 ora locale. L’evento fu registrato su un’estesa area da Tyumen a Kurgan, nella regione di Sverdlovsk e nel Kazakistan settentrionale. Secondo il colonnello Yaroslav Poshiupkin, portavoce della regione militare degli Urali, come conferma l’Agenzia Ria Novosti, fu ritrovato un cratere di 8 metri di diametro sul ghiaccio del lago Chebarkul. La zona fu sigillata dai militari che inviarono anche una squadra di sommozzatori, secondo fonti russe. I cittadini di Chelyabinsk e di Sverdlovsk riferirono di avere visto “oggetti che bruciavano” nel cielo. Video amatoriali mandati in onda dalla televisione russa e su Youtube mostrano chiaramente un corpo celeste accendersi improvvisamente nei cieli russi per poi esplodere in un intenso lampo di fuoco più brillante del Sole e tale da proiettare ombre poco prima di frammentarsi in piccolissimi cristalli e di cadere al suolo lasciando una lunga coda bianca con il tipico effetto di un’esplosione nucleare in cielo. Fonti ufficiali russe spiegarono che i cristalli della meteora erano stati prodotti dalla disintegrazione di un oggetto largo almeno 15 metri “nella parte bassa dell’atmosfera”. Secondo l’esperto di meccanica celeste Andrea Milani dell’Università di Pisa, responsabile del gruppo di ricerca NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra, “non c’è alcun legame tra la pioggia di meteoriti in Russia e il passaggio ravvicinato dell’asteroide 2012DA14. Tra i due eventi non c’è alcuna relazione”. Un bombardamento cosmico tanto inatteso che il Presidente russo Vladimir Putin, impegnato nel G20 a Mosca, manifestò le sue preoccupazioni criticando severamente i sistemi di allerta giudicati “non del tutto efficaci”. Il leader del Cremlino chiese alle autorità di fornire maggiore aiuto ai cittadini. Mentre il Premier Dmitri Medvedev dal Forum Economico di Krasnoyarsk dichiarò:“è la prova che non solo l’economia è vulnerabile, ma l’intero pianeta”. Più di un milione di russi si risvegliò tra lampi di luce e violente esplosioni cosmiche a bassa quota, causate dall’onda d’urto dell’esplosione cosmica. La maggioranza dei feriti fu colpita dai vetri delle finestre infranti dall’impatto della meteora. Scuole ed asili nella regione furono chiusi. Inviati sul posto 10mila agenti di polizia e 20mila uomini della Protezione Civile. Secondo le valutazioni preliminari dell’Accademia delle Scienze Russa, l’oggetto senza alcun preavviso era entrato nell’atmosfera terrestre alla velocità di 15-20 chilometri al secondo e si era distrutto alla quota di 30-50 km. Molte schegge furono individuate, secondo il Ministero degli Interni russo, nei distretti circostanti di Chebarkul e di Zlatust. L’onda d’urto investì un’ampia regione solcata da una scia di fumo bianco lasciata dalla meteora, seguendo una direzione apparente da Ovest verso Est. Secondo i servizi di emergenza russi il fenomeno non causò un innalzamento dei livelli di radiazioni rimasti nei parametri abituali per la regione. L’Agenzia russa per l’Energia Atomica riferì che le installazioni negli Urali non avevano subito danni. I frammenti cosmici non furono abbattuti da missili lanciati da jet russi, come riferito dal Tg2 italiano! Una news degna di Striscia La Notizia. L’Agenzia Spaziale Roscosmos comunicò che i loro apparecchi non avevano registrato la meteora che invece fu osservata dal satellite europeo Meteosat 10. Panico tra i malcapitati, alcuni dei quali hanno temuto una fine del mondo in ritardo rispetto alle favole interpretative sul calendario Maya! Ma non manca l’ironia politica sul web:“È un segnale per Putin: dopo il Papa, deve dimettersi!”. Non mancano le teorie complottistiche: per il leader nazionalista Vladimir Zhirinovski non di meteoriti si tratta, ma del collaudo di una nuova arma segreta realizzata dagli americani, “provocatori guerrafondai”! Il Sentinel Space Telescope della B612 Foundation, totalmente finanziato da privati, in orbita dal 2018 grazie alla Nasa ed al regolare contratto siglato sulla base della Liberalizzazione della Impresa Spaziale Privata, ci salverà da future catastrofi cosmiche? Andrà alla ricerca no-profit del 90 per cento dei NEO (asteoridi, meteore e comete) più grossi di 350 piedi e di circa la metà dei NEO più piccoli, in orbita non oltre i 200 milioni di chilometri dalla Terra. Parola di Ed Lu, amministratore delegato della B612 Foundation. Piccoli oggetti come la meteora russa non possono essere intercettati e distrutti. “È un fenomeno che accade continuamente, che la Terra sia bombardata da piccoli oggetti che si frantumano in atmosfera. Grosso modo una volta all’anno – spiega Giovanni Valsecchi dell’Inaf/IAPS di Roma, esperto di meteoriti – si verifica in atmosfera un evento che libera un’energia pari a quella della bomba di Hiroshima. Grosso modo una volta al mese. Un evento che libera un’energia pari a circa un kiloton. Però noi non vediamo quasi mai gli effetti di questi eventi perché la Terra è sostanzialmente spopolata. Questa volta, invece, la meteora si è verificata sopra una regione abitata, vicino a una città. Con alta probabilità, fra l’altro, di avere telecamere puntate sul fenomeno, contribuendo così anche uno studio scientifico dell’evento. I dati delle telecamere contribuiranno a ricostruire l’orbita dell’oggetto con una discreta approssimazione. I parametri più importanti si possono verificare semplicemente già osservando dalla direzione di volo”. Eventuali collegamenti con l’asteroide 2012 DA14, anche per pura coincidenza cosmica, sono da escludere. “A me sembra pura coincidenza. La meteora sulla Russia si è verificata 16 ore prima del passaggio di DA14 attraverso l’eclittica. Questo significa che le due orbite, in ogni caso, differirebbero di 2/3 di grado in una certa variabile angolare: questo già ci dice qualcosa. E soprattutto, il punto fondamentale è che questa meteora non viaggiava da Sud verso Nord, come invece farebbe un’eventuale meteora associata a DA14”. Il gran sasso spaziale 2012 DA14 volò via tranquillamente dopo aver salutato l’Indonesia alle ore 20:25 italiane da 27.600 Km di quota, senza devastare la Terra (avrebbe liberato nell’impatto un’energia di 2,4 megatoni, cioè di 2,4 milioni di tonnellate di Tnt) che è da sempre al centro del mirino di improvvisi impatti cosmici. Asteroidi e comete minacciano il nostro pianeta dall’alba della Creazione. Abbiamo solo la nostra atmosfera a difenderci. Non esistono ancora satelliti e space shuttle armati di potenti missili nucleari e raggi laser come nei film hollywoodiani Meteor, Armageddon, Deep Impact et similia. La vera fine del mondo potrebbe giungere per mano di montagne spaziali più grandi dell’asteroide 2012 DA14, la roccia di 130mila tonnellate e del diametro di circa 50 metri che Venerdì 15 Febbraio 2013 sfiorò la Terra (flyby) senza colpirla, ad una distanza record di soli 27.600 chilometri dalla superficie, al di sopra dell’Oceano Indiano, a largo di Sumatra, all’interno dell’orbita geostazionaria (36mila Km) di molti satelliti per telecomunicazioni. Tutti in sicurezza secondo la Nasa. Il masso cosmico delle dimensioni di uno Space Shuttle, era troppo piccolo e in ritardo per la “fine” farlocca prevista dai falsi profeti per il 12 e il 21 Dicembre 2012. Molti siti Internet ne parlarono sicuramente a sproposito. Per fugare allarmismi di massa, è bene sapere che non si tratta di un evento eccezionale. La Terra è bombardata continuamente da materiale extraterrestre proveniente dallo spazio ed è “sfiorata” ogni giorno da circa tremila sassi spaziali di poche decine o centinaia di metri di diametro potenzialmente pericolosi perché le loro orbite spesse volte intersecano la nostra “regione vitale” all’interno della distanza di sicurezza dalla Terra che è di 8 milioni di chilometri. Si stima che, in media, arrivi sulla superficie del nostro mondo una quantità di meteoriti extraterrestri pari circa 100mila tonnellate all’anno. Si tratta per lo più di polveri e di piccoli corpi che si frammentano e bruciano attraversando l’alta atmosfera a velocità dell’ordine delle decine di chilometri al secondo. Ma ogni tanto, grazie a Dio molto raramente, qualcuna di queste rocce spaziali più grandi può raggiungere la superficie provocando danni e catastrofi. L’oggetto 2012 DA14 scoperto il 23 Febbraio 2012 dall’Osservatorio di La Sagra, nella Spagna meridionale, il 15 Febbraio 2013 è passato a un decimo della distanza Terra-Luna. Un transito davvero molto ravvicinato che ha attraversato, come un coltello su un panetto di burro, l’orbita dei satelliti geostazionari per la meteorologia e le telecomunicazioni. Ma non ha segnato la loro fine del mondo! L’asteroide non è diventato un meteorite, in termini astronomici è piccolo. La sua massa è di circa 130mila tonnellate, dunque superiore alla stazza di una portaerei nucleare Usa. “Non c’è alcun motivo di preoccuparsi” – avvisarono gli scienziati. Non fu necessario abbassare o alzare l’orbita di eventuali satelliti a rischio poco prima dell’incontro ravvicinato. Per il futuro tutto dipende dalla geometria cosmica di questi passaggi ravvicinati con la Terra. In genere se un asteroide così ravvicinato passasse in una delle ristrettissime zone dello spazio circumterrestre, lungo un corridoio delle dimensioni di alcune centinaia di metri, chiamato “buco della serratura gravitazionale”, l’oggetto potrebbe cambiare leggermente la sua orbita e impattare contro il nostro pianeta in uno dei suoi passaggi successivi. Nel caso di 2012 DA14 le probabilità erano bassissime. E l’interazione con l’atmosfera terrestre, non lo avrebbe distrutto quasi completamente, vista la composizione. Il passaggio di 2012DA14 fu seguito da numerosi telescopi, tra i quali il Telescopio Schmidt 67/92 dell’Osservatorio Astronomico di Padova (Inaf), sito sulla cima Ekar sopra l’altopiano di Asiago. È uno strumento a grande campo, particolarmente adatto alla scoperta di oggetti variabili, nella nostra Galassia e in galassie lontane (novae e supernovae), ma anche nel Sistema Solare (asteroidi e comete). Attualmente è un telescopio controllato in remoto e fortemente utilizzato anche per la divulgazione. La camera CCD montata al telescopio è stata donata dai Rotary Club Vicentini nel 2009, in occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia. Mai dire mai come insegna la storia. Più pericoloso è l’asteroide Apophis scoperto nel Dicembre 2004. Un gigantesco macigno di circa 350 metri e con una massa di poco inferiore alle 30 milioni di tonnellate. Se impattasse sulla Terra (ovunque colpisse, in mare o al suolo) libererebbe un’energia pari a circa 40mila volte quella sviluppata dalla bomba nucleare che distrusse Hiroshima, aprendo sulla superficie terrestre un cratere 50 volte superiore al suo diametro, innescando terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche “antipodali”, distruggendo un continente nella migliore delle ipotesi, avvelenando l’atmosfera e le acque. Il prossimo passaggio molto ravvicinato, a circa 30mila Km dal centro della Terra, avverrà il giorno di Martedì 13 Aprile 2029. Il passaggio più rischioso sarà quello del 13 Aprile 2036. Il giorno di Pasqua, duemila e sei anni dopo la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (7 Aprile A.D. 30, secondo Benedetto XVI, il Papa emerito del Gran Coraggio). Come nel caso di 2012DA14 gli scienziati sperano che nel 2029 Apophis non passi attraverso uno di quei buchi della serratura gravitazionali della Terra. Altrimenti il botto è assicurato! Si stima che gli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro mondo, con dimensioni superiori al centinaio di metri (quelli che potrebbero arrivare a terra bucando in pochissimi istanti l’atmosfera terrestre) siano circa 150mila. A tutt’oggi più del 90 per cento di questa popolazione di asteroidi è sconosciuta, senza contare le più pericolose comete iperboliche, velenosissimi e velocissimi frammenti di ghiaccio interstellare! Un impatto simile a quello di Apophis, magari di un oggetto di due chilometri di diametro, farebbe precipitare l’umanità negli scenari hollywoodiani più oscuri e paludati. E, indipendentemente dai Maya o dall’Apocalisse biblica, per il nostro pianeta si aprirebbe un’era molto diversa. Finirebbe la nostra civiltà tecnologica ma potremmo pur sempre risorgere per ricominciare daccapo. Sopra i due chilometri di diametro, che sia un impatto da cometa o da asteroide, non vi sarebbe più storia! Qualcuno lassù, forse i sei astronauti superstiti della Stazione Spaziale Internazionale, magari dando di stomaco, potrebbe assistere all’estinzione totale del genere umano dalla distanza di sicurezza di 400 Km di quota. L’asteroide 4179Toutatis il 13 Dicembre 2012 ci ha appena sfiorati! La sonda Cinese Chang’E2 ce l’ha fatta: l’ha fotografato mentre l’oggetto si avvicinava alla Terra. Progettata per osservare la Luna, che ha raggiunto nel 2010, la sonda cinese nei mesi scorsi era stata spostata dall’orbita lunare per osservare da vicino Toutatis che alle 7:40 ore italiane aveva raggiunto la minima distanza dalla Terra passando a 6,9 milioni di chilometri. Come riferisce la Planetary Society, la sonda si è avvicinata a Toutatis il 13 Dicembre, nella fase di allontanamento dell’oggetto dal nostro pianeta, raggiungendo una distanza minima dalla superficie, viaggiando con una velocità di 10,7 Km/secondo. Il diametro di Toutatis, scoperto il 4 Gennaio 1989 da C. Pollas, è di 5,4 Km. Le fotografie sono state scattate a una distanza compresa fra 93 e 240 chilometri dall’asteroide. La qualità delle immagini è migliore di quanto immaginato perché la sonda Chang’E2 non è stata progettata per osservare un corpo in movimento come un asteroide ma per osservare la Luna da un orbita regolare. In ogni caso è un successo per la Cina che per la prima volta ha fatto avvicinare una sua sonda a un asteroide. Secondo gli esperti per il Celeste Impero potrebbe essere stata una sorta di prova generale dal punto di vista tecnologico per pianificare future missioni. Non solo per osservare da vicino asteroidi o comete, ma per farvi sbarcare degli astronauti prima della Nasa. Il nome deriva da Toutatis, divinità della guerra, della fertilità e della ricchezza della mitologia celtica. Toutatis è correlato con lo sciame meteorico delle Kappa Aquaridi. Il periodo di rivoluzione di Toutatis intorno al Sole è in risonanza 1:3 con quello di Giove e 1:4 con quello della Terra. Il che significa che una volta ogni quattro anni l’asteroide si presenta alla minima distanza con il nostro pianeta. Il 29 Settembre 2004 Toutatis è passato a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. La distanza più breve mai raggiunta dall’Anno Domini 1353. Sopra i cinque chilometri di diametro, un impatto cosmico di un asteoride o di una cometa condurrebbe all’estinzione immediata di tutte le specie viventi sulla Terra. Come sarebbe il mondo senza l’Uomo? La risposta ce la offre Lori Nix, artista di Brooklyn (New York, Usa) che si diletta nel creare modellini in miniatura di luoghi e paesaggi post-apocalittici. Per questi motivi, anche se la probabilità effettiva di essere colpiti da un qualsiasi oggetto è molto bassa, la Nasa e tutti gli Osservatori astronomici del mondo (pubblici e privati) sono sempre in stato di allerta! L’approccio orbitale di 2012 DA14 è stato comunque da record. Era dagli Anni ’90 del secolo scorso che non se ne vedeva sfrecciare uno così grande e vicino alla Terra. La prima e la seconda fascia di asteroidi, con l’annessa sfera di comete ghiacciate molto al di là di Plutone, sono un serbatoio immenso di acqua e minerali. Montagne e rocce spaziali di tutte le dimensioni, residui primordiali della formazione del nostro Sistema Solare, se “perturbati” nelle loro tranquille orbite possono decidere di avvicinarsi al Sole e, quindi, alla Terra. Il Programma Near-Earth della Nasa aiuta gli scienziati ad osservare e studiare gli oggetti che varcano il confine di sicurezza degli 8 milioni di Km dalla Terra. Come il roccioso 2012 DA14. Generalmente oggetti di queste dimensioni si avvicinano alla Terra una volta ogni 40 anni e possono colpire il nostro mondo una volta ogni 1200 anni. Un simile impatto scaverebbe un cratere di oltre mille metri come il Meteor Crater in Arizona (Usa), un evento di 50mila anni fa. L’asteroide però era di metallo. Ma la mattina del 30 Giugno 1908, qualcosa di molto simile a 2012 DA14 esplose a circa 60 Km di quota sopra la Siberia, devastando 1.200 chilometri quadrati di taiga, abbattendo 60 milioni di alberi attorno al fiume Podkamennaya Tunguska, presso l’odierna Krasnoyarsk Krai in Russia. Fu l’onda d’urto termica e sonica a distruggere la foresta siberiana, provocando anche un piccolo cratere oggi lacustre. L’Evento Tunguska, forse causato dalla collisione di un asteoride o di una piccolo cometa, avrebbe sicuramente distrutto Mosca e San Pietroburgo. Oggi gli scienziati possono inseguire i corpi celesti più grossi che sfrecciano nello spazio e con largo anticipo soltanto gli asteoridi perché le comete appaiono all’improvviso, di solito dopo aver superato l’orbita di Giove, quando sono già prossime alla Terra (pochi mesi prima!) ed al Sole. I parametri orbitali noti da un anno, escludevano la catastrofe per 2012 DA14. Misure successive l’hanno poi confermato. A riprova del fatto che dovremmo sempre avere alcuni mesi di preavviso, anche nel caso più sfortunato. È davvero così che stanno le cose? Non necessariamente. Lo spazio è immenso. I telescopi sono pochi. I radar non bastano. E il politichese italiota da “soap” opera non ci salverà! Il monitoraggio è ancora insufficiente, soprattutto per gli oggetti che potrebbero giungere dal Sole con un approccio orbitale estremante radente. Il nostro lato cieco (Pitch Black). I telescopi spaziali non farebbero altro che registrare l’evento, poche settimane prima della catastrofe. Idem la Stazione Spaziale Internazionale. Tutti i telescopi radar della Terra hanno osservato il passaggio ravvicinato di 2012DA14. Gli echi radar hanno analizzato l’oggetto in gran dettaglio, consentendo agli scienziati di formulare previsioni sui prossimi incontri, per studiarne le caratteristiche fisiche e il moto orbitale, ottendendo mappe radar in 3D ad alta risoluzione della roccia spaziale. Non è stata molto luminosa da Terra, non oltre l’ottava magnitudine visuale, sfrecciando a una tale velocità da coprire le doppie dimensioni angolari della Luna Piena ogni minuto. Tutte le foto sono state pubblicate (http://neo.jpl.nasa.gov). La Terra ha conosciuto tanti altri The End nella sua lunga storia geologica, prima della comparsa dell’Uomo. A volte le specie viventi sono state distrutte al 95 per cento per mano della Natura (non degli Alieni extra o ultra-terrestri) per poi ricominciare daccapo in maniera sempre nuova. Lo ricordano il confine KT e la sottile striscia di Iridio segnati in maniera indelebile nelle rocce di tutto il mondo: i limiti invalicabili tra le due ere del Cretaceo e del Terziario. Sono gli effetti della terribile esplosione termonucleare di 65 milioni di fa. Quella dell’asteroide Baptistina di 10 Km di diametro che impattando nello Yucatan spazzò via i dinosauri dalla faccia della Terra, determinando un preciso spartiacque (KT) tra l’era dei rettili giganti e quella dei mammiferi. Colpì con la potenza di un miliardo di megatoni. Il dato su cui riflettere, tuttavia, è un altro. L’inverno nucleare causato dalle polveri proiettate nella stratosfera, dall’immenso incendio planetario innescato dall’impatto di miliardi di piccoli frammenti e l’avvelenamento delle acque, sterminarono le specie sopravvissute all’esplosione. Si salvarono in pochi, sottoterra e nelle profondità marine. L’oscurità ricoprì il nostro mondo per secoli prima che i mammiferi, gli uccelli e i rettili più piccoli potessero finalmente rivedere la luce del Sole per iniziare un nuovo ciclo vitale. Accadde altre volte prima dell’era dei dinosauri tra il Permiano e il Triassico. Accadrà di nuovo, prima o poi. Quando? Non lo sappiamo. Il Central Bureau for Astronomical Telegrams, annunciò la scoperta, effettuata il 21 Settembre 2012, di una nuova cometa da parte di Vitali Nevski ed Artyom Novichonok, tramite un riflettore da 40-cm di diametro della International Scientific Optical Network (ISON) situato vicino a Kislovodsk (Russia). Al momento dell’avvistamento l’oggetto aveva una magnitudine di 18 circa, ma promette di diventare estremamente brillante in occasione del suo passaggio al perielio, nel Novembre 2013 dopo il passaggio ravvicinato su Marte il 1° Ottobre. Se le previsioni saranno rispettate (esperienze passate hanno insegnato ad essere prudenti con simili estrapolazioni) a fine Novembre 2013, la Cometa ISON, più larga di 500 metri rispetto ai calcoli preliminari, potrebbe raggiungere magnitudini decisamente negative, seppur a ridosso del Sole, ed arrivare quindi ad emulare il comportamento della splendida cometa C/2006 P1 McNaught. Sono state già prodotte le prime osservazioni di conferma di questa nuova cometa, per seguire la sua evoluzione nell’arco delle prossime settimane. Sarà molto interessante studiare l’attivazione della cometa ISON mentre si avvicina al Sole. Le misure delll’indice di attività legato all’abbondanza delle polveri nella chioma cometaria, rilevato subito dopo l’annuncio della scoperta, grazie a delle riprese estremamente profonde effettuate con il riflettore da 2 metri del Faulkes Telescope-South (Siding Spring, Australia) mostrarono effettivamente la cometa ISON estremamente attiva già a grande distanza dal Sole, un caso che ha pochi precedenti noti. Si nota l’esistenza di una piccola chioma ben sviluppata. Non ci resta che attendere e sperare che la C/2012 S1 ISON rispetti le previsioni, diventando la Grande Cometa del XXI Secolo. Potrebbe diventare molto più brillante della Hale-Boop e della Yakutake degli Anni Novanta del secolo scorso. La ISON è una cometa quasi suicida. Il 28 Novembre 2013 sfiorerà il Sole da una quota di 1,2 milioni di chilometri. Se sopravviverà all’abbraccio mortale con le potenti radiazioni solari, riemergerà più splendente della Luna Piena per diverse settimane. Sarà la cometa di Natale 2013. Visibile anche di giorno. Come nel film Deep Impact. La chioma e la coda offriranno uno scenario fantastico, disegnando i cieli come non mai, in un meraviglioso intreccio di colori. Attualmente la ISON si sta avvicinando velocemente all’orbita di Marte. Lontana dal gigante gassoso Giove che altrimenti l’avrebbe fatta sicuramente a pezzi. Man mano che si avvicina nel Sistema Solare più interno i gas della cometa esploderanno! Gli scienziati stanno acquisendo i dati orbitali quasi definitivi per caratterizzare tutte le fasi di avvicinamento della cometa ISON al Sole. Il calore forse non la vaporizzerà. Forse i potenti getti di gas potrebbero imprimerle ulteriori variazioni orbitali. Non lo sappiamo. Potrebbe disintegrarsi ma è da escludere che possa puntare verso la Terra! Questo perché gli astronomi quando scoprono questi oggetti (le comete in particolare) sono subito in grado di tracciare il loro percorso orbitale attorno al Sole. I calcoli escludono oggi un rischio d’impatto con la Terra. Se diventerà la Cometa del Secolo, allora potrà anche fare ritorno. Scoperta dagli astronomi Artyom Novichonok e Vitali Nevski, quando viaggiava a 965 milioni di Km dalla Terra, la ISON influenzerà la nostra cultura astronomica ed artistica. Questa distanza è già un grande record. È inusuale scoprire comete in avvicinamento da regioni così distanti. In genere questi antichi corpi ghiacciati scuri orbitano oltre l’orbita del pianeta Nettuno, attorno al Sole, indifferenti alle sorti del genere umano. Rimangono invisibili perché le basse temperature impediscono ai gas ed alle polveri di esplodere in potenti getti dalle loro superfici. Solo quando si avvicinano al Sole si mostrano per quello che sono. Il fatto che la ISON già a quelle distanze si sia manifestata “accesa”, significa che è un oggetto in grado di sopravvivere alla fornace termonucleare solare. È di pochi giorni la notizia dell’ennesima evaporazione di una piccola cometa suicida, causata da un brillamento solare! Ma la ISON potrebbe anche spezzarsi. In tal caso rimarrà comunque ben visibile fino al mese di Gennaio 2013, illuminando le fredde notti invernali boreali. Gli scienziati già la paragonano alle altre comete storiche che nei secoli passati hanno spaventato ed entusiasmato i nostri antenati. Come la Cometa di Kirch, di Newton, la Grande Cometa del 1680, dalla lunga spettacolare coda, visibile anche di giorno, la prima ad essere scoperta con un telescopio. La ISON potrebbe battere ogni record. E non dovremo attendere molto per scoprirlo. Occhi al cielo! “Le comete sono come i gatti – sostiene il grande astronomo e cacciatore di astri chiomati David Levy, autore della scoperta di 22 comete – esse hanno la coda e fanno esattamente quello che vogliono”. Nel frattempo cerchiamo di capire alcune proprietà dell’asteroide 2012DA14. Da 27.600 chilometri di quota, la massa di un macigno di 50 metri non è in grado di influire sulle dinamiche interne della Terra. Occupa la stessa orbita del nostro mondo attorno al Sole e non lo rivedremo fino al 15 Febbraio 2046 quando l’asteroide passerà a 1,6 milioni di chilometri dalla Terra. I nuovi dati che stiamo acquisendo renderanno ancora più precise queste misure. Ad esempio, fino al 4 Febbario 2013, la prossima distanza di massimo avvicinamento era calcolata a un milione di chilometri. Resta il fatto che le misure dello scorso anno sono le più precise mai avute in assoluto nella previsione di un flyby: 2012DA14 è l’oggetto più grosso e più vicino alla Terra mai scoperto! Ha viaggiato nel sistema Terra-Luna per 33 ore. Già alle 4 del mattino ore italiane del 15 Febbraio 2013 l’asteroide ha fatto il suo ingresso nell’orbita lunare, per uscirne il 16 Febbraio alle ore 13 italiane. Non ha attraversato l’ombra della Terra. 2012DA14 ha una massa di 130mila tonnellate. Alla velocità di 28.100 Km/h, cioè 7,82 Km/secondo, è sfrecciato via nei freddi oscuri abissi siderali. Scoperto quando si trovava a una distanza di 4,3 milioni di Km dalla Terra, era sotto osservazione da un anno grazie all’Osservatorio di Maiorca, alla Nasa ed allo Smithsonian Astrophysical Observatory. Tutte i dati sono integrati dalle misurazioni di altri telescopi ottici e radar, tra cui Arecibo. Gli scienziati stimano che là fuori ci siano approssimativamente 500mila oggetti come 2012DA14. Tutti potenziali Tunguska! Ne sono stati scoperti solo l’un per cento! Le chance di un impatto con oggetti simili sono bassissime ma reali. Libererebbe sulla Terra un’energia distruttiva di almeno 2,4 megatoni causando una devastazione su scala regionale e un cratere 50 volte il suo diametro definitivo all’impatto. Tutti gli scienziati spaziali hanno assistito all’evento di 2012DA14 che ha offerto un’opportunita unica per la comunità scientifica internazionale. La Nasa e tutti gli altri enti spaziali governativi sono consapevoli del rischio di un impatto cosmico. Il Programma Near Earth Object Observation cerca di integrare le osservazioni spaziali e da terra concentrando le osservazioni sugli oggetti più grossi. Asteroidi e comete. È un network internazionale di progetti scientifici che aderiscono al comune Programma Spaceguard, per la scoperta e l’inseguimento in tempo reale, lungo le loro orbite, di oggetti potenzialmente pericolosi per la Terra. Tutti gli Osservatori astronomici pubblici e privati, degni di questo nome, dovrebbero immediatamente aderirvi. I dati acquisiti sugli asteroidi e sulle comete vengono spediti sempre alla Nasa, al Minor Planet Center, allo Smithsonian Astrophysical Observatory della International Astronomical Union, dove vengono elaborati e integrati per poi essere messi a disposizione di chiunque ne faccia richiesta. Per offrire il proprio contributo con osservazioni ed analisi che aiuteranno altre scoperte. Questi oggetti sono miniere a cielo aperto ricche di ogni ben di Dio. La Nasa ha in programma una missione umana su un asteroide o su una cometa entro il 2020. L’Europa dorme! Morale, Scienza, Religione, Industria e Impresa sono il nostro Credito ai giovani, ai Nascituri. In Abruzzo i più grandi centri di ricerca pubblica sono ad altissimo rischio di perdita di competitività internazionale. I nostri scienziati pubblici, forse colpevolmente, non amano mettersi in proprio, per creare imprese, aziende e laboratori privati. In Italia siamo 61.261.254 abitanti, più o meno. Quanti scienziati, quanti innovatori, quanti ricercatori, quanti creatori del Pil, quanti inventori? Entro il 2020 l’Italia perderà almeno 30mila ricercatori e scienziati se i flussi di emigrazione intellettuale resteranno quelli attuali. Un’Armata di Cervelli e di Pil in fuga dal Belpaese! Giovani menti geniali, fresche, assetate e prolifiche destinate ad arricchire altre nazioni, altri popoli, altre economie. I politicanti ne sono consapevoli? La Cina, gli Stati Uniti e l’India aspettano i nostri geni. Con buona pace della ripresa e della crescita dell’Italia immorale quanto l’Europa. L’espatrio delle eccellenze italiane della ricerca negli ultimi venti anni è costata all’Italia la bellezza di 4 miliardi di euro, cioè 148 milioni di euro per ogni ricercatore. E, badate, non stiamo parlando di scienziati che studiano e sperimentano all’estero per poi fare ritorno in patria. Ma di persone che scelgono di vivere per sempre in altri Paesi per innovare e competere con tutti gli altri cervelli dei cinque continenti. Le motivazioni della fuga sono note. Gli Emigranti eccellenti per la ricerca vanno via dall’Italia per lavorare liberamente con profitto, consapevoli del fatto che i loro studi e brevetti depositati, possano trasformarsi in importanti fonti di guadagno contribuendo allo sviluppo dell’economia dei Paesi esteri che li accolgono. Perché la ricerca non è solo in teoria uno dei motori dello sviluppo di ogni Sistema Paese, ma è anche un grande investimento (Start-up). In Italia quasi impossibile su tutto il territorio. Il difetto vero del Belpaese, anche in termini di credibilità europea e internazionale sul tavolo della Programmazione Economica 2013-2020 della UE, è che in Italia mancano le risorse e la programmazione per gli scienziati e i ricercatori pubblici e privati meritevoli e selezionati. Servirebbe un miliardo di euro l’anno. In rapporto alla scarsità di fondi ed al fatto che nel Belpaese, tra scherzi di Carnevale e pura demagogia di difesa delle Scienze, il numero dei ricercatori sia più basso (dal 1990 è stata favorita la perdita di un’intera generazione di scienziati!) rispetto agli altri principali Paesi del G-8, i nostri cervelli possiedono un indice di produttività individuale eccellente con il 2,28 per cento di pubblicazioni scientifiche. La domanda estera di ricerca italiana è infatti molto forte. Risulta essere superiore alla media dei principali Paesi europei. Al terzo posto dopo l’Inghilterra e il Canada. Dopo l’Italia ci sono gli Stati Uniti d’America, la Francia, la Germania e il Giappone. Gerontocrazia e nepotismo incidono fortemente e costringono alla valigia i nostri scienziati. È paradossale ma potremmo far finire la crisi economico-finanziaria per Legge dello Stato, rimuovendo immediatamente i problemi strutturali che non si risolvono firmando contratti nulli ab origine! Bensì rinunciando all’inquietante mentalità dominante della difesa del guicciardiano piccolo interesse particolare: le esigenze di molti contano più di quelle di pochi o di uno! Chi ritiene di possedere una visione strategica nazionale della ricerca, dell’energia e della vita, dovrebbe dimostrarlo nei fatti. Oggi le università pubbliche sono poco più che licei, dove la ricerca è un optional. Un corollario. In Italia la formazione è una delle migliori in assoluto nel mondo. Lo prova la domanda estera di cervelli e l’arte di arrangiarsi tra mille scartoffie: diversi ricercatori plurilaureati con master e curricula di spessore internazionale, riescono a mantenere la propria ricerca a livelli elevati. L’Accademia rimane un luogo relativamente poco accessibile su base meritocratica. La comunicazione della scienza non aiuta molto. Spesso i risultati delle ricerche vengono comunicati soprattutto per il loro lato sensazionale e la società non capisce il perché, con un misto di esoterismo e timore. Media “partigiani” e politicanti da strapazzo fanno poi il resto. Spetta all’impresa il compito di trasferire i brevetti, le innovazioni e le scoperte nella società, il più rapidamente possibile (Start-up). Prima che lo facciano altri. Proprio per questo l’Italia ha bisogno di una Rivoluzione Copernicana della libera intrapresa scientifica e tecnologica territoriale. Piccole e grandi aziende italiane devono fare massa critica nel trasferimento tecnologico delle conoscenze e dei risultati conseguiti nelle nostre università. Occorre, cioè, uno “spin-off” universitario per trasformare le ricerche dei nostri scienziati in beni e servizi utili ai cittadini. È la strada giusta da percorrere per avvicinare la società civile italiana e l’industria al mondo della ricerca, superando le eburnee torri d’avorio dell’Accademia dominante. Molti scienziati stanno raccogliendo la sfida, predisponendo kit di sperimentazione “fai da te” per le misurazioni della radiazione ambientale (Alfa, Beta, Gamma), della qualità dell’acqua che beviamo e dei cibi che mangiamo, da effettuare liberamente in casa ed all’aperto. Questi kit molto presto verranno messi in vendita anche nelle edicole, nelle farmacie e nei centri commerciali. Alcuni sono già in commercio. L’idea è di fornire al cittadino un servizio immediato, al prezzo più basso possibile, che faccia capire a tutti il significato e l’utilità delle ricerche scientifiche in corso. Il calo delle iscrizioni alle università si spiega perfettamente con la mancanza di fede nei giovani che giungono all’istruzione superiore già sfiduciati sul loro futuro. Tutti, anche i politicanti, cercano di prepararli e convincerli, indirettamente e direttamente, al peggio. Il lavoro, la famiglia naturale, la pensione, sarà per i giovani laureati una chimera. Dunque, perché studiare? Bene, tutti a lavorare la terra. Ma anche l’agricoltura ha bisogno di laureati preparati che conoscano i segreti della coltivazione e della difesa del suolo. Complice la società gerontocratica in cui si trovano a muovere i loro passi, i giovani hanno perso la fede nel loro futuro. Impensabile avere sogni, ancor di più ambizioni, in Italia. La Cina oggi governa l’economia, l’industria e l’alta tecnologia su scala mondiale, riuscendo a distanziarsi e differenziarsi rispetto agli Stati Uniti d’America e d’Europa, grazie anche alla mediocrità dei nostri politicanti. La Cina nel 2013 prevede una crescita superiore allo 8,6 per cento del Pil con un’immissione di ricchezza di 1,3 trilioni di dollari nell’economia globale. Seguirà la supremazia politica e militare planetaria verso la fine del XXI Secolo. Si deve solo al bassissimo costo del lavoro nel Celeste Impero? No. Si deve alle Scienze ed alla Moralità. “Ho scoperto che la migliore innovazione spesso è l’impresa stessa, il modo in cui la organizzi. L’idea di come strutturare un’impresa è affascinante” – dichiara Steve Jobs. Il famoso CEO creò e salvò la Apple Inc., la più grande multinazionale dei computer e del software perfettamente integrati, grazie alle libertà fondamentali conquistate a caro prezzo dai nostri antenati qui in Italia, 1700 anni fa, grazie all’imperatore Costantino che nell’Anno Domini 313 liberalizzò il Cristianesimo. Oggi i prodotti della Mela Morsicata vengono ideati in California ed assemblati in Cina. Molto presto anche in Brasile. Mentre i nostri scienziati e ricercatori, costretti alla valigia con le loro famiglie naturali, non vogliono rientrare in Italia per un sacco di buoni motivi. Pare ragionevole pensare che tutti i politicanti abbiano finora ignorato gravemente questi ed altri preziosi fatti, infischiandosene della situazione italiana ed abruzzese, facendo orecchie da mercante per incapacità manifesta, dimostrando la propria inimicizia nei confronti delle Scienze, dell’Impresa e dell’Innovazione. La scoperta del Bosone di Higgs al Cern di Ginevra (in corso di verifica sperimentale con la costruzione teorica del suo vero “identikit”) e i tanti brevetti in attesa di applicazione tecnologica, confermano il grande valore economico, sociale e culturale della ricerca in un Belpaese che voglia guardare agli Stati Uniti d’Europa, al futuro dei suoi giovani e dei suoi lavoratori (di tutte le età) con fiducia, speranza e credito virtualmente infiniti. Cioè tali da sommergere qualsiasi debito pubblico e privato, e da seppellire qualsiasi scandalo politico e finanziario. Sotto accusa è l’abissale ignoranza scientifica della classe politica e dirigente finora al potere ed all’opposizione, sul territorio e nelle città “capitali” del vizio morale! Perché c’è bisogno di dichiarare, manifestare, proclamare e difendere apertamente e liberamente, nella verità, i valori e i principi morali ed etici costituzionali non negoziabili della Persona: Vita, Famiglia Naturale, Lavoro, Religione, Scienza e Tecnologia, per garantire il futuro dell’Italia negli Stati Uniti di Europa e nel mondo. C’è bisogno di “contaminare” con il Diritto Italiano la legislazione continentale europea prima che sia troppo tardi perché non è affatto normale “essere in linea con l’Europa” per quanto concerne i “nuovi diritti” che legittimano la perversione sessuale (anche su Internet e, grazie alle sinistre ed alle destre progressiste, nelle nuove “case chiuse” di germanica stirpe!) e l’immoralità tra i giovani, spacciate per “modernità”! C’è bisogno di aria fresca conservatrice innovatrice riformista in Italia e in Europa per il cambiamento politico, sociale, economico e culturale. C’è bisogno di inventare i nuovi diritti inalienabili della Persona creata, alla nascita, eguale da Dio sulla Terra, nel XVII centenario dell’Editto di Milano con il quale l’Imperatore Costantino riconobbe non solo ai Cristiani la libertà di manifestarsi. Dalla battaglia al Ponte Milvio del 312, ebbe inizio la nuova era delle libertà di culto e delle scienze. Con alcune biasimevoli eccezioni (l’uccisione di Ipazia e la fuga dei cervelli in Estremo Oriente). Io ho un sogno. C’è bisogno di un nostro Abraham Lincoln “politico e morale” che offra la sua preziosa parte per il cambiamento dell’Italia, per ottenere dall’Europa il Credito per l’innovazione e la ricerca in Italia. La legge costituzionale del 20 Aprile 2012, n.1 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 23 Aprile 2012) ha introdotto nella Costituzione, nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea, il principio dell’equilibrio delle entrate e delle spese, il cosiddetto “pareggio di bilancio”. Tuttavia, alla follia della spesa pubblica corrente non c’è limite: tutti i partiti italiani, alla prova dei fatti, incoraggiano gli sprechi di danaro pubblico sul territorio. Oggi e sempre anche in Abruzzo i candidati al Parlamento firmano sulla nostra pelle un contratto nullo ab origine ma esaltante e profetico per la nostra povertà, ignorando il nuovo Articolo 81 della Costituzione Italiana, che afferma:“Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei principî definiti con legge costituzionale”. Come afferma il Cardinale Bagnasco, è giunta l’ora di proclamare la verità e di condannare le bugie politiche. No al divorzio. No all’aborto contraccettivo. No ai registri delle unioni di fatto, anche innaturali e immorali, che spuntano come funghi nei comuni d’Italia. Sì alla Vita fin dal concepimento. No alle carceri. Sì al nuovo Programma rieducativo psicologico. Sì alla Liberalizzazione della Impresa Spaziale Privata. Il calo demografico sta condannando gli Italiani all’estinzione sociale, economica, giuridica, antropologica e culturale di massa. Una Hiroshima senza precedenti da duemila anni. I politicanti gettino la maschera della menzogna! I tagli alle Scienze ed alle Tecnologie decretate dall’intero arco parlamentare negli ultimi anni, debbono cessare. Agli scienziati validi, orfani dei fondi pubblici e privati del loro e del nostro futuro, molto prima dell’insediamento di emergenza (per incapacità dei politici eletti nel 2008 e nel 2013) del Premier Mario Monti nel Novembre 2011, bisogna restituire i soldi rubati agli Italiani da spregiudicati finanzieri, amministratori e politicanti senza scrupoli della spesa corrente (i soli degni do una salutare dieta dimagrante). La Spending Review va potenziata, razionalizzata ed applicata senza salvacondotti “ad personam”, senza mille proroghe e senza condoni, salvaguardando i meritevoli, i centri di eccellenza, gli enti scientifici e le università che generano Cultura, Invenzioni e Prodotto Interno Lordo. A cadere sotto la mannaia politica dei presunti “nuovi candidati” che con mielose amenità cercano di confondere il Popolo, sono stati in primis i grandi Istituti nazionali di ricerca e sviluppo. Un livellamento politico verso il basso che i cittadini elettori non hanno saputo giudicare in Italia neppure nelle urne del 24-25 Febbraio 2013. La necessità di ridurre le spese, con buona pace della verità, nasce dall’inefficienza della classe politica e dirigente territoriale, dall’indebitamento pubblico sanitario mai curato e spavaldamente occultato dalla propaganda burocratica palaziale di regime. Il sollevamento popolare degli scienziati italiani trova la sua ragion d’essere solo nella verità e non nei proclami e negli appelli fuorvianti e ipocriti dei oscuri burocrati dello sperpero di danaro pubblico. Notevoli nomi del mondo accademico e scientifico hanno proposto di dirottare parte dei soldi destinati all’ingrasso dei politicanti e delle loro clientele, alla ricerca applicata generatrice di Pil vero per la crescita della Nazione. Grazie anche alla liberalizzazione dell’impresa spaziale privata per il libero accesso delle industrie al commercio ed allo sfruttamento delle risorse naturali oltre l’orbita terrestre. Con effetti a cascata incalcolabili in Italia e in Europa. Così da annullare la crisi economica e occupazionale, senza la Terza Guerra Mondiale. E, quindi, così da annullare gli effetti dei dolorosi tagli finora eseguiti perché necessari al regime. L’intera classe politica, infatti, è responsabile di fronte al Popolo sovrano (Art. 1 Costituzione Italiana) di aver condannato tutte le Scienze (anche umanistiche) in modo indiscriminato per l’ignoranza culturale dominante, compromettendo importanti progetti e collaborazioni internazionali. Le cifre astronomiche dei tagli votati dal Parlamento e da coloro che oggi hanno pure il coraggio di presentarsi “candidi” al giudizio degli Italiani dichiarando una facile vittoria elettorale perorata da sondaggi preconfezionati, parlano la lingua della recessione, del sottosviluppo, della fine: 210 milioni di euro in tre anni! Pur rimanendo i primi per produttività individuale, gli scienziati e i ricercatori italiani segnano quindi il passo. Hanno difficoltà a competere sui mercati europei e mondiali, sui fondi europei per la ricerca, portano a casa meno di quanto versano alle casse dello Stato. Gli altri Paesi dell’Unione fanno piani ventennali e influenzano le scelte di Bilancio della UE (il negoziato sul libero scambio con gli Stati Uniti d’America aprirà la strada alla Liberalizzazione della Impresa Spaziale Privata anche in Europa e in Italia). I nostri ricercatori oggi si ritrovano con i professori a fare fotocopie degli scontrini per le note spese da presentare a Bruxelles! Il Premier Enrico Letta dovrà, con i pieni poteri politici parlamentari che la Costituzione e leggi gli consentono, sradicare questi “peccati originali” per garantire agli scienziati il libero accesso al settore pubblico ed a quello privato della ricerca. Gli scienziati e i ricercatori italiani europei possono e debbono liberamente fare impresa per realizzare le proprie invenzioni. Bisognerà invertire i record negativi della produzione scientifica e tecnologica italiana. Un arretramento mai registrato finora, negli ultimi 30 anni, sia come quota percentuale dell’intera produzione mondiale sia, in termini assoluti, come numero di articoli scientifici pubblicati. Un triste primato di cui non andare fieri soprattutto se confrontato con quello dei fratelli europei. L’Italia risulta ultima, in base alla valutazione degli analisti, non solo per numero di ricercatori rispetto alla popolazione di 61 milioni di abitanti (sei scienziati ogni diecimila persone) ma anche per investimenti pubblici e privati nella ricerca. I fondi pubblici si fermano a un misero 1,4 per cento del Pil. Le Scienze italiane non vanno meglio nelle collaborazioni internazionali da cui scaturiscono, parafando il grande Steve Jobs, i prodotti intellettuali e tecnologici più nuovi di assoluta qualità, come i futuri computer indossabili supersottili al grafene ed al laser. Com’è possibile che la patria di Leonardo, Galileo Galilei, Ettore Maiorana, Enrico Fermi, dal 1980 ad oggi sia scivolata così in basso? Cioè dal secondo al quinto posto nella lista europea dei sei “grandi”. Un tonfo, soprattutto politico, di tutto rispetto, frutto di una trentennale disattenzione dei mille partiti italiani verso la ricerca pura ed applicata. A poco sembra anche valere l’effetto di compensazione che porta gli scienziati, i ricercatori e gli studiosi italiani ad impegnarsi maggiormente all’estero per pareggiare investimenti ridotti all’osso. La fuga dei cervelli sembra inesorabile e irreversibile. Perché all’estero lo stipendio è sicuramente più appetibile. Più del 73 per cento dei ricercatori operanti all’estero non ha alcuna intenzione di ritornare in Italia. Il 27 per cento valuterebbe la cosa soltanto a determinate condizioni: ricongiungimento e valorizzazione della carriera acquisita all’estero, maggiori redditi, migliore gestione delle risorse destinate alla ricerca, rapporti più stretti tra università e impresa. Il richiamo delle sirene estere è irresistibile e seducente perché alimentato da fattori d’appeal che i politicanti italiani ignorano: l’efficace organizzazione del lavoro, l’efficienza delle politiche a sostegno della ricerca e le valide prospettive di carriera. Oggi in Italia contano le baronie. All’estero la meritocrazia. Chiaro che la propensione a tornare si azzeri. Lo scienziato che decide di rimanere nel Belpaese, a suo rischio e pericolo, lo fa per ragioni più personali e caratteriali che per convinzione. Per un’Italia e un’Europa neopagane che affondano in materia di competitività, innovazione e investimenti, ci sono invece una Cina e un’India che esplodono nelle scienze e nelle tecnologie perfettamente integrate nella cultura, nella religione, nella politica e nella società, quadruplicando le prestazioni e superando se stesse di anno in anno. Sono loro il Nuovo Occidente che conquisterà il Cosmo. Pietra di valutazione sono i bandi dell’Unione Europea, i fondi per 50 miliardi di euro finanziati fino al 2013. I bandi del progetto Cooperazione con i suoi 32 miliardi di euro di budget totale nell’ambito del Settimo Programma Quadro, tranne alcune lodevoli eccezioni regionali, sono rimasti lettera morta. Per fare innovazione in dieci settori strategici (tra cui salute, biotecnologie, ICT, nanotecnologie, energia, ambiente, trasporti, spazio, sicurezza) l’Italia si è accaparrata poco meno di due miliardi di euro. Lazio: 23,64 per cento dei fondi UE; Lombardia: 21,45 per cento; Toscana: 9,55 per cento; Emilia Romagna: 8,31 per cento. Seguono Veneto, Liguria, Campania e Puglia. Ci fermiamo qui per carità di patria! La causa? L’inefficienza politico-burocratica e la perniciosa ideologia trans-partitica che considera le Scienze una “sub-cultura” immeritevole di considerazione e priorità economico-finanziaria. Queste sono le radici profonde della crisi economica italiana. E tutti i partiti politici tradizionali ne sono complici a pieno titolo di responsabilità morale oggettiva e soggettiva. Il Sud rimane sempre l’eterno fanalino di coda anche cambiando i parametri di valutazione, basandosi cioè sul fattore efficienza nel conquistare i fondi europei in base al numero di ricercatori sul territorio. Dove primeggiano, si fa per dire, Liguria con i suoi 12mila euro in media per scienziato, Trentino con 10mila euro, Toscana e Lazio con circa 9mila euro. La ricetta del Premier Letta dovrà essere rivoluzionaria e semplice. L’Italia ha bisogno dei giovani e degli investimenti esteri. Ma anche di una politica e di una burocrazia pienamente efficienti. Ecco il senso del taglio della spesa pubblica improduttiva forgiata dai partiti tradizionali. L’Italia è un Belpaese che ha sempre grandi idee e grandi ricercatori sparsi oggi nel mondo. Non tutti i cervelli però fuggono all’estero. Molti si impegnano nelle nostre università (basta un grande Ateneo pubblico per ogni Regione, un solo Rettore, un solo CdA) e nei centri di ricerca eccellenti quanti i mitici MIT e Caltech. Nonostante la vita del borsista, dottorando o ricercatore precario oggi non sia proprio ottimale per lavorare liberamente e formare una Famiglia Naturale fondata sul Matrimonio, ci sono settori dove i nostri scienziati sono ai primi posti, come l’Astrofisica, la Biologia Ambientale e la ricerca di nuovi materiali come il grafene. La Apple Inc., mondata dai proclami immorali, potrebbe risorgere e scegliere l’Italia per le produzioni hi-tech di massa, per insediare le proprie industrie sul territorio del Belpaese. Occorre creare una cornice politico-costituzionale, economico-finanziaria favorevole. Per attirare capitali esteri. Come accade a Dubai, Shangai, Hong Kong, Bangalore e Singapore. I giovani ricercatori italiani sanno già come imporsi. Hanno notevoli capacità di collegamento e integrazione con i colleghi esteri. Parlano l’inglese. Anche grazie al Web (inventato al Cern di Ginevra nel 1989) che ha rivoluzionato il mondo di fare ricerca a cominciare dalla velocità di relazione e condivisione delle conoscenze. Internet (è nato, sempre al Cern, il Web 2.0 per integrare tutti i computer degli scienziati della Terra) garantisce a tutti liberamente la possibilità di collaborare con ricercatori e studiosi di tutto il mondo in tempo reale, senza dover firmare protocolli complicati. Ma semplicemente inviando una email. È finito il tempo dello “scienziato pazzo” così caro alla cultura marxista hollywoodiana! È terminato il tempo dei ricercatori “topi” di laboratorio! Oggi lo scienziato deve essere in grado di saper integrare fonti di dati e comprenderne il significato. Ecco perché il MIUR sta investendo per avvicinare sempre più la ricerca scientifica e le tecnologie ICT. Le Scienze e le applicazioni tecnologiche hanno prodotto le libertà fondamentali di tutti. Non la politica! In Italia e nel mondo. I punti di forza per la crescita, allora, sono indubbiamente la libertà di azione dello scienziato in una cornice di responsabilità etiche e burocratiche certe e limitate. Sempre al servizio dell’umanità. Le ricerche finanziate da risorse pubbliche e private devono avere in Italia pari dignità di fronte alla legge. Devono essere libere da qualsiasi vincolo politico-ideologico nel pieno rispetto della dignità della Persona e dello spirito e della fantasia degli Italiani che sanno rinnovarsi, integrare e modificare le proprie priorità, finalità e competenze per l’effettiva crescita economica. Le “catene” imposte agli scienziati italiani dalla classe politica e burocratica al potere, vanno finalmente spezzate! Nella responsabilità di ciascuno. L’estrema varietà dell’Italia dei Comuni, in termini di ambiente sociale, religioso, culturale, nella biodiversità naturale, con la conseguente vasta possibilità ecologica, scientifica e tecnologica, è una risorsa inestimabile da sfruttare al meglio con il Credito alla Persona. Finora si è parlato soltanto di Debito Pubblico. Il Sistema Paese si è così ingessato. E c’è chi oggi vuole indecorosamente e indegnamente mettere le mani perfino suel risparmio postale privato per finanziare la propria vittoria elettorale. Sulla pelle degli Italiani! Mentre i fondi della ricerca continuano ad essere insufficienti a garantire l’eccellenza, l’innovazione e la competitività. Sveglia! Spesso gli scienziati spendono gran parte del loro prezioso tempo e delle loro energie a visitare politicanti indegni, a fare fotocopie, a riempire fogli di carta per chiedere e invocare (finanche pregare!) finanziamenti, piuttosto che urlare al mondo intero la loro rabbia; piuttosto che spendere le loro facoltà a studiare, elaborare i propri risultati, brevettare invenzioni, creare imprese e laboratori per la crescita e l’innovazione. In Italia. Enrico Letta ha il “sommo potere” di cambiare finalmente le cose. Bisogna credere maggiormente nei giovanissimi, fin dalle Scuole Elementari e in tutto il loro percorso di studio e lavoro. Perché sono cervelli freschi, dotati di fantasia, entusiasmo, idee e coraggio. Bisogna smetterla una volta per tutte di considerare i ricercatori italiani (tassiamo lo strano vezzo esterofilo dei politicanti!) sempre il fanalino di coda. Bisogna imparare a valorizzare le Scienze come i nostri migliori vini, facendo capire alle persone comuni, ai cittadini, che i nostri scienziati non producono bombe termonucleari nei laboratori, ma che piuttosto sono una risorsa umana per tutti. Per la crescita economica. Bisogna inseminare la Cultura italiana con le Scienze. Bisogna calare le Scienze in contesti reali, anche grazie alla Religione, avvicinandosi alla società politica, economica e civile, macinando “audience” popolare nei talk-show della Tv di Stato così come accade con il Festival di Sanremo e la Notte degli Oscar. Le Scienze devono diventare il pane quotidiano degli Italiani per la crescita. Bisogna far comunicare i ricercatori con le imprese piccole e grandi, con i laboratori artigianali, cercando di offrire risposte e soluzioni concrete ai problemi quotidiani delle persone. In poche parole, bisogna restituire agli Italiani le li
bertà e i diritti fondamentali che nell’Anno Domini 313, insieme a quella di culto, grazie all’Imperatore Costantino, cominciarono ad essere riconosciute in Italia, in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo. Non soltanto ai Cristiani. Ma pure agli aderenti delle altre religioni. Così le Scienze forgiarono il nostro Mondo. Se dalla battaglia al Ponte Milvio dell’Anno Domini 312, ebbe inizio la nuova era della libertà di culto, oggi la “guerra morale” deve essere combattuta e vinta contro le perversioni etiche e morali nella Politica e nel Diritto che rischiano di soffocare pure le libertà nelle Scienze. Neppure l’Antico Egitto, in tutta la sua gloria, legittimò mai le nozze innaturali e l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Eppure fondarono tutte le Scienze. I nuovi protocolli sulle malattie psichiatriche sembrano “impazziti” a tal proposito, forse frutto di finanziamenti di dubbia origine e moralità piuttosto che di libera Scienza! Il tema della ricerca e della programmazione scientifica e tecnologica è sempre assente dalla campagna elettorale italiana, rituale e generica. La ricerca scientifica italiana ha bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di programmazione, di trasparenza e di incentivi al merito. Ma soprattutto l’Italia ha bisogno di ricerca scientifica produttiva e competitiva per uscire dal declino in cui l’attuale grave crisi economico-finanziaria la sta portando. Il nostro Belpaese ha bisogno di nuovi posti di lavoro e di un’economia che ritorni a crescere nel Credito alla Persona. E non più sotto la mannaia del Debito. Nella società moderna dell’Occidente l’unico modo per avere un’economia sana fondata sulla Persona e sempre in crescita, è di investire nella ricerca, nell’innovazione, nella tecnologia e nell’educazione delle generazioni future, con scuole e università di eccellenza. Stop alla superfetazione degli atenei ad uso politico! Serve un cambiamento culturale che riconosca alla ricerca scientifica il suo ruolo economico fondamentale come motore delle politiche di sviluppo, rilancio e innovazione. Si assiste, invece, da fin troppo tempo a una generale mancanza di interesse culturale e politico nei confronti delle Scienze, che ci allontana sempre più da Paesi come la Germania, la Francia, la Cina, l’India, il Giappone e gli Stati Uniti, e che si configura come una grave mancanza di interesse verso il futuro del Belpaese. La decrescita demografica e l’immoralità politica dimostrano pienamente il declino in atto, anche nel Diritto, nell’Europa neopagana. Gli scienziati italiani che lavorano in Italia e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo, condividono una profonda preoccupazione per lo stato della ricerca scientifica in Italia e per il suo futuro. Il Belpaese investe meno della metà di tutti i suoi competitori in ricerca. Questo divario è solo in parte spiegato dal fatto che la nostra struttura industriale è costituita in larga misura da piccole e medie imprese. L’investimento in ricerca è stato costantemente sacrificato a scapito del futuro del Belpaese. Altro che caccia F-35 e T-50! Gli scienziati propongono un aumento del 20 per cento all’anno nei prossimi tre anni indipendentemente dalla situazione economica contingente e dalle pressioni di interessi particolari. Bisogna detassare le donazioni agli enti scientifici ed in generale alle attività di ricerca. I meccanismi di distribuzione dei fondi di ricerca pubblici soffrono di procedure scarsamente trasparenti e meritocratiche. Negli ultimi anni il 10 per cento o poco più del finanziamento ordinario delle università (FFO) è stato distribuito sulla base dei parametri di valutazione emersi dall’esercizio CIVR condotto oltre otto anni fa. Con un percorso bipartisan è stata attivata un’agenzia di valutazione (ANVUR) ed è in corso un esercizio di valutazione detto VQR. La valutazione dei progetti di ricerca è cruciale per assicurarsi che il finanziamento sia erogato in maniera meritocratica attraverso una valutazione esente da conflitti di interessi. Il processo di Peer-Review che coinvolge esperti internazionali indipendenti che lavorano in anonimato, è applicato a livello internazionale allo scopo di ottenere una valutazione meritocratica. Tutti i Paesi dell’Unione Europea, in modo diverso, hanno scelto di investire in modo selettivo e competitivo su pochi atenei e centri di ricerca con l’obiettivo di renderli competitivi e fra i migliori a livello internazionale. Germania, Francia, Inghilterra, ma anche Cina e India, investono selettivamente in alcuni atenei. Secondo gli scienziati, le università italiane non vanno bene nei “ranking” internazionali, anche se vanno meglio nei “ranking” basati su parametri obiettivi e non reputazionali. A livello di finanziamenti europei alla ricerca scientifica, il nostro Belpaese recupera solo circa la metà delle risorse che mette a disposizione, risultando poco competitivo. In più, e paradossalmente, chi ottiene finanziamenti internazionali paga l’IRAP sui fondi vinti! Bisogna selezionare un numero limitato di atenei (dieci, sull’esempio tedesco) e centri di ricerca dotandoli di risorse adeguate a portarli al livello dei migliori nei “ranking” internazionali. Bisogna introdurre meccanismi premiali per chi ottiene finanziamenti internazionali, secondo modelli e modalità internazionali. Lo scarso investimento in ricerca del Belpaese passa attraverso finanziamenti erogati da diversi ministeri e si disperde in rivoli spesso scarsamente controllati o incontrollabili. Bisogna condurre un’analisi rigorosa per conoscere tutti i fondi del sistema pubblico disponibili per la ricerca e per descriverne i criteri di erogazione. Gli scienziati propongono un’Agenzia Nazionale della Ricerca, una struttura di coordinamento che dovrebbe essere leggera, efficiente e trasparente, fondata su meccanismi di Peer-Review, sia per finanziamenti “top-down” sia “bottom-up”, per rendere più coordinato, efficiente e trasparente il sistema di distribuzione dei fondi di ricerca. Ma bisogna migliorare l’attività dell’ANVUR. Per quanto riguarda il settore biomedico, le “charities” come Telethon e AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) dimostrano che “si può fare”. L’utilizzo efficiente delle scarse risorse del Belpaese è ostacolato da un’infinità di lacci e lacciuoli. Il più alto organo di consulenza del Ministero dell’Università e della Ricerca (CEPR) ha più volte richiamato l’attenzione su questi problemi identificati in modo specifico. L’abolizione del valore legale del titolo di studio aumenterebbe la competizione tra Università e produrrebbe un effetto benefico sulla qualità degli atenei e sulla loro produttività, innescando un circolo virtuoso. Alcuni scienziati da 10 anni propongono l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Il Governo italiano si è mosso per depotenziare in alcuni settori il valore legale del titolo. Su scala globale è in atto una vera e propria corsa ad accaparrarsi l’oro del Terzo Millennio. Non più l’oro giallo o l’oro nero, ma l’oro grigio costituito dai cervelli. Il nostro Paese su questo piano soffre, non solo e non tanto, di un’emorragia di cervelli, ma anche e soprattutto di una scarsa attrattività. I Programmi di Rientro dei cervelli hanno dato risultati spesso discutibili sul piano della qualità e dell’impegno. Bisogna individuare un percorso dedicato e facilitato (visti, permessi di soggiorno, campus) anche dal punto di vista fiscale, per l’entrata dei cervelli stranieri nel nostro Belpaese. Il “rientro dei cervelli” è privo di senso se non si è in grado di offrire dei “package” attrattivi, ad esempio dal punto di vista dei vincitori di competizioni internazionali come il Programma IDEAS dello European Research Council. Vanno offerti percorsi di durata medio-lunga, per attirare anche chi all’estero ha posizioni stabili o permanenti e facilitare chiamate dirette. Bisogna stanziare risorse per pacchetti di offerta su base flessibile e competitiva per fare entrare o rientrare cervelli. Il Sistema di Ricerca del Belpaese soffre di un insufficiente trasferimento dei suoi risultati alla società nel suo complesso ed all’industria. I dati indicano che in un’ipotetica partita hi-tech tra Italia-Germania sul piano della ricerca, usando come indicatore della ricerca fondamentale le citazioni, il nostro Paese è al 75 per cento della Germania (un grande risultato se si considera la differenza in entità e qualità dell’investimento) ma è solo al 19 per cento se si considera un indicatore di trasferimento del know-how all’industria. Insomma, l’imbuto del trasferimento è stranamente stretto in modo anomalo. Occorre in Italia una rivoluzione copernicana per il trasferimento tecnologico. Occorrono misure concrete per favorire un rapporto trasparente e proficuo mirato al trasferimento tecnologico. L’industria nel nostro Belpaese investe in ricerca in modo insufficiente, un difetto correlabile in una certa misura alla prevalenza di strutture di piccole e medie dimensioni che non sono in grado di fare massa critica in Europa e nel mondo. Per promuovere la ricerca industriale, non bisogna fare le Guerre Stellari (a meno di ritenere utile la costruzione e il dispiegamento orbitale, anche attorno alla Luna, di satelliti-laser contro l’eventuale minaccia di asteoridi e comete killer in rotta di collisione con la Terra!) né produrre bombe all’idrogeno o all’antimateria. Bisogna pacificamente liberalizzare l’impresa spaziale commerciale privata nel Sistema Solare e nei vicini quadranti, insieme ai Paesi Amici delle Nazioni Unite. Dalla ricerca spaziale giungono le più sensazionali e sorprendenti scoperte scientifiche e tecnologiche totalmente inattese! Come dimostra il Programma Spaziale Space Shuttle della Nasa, “padre” della Stazione Spaziale Internazionale e di un’infinità di prodotti oggi di uso comune. Gli scienziati ritengono che i programmi di ricerca nell’industria, finanziati dallo Stato, siano stati e siano scarsamente produttivi per macchinosità, lentezza, richieste di aggregazioni surrettizie. Occorre detassare per davvero l’investimento in ricerca. Il cosiddetto Capitale Umano costituisce la vera ricchezza dell’Italia. Un Credito inesauribile. Il Sistema Paese sta perdendo una generazione di ricercatori a causa della scarsità delle risorse e l’inaffidabilità dei percorsi di carriera. Ma anche a causa di una classe politica e dirigente di ignoranti incapaci. Esistono criteri e parametri elaborati a livello internazionale che definiscono i requisiti necessari per poter accedere alle diverse posizioni di carriera del ricercatore e le procedure di valutazione sia in ingresso sia in itinere. L’applicazione di tali criteri e parametri a livello nazionale è urgente. Occorre realizzare percorsi di carriera per i ricercatori con criteri affidabili e meritocratici secondo gli standard internazionali, e non secondo opzioni politiche, feudali e nepotistiche. Bisogna impegnarsi a non favorire alcuna entrata o promozione “ope legis” comunque mascherata. Il diritto costituzionale (palesemente e sistematicamente violato) dei capaci e meritevoli di accedere ai livelli più alti dell’istruzione e di contribuire alla ricerca scientifica, è di fatto in larga misura negato nel nostro Belpaese dall’insufficienza delle borse di studio, degli assegni di ricerca e di alloggi degni di un Paese civile. Per migliorare il diritto allo studio ed il diritto-dovere a contribuire al Sistema di Ricerca italiano, i nostri migliori cervelli, indipendentemente dal ceto sociale di origine, debbono poter credere nell’affidabilità della loro Nazione. Occorre promuovere e rilanciare la Cultura della Scienza e della Ricerca in un Belpaese che l’ha sostanzialmente da sempre trascurata. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’allora Primo Ministro, Mario Monti, il 30 Novembre 2012 dichiararono:“Oggi nel mondo globale la sfida si chiama, come sappiamo, innovazione, ricerca, competitività”; e “Per il nostro Paese l’investimento in ricerca e innovazione è veramente strategico”. Ora le parole non bastano più. Devono essere confermate dai fatti. Se “l’Italia è un paese dalle mille leggi, temperate dalla generale inosservanza” come osservò Giuseppe Zanardelli, Ministro della Giustizia del neonato Regno d’Italia, dal bieco corporativismo del “proprio particulare” di guicciardiana memoria dell’italica ignoranza, oggi dipende dal Popolo sovrano sradicare per sempre questi vizi, violazioni, abusi e saccheggi di stirpe. I mediocri che firmano contratti nulli ab origine in difesa non delle Scienze ma di interessi di bottega per la superfetazione della spesa pubblica corrente, sono il passato. L’alba di una nuova era, è appena cominciata. La nobiltà della vera Politica capace e onesta, prevede il servizio della comunità e dei pubblici affari. Anche per la Difesa Planetaria dagli impatti cosmici catastrofici. Il Telescopio Spaziale Wise della Nasa, non a caso, sta per essere riacceso!
Nicola Facciolini
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