“Mai più la guerra! Mai più la guerra! Preghiamo per la pace: la pace nel mondo e nel cuore di ciascuno”(Papa Francesco). Dalla visita a sorpresa ai cittadini di Lampedusa ed ai migranti sfruttati da spietati mercanti di carne umana, alla pubblicazione della prima Enciclica “Lumen Fidei” ed alla GMG carioca: la Storia in questi due mesi ha dimostrato di procedere spedita verso il futuro, con o senza la nostra “partecipazione”. Mentre le belle sorprese del vulcanico Papa Francesco (le telefonate private ai fedeli non si contano più!) trasmettono fiducia e speranza in un mondo decisamente migliore. Dopo la pausa estiva, sono riprese le celebrazioni mattutine alla Casa Santa Marta, la residenza pontificia di Papa Bergoglio. E riprenderanno le consuete Udienze del Mercoledì con la catechesi settimanali del Vescovo di Roma. “Dove c’è Dio non ci sono odio, invidia e gelosia e non ci sono quelle chiacchiere che uccidono i fratelli” – afferma Papa Francesco. L’incontro di Gesù con i suoi conterranei, gli abitanti di Nazareth, come lo racconta il Vangelo di San Luca proposto dalla liturgia, è al centro dell’omelia di Papa Bergoglio. “I nazaretani ammirano Gesù – osserva il Pontefice – ma aspettano da lui un qualcosa di strabiliante: volevano un miracolo, volevano lo spettacolo per credere in lui. Così Gesù dice che non hanno fede e loro si sono arrabbiati, tanto. Si sono alzati, e spingevano Gesù fino al monte per buttarlo giù, per ucciderlo”. Anche oggi tutti vogliono i miracoli per credere. È nato un turismo del miracolo! “Ma guardate com’è cambiata la cosa: cominciarono con bellezza, con ammirazione, e finivano con un crimine: volendo uccidere Gesù. Questo per la gelosia, l’invidia. Questa non è una cosa che è successa duemila anni fa: questo succede ogni giorno nel nostro cuore, nelle nostre comunità. Quando in una comunità si dice: ‘Ah, che buono, questo che è venuto da noi!’. Se ne parla bene il primo giorno; il secondo, non tanto; e il terzo si incomincia a spettegolare e finiscono spellandolo”. Accade regolarmente con i giovani sacerdoti freschi di elezione. Così i nazaretani volevano uccidere Gesù! “Ma quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità – osserva Papa Francesco – vogliono uccidere: lo stesso! L’Apostolo Giovanni, nella prima Lettera, capitolo III, versetto 15, ci dice: ‘Quello che odia nel suo cuore suo fratello, è un omicida’. Noi siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi. Ma quante volte le nostre comunità, anche la nostra famiglia, sono un inferno dove si gestisce questa criminalità di uccidere il fratello e la sorella con la lingua!”. In Abruzzo consigliamo fin dal Medioevo: a parlare agi mensura. “Una comunità, una famiglia – fa notare Papa Bergoglio – viene distrutta per questa invidia, che semina il diavolo nel cuore e fa’ che uno parli male dell’altro, e così si distrugga. In questi giorni stiamo parlando tanto della pace, vediamo le vittime delle armi, ma bisogna pensare anche alle nostre armi quotidiane: la lingua, le chiacchiere, lo spettegolare. Ogni comunità deve vivere invece con il Signore ed essere come il Cielo: perché sia pace in una comunità, in una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo incominciare così: essere con il Signore. E dov’è il Signore non c’è l’invidia, non c’è la criminalità, non c’è l’odio, non ci sono le gelosie. C’è fratellanza. Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lingua, ed essere con il Signore come tutti noi saremo in Cielo. Così sia”. Risuona nel mondo l’accorato appello di Papa Francesco all’Angelus di Domenica 1° Settembre 2013 per la pace in Siria, in tutto il Medio Oriente e nel mondo intero. Padre Francesco si è detto “profondamente ferito” per quanto sta accadendo in quel “martoriato Paese” e in altri luoghi di conflitto. Il Segretario di Stato Usa, John Kerry, ha paragonato Assad a Hitler e Saddam Hussein, confermando quanto si temeva: nell’attacco del 21 Agosto 2013 contro i ribelli, che ha causato oltre 1.400 morti, l’esercito governativo avrebbe usato gas sarin. Lo rivelano campioni di sangue e capelli venuti in possesso degli Americani. Il governo Assad ha sbeffeggiato il Presidente Barack Hussein Obama, parlando di “ritirata storica” davanti alla determinazione siriana e di Stati Uniti ”ridicolizzati” dal mondo. Papa Francesco ha ribadito: SI alla Giustizia, NO all’attacco (“la violenza chiama violenza, la guerra chiama la guerra”) indicendo per Sabato 7 Settembre 2013 una Giornata mondiale di digiuno e preghiera per la pace in Siria, facendo appello alla sensibilità di tutti i Cristiani e gli Uomini di buona volontà, non soltanto dei cattolici di tutte le Diocesi. In Piazza San Pietro sarà la Veglia di preghiera insieme a Papa Bergoglio dalle ore 19 alla Mezzanotte, a invocare la Pace che è dono esclusivo di DIO. Si teme che i missili Cruise francesi, Usa e di quanti aderiranno all’Operazione lampo, con o senza il via libera delle Nazioni Uniti, lanciati da droni, navi, aerei e sottomarini, facciano altre decine di migliaia di morti tra i cittadini siriani, dopo gli oltre 110mila dei tre anni di guerra civile. Le bombe e i missili non distinguono tra buoni e cattivi. Le onde d’urto delle esplosioni a terra e in cielo ignorano le sfumature di grigio. Non considerano i bambini, i diversamente abili, le donne e gli anziani. Nel XXI Secolo, in piena era nucleare, dov’è la logica della guerra? Qualora fossero acclarate le precise responsabilità penali personali, non basta un Commando Speciale per assicurare Assad alla Giustizia del Tribunale Internazionale per i crimini di guerra? Davvero l’Intelligence della NATO (al Trattato deve assolutamente aderire la Santa Madre Russia cristiana) non è in grado di effettuare un’operazione chirurgica del genere con le tecnologie disponibili? Per questo Papa Francesco ha indetto una Giornata di preghiera e digiuno, estendendo l’invito a tutti i Cristiani, ai fedeli di altre religioni ed anche ai non credenti. Perché sia esplorata ogni via alternativa possibile e immaginabile (“007” cristiani sveglia!) al conflitto. “Cari fratelli e sorelle – sono le parole proferite da Papa Francesco, scuro in volto come mai prima d’ora e, che il sottoscritto ricordi, mai in assoluto nel viso di un Romano Pontefice – quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della Terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! È il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato. Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra Terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana. Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto. Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302). Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! È un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità. Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace. Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 Settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà. Il 7 Settembre in Piazza San Pietro – qui – dalle ore 19 alle ore 24, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione. A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace. Maria, Regina della pace, prega per noi!”. Nel dopo Angelus, il Papa ha reso omaggio a due “esemplari testimoni del Vangelo”: il sacerdote martire Vladimir Ghika, beatificato a Bucarest e il prelato ordinario Antonio Franco, vissuto tra ‘500 e ‘600, beatificato a Messina, dove ricorre il 60mo anniversario delle “lacrime della Madonna”. Il Papa non smette di riflettere sulla Custodia del Creato. L’inquietudine del cuore è ciò che porta a Dio e all’amore. Papa Francesco lancia questo messaggio agli Agostiniani aprendo con una Messa il loro Capitolo generale nella Basilica romana di Sant’Agostino. Alla celebrazione hanno preso parte Agostiniani dei 5 continenti, religiose e consacrati che seguono la regola del vescovo di Ippona e alcuni laici. Papa Bergoglio ha più volte invitato a lasciarsi sospingere dall’inquietudine personale per conoscere Cristo e dall’inquietudine delle necessità altrui per rispondere all’amore. “Quali inquietudini ci invita a suscitare e a mantenere vive nella nostra vita, Sant’Agostino?” – è il primo quesito che Papa Francesco ha posto ricordando il percorso di ricerca del vescovo di Ippona, infaticabile pensatore e pastore dall’inesauribile anelito di verità. L’invito di Papa Bergoglio è a riflettere proprio sull’inquietudine che ha caratterizzato la vita del grande padre della Chiesa sotto tre diversi aspetti: l’inquietudine della ricerca spirituale, l’inquietudine dell’incontro con Dio, l’inquietudine dell’amore. “Vorrei dire a chi si sente indifferente verso Dio, verso la fede, a chi è lontano da Dio o l’ha abbandonato, anche a noi, con le nostre ‘lontananze’ e i nostri ‘abbandoni’ verso Dio, piccoli, forse, ma ce ne sono tanti nella vita quotidiana: guarda nel profondo del tuo cuore, guarda nell’intimo di te stesso, e domandati: hai un cuore che desidera qualcosa di grande o un cuore addormentato dalle cose? Se l’inquietudine della ricerca spirituale induce a gettare lo sguardo sulla propria interiorità, alla ricerca di sè e del senso della vita, il passo ulteriore è l’incontro con Cristo”. È stata questa l’esperienza di Agostino, che trovato Dio vicino al proprio cuore, non si è chiuso poi in se stesso. “Anche nella scoperta e nell’incontro con Dio, Agostino non si ferma, non si adagia, non si chiude in se stesso come chi è già arrivato, ma continua il cammino. L’inquietudine della ricerca della verità, della ricerca di Dio, diventa l’inquietudine di conoscerlo sempre di più e di uscire da se stesso per farlo conoscere agli altri. È proprio l’inquietudine dell’amore”. Papa Francesco insiste su questa inquietudine che trovando risposte si è fatta man mano pastorale. “E Agostino si lascia inquietare da Dio, non si stanca di annunciarlo, di evangelizzare con coraggio, senza timore, cerca di essere immagine di Gesù Buon Pastore che conosce le sue pecore (cfr Gv 10,14), anzi, come amo ripetere, che ‘sente l’odore del suo gregge’ ed esce a cercare quelle smarrite. Agostino vive quello che san Paolo indica a Timoteo e a ciascuno di noi: annuncia la parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, annuncia il Vangelo con il cuore magnanimo, grande (cfr 2 Tm 4,2) di un Pastore che è inquieto per le sue pecore”. Il Santo Padre sintetizza ciò che ha contraddistinto la personalità di Sant’Agostino. “Il tesoro di Agostino è proprio questo atteggiamento: uscire sempre verso Dio, uscire sempre verso il gregge, è un uomo in tensione tra queste due uscite: non ‘privatizza’ l’amore, è sempre in cammino! Sempre inquieto! Questa è la pace dell’inquietudine”. Ma inquietudine è anche amore, “cercare sempre, senza sosta, il bene dell’altro, della persona amata, con quella intensità che porta anche alle lacrime. L’inquietudine dell’amore – insegna Papa Francesco – spinge sempre ad andare incontro all’altro, senza aspettare che sia l’altro a manifestare il suo bisogno”. Autorità ecclesiastica e potere civile “sono chiamati a collaborare per il bene integrale della comunità umana” – scrive Papa Bergoglio nel messaggio inviato al cardinale Koch per il XIII Simposio intercristiano (Milano, 28-30 Agosto 2013) . “È con particolare gioia che ho appreso dell’iniziativa dei Simposi intercristiani, organizzati, con scadenza biennale, dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dal Dipartimento di Teologia della Facoltà Teologica Ortodossa della Università Aristoteles di Salonicco, con lo scopo di approfondire la conoscenza delle tradizioni teologiche e spirituali di Oriente e di Occidente e di coltivare relazioni fraterne di amicizia e di studio tra i membri delle due istituzioni accademiche. Desidero pertanto rivolgere il mio cordiale saluto agli organizzatori, ai relatori e a tutti i partecipanti alla XIII edizione della benemerita iniziativa, che si svolge quest’anno a Milano, con la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema «La vita dei cristiani e il potere civile. Questioni storiche e prospettive attuali in Oriente e Occidente». Tale argomento bene si inserisce nel quadro delle molteplici iniziative che intendono commemorare il XVII centenario della promulgazione dell’Editto costantiniano, iniziative che a Milano hanno avuto momenti di particolare rilievo, quali la visita del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I alla Chiesa ambrosiana e alla città. La storica decisione, con la quale veniva decretata la libertà religiosa per i cristiani, aprì nuove strade alla diffusione del Vangelo e contribuì in maniera determinante alla nascita della civiltà europea. La memoria di quell’avvenimento offre l’opportunità, per il presente Simposio, di riflettere sull’evolvere delle modalità con le quali il mondo cristiano si è relazionato con la società civile e con l’autorità che la presiede. Tali modalità si sono sviluppate lungo la storia in contesti assai differenti, conoscendo significative diversificazioni in Oriente ed Occidente. Al tempo stesso, esse hanno conservato alcuni tratti fondamentali comuni, quali la convinzione che il potere civile trova il suo limite di fronte alla legge di Dio, la rivendicazione del giusto spazio di autonomia per la coscienza, la consapevolezza che l’autorità ecclesiastica e il potere civile sono chiamati a collaborare per il bene integrale della comunità umana. Auspicando che i lavori del Simposio portino frutti abbondanti per il progresso della ricerca storica e della conoscenza reciproca fra le diverse tradizioni, assicuro il mio ricordo nella preghiera e di cuore invoco la Benedizione Apostolica su coloro che hanno contribuito all’organizzazione del Convegno e su tutti coloro che vi prendono parte”.
Un messaggio di Pace mondiale giunge dai 20mila fedeli riuniti a L’Aquila il 28 Agosto 2013 per l’apertura della 719ma edizione della Perdonanza Celestiniana. Alle ore 20, con la Santa Messa solenne presieduta dal cardinale Domenico Calcagno e il rito di apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio danneggiata dal sisma del 6 Aprile 2009 (Mw=6.3; 311 morti; 1600 feriti) i fedeli cristiani cattolici hanno levato una Preghiera a Dio Padre perché preservi la Pace mondiale. “Non si può invocare la Misericordia e la Giustizia di Dio e vivere come se Lui non ci fosse – ha dichiarato il porporato nell’omelia, richiamando il significato della Perdonanza celestiniana, istituita per la prima volta in assoluto da Papa Celestino V nel 1294 – sono tempi difficili per le tensioni in ambito civile e anche all’interno della Chiesa, non diversamente da quanto accade oggi”, il delegato pontificio. “L’evento giubilare è un atto religioso della Chiesa che si rivolge a Dio, affinché per la sua Misericordia voglia concordare i doni spirituali che gioveranno alla vita futura. È il dono dell’indulgenza chiesta alla Misericordia di Dio per la purificazione delle pene meritate con il peccato. Naturalmente perché la Misericordia di Dio possa purificare il cuore nostro e colmarlo di grazia, occorre che noi ascoltiamo la voce del Signore e lo seguiamo”. Di qui l’avvertimento del cardinale. “Ascoltare la parola di Dio e seguire Gesù comporta innanzitutto la conversione del cuore. Non si può invocare la Misericordia e la Giustizia di Dio e vivere come se Lui non ci fosse, facendo il male e provocando sofferenze”. Quest’anno, il rito (che non è folclore abruzzese!) religioso ha seguito un andamento diverso, a causa della messa in sicurezza della Basilica, in vista delle operazioni di restauro che dovrebbero concludersi nel 2016. È stato limitato il tragitto: invece di entrare ed uscire dalla Basilica, attraverso la Porta Santa si entra in una sorta di camera e si esce dallo stesso punto in cui si entra, con la massima attenzione. Questa soluzione è stata pensata proprio per dare il senso della Perdonanza, del guadagno dell’indulgenza che avviene tramite il passaggio della Porta Santa. Sempre in vista del restauro della Basilica di Collemaggio, sono state traslate le spoglie di Celestino V, il Papa che istituì la Perdonanza nel XIII secolo. Attualmente le spoglie sono esposte nella Basilica minore di San Giuseppe Artigiano, vicino al Duomo di L’Aquila, nel centro storico della Capitale d’Abruzzo. Il 28 Agosto sono state trasportate sul piazzale della Basilica di Collemaggio per la Messa di apertura della Porta Santa, grazie ai Vigili del fuoco, per poi fare ritorno la sera successiva del 29 Agosto, al termine delle 24 ore giubilari celestiniane, nella Basilica di San Giuseppe. Ad otto secoli dalla sua morte, Celestino V continua a parlare all’Uomo moderno tramite la Bolla della Perdonanza, la Bolla del perdono che egli ha voluto estendere a tutti i cittadini di L’Aquila ed ai fedeli visitatori. E questo è diventato un fatto di benessere sia spirituale sia materiale perché è stata data la possibilità, a tutti gli uomini e le donne, di poter usufruire dell’indulgenza plenaria, grazie alla confessione ed al passaggio attraverso la Porta Santa. Papa Francesco ricorda sempre la necessità che l’Uomo chieda perdono a Dio, sempre, perché Dio non si stanca mai di perdonarci. Questo è proprio il tema della Perdonanza di L’Aquila: il Padre non si stanca mai di perdonare tutti i suoi figli, anche se commettono errori gravi! Ciò non significa affatto escludere la Giustizia di Dio. Misericordia e Giustizia procedono insieme. Le migrazioni forzate di esseri umani, il loro commercio e sfruttamento, ad esempio, sono una delle tante offese dell’Uomo a Dio. Nulla a che vedere con il fenomeno storico, ricorrente e mutevole, nella seconda metà del Novecento, dei flussi migratori naturali. Oggi, come ricorda Papa Francesco in visita a Lampedusa, si sono fatti più drammatici e imponenti come conseguenza dei conflitti, del narcotraffico, della prostituzione, della corsa agli armamenti, al punto da indurre le istituzioni internazionali a mobilitarsi creando organismi specializzati che però drenano risorse innescando pericolose spirali senza soluzione di continuità. C’è poi il ruolo delle mafie nelle stragi di decine di migliaia di migranti nel Mar Mediterraneo. Le barche continuano ad approdare a Lampedusa perché i “respinti” ritornano. Molte affondano cariche di carne umana. Viaggi di 50 euro a persona in normali tratte aeree e rotte marittime, esplodono in richieste da capogiro, mille volte più care, con il beneplacito di governi complici e corrotti. Grande assente è l’elefantiaca tecnica apolitica Unione Europea! La Bandiera Azzurra dalle dodici stelle dorate, invoca il soccorso della Madonna! In questo scenario paradossale, drammatico e kafkiano, in diverse parti del mondo, la Santa Madre Chiesa interviene soprattutto con la Costituzione apostolica “Exsul familia” pubblicata da Pio XII nel 1952. A questo ampio testo universale di riferimento, che si apre indicando appunto nella sorte della Santa Famiglia di Nazaret quella di ogni persona costretta a fuggire dalla violenza, hanno fatto seguito ripetuti interventi e provvedimenti. Tutti volti a sostenere l’impegno di moltissimi cattolici e cristiani per i quali la parabola del buon samaritano rimane “criterio di misura”, come scrive Benedetto XVI nella sua prima enciclica e come già in diversi modi mostra sempre al mondo Papa Francesco. La scelta di Lampedusa come meta del suo primo viaggio, la visita al centro Astalli di Roma e la denuncia dell’orribile crimine della tratta di persone, “la schiavitù più estesa” di questo XXI Secolo, che il Presidente Obama dovrebbe cancellare dalla faccia della Terra altrettanto velocemente. Un impegno per la Chiesa irrinunciabile, secondo il documento “Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate” di due consigli pontifici (Pastorale per i migranti, itineranti “Cor unum”) pubblicato nel Giugno 2013. Per affrontare una questione dalle dimensioni mondiali e destinata a espandersi nei prossimi decenni, che richiede sempre più l’impegno internazionale e l’accoglienza delle comunità cristiane, non servono missili da crociera Cruise! Si costruisca piuttosto, prima di distruggerlo, un mondo di bellezza, di bontà e di verità. È l’esortazione che Papa Francesco rivolge nella Basilica Vaticana a un gruppo di circa 500 giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio, in pellegrinaggio a Roma in occasione dell’Anno della Fede. “A me piace stare con i giovani – rivela subito Papa Bergoglio –perché sono portatori di speranza, artefici del futuro: è una cosa bella andare verso il futuro, con le illusioni, ma è anche una responsabilità. Quando a me dicono: ‘Ma, Padre, che brutti tempi, questi. Guarda, non si può fare niente!’, io dico: Come, non si può fare niente? E spiego che si può fare tanto! Ma quando un giovane mi dice: ‘Che brutti tempi, questi, Padre, non si può fare niente!’, ma, lo mando dallo psichiatra, eh? Perché è vero, non si capisce, non si capisce un giovane, un ragazzo, una ragazza, che non vogliano fare una cosa grande, scommettere su ideali grandi, grandi per il futuro, no? Poi faranno quello che possono, ma la scommessa è per cose grandi e belle. Dentro di voi avete tre voglie: la voglia della bellezza. A voi piace la bellezza e siete ricercatori di bellezza. Secondo, siete profeti di bontà. A voi piace la bontà. Essere buoni, e questa bontà è contagiosa, eh? Aiuta tutti gli altri. E, terzo, voi avete sete di verità: cercare la Verità. ‘Ma, Padre, io ho la verità!’. Ma sbagli, eh? Perché la verità non si ha, non la portiamo, si incontra. È un incontro, con la verità, che è Dio, ma bisogna cercarla. E queste tre voglie che voi avete nel cuore, dovete portarle avanti, al futuro, e fare il futuro con la bellezza, con la bontà e con la Verità. Avete capito? Questa è la sfida: la vostra sfida. Ma se un giovane è pigro o è triste – è una cosa brutta, un giovane triste!” – allora quella bellezza non sarà bellezza, quella bontà non sarà bontà e quella verità non sarà tale”. Questa è l’esortazione di Papa Francesco ai giovani:“Scommettere su un grande ideale, e l’ideale di fare un mondo di bontà, bellezza e verità. Questo, voi potete farlo: voi avete il potere di farlo. Se voi non lo fate, è per pigrizia”. Di qui l’incoraggiamento di Papa Bergoglio:”Coraggio. Andate avanti. Fate rumore, eh? Dove sono i giovani deve esserci rumore. Poi, si regolano le cose, ma l’illusione di un giovane è fare rumore sempre. Andate avanti, e soprattutto sempre nella vita ci saranno persone che vi faranno proposte per frenare, per bloccare la vostra strada. Per favore, andate controcorrente. Siate coraggiosi, coraggiose: andare controcorrente. Mi dicono: ‘No, ma, questo, ma, prendi un po’ d’alcol, prendi un po’ di droga’. No! Andate controcorrente a questa civilizzazione che ci sta facendo tanto male. Capito, questo? Andare controcorrente: e questo significa fare rumore. Andare avanti. Ma con i valori della bellezza, della bontà e della verità”. Papa Francesco augura ai giovani “tutto il bene, un bel lavoro, gioia nel cuore” e insieme con loro prega la Madonna, che “è la Madre della bellezza, la Madre della bontà e la Madre della Verità” perché “ci dia la grazia del coraggio per andare avanti e controcorrente”. La settimana prima, all’Angelus domenicale, prima dell’appello per la Siria, il Papa aveva svolto la sua riflessione sul Vangelo della Domenica in cui Gesù, parlando della salvezza eterna, invita ad entrare per la porta stretta. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” – è la risposta di Gesù a un uomo che gli chiede se sono pochi quelli che si salvano. “Il Signore – rivela Papa Francesco – indica così il cammino della salvezza. Ma qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta, il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno. Qualcuno di voi forse potrà dirmi: ‘Ma, padre, sicuramente io sono escluso perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita’. No: non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre. Per perdonarlo, per amarlo, Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti. Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta. Tutti sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura. Oggi passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che dura un istante, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro”. Di qui l’invito del Pontefice, come nella sua Encliclica Lumen Fidei scritta a quattro mano con Benedetto XVI. “Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash: no. È una luce tranquilla che dura sempre e ci dà pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù. Quella di Gesù – spiega Papa Bergoglio – è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura, ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua Misericordia e farci rinnovare da Lui. Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta». E io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro, eh? Mai cristiani d’etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita”. Certamente il Congresso degli Stati Uniti farà ciò che è giusto, anche senza approvare la decisione del Presidente Barack Obama di usare la forza contro il regime di Assad, un uomo che usando armi chimiche “si è unito ad Adolf Hitler e Saddam Hussein nella galleria degli orrori della Storia”. Dice Kerry che per rafforzare gli argomenti dell’Amministrazione del Premio Nobel per la Pace, Obama, anche davanti all’opinione pubblica mondiale, alla vigilia del G20, calato pubblicamente una nuova carta da “13” nel mazzo dei tarocchi! Dal Dossier messo insieme dagli 007 americani, nell’attacco del 21 Agosto contro i ribelli (definiti “terroristi” da Bashar al Assad) l’esercito siriano avrebbe usato gas sarin. Gli Usa ne avrebbero le prove. Nuove. Campioni di sangue e capelli risultati positivi e arrivati nelle ultime ore in possesso degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha definito “molto strane” le frettolose dichiarazioni del segretario di Stato americano, John Kerry, secondo il quale Washington ha presentato prove inconfutabili sull’uso di armi chimiche da parte del regime in Siria, che però la Russia avrebbe ignorato. La mancata consegna dei nuovi missili S-300 alla Siria, formalmente per inadempimenti contrattuali, però dimostra l’esatto contrario.“È molto strano sentire dal mio caro amico, il segretario Kerry, che la parte americana ha fornito alla Russia dati inconfutabili sul fatto che il regime siriano ha usato armi chimiche, ma che i russi hanno deliberatamente rifiutato di riconoscere questo fatto” – osserva Lavrov parlando davanti agli studenti dell’Università Mgimo di Mosca – ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di specifico, e che non ci convincono”. Il capo della diplomazia del Cremlino ha poi ricordato come la Russia, su richiesta di Damasco, abbia condotto una sua indagine circa il presunto ricorso ad armi chimiche in marzo a Khan al-Assal, presso Aleppo, ed abbia quindi fornito una relazione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Su questo documento – ha sottolineato il ministro – non abbiamo ricevuto risposte né dagli Stati Uniti né dai britannici né dai francesi né da chiunque altro”. L’approvazione da parte di Senato e Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, che molti definiscono “una sfida”, è al momento tutt’altro che certa. Peter King, deputato repubblicano di lungo corso, ha affermato in un’intervista tv che se la richiesta di Obama fosse posta al voto oggi, con ogni probabilità verrebbe respinta, a causa dell’ala “isolazionista”. Il dibattito a Capitol Hill non comincerà prima del 9 Settembre 2013 e il tempo potrebbe giocare a favore del Presidente Obama se nei prossimi giorni, al vertice del G20 a San Pietroburgo, saranno pubblicamente mostrate le prove certe acquisite dagli Usa, come suggerito da Mosca. Gli Stati Uniti, in tal caso, potrebbero ottenere un più ampio sostegno internazionale, quantomeno diplomatico russo. Primo passo verso l’ingresso della Russia nell’Alleanza Atlantica accanto a Israele. In un paio di settimane potrebbe anche arrivare il rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite, a cui il segretario generale Ban Ki-moon ha messo fretta affermando di volerlo sul tavolo “il più presto possibile”. Fin dove si spingerà l’offensiva politica della Casa Bianca? Perché un’altra guerra dopo i fallimenti di Irak e Afghanistan? Israele non vuole un’altra guerra! In attesa di presentare elementi e prove di Intelligence più o meno “classificati” perché acquisiti sul campo e dai satelliti spia anti-privacy, gli Usa hanno scommesso ogni credibilità sullo scoop della NBC e sull’annuncio a sorpresa di Obama. La Casa Bianca ha inviato al Congresso una bozza di risoluzione, scritta evidentemente per rassicurare i parlamentari sull’obiettivo dell’intervento militare. Vi si chiede di autorizzare il Presidente ad usare la forza militare “per quanto lui ritenga necessario e appropriato in rapporto all’uso di armi chimiche o altre armi di distruzione di massa nel conflitto in Siria”, per “prevenirne la proliferazione o che cadano in mano a terroristi, e per proteggere gli Stati Uniti e i suoi alleati”. E, sottolineando proprio quest’ultimo punto, Kerry ha affermato di non poter neanche contemplare la possibilità che “il Congresso volti le spalle ad Israele, alla Giordania e agli altri alleati degli Usa nella regione”. Anche l’Italia, visto che siamo nel raggio d’azione dei missili siriani ed iraniani. Il segretario di Stato, che nei giorni scorsi è apparso come uno dei più determinati esponenti democratici dell’Amministrazione Obama sulla necessità di intervenire senza esitazione contro Assad, che ha esplicitamente definito “assassino”, è ora in prima linea per difendere la decisione “coraggiosa” di Obama di chiedere l’OK del Congresso e cercare di ottenere il più vasto consenso possibile non solo da parte dei parlamentari, ma anche da parte degli americani e dei governi europei come al solito divisi. L’impressionante maratona tv di Kerry che ha concesso interviste ai cinque maggiori network Usa, trasmesse in diretta dalla RAI, è allucinante e passerà alla Storia. Paradossalmente e stranamente potrebbe essere proprio il regime siriano, che ha prontamente alzato il tono della retorica e degli sberleffi, parlando di “ritirata storica” e sostenendo che gli Stati Uniti sono stati “ridicolizzati” davanti alla determinazione siriana, il primo alleato degli Usa per scatenare la poderosa molla missilistica pronta a scattare in qualsiasi istante. La storia insegna che ai sberleffi si risponde con i fatti. Sempre. Il monito “Assad non sia così sciocco da provare a sfruttare il ritardo per il voto al Congresso e riprovare a usare armi chimiche” è solo una risposta Usa di circostanza? Il Presidente Barack Obama ha il Potere di attaccare molto rapidamente: è lui il Comandante in capo delle Forze Armate Americane. Ma il Potere promana sempre da DIO nella Verità e nella Giustizia. L’Antica Roma ne ha pagato le conseguenze in due eventi focali della Storia: la caduta dell’Impero d’Occidente e d’Oriente. Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, Papa Francesco chiede l’aiuto “a varcare la porta della fede” e “a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo”. Nei saluti finali ai pellegrini, il Papa – ricordando che per molti questi giorni segnano la fine del periodo delle vacanze estive – ha augurato per tutti “un ritorno sereno e impegnato alla normale vita quotidiana guardando al futuro con speranza”. Mai più la guerra spirale di lutti e violenze! Mai più la guerra avventura senza ritorno! Sono le parole di Paolo VI e del beato Giovanni Paolo II.
© Nicola Facciolini
Siamo già nella Terza Guerra Mondiale: l’Economia di guerra degli Usa, della Francia e della Nato, anche senza la Russia, prevale sulle altre forme di crescita potenziale; i Paesi coinvolti nei conflitti islamici sono: Libia, Libano, Siria, Turchia, Iran, Egitto, Afghanistan, Irak. Tra poco anche la Turchia. I rifugiati siriani sono 5 milioni e non 2 milioni…! La Democrazia e i MacDonald’s non si instaurano con i missili Cruise.