Si riunirà, Mercoledì 11 Settembre alle ore 17.30 presso il Palazzetto dei Nobili, un’assemblea cittadina per far partire, anche dalla nostra città, un grande movimento popolare che fermi l’escalation militare in Siria. L’Iraq prima, l’Afganistan e la Libia poi, solo per stare ai tempi recenti, dimostrano che non sono le bombe degli Stati Uniti e della Nato a restituire la libertà e l’autodeterminazione ai popoli.
L’unico obiettivo degli Stati Uniti e dei loro alleati europei è immettere il petrolio delle nazioni medio orientali e del nord Africa, controllato, fino al momento degli interventi, dagli Stati (legittimi e membri Onu), nel libero mercato mondiale dell’energia, il cui controllo è affidato oggi alle multinazionali private.
Lo fanno sapendo che il controllo di queste fonti energetiche oggi è strategicamente fondamentale dal punto di vista geopolitico, economico e militare. E lo è sempre di più visto che la sostituzione di energia fossile con altre fonti alternative, richiede tempi lunghi, almeno 60 anni, e questo è chiaro a tutte le potenze imperialiste occidentali.
Per mantenere lo standard di consumi della propria popolazione gli Stati Uniti sentono l’obbligo di avere il controllo dei pozzi petroliferi. Questa politica la stanno perseguendo ormai da decenni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Più guerra, aumento esponenziale del terrorismo, rafforzamento sul piano internazionale del fondamentalismo di Al-Quaeda. La Siria entra in questa grande partita politico- finanziaria e poco interessa al Nobel per la Pace Obama che la disastrosa situazione di quel paese si è generata dalla violazione sistematica dell’embargo sull’importazione di armi, a cui il regime di Assad era sottoposto, operata dai paesi occidentali in primis l’Italia. Come è risaputo in tutto l’occidente il traffico delle armi chimiche avveniva e avviene da tempo, e i beneficiari di questo traffico sono stati il governo di Assad ma anche i cosiddetti ribelli. Ed oggi nonostante gli Stati Uniti insistano sull’uso delle armi chimiche da parte di Assad le fonti informative non ancora sono ingrado di dimostrare che effettivamente abbai usato queste armi di distruzione che colpiscono prevalentemente le popolazioni civili. Si ripresentano gli ennesimi scenari a cui abbiamo assistito durante la guerra in Iraq. Questa volta la scena di Colin Powel intento, presso L’ONU a dimostrare la presenza di armi di distruzione di massa in mano a Saddan la sta recitando il democratico ed ex pacifista Kerry.Questi ultimi sono stati foraggiati, addestrati e guidati dalle potenze occidentali e dalle nazioni vicine interessate alla destabilizzazione della Siria. Israele è strategicamente e militarmente importante per gli Stati Uniti. Ma è sempre in piedi il riconoscimento, deciso ma mai attuato della costruzione di uno Stato legittimo Palestinese. Tuttavia siamo di fronte ad uno schema vecchio, sputtanato, ma ancora e sempre valido.
Tenuto conto che l’articolo 11 della nostra Costituzione recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” e attendendoci al diritto di autodeterminazione dei popoli riteniamo che altre debbano essere le operazioni che l’Onu e l’Occidente possono mettere in campo per fermare la barbarie in corso in Siria. Invitiamo pertanto tutti i cittadini dell’Aquila a partecipare all’assemblea e a sottoscrivere il nostro appello contro l’ennesima operazione di guerra internazionale che non farà altro che aggravare le già difficilissime condizioni del popolo siriano e di tutti i popoli che gravitano nel medio oriente. Spegnere la guerra con la guerra portano diritti e democrazia? Tredici anni di fallimenti consigliano una opposizione e una presa di coscienza forte e determinata contro questo ennesimo atto unilaterale degli Stati Unite e dei suoi alleati, in primis la Francia del socialista Hollande. Riteniamo urgente una attenta riflessione sull’uso dell’embargo che troppo spesso, se da una lato viene aggirato, dall’altro penalizza pesantemente le condizioni di vita della popolazione civile.
Gli ultimi tre fronti sono ancora aperti e insanguinati. L’Iran e il Pakistan sono vicini. FERMIAMO LA GUERRA
Goffredo Juchich, Alfonso De Amicis, Giuseppe Di Marco, Fabio Pelini, Enrico “Chico” Perilli, Stefano Frezza, Francesco Marola, Tina Massimini,
Lascia un commento